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Autore: Redrum e Dr Seb    06/06/2007    1 recensioni
Da Redrum, lo "scrittore" della serie di Ray Oddname, e dal suo mitico Re Censore, Dr. Seb... Se vi piace Lost... se vi piace Lynch... se vi piace Stephen King... se vi piace il delirio, il mistero, lo "strano"... allora non potete perdervi questa storia. Libro? Romanzo? Racconto lungo? Serie?... sta a voi darle una definizione. Fate con calma. Tanto Martin non ha fretta.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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martinSETTE

7.Asfalto


Affondò d’istinto la suola fangosa sul pedale del freno, e sentì il Westfalia perdere aderenza. Le dita annerite gli si serrarono sullo sterzo come tante mollette appendipanni. Con bestemmie smozzicate sfilacciate tra i denti, le palpebre tremanti sugli occhi lucidi e l’ampio torace rovente di adrenalina, Mick Claypol si irrigidì sul sedile, puntando la spina dorsale contro il rivestimento in perline dello schienale.
«Oh, Cristo... Oh, Cristo», gemette innalzando la voce d’intensità in uno stridulo climax di panico. Nello specchietto vide la gomma della ruota posteriore mancare di poco una succosa macchia d’olio
(Pat per gli amici)
che se ne stava lucida come un budino sulla carreggiata.
Uno spasmo muscolare gli fece contrarre i tendini dell’avambraccio, e lo portò a ruotare di scatto il volante a sinistra. Il casuale controsterzo salvò la pelle al buon Mick, che se ne rese conto non appena vide la fiancata del furgone arrestarsi a dieci centimetri dal guardrail. Non si accorse che dietro di sé mancava una buona parte della lastra di metallo infissa su pali al ciglio della strada. Vedeva solo i due coni di luce dei fari del Volkswagen, e il luccichìo delle piastre catarifrangenti oltre il cofano, che disegnavano il profilo della curva.
Le dita tozze di Mick Claypol si chiusero attorno alla leva. Uno scatto, e le giunture arrugginite del vecchio scassone amaranto fecero schiudere la portiera con un lamento. Trascinatosi fuori dall’abitacolo col suo non trascurabile peso, Mick si guardò attorno, affondando lo sguardo nella coltre nera che lo stava ostinatamente cingendo. Non era un uomo particolarmente acuto, ed era passato molto tempo dalla sua ultima visita oculistica («quei bastardi ti caverebbero un occhio pur di affibbiarti un paio di lenti grosse come medaglie e buscarsi un bel gruzzolo», diceva Earl, e lui, nonostante il controsenso Bulbo-Oculare-Cavato/Occhiali, non ci aveva mati trovato nulla da ridire); tuttavia i fasci proiettati dai fari del furgone erano abbastanza potenti da fargli notare la macchia d’olio
(Pat...)
e quelle strisciate di pneumatici. Sgommate nere come aceto balsamico, che si intrecciavano a quelle lasciate dal furgone, per poi avvitarsi su se stesse come due cavaturaccioli e proseguire oltre il Volkswagen di Mick. La prima cosa che fece quando vide il guardrail sfondato fu correre sul ciglio della strada buia, senza nemmeno accorgersi che il berretto unto gli era scivolato dal testone ed era caduto per terra, senza pensare che non poteva essere, non poteva, non lei.
«Pat!», chiamò, prima incerto, poi a voce più decisa. «Pat!», ripeté. Poi nel suo piccolo cervello si fece strada un pensiero.
Idiota, non può essere scivolata sul suo stesso olio...
Sì, ma potrevve aver perso il controllo...
(Pat)
...un incidente...
(per gli amici)
E allora va’ a controllare, ciccione lardoso, che aspetti?
Vado.
C’era una torcia abbastanza potente, dentro il cruscotto. Mick si sporse all’interno dell’abitacolo e la prese saldamente in mano. Poi si diresse di nuovo verso il ciglio. Chiamò un’altra volta Pat, ma con meno entusiasmo. Accese la pila e puntò la luce oltre il guardrail sfondato. Il bordo della strada, dopo il ciglio, si gettava verso il basso con un pendio scosceso. I pali catarifrangenti erano stati abbattuti dall’auto incidentata. Mick abbassò lo sguardo, e solo allora si rese conto che quelle tracce di pneumatici erano troppo larghe per essere state lasciate dalla Chevrolet di Pat. La domanda gli sorse spontanea e lucida come se ce l’avesse sempre avuta davanti al naso per tutta la sera: chi c’era, laggiù in fondo?
Agitò la torcia, spostando il fascio contro i tronchi di alcuni abeti che crescevano alla base della discesa, e finalmente la vide. Aveva ragione: era uno di quei bestioni, di quelli che Earl chiamava “Arma Americana”, un SUV, insomma. Un’enorme autovettura nera che se ne stava ribaltata a capo all’ingiù, con la fiancata sinistra schiantata contro la corteccia di uno degli alberi.
«Mio Dio», esclamò Mick con gli occhi sgranati, e per un attimo sembrò essere davvero una sorta di seguace di una religione misticheggiante, la cui divinità suprema era un Porsche Cayenne color ossidiana. La mano gli tremò, e il cerchio di luce fece altrettanto, illuminando la portiera dell’auto e ricevendo indietro il riflesso dallo specchietto retrovisore. Fu un attimo, ma bastò a Mick per scorgere un altro movimento. Qualcosa di chiaro. Di azzurro. Stoffa. Una camicia.
«Ehi, c’è qualcuno laggiù?», gridò Mick, senza curarsi della palese idiozia di questa domanda. In effetti, a meno che la similitudine con la religione del dio Cayenne non fosse fondata, era abbastanza naturale che, vivo o morto, ci fosse un guidatore nei paraggi. Il fatto è che, in quel momento, Mick si era sentito abbastanza sicuro da escludere una delle due possibilità. Perché il guidatore sembrava essere vivo. Lo aveva visto muoversi, e adesso lo sentiva persino ansimare, o per lo meno così gli sembrava.
«C’è qualcuno?», ripeté, a voce più alta. Stavolta il respiro proveniente dall’abitacolo si fece udire più chiaramente. Mick oltrepassò il ciglio, sprofondando nell’erba umida di pioggia con una gamba. Le suole degli scarponcini fischiarono sugli steli umidi.
«Ehi! Tutto bene laggiù?», fece rivolto alla macchina.
«Bene un cazzo», udì gemere dall’interno, dopodiché Mick non fece altre domande, e passò all’azione. E credetemi, questo fu provvidenziale, perché se il nostro amico Mick Claypol fosse rimasto qualche minuto in più fermo accanto al guardrail, avrebbe trovato l’altro nostro amico Jake Norton con il collo spezzato.

  
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