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Autore: Flower of Eternity    06/06/2007    6 recensioni
In una squallida, sporca strada di periferia, Neera, nostra giovane ed ingenua protagonista, incontra una creatura oscura, abbandonata. Un essere in fuga.
E lo aiuta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUARTO

«Mettiti quei cazzo di pantaloni, deficiente!» berciò una voce maschile.
«Ma… io…» l’interdetta risposta apparteneva ad un’altra voce, sempre maschile, anche se più gentile e cauta.
«Sia mai che vedendo il tuo pendolo al vento non svenga di nuovo!» precisò la prima voce, dura. Neera riaprì gli occhi in quel momento, guardandosi attorno con fare confuso. Intravide chinato su di sé Boe, intento a studiarsela con quei suoi occhi verdi ed attenti. Poco lontano, Adam stava lottando non poco con le sue braghe, cercando di infilarle il più velocemente possibile. Lei mugolò, confusa.
«Tutto bene, piccola. Sei picchiata a terra.» la rassicurò Robert, con voce bassa e carezzevole. «Non ti facevo così impressionabile, però!» la prese bonariamente in giro, notando lo sguardo smarrito dell’amica e cercando così di rassicurarla con il suo solito umorismo.
L’aiutò a sedersi, cosa che lei fece con accurata lentezza, per evitare un nuovo capogiro. Finalmente rivestitosi di quel minimo che la decenza richiedeva, Adam li raggiunse, esibendo ancora quel torso nudo costellato da placche metalliche, e quel braccio per metà mosso da macchinari sconosciuti alla scienza umana.
«Ti ho fatto paura.» il ragazzo la osservò affranto, i lunghi capelli biondi che, come sempre, gli spiovevano sulla parte sfigurata del viso, celandola per quanto possibile al resto del mondo. «Mi dispiace.»
Sorprendentemente, non fu Neera a consolarlo, ma Robert stesso. «Non sei tu.» il moro sorrise con fare strafottente, carezzando appena i lunghi capelli neri dell’amica. «Sai, è una ninfomane psicologicamente complessata, e al solo vedere corpi maschili nudi… perde i sensi! Pensa che, nelle notti di luna piena…»
«Idiota!» lo rimbrottò lei, finalmente esplodendo in una risata debole e stentata. «Fatemi alzare, mi sembra d’essere la Bella Addormentata!»
Entrambi sorrisero di quella battuta, Boe perché Neera tutto poteva sembrare, tranne che una debole principessina vittima di un incantesimo e Adam non certo per l’umorismo in sé, ma per il semplice fatto di vederla stare meglio.
Quando fu nuovamente in piedi, la giovane fissò con un misto di orrore e curiosità il petto e la schiena del suo pazzesco ospite, girando attorno al poverino e facendolo sentire come una specie di manzo da esposizione. Ma lui rimase in silenzio, la schiena ritta e lo sguardo nel vuoto, permettendole quella conoscenza che, per quanto lei lo aveva già aiutato, era quanto meno legittima.
«Chi… chi ti ha fatto questo?» sussurrò infine Neera, non azzardandosi a toccarlo.
Adam rimase a lungo in silenzio, il tempo necessario per far sì che lei supponesse che anche quella domanda non avrebbe ricevuto risposta. Poi, sorprendentemente, parlò: «Il mio Creatore.» «Biblico.» se ne uscì Boe, mugolando dal dolore quando l’amica, trovandosi sfortunatamente accanto a lui, gli pestò ferocemente un piede.
«Il tuo Creatore? Non capisco.» Neera fissò con estrema serietà il giovane dai capelli biondi, come se in quel volto sfigurato vi fosse stata, incisa nelle carni, la risposta ai propri dubbi. «Tuo padre, intendi?»
«Padre?» ripeté confusamente Adam, evidentemente non comprendendo quella parola.
In quel momento, un rumore dal piano di sotto li fece sobbalzare tutti e tre. Fu davvero il rumore peggiore che avrebbero potuto udire, poiché quel suono era il preannuncio di un’immane tragedia. Precisamente, ciò che li terrorizzò come dei conigli fu una voce. Una voce che disse: «Neera? Sono a casa!»
«Mia madre!» uggiolò la giovane, cercando disperatamente aiuto negli sguardi dei due ragazzi in sua compagnia. «Oh, mio Dio! Non può trovare un bagno così ridotto con un ragazzo… così…»
«… Così ridotto.» completò per lei Boe, esibendo il solito ghigno da bastardo dotato della patente internazionale dei bastardi. «Bene, prevedo arresti domiciliari per te… e denuncia alla polizia per lui…» sospirò poi, lisciandosi il mento con una mano per convincere il suo cervello a fornirgli una qualche via di fuga.
I passi della madre di Neera raggiunsero le scale che conducevano al piano di sopra. «Sei di sopra, Neera?» chiese la donna, con quella voce così innocente e fiduciosa che hanno tutte le madri prima di scoprire una delle marachelle peggiori che la figlia potrebbe combinare.
«Oh, Dio!» guaì ancora una volta la ragazza, evidentemente non trovando niente di meglio da fare.
«Ci penso io.» stabilì infine Boe, acchiappando Adam per un braccio e sistemandolo dietro la porta semiaperta. «Non parlare, non fiatare e, se puoi, dimenticati di respirare!» ordinò perentorio, ed il biondo, che poi tanto scemo non era, comprese immediatamente la situazione, annuendo con sguardo serio.
«Credi davvero che non guarderà lì dietro?» soffiò terrorizzata Neera, mentre la voce di sua madre la richiamava ancora una volta, con un flautare che le ricordò in modo inquietante un qual certo Barbablù.
«Non guarderà» l’assicurò Robert. «Perché avrà altro da guardare.» e, detto ciò, si tuffò nella vasca da bagno. Frugò un po’ nell’acqua, cercando spugna e saponetta; quindi, prese ad insaponarsi le ascelle. Canticchiando.
Se Neera si fosse trovata davanti un enorme elefante rosa a macchie rosse intento a cantare la Marsigliese, non avrebbe potuto avere un’espressione più sorpresa di quella che esibì in quel momento. «Ma che accidenti…?» agonizzò.
Sua madre arrivò proprio in quel momento. Sorrideva, povera donna. E quel sorriso le si congelò sulle labbra, come se qualcuno l’avesse trasformata in una fotografia.
Era una signora bassa e dalle forme morbide, con gentili occhi verdi e gli stessi capelli neri di Neera. Una creatura pacifica ed amichevole, che andava in escandescenza assai di rado. Anche se, quando ciò avveniva, conveniva predisporsi alla difesa dotandosi di almeno un bunker antiatomico.
Al momento, ella risultò troppo sorpresa per poter anche solo ponderare un eccesso di rabbia. «Buongiorno!» cinguettò Boe, tutto contento, continuando ad insaponarsi ed a sfregarsi con la spugna, manco fosse stato un cocker alla toletta. «Come va?»
«Neera?» chiese immediatamente soccorso sua madre, forse per avere spiegazioni circa la scena innanzi ai suoi occhi, o forse per avere un altro essere umano che confermasse la veridicità della suddetta scena.
«Ehm…» fu il commento della figliola, cosa che fece masticare una silenziosa bestemmia a Boe, frustrato dalla totale incapacità dell’amica di fabbricare menzogne degne di questo nome.
«Sto facendo un esperimento!» spiegò così lui, mentre Adam, dietro alla porta, spiava attentamente la donna appena entrata, in effetti troppo impegnata a fissare basita Robert per poter badare allo sconosciuto a torso nudo così vicino a lei. «Per un quadro.» specificò. «Voglio…» quasi a Neera parve di udire il rumore delle rotelle della testa di Boe, lanciate a velocità folle. «Voglio rielaborare in maniera allucinatamente espressionista l’ormai obsoleta mania borghese di farsi il bagno nudi.» e sorrise giulivo, apparendo in tutto e per tutto simile ad un pazzo.
«Ah.» sussurrò la donna, mentre le sue, di rotelle, stavano lentamente arrendendosi di fronte a quell’accozzaglia di termini che, anche se mischiati in modo diverso, avrebbero ugualmente avuto un significato alquanto oscuro. «Capisco. Ma… perché nella… mia vasca da bagno…?»
«E’ così borghese, lavarsi ognuno nella propria vasca!» trillò Boe, con sguardo da ubriaco allegro.
«Borghese, già.» ripeté Neera, ritenendo fosse il momento di uscirsene con un commento incisivo.
Sua madre osservò il ragazzo tornare a sfregarsi con la sua spugnetta. Lo fissò mentre lui, evidentemente in preda ad un momento di acuta creatività, intavolava una conversazione con la stessa, e scosse il capo, depressa. «Te lo avevo detto, che in quella scuola ci andavano solo i matti.» sospirò, rivolta alla figlia.
«Beh… almeno non sono dei borghesi privi di senso estetico.» ridacchiò in modo alquanto isterico Neera. «Non… non preoccuparti, mamma. Pulisco io, qui.»
«Vorrei ben sperare!» rispose lei, uscendo poi dal bagno con due dita premute sugli occhi evidentemente stanchi. Se stanchi dalla giornata di lavoro o dalla visione di un amico della figlia intento a fare il bagno vestito nella sua vasca, non è dato sapersi.
Quando la madre fu lontana, Neera quasi si afflosciò dal sollievo. «Santo cielo. Meno male che sei matto da legare!» sospirò, appoggiando appena la porta del bagno, e liberando Adan dal suo nascondiglio.
Boe uscì dalla vasca da bagno, schizzando acqua come un orso bruno al termine della pesca dei salmoni. «Sto congelando.» pigolò. «Accidenti, John Kayman Clevor, mi devi un favore grosso come una casa!»
Adam sorrise, con riconoscenza. «E’ vero.» ammise solo, mentre Neera quasi si rompeva l’osso del collo per porgere il più in fretta possibile un asciugamano all’amico. Boe vi ci si avvolse, quasi tremando.
«Ehm» azzardò a quel punto la giovane. «Mamma ora sarà in cucina, credo. E… ed io dovrei riportare Adam giù di sotto, in cantina…»
«Non si era detto di portarlo dalla polizia?» borbottò il moro, asciugandosi per quanto gli era possibile. A quelle parole, il ragazzo che Neera aveva misericordiosamente raccolto dalla strada s’irrigidì, puntando uno sguardo disperato su di lei.
«Non lo porterò dalla polizia fino a che non avrò capito chi gli ha… attaccato tutto quel ferro.» stabilì Neera, ed i suoi occhi dardeggiarono assai pericolosamente Boe, il quale richiuse la bocca appena spalancata per ribattere. «Per questa notte lo nasconderò. E domani… beh, domani vedremo. » Tacque, sospirando stancamente. «Più che altro, al momento il vero problema è: come lo porto giù di sotto, senza che mamma lo veda?»
Il silenzio cadde su tutti e tre. Neera rifletteva, Boe pure ed Adam, invece, studiava quella giovane che lo aveva appena graziato da una cacciata di casa, sorridendole con inconsapevole tenerezza. Infine, fu Robert a prendere la parola. Come sempre, del resto. «Sai… cercare di entrare in un forno… è una cosa maledettamente antiborghese…» buttò lì.
Neera alzò su di lui occhi stupiti, e si trattenne a stento dal ridere. «Oh, sì.» commentò. «Hai perfettamente ragione...»
Dieci minuti dopo, la madre di Neera un po’ strillò ed un po’ implorò. Oppure fece le due cose contemporaneamente, osservando basita il migliore amico della figlia intento ad incastrarsi nel forno della sua cucina, ovviamente non ottenendo grandi risultati.
Nel frattempo, mentre Robert continuava ad acquistarsi a rate un bel soggiorno in una clinica di igiene mentale, Neera scivolò giù per le scale in compagnia di Adam, riuscendo finalmente a celarlo di nuovo nella propria cantina.



  
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