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Autore: NotFadeAway    18/11/2012    2 recensioni
Severus, adesso tu sei libero, libero di andare avanti, di là c’è qualcosa che ti aspetta, potresti rivedere chi hai perso e chiudere qua la tua partita con il mondo. Hai già dato tanto, hai sofferto, adesso di meriti un po’ di pace. Oppure potresti scegliere di aiutare me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Lily rientrò dalla clinica pochi giorni dopo, con un piccolo Paul di tre chili e otto e tutto parve tornare alla normalità.
Severus aveva deciso di non dirle niente. Non ve n’era alcun bisogno.
Ogni cosa fu interamente stravolta dall’arrivo del bambino, che assorbì buona parte delle energie dei due genitori, che con gli ultimi spasimi dovevano dedicarsi alle figlie più grandi, di cui Ali già stava mostrando i primi evidenti segni di gelosia.
Tuttavia, dopo aver passato una giornata tra lavoro e pannolini, c’era sempre quel momento in cui Severus si sedeva sul letto di Jojo e le raccontava di Hogwarts e passava ore a descriverle ogni singolo anfratto di quella che per lunghi anni era stata la sua unica casa. Oppure capitava che fosse Ali la prima ad intercettarlo, al suo rientro, e allora la partita ad Acchiappa la Piuma era d’obbligo. O ancora, capitava spesso che Lily chiedesse al marito di badare a Paul, mentre lei andava a stendersi un po’ sul letto, e allora lui girava per casa, molleggiando sulle gambe, con quell’esserino fra le braccia; e anche se non sapeva come relazionarsi con lui e non ci parlava perché si sentiva stupido nel farlo, sentiva che quei pomeriggi a fargli da tassista per la casa avevano stabilito un legame tra loro. E poi arrivava la sera, quando due stanchissimi Severus e Lily si mettevano finalmente sotto le coperte; a volte non riuscivano a scambiare nemmeno una parola, ché uno dei due già era piombato nel sonno, ma era comunque il momento più bello della giornata, quando si addormentavano vicini.
Nelle settimane che seguirono, Severus aveva seppellito nella sua mente quanto gli era stato rivelato. Era un eccellente Occlumante e a volte riusciva persino a dimenticarlo, ma per la maggior parte del tempo quel pensiero era sempre lì, nel suo subconscio, a punzecchiarlo e a dirgli di non lasciarsi trascinare dagli eventi, perché tutto sarebbe finito. Era esattamente come gli aveva detto Silente, suo malgrado, il vecchio aveva avuto ragione ancora una volta.
Ma se durante il mese di marzo la cosa sembrava ancora lontana, la situazione iniziò a diventare insostenibile quando aprile prese a scorrergli per le mani.
Due, tre, cinque, dieci, dodici aprile. Solo tre settimane. Cominciò a tornare prima dal lavoro e a rifiutare i compiti più complessi.
Tredici, quindici, sedici, diciannove, venti aprile. Due settimane. I pomeriggi a casa non gli bastavano più, ora voleva passare ancora più tempo con la sua famiglia, iniziò a saltare i giorni di lavoro. Invitò sua madre a casa più di una volta.
Ventidue, ventitré, venticinque, ventisei aprile. Una settimana. Non metteva piede all’ONPA da giorni, coglieva ogni occasione per stare con i bambini, cercava di fermasi a parlare con Lily ogni volta che ne aveva l’occasione, tentava di tenerla sveglia quando si faceva notte solo per scambiare un’altra parola con lei.
Ventisette aprile. Ventotto aprile. Ventinove aprile. Trenta aprile.
Primo maggio.
Mattina presto.
Severus si svegliò prima del solito e fu accolto al nuovo giorno con la dolce innocenza del risveglio, quando nessun pensiero ti affligge ancora la mente. Aprì piano le palpebre, perché c’era già troppa luce nella stanza e gettò un’occhiata a Paul, che dormiva tranquillamente nella culletta vicino al letto. Sentì la mano calda di Lily sul suo collo e qualche filo rosso glielo solleticò. Poi arrivò la consapevolezza e iniziò a piangere.
Non voleva svegliare Lily o Paul, quindi lo fece in silenzio, come tutto si sarebbe svolto quella notte, senza che nessuno se accorgesse. Ma la cosa presto gli sfuggì di mano e dovette iniziare a soffocare i singhiozzi con una mano.
-Amore! – disse Lily, sconvolta – Stai piangendo? –
Alla fine si era svegliata, forse per il sussultare del petto del marito. Adesso era girata su di un fianco, poggiata sul gomito, e si protendeva verso di lui. Severus aprì gli occhi, come un bambino colto con le mani nel barattolo di marmellata.
Cercò di arrestare i singhiozzi, ma fu inutile. Cercò di parlare, ma fu inutile.
Lily si fece più vicina.
-Sev, che è successo? –
No, lei non doveva saperlo, dannazione! Non doveva coinvolgerla! Ma ora era riuscito tutto all’ultimo momento, era crollato proprio ora che era quasi fatta.
Strinse i pugni e si asciugò gli occhi con la manica. Poi prese la bacchetta sul comodino e la agitò, da un cassetto volò fuori un biglietto di auguri di Natale, che finì dritto nelle mani di Lily.
La donna lo guardò senza capire.
-Non volevo che lo sapessi. Non era necessario. Mi dispiace –
Lily aprì la lettera  e fece passare gli occhi su quelle linee scritte da Silente mesi addietro. Prima ancora che finisse, bagnò la pergamena, poi tornò a guardare il marito, sconvolta.
-Non…non può essere – mormorò Lily.
-Invece lo è –
-Ma non è possibile! Non puoi tornare a vivere quella vita che mi hai raccontato! Non lo permetterò! – disse, scordandosi per un momento di tenere bassa la voce per via di Paul.
-Lily, non essere sciocca, lo sai che non dipende da nessuno di noi – rispose Severus, cercando una sicurezza nel tono che in realtà non aveva, men che mai in quel momento – E poi non sarà per molto –
-Che vuoi dire? –
-Che tra un anno morirò – si lasciò sfuggire, mordendosi la lingua subito dopo.
Lily ebbe uno scatto, come se avesse appena incassato un pugno nello stomaco. Sbatté le palpebre, incredula, mentre le labbra andavano a disegnarle una smorfia sulla faccia.
-Perché dici questo? –
-Perché è la verità –
-Il  sogno! – esclamò di soprassalto. Gli occhi di lei inorridivano mentre, chiaramente, le scene di quell’incubo le scorrevano di nuovo davanti. –Oh mio dio … non è possibile … -
Aveva saputo molto più di quando Severus avesse mai voluto, adesso le lacrime scendevano sempre più copiose sul volto della donna e lui detestava l’idea che fosse per colpa sua. Cos’aveva quella mattina?! Perché non riusciva a controllare la lingua?!
Ma, nonostante Lily fosse scioccata da quelle rivelazioni, cercò di contenersi, perché sapeva che non era lei quella da consolare.
-Non c’è niente che io possa fare? Sei sicuro? – lo guardò, con gli occhi supplichevoli.
-No, Lily, dopo stanotte tornerà il vecchio Severus, quello che hai sempre conosciuto, e io me ne andrò. Tutto sarà come prima –
Lily stava per ribattere, come per dire che non era vero, che non sarebbe tornato tutto come prima, non per lui, ma in quel momento Paul fece un primo guaito, si agitò e scoppiò a piangere.
Tirando su col naso, la donna si diresse verso la culla, mentre Severus si defilò, andandosi a sciacquare il viso.
 
Quel giorno niente lavoro, niente scuola, era la festa dei lavoratori.
-Andiamo al parco! – propose Lily, quando furono di sotto, lei seduta ad allattare Paul, Alison davanti ad una ciotola di cereali e Jordan ancora di sopra a dormire. –Oppure possiamo fare una scampagnata! Potremmo fare un salto a Dublino, oppure … -
-Lily, sul serio, non c’è bisogno che ti affanni. Per me va bene restare anche a casa. –
-Ma … -
-Davvero, per me va benissimo stare qui –
E così fecero. Severus trascorse quell’ultimo giorno lì, come tutti gli altri, perché in fondo era questo che desiderava, un ultimo giorno nella normalità di quella vita. Passò la mattina a giocare con Ali, poi fu coinvolto da Jojo in una discussione sull’ultimo libro che le aveva prestato, quindi fece il bagnetto a Paul, riparò il mobile della credenza rotto involontariamente da un attacco di risa di Ali, ascoltò Jordan suonare One (di un gruppo aveva detto chiamarsi “Anche tu” o “Voi due”, non aveva afferrato bene il nome), sterilizzò un paio di tettarelle e alla fine qualcuno bussò alla porta.
Era sua madre, l’aveva invitata lui con una scusa, perché avesse l’occasione di rivederla un’ultima volta. Cenarono assieme, e quanto più sentiva le ore usurarsi, tanto più lui stirava il sorriso, perché voleva davvero assaporarli fino all’ultimo, quei momenti.
Dopo cena, Lily insistette perché chiedessero ad Eileen di rimanere con i bambini, mentre lei e Severus sarebbero andati a fare quattro passi. La vecchia signora accettò, ma mentre Lily era in salotto, sul divano, ad allattare Paul, questa intercettò Severus.
-E allora, neanche mi saluti? –
-Mamma, stiamo andando solo a fare una passeggiata, torniamo tra un’oretta al massimo – rispose Severus, ostinato a non voler tirare dentro  anche con lei.
-Guarda che io lo so che te ne vai –
Per la prima volta, da quella mattina, l’espressione serena di Severus vacillò.
-Allora, andiamo? – fece Lily, qualche minuto più tardi, entrando nella stanza. –Oh … - fu l’unica cosa che disse quando trovò madre e figlio abbracciati nel vestibolo.
Severus le dava le spalle, Eileen la vide arrivare e le fece l’occhiolino. Poi si separarono e i due s’avviarono fuori la porta, salutando nonna e nipote.
Iniziarono a camminare in silenzio, per i viali londinesi. Era una serata non molto fredda, ma il cielo minacciava pioggia.
Severus sentiva che tutto gli si stava ormai sgretolando nelle mani, iniziava a sentire la disperazione incombere. Lily era al cosciente di cosa stava succedendo dentro al marito, ma come al solito lei sapeva sempre cosa fare.
-Prendimi la mano – disse.
-Perché? –
-Tu prendila e basta! –
Fece quanto detto e si ritrovò risucchiato nel vortice della Materializzazione. I due riapparvero pochi istanti dopo sul greto di un fiume, la ciminiera fatiscente designava con chiarezza quel luogo come “Spinner’s End”.
Si sedettero sull’erba, subito prima della ghiaia, e fecero l’amore.
Severus assaporò ogni istante, si strinse a lei come mai aveva fatto, sentiva il bisogno della pelle di lei sotto le sue dita. Si mossero sinuosi sotto le gocce di pioggia che piombavano su di loro come proiettili e scivolarono sull’erba bagnata, una cosa sola.
Well, it's too late, tonight, to drag the past out into the light.
One love.
One blood.
One life.

Silente li aspettava in salotto, quando tornarono, infradiciati. Fu accolto dalle espressioni di terrore di entrambi, quindi subito si lanciò in una spiegazione.
-Non vi preoccupate, non è arrivato ancora il momento.  Tornerò qui domani mattina, alle cinque. Allora dovremo andare. Volevo solo dirvi questo, per non cogliervi di sorpresa –
I due coniugi annuirono.
-Severus, puoi portare qualcosa con te se vuoi. Solo una cosa, ma puoi portarla. Detto questo, io vado, non c’entro nulla qui –
E se ne andò.
 
L’aurora schiarì il cielo, erano le quattro e mezza del mattino. Severus e Lily erano ancora svegli, sul letto. L’uomo stringeva tra le mani l’oggetto che aveva deciso di portare con sé: era una foto del compleanno di Ali. C’erano tutti. Severus teneva in braccio la bambina che soffiava sulle sei candeline della torta, accanto c’era Lily con il piccolo Paul, mentre Jojo era dall’altro lato, con Eileen.
-Lo sai che non mi dimenticherò di te, vero? –
-Ma io non me ne andrò mai veramente, per te, Lily –
-Sì, che te ne andrai. Quello che tornerà tra poco qui sarà sempre Severus Piton, ma non sarai tu. Non è la stessa cosa –
-Sì, ma così come tu ti sei abituata a me in quest’anno, tornerai ad abituarti alla sua presenza qui, e io … -
-Severus, non mi dimenticherò mai di questo te, allora. Anche se amerò in egual modo l’uomo che tornerà qui  fra poco, questo non cambierà il mio amore per te! –
Severus non ne era convinto, sapeva che era sincera, ma ora parlava così, ma anche solo nel giro di un anno cosa sarebbe successo? Che te ne frega? Tu ne giro di un anno sarai morto! Gli sputò una voce dentro. Sentì la disperazione dilagare, l’avvilimento prendere a falciate la sua anima.
Non voleva piangere, ma fu più forte di lui.
Lily lo baciò e lo strinse, sapendo che non c’era altro da fare, che nulla l’avrebbe consolato. Poi i due si alzarono. Mancava solo un quarto d’ora.
L’uomo si chinò sulla culletta e prese fra le sue braccia il piccolo, questi miracolosamente non si svegliò. Severus lo strinse a sé.
Poi uscì, entrò nella stanza di Ali, si sedette sul letto e la strinse a sé. Nemmeno lei si svegliò.
Varcò la soglia della camera di Jojo, si voltò verso il cuscino, ma lei non c’era, non stava dormendo. Era seduta a terra a suonare. Era sempre One.
-Che ci fai sveglio? – chiese lei.
-Non riuscivo a dormire – rispose automaticamente.
-Nemmeno io. È come se sentissi che qualcosa non va – fece lei.
Senza dire altro, Severus si chinò, lei scostò la chitarra e lui la strinse a sé.
Assieme a Lily, scesero le scale. Eileen aveva dormito lì. Il figlio le andò incontro. Lei lo strinse a sé.
Albus apparve nella stanza.
-Dobbiamo andare – disse, grave.
-Lo so –
E Severus abbracciò Lily un’ultima volta. E la baciò.
Silente cacciò fuori la Clessidra. Fece scattare alcuni ingranaggi. Con le mani che gli tremarono Severus fece altrettanto. Poi ci fu l’ultimo “clack”.
Le figure delle due donne si fecero sfocate, la casa non c’era più, poi anche queste furono spazzate via da un vortice di colori e tutto piombò nell’oscurità.
Un amore.
Un sangue.
Una vita.
One.
   
 
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