A Land Without Monster
Capitolo 2
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Londra, Terra, anno 2017 -
Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che era
stata a Scotland Yard (una settimana
prima di vedere quella famosa lucina, mentre leggeva Il Libro delle Anime,
l’aveva ‘accidentalmente’ collegato con una serie di omicidi che avvenivano in
città), e non era cambiata per niente. Forse l’agente Mclarty aveva preso
un paio di chili, ma niente di più, o almeno così le sembrò. Fece un po’ fatica
per trovare l’ufficio del capitano Watson(l’aveva sempre adorato per il cognome
uguale a quello del fedele amico del più grande investigatore che la storia
letteraria abbia mai visto), entrò col sacchetto pieno di ciambelle in mano e
si sforzò di sorridere.
Ma quello che vide non era affatto il capitano. Un tizio
vestito con un elegante completo, sui trent’anni e con un farfallino(come si
permetteva a indossare un farfallino?!).
- Questo è l’ufficio del capitano, se ne vada subito! –
Quello le rivolse un falso sorriso e prese con
noncuranza, parte dello spuntino, che Alexandra NON aveva comprato per lui.
- Oh, ma io sono il capitano, William Smith piacere di
conoscerla. Mi dispiace ma se cerca il vecchio capitano, si è dimesso una
settimana fa, sa, si è trasferito a Chicago dal figlio. Comunque, c’è qualcosa
in cui posso esserle utile? –
Respiro
profondo, respiro profondo.
Era infuriata, quell’uomo si era impossessato
dell’ufficio dell’ultimo uomo che la faceva credere nella polizia londinese, ma
doveva mettere da parte questa situazione, in quel momento. Doveva pensare al
rumore, al botto di luce e tentare di essere il più convincete possibile, un
po’ come Donna quando volle cercare di convincere il Dottore a salvare Pompei(aveva sempre adorato Donna Noble).
- Ieri sera, mentre ero in metropolitana, di colpo si è
staccata la luce e io… -
- Oh sì…ho sentito –
Odiava le persone che la interrompevano in quei casi.
- …stavo dicendo. E io ho notato una strana luce, e poi
un rumore, un botto un po’ ovattato… -
- Proprio stamattina, ho ricevuto delle lettere di
protesta per questo fatto e nessuno ha parlato di strani rumori –
- Questo non vuol dire che non esistano! La gente era in
preda al panico, siamo nel 2017, ma ieri sera, sembrava di essere in mezzo a un
gruppo di ebrei durante la seconda guerra mondiale, e visto che probabilmente
era troppo impegnato per studiare un po’ di cultura generale, non era un bel
periodo! -
Disse alzandosi. Quando è troppo, è TROPPO.
- Questa la considero aggressione a pubblico ufficiale,
signorina. Le conviene andarsene, perché potrei farla arrestare –
Prese la borsa, e uscì. Maledetto poliziotto, maledetta città, maledetta lucina blu.
Aspetta. Lucina blu, il Dottore! Avrebbe potuto
chiamarlo, lui sì che avrebbe risolto la situazione, e forse sarebbe anche riuscito
a sistemare le cosa a Scotland Yard.
Arrivò in libreria col fiatone e non aveva avuto nemmeno
una mezza idea sul fatto di dover prendere un taxi, ma in quel momento non era
qualcosa di importante(cercava disperatamente di impedire a se stessa di essere
felice, estremamente felice da fatto che avrebbe potuto rivederlo, perché
sapeva benissimo, che poi se ne sarebbe andato, un’altra volta e odiava
piangere).
Sì preparò una tazza di caffè, e uscì, da un piccolo
scomparto sotto la cassa, una coperta e il fischietto. Si sedette a un tavolo,
e osservò con aria quasi ipnotica il piccolo oggetto. Lo rigirò tra le mani e
poi ci fischiò dentro. Uscì un rumore stridulo, ci riprovò un’altra volta, e
un’altra ancora, ma niente. Fu tentata di gettarlo a terra, ma qualcuno suonò
alla porta.
- Cerco la signorina Shark. Sono il detective Ayden
Coleman...vorrei parlare con lei di cosa è successo ieri a Scotland Yard. –
In parole povere, era fregata. Ripensò al fatto che forse
avrebbe dovuto usare più autocontrollo.
- Sono io. Sono profondamente pentita di quello che è
successo, sa ho avuto problemi con la mac… -
- Oh no…non si scusi nemmeno! E’ capitano da solo quattro
giorni, ma si è fatto odiare da tutti. Ieri ha messo dieci agenti sullo stesso
caso di scippo. Ma arriviamo al punto, ho sentito che lei era sulla
metropolitana. Sono curioso di sapere cos’è successo. –
Chiuse la porta e lo fece accomodare.
- In un tempo
sconosciuto e relativo, TARDIS –
Il Dottore aveva sentito chiaramente la TARDIS cercare di
recepire un segnale, probabilmente troppo flebile, perché la sua sexy, non era riuscita a tracciarne
chiaramente la provenienza. Passò tutto quello che sembrò un pomeriggio, chino
sui comandi, finché non riuscì a capire che il segnale proveniva da un
fischietto.
Fischietto,
fischietto. Sì allontanò di colpo dai comandi, come se si
fossero di colpo infuocati, quando riuscì a ricordarsi che solo una persona
possedeva quel tipo di fischietto.
Alexandra, la giovane e brillante librai, l’unica con cui
poteva dirsi non avere una timeline
incrociata. Sorrise leggermente, e decise di andare a mettere su l’acqua per il
tè.
Non poteva andare da lei, come avrebbe fatto a dirle che
aveva lasciato andare Amy?
Frosba’s
Corner:
per una volta sono riuscita ad aggiornare, sono fiera di
me u.u
Come viene semplice capire, questa storia è ambientata
poco dopo The Angeles Take Manhattan, chi l’ha vista capisca.
In questo capitolo vengono presentati gli
scansafatiche di turno i personaggi
che accompagneranno Alexandra, e se sono buona, anche il Dottore(?) durante
questo lungo viaggio chiamato long-fic.
Come al solito, fatemi sapere se volete ancora leggere
della versione fortunata di Jessica Fletcher, no perché altrimenti vi
bombarderò di drabble.
Cry.