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Autore: _ivan    19/11/2012    9 recensioni
Un londinese sfortunato, un cinico parigino e un'italiana che si porta sulle spalle l'eredità di una pessima reputazione. Non è l'inizio di una barzelletta, ma il profilo di tre studenti dell'Accademia di magia dell'Ardéche, dove quest'anno serpeggia uno spietato traditore.
Coinvolti nel groviglio di misteri che si celano nell'antica scuola, i tre impareranno ad affrontare i propri mostri, ad affinare l'ingegno e a dubitare di chiunque...anche dei loro più cari amici.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una rete di glicini in fiore tesseva una trama in lento movimento, come un nido di serpenti che ammantava il soffitto d’un lilla tiepido e cangiante, per metri e metri. Alcuni petali piovevano soffici, prima di svanire a metà del loro percorso e ricomparire poco dopo, attaccati ai rami velati di Myst.
Sotto la volta naturale della Sala delle Sale, un caos di risate e chiacchiere si levò dalla folla di studenti, ammassati senza ordine attorno a una delle due piattaforme circolari. Al centro di ognuna c’era una porta, ed entrambe poggiavano a nessuna parete.

«Quattro.Sette.Uno!» urlò l’unico ragazzo sulla pedana, prima di girare la maniglia d’ottone.

Oltre la porta, per un istante solo, si intravide il fondo della stanza. Quando col primo piede lo studente varcò la soglia, tuttavia, il suo corpo venne inghiottito voracemente dal vuoto e sparì alla vista di tutti, col rumore d’un risucchio: fu come vederlo prima distorto e poi compresso fino all’inverosimile. Una manciata di foglie verdi sbuffò sulla folla, poi la porta sbattè e la maniglia girò su sé stessa.
Come se nulla fosse accaduto, una ragazza salì sulla pedana e prese il suo posto.
La calca si mosse d’un passo e le foglie spruzzate qua e là sparirono sotto l’assito del pavimento.
Mentre Snow lottava contro il desiderio di scorticarsi ad unghiate il braccio fasciato, Mathieu, in piedi al suo fianco, giocava alla versione elettronica del FightFight!
Uscito dall’infermeria dopo ore, e dopo altrettanto tempo dall’ufficio della preside Prinkett, Snow aveva avuto modo d’assistere solo a due prove nella Prima Sala, prima del termine degli eventi. Ora, sfinito e in compagnia degli altri studenti del primo anno, stava facendo ritorno ai dormitori.
Sulla pelle, sensibile sotto le bende, la Polvere di Fungoide frizzava producendo un lieve e costante sibilo. Mordersi il labbro era l’unico modo per non cedere al prurito.

«Hai notato?» chiese Mathieu senza staccare gli occhi dal gioco.

Entrambi mossero un altro piccolo passo, dopo che anche Lindsay Mogett fu fagocitata dalla porta.

«Cosa?» rispose Snow, strofinando leggermente i polpastrelli sulla garza.

«Fossi in te non mi gratterei troppo: ho sentito di gente a cui è caduto un braccio, o anche peggio» Mathieu guardò prima il braccio ferito e poi gli occhi di Snow «Non so se capisci quello che intendo» si indicò tra le gambe e ridacchiò.

Mathieu spense il videogioco, lo infilò nella tasca posteriore dei jeans e cominciò a guardarsi attorno con aria di sufficienza.

«Intendevo, se ti sei accorto che ti parlano tutti dietro» aggiunse «E lo farei anche io, credimi, ma ammetto che sarebbe inopportuno».

Certo che Snow lo aveva notato, era impossibile non farlo: le occhiate sconvenienti e i mormorii lo avevano accompagnato per tutto il giorno. Ora semplicemente cercava di non farci caso, e quando la situazione si faceva insostenibile aveva imparato a fissarsi le punte ancora umide delle scarpe.

«Immagino sarai felice di essere la primadonna dell’accademia» continuò Mathieu, sbuffando una risata.

«Non fai ridere. Ho rischiato di morire».

«Come la fai grossa. Cosa ti ha detto la Prinkett?»

«Pensava fosse colpa mia, o almeno credo».

«Per la vecchia è sempre colpa degli altri» rispose Mathieu «Specie se quel qualcuno le ha rovinato uno dei suoi vestiti da cerimonia: è fissata col vittoriano e nessuno sa il perchè. Io comincio a pensare sia nata in quel periodo. Sei fortunato che non abbia fulminato te, invece che il Si’v».

Assieme, mossero un altro passo. Snow scosse la testa.

«A parte gli scherzi» rispose Snow «Mi sembra una brava donna. Certo, non è una motivazione valida per avermi distrutto il cervello per un intero pomeriggio, è vero, ma da quello che ho capito dev’essersi spaventata più lei che tutti noi, oggi. In fondo se succede qualcosa le fanno lo scalpo. Ah, e il suo the fa schifo».

«Un’altra vittima del brodo di Millicent Prinkett».

Entrambi sorrisero e nessuno dei due decise di proseguire il discorso.

«La conosci?» chiese Mathieu indicando con un cenno della testa Melody Mallory e due delle sue amiche, prese dal lanciare sguardi nella loro direzione e ridacchiare sotto ai baffi – che alcune di loro avevano per davvero.

Sembravano uscite da Happy Days, con lunghi vestiti color pastello e cofane in testa di proporzioni bibliche. Il fatto che per i Cyh’t risultasse facile reperire ogni genere di indumento creava, nella società, un numero indefinito di mostri della moda e di altrettanti ‘mostri-e-basta’. Loro appartenevano chiaramente al secondo gruppo.
Le collane sui loro petti tintinnavano come le loro voci.
Mathieu le guardò torvo, come era solito fare con tutto il mondo e in particolare con quello femminile.

«Melody» disse Snow, annuendo «È di Londra. È stata brava, prima. No?»

«Non che ci voglia una qualche abilità, col Si’v delle sgualdrine».

«Si’v della Bellezza».

«È uguale» Mathieu scrollò le spalle.

Snow si grattò le bende e fece una smorfia in bilico tra il fastidio e il godimento.

«Io so di cosa parlano» continuò il francese.

I suoi occhi azzurri penetrarono le tre e le costrinsero a voltarsi altrove. Entrambi sapevano, tuttavia, che avrebbero solo fatto finta di parlar d’altro.

«Lo so anch’io, me l’ha spiegato tuo padre» rispose Snow.

«Professor Blanchard, prego. Qui dentro lui non è mio padre, mettitelo in testa. Comunque si dice che un Si’v che ne sostituisce un altro durante una cerimonia della Prima Sala sia un evento tanto raro quanto nefasto. In pratica sei ufficialmente il beccamorto del primo anno, e se consideriamo il fatto che tra le altre cose è anche comparso un Si’v dell’ombra…Che poi di per sé non vuol dire nulla, visto che è un elemento come un altro e che potresti essere anche il Nobel per la pace, ma sai com’è la gente: ombra è brutto, luce è bello. Credo dovrai abituarti al fatto che se lo strizzeranno e faranno le corna al tuo passaggio, perché andrà avanti per un bel po’» Mathieu ridacchiò, poi si passò la mano tra i capelli biondi e si lasciò andare a un cavernoso sbadiglio.

«Ti diverti?»

Annuì. «Non puoi capire quanto.»

«Comunque ti ripeto: lo sapevo già. Me l’aveva spiegato Tuo Padre.»
Mathieu gli lanciò un’occhiataccia.

«Scusami» disse «Non potevo resistere alla tentazione di fare la battuta sugli spergiuri. Ci penso su da questa mattina».

La calca andava pian piano diminuendo. Di tanto in tanto a sbattere era la seconda porta, dalla quale gli studenti non venivano inghiottiti ma sputati fuori, prima di sparire nei corridoi con passo svelto.
Quando da quella vennero vomitati uno sbuffo di foglie secche ed uno studente completamente nudo, per un attimo sembrò congelarsi il tempo. Tutti scoppiarono in ovazioni e risate fragorose. Mathieu stesso si mise in punta di piedi e scoppiò a ridere.

«Guarda!» disse, indicando a Snow la direzione verso la quale già tutti stavano guardando.

Era Alf Becker, secondo anno, vittima predestinata dei migliori scherzi dell’accademi, che lo avevano reso famoso. Di fronte al pubblico delirante, Alf si coprì con una mano tra le gambe e con l’altra la pancia flaccida, ricoperta di riccia peluria bionda. I piedi scalzi scalpicciarono sul pavimento mentre, in preda al panico, si diede alla fuga mostrando le terga, arrossate anch’esse per la vergogna.
Era chiaramente un benvenuto in gran stile per quelli del primo anno.

«Amo quelli del quinto anno» disse sogghignando Mathieu, che non si perse neppure un secondo della vergognosa ritirata.

Snow scosse la testa e si grattò leggermente il braccio: grazie al cielo il calvario sarebbe durato ancora per qualche ora.

«Qual era il numero della nostra stanza? Non me lo ricordo» chiese a Mathieu quando ormai furono a due passi dal loro turno.

Dietro di loro rimanevano solo una quindicina di persone.
Quando Melody Mallory fu inghiottita dalla porta, si lasciò scappare un gridolino che divertì i presenti. Sulla pedana rimase una sua scarpetta bianca, ma questa venne presa da una ragazza che, imbarazzata, svanì subito dopo oltre la soglia della porta.

«Che sfigate» bofonchiò Mathieu «È la due zero quattro. Soffri il mal di porta?»

«No, scemo» una foglia morbida frusciò davanti al viso di Snow, che sorrise.

Poi un’idea lampeggiò nella sua mente.

 «A proposito!» esclamò «A te com’è andata?»
Mathieu salì il primo gradino della pedana, si voltò e gli sorrise. Sollevata la mano, la portò al suo monetarium e strofinò tra due dita uno dei medaglioni.

«Era ora che me lo chiedessi. È lo Scoppio» disse, lasciando la presa e facendo tintinnare la collana sul petto «Figo, no? Ah, e a proposito: ho scambiato due chiacchiere con la tua nuova ragazza. Sembra simpatica».
Snow inarcò un sopracciglio. Mathieu impugnò la maniglia.

«Ma che…»

«Due.Zero.Quattro!» lo interruppe.

Di Mathieu non rimase che un ciuffo di erba sputato nel vento.
Per un attimo Snow restò immobile a fissare gli intarsi lungo lo stipite della Tras-porta: preziose decorazioni di frutti e fiori.
Quando, confuso, salì a sua volta il gradino, i pochi rimanenti si zittirono e lo fissarono. Ne scrutò uno ad uno i volti, prima di dar loro le spalle e sentire l’origine dei primi sommessi chiacchiericci. La Sala delle Sale divenne un fiume di sussurri.
Snow sospirò e poggiò la sinistra alla maniglia: non vedeva l’ora di sparire, anche se solo per un po’.
 

***

 
Materializzatosi nell’androne del dormitorio, Snow si diresse verso la stanza e ne aprì la porta con la foga d’un rinoceronte.
Nel mezzo, Mathieu si guardava attorno con una scintilla d’interesse e le mani nelle tasche. Quando si voltò verso l’amico, tuttavia, gli mostrò un’espressione piatta.

«Come sarebbe a dire ‘la mia nuova ragazza’? Mi sono perso qualcosa?» disse Snow, chiudendosi la porta alle spalle. Distratto dagli eventi, cominciò a grattarsi con forza il braccio.

«Ti cadrà, te l’ho detto» rispose Mathieu.

«Allora? Mi spieghi?»

«Mamma, come sei pesante» Mathieu sospirò e  alzò lo sguardo verso un tubo al neon, che percorreva nella sua lunghezza la parte centrale del soffitto «Elettricità? C’hanno presi per degli antiquari, chiaro. Loro usano le fiaccole di Myst anche per asciugarsi i calzoni. Comunque tu da che parte dormi? Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare il nostro compagno di stanza, ma mio padre dice che a volte non arriva nessuno, quando ci sono questi ritardi, quindi in tal caso mi prenderei io anche il secondo letto. Sai, odio dormire nei singoli, non puoi capire il fastidio…»

Con un sorriso divertito sul viso, Mathieu si incamminò verso l’angolo cottura, grande un quarto del monolocale.
Di tanto in tanto, con un sibilo, dalle travi di legno che componevano lo scheletro della stanza spuntavano radici che sparivano subito dopo, rituffandosi nelle pareti.
Anche le strutture del campus, come l’accademia stessa, erano generate da Myst della Terra allo stato puro, e in quanto tale brulicavano di energia: era come vivere nella pancia di un essere vivente.
Sconfitto dalla testardaggine di Mathieu, dalla stanchezza e dal fastidio al braccio, Snow si gettò sul letto più distante dalla porta d’ingresso e più vicino al balcone.
Quando Mathieu aprì il frigorifero, l’apparecchio cominciò a ronzare.

«Il frigorifero è vuoto» lo precedette Snow, fissando l’amico da quella nuova posizione «Ma se vuoi nel cassetto ci sono delle Spiritelle che mi sono rimaste dal viaggio.»

Il trucco per sconfiggere Mathieu era dimostrarsi indifferenti al suo gioco.
Detto fatto: lasciato il cassetto aperto dietro di sé, Mathieu andò a sedersi sul letto di mezzo e fissò in silenzio l’amico sdraiato. Nel suo palmo destro, la tonda Spiritella era incartata in una velina cangiante azzurra e verde. Tolto l’involucro, Mathieu studiò per un attimo il dolcetto rosa, quindi aprì la bocca e…lo gettò a terra.
Pop.
La Spiritella si aprì con uno scoppiettìo e sfiatò uno sbuffo rosato che si mosse sinuoso nell’aria, compiendo voluttuose spirali e assumendo ora le fattezze d’un delfino, ora quelle di due vivaci bambini. Quando anche l’ultimo fazzoletto di nube zuccherina corse nella sua bocca, Mathieu chiuse le labbra e ingoiò, visibilmente in estasi per i piaceri del Si’v della Dolcezza.

«Ok, parlo» disse poi, come da copione, passandosi il dorso della destra sulle labbra «Mi riferivo a quella tizia che oggi ti ha dato una mano durante la prova. Hai presente?»

Snow rimase in silenzio e si mise a fissare il soffitto, dove un ramo spuntò come germoglio, crebbe, fiorì e poi sparì di nuovo nelle assi.

«È il Si’v del Cambiamento!» scimmiottò Mathieu, prima di gettarsi sul letto e sbuffare un sorriso.

«Ok. Quindi?»

«Ma niente, scherzavo sul fatto che fosse la tua nuova ragazza, ma con te non si può fare ironia. Insomma, sai chi è quella? Denise Saponetta Gatti. La chiamano tutti così perché i suoi genitori sono dei Gamma, ed entrambi hanno solo il Si’v della Schiuma. Pensa che sfigati. Ah, ed è italiana, ho detto tutto. Lei prima frequentava l’accademia a Pompei, ma poi ha cambiato perché lì aveva vita impossibile. Come se qui le cose potessero cambiare. Io gli italiani proprio non li reggo».

«Mi ha aiutato».

«Quindi ti è simpatica. Lo so come funziona il tuo cervello, Superman. Risparmiami i bei discorsi. È vero, ti ha aiutato, e quindi le dobbiamo un favore. Comunque sia oggi ha guadagnato una buona fetta di rispetto: mentre la Prinkett ti intossicava col brodume, lei è entrata in sintonia con il Si’v della Luce, uno degli elementali, e questo la farà schizzare dritta ai primi posti di qualunque classifica di Cyh’t degni di nota di quest’anno…» il discorso scemò in un borbottìo: era sempre così, quando Mathieu doveva cominciare a parlare bene delle persone «Domani ti va di andare in accademia a piedi?»

Snow sbadigliò e chiuse gli occhi. «Ok» rispose.

«Pensa» anche Mathieu sbadigliò, mentre una radice gli accarezzava i capelli e spariva dietro di lui «Che ridere se scopriamo che la nostra stanza è infestata e ci ritroviamo i fantasmi di legno che escono dai muri questa notte. Gaspard si è ritrovato legato al letto e hanno scoperto che erano stati folletti del mogano, sai? Chissà se è vero.»

Silenzio.

«Snow?» chiese.

«Già…» rispose l’altro.

Mathieu aprì gli occhi e alzò la schiena dal materasso. Quando si voltò, Snow stava già dormendo.
Mathieu si sfilò il monetarium dal collo e lo poggiò sul comodino. Il leggerissimo Myst che ogni tanto appariva negli angoli della stanza, svanì magicamente ai suoi occhi.

«Buonanotte».



NOTE VARIE : ok avevo detto che avrei aggiornato dopo molto, ma dato che ho scritto tipo 25 pagine in due giorni, portandomi avanti non di poco, ho deciso di pubblicare un altro frammento. questo libro è nato senza capitoli, ma con scene ( di diversa natura e lunghezza ) separate da un asterico ( ne avete avuto un esempio ), quindi mi è un po' difficile scegliere di volta in volta quando e dove fermare la pubblicazione. per questo motivo, non succede molto in queste pagine, ma se avessi dovuto aggiungere la parte successiva ( con qualche novità ) sarebbe diventato tutto troppo lungo, quindi penso vi dovrete accontentare di questo, per il momento. cercherò sempre di aggiornare con una decina di pagine alla volta. spero abbiate gradito anche lo specchietto iniziale, che vi dovrebbe aiutare a tirare le somme di tutto.
dilemma: non mi piace la parola siv'porta, ma non ho la più pallida idea di come sostituirla. qualcuno ha delle idee? sono ben accette.
e soprattutto: cosa ne pensate del layout così? vi facilita la lettura o lo reputate orribile?
un abbraccio, ivan.
Beta-reader: Ely79. è una scrittrice grandiosa, e consiglio a tutti voi di dare un occhio alle sue storie, che spaziano dal genere steampunk, a quello sovrannaturale (licantropi), a quello dai toni più drammatici. qui c'è il link al suo profilo ( click )
   
 
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