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Autore: UberAlles    19/11/2012    3 recensioni
"Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, è così dolce e i suoi occhi sono pieni di lacrime che esaltano un azzurro che mi da la sensazione di trovarmi in mare aperto, un mare in cui sento il bisogno di perdermi. Ogni suo gesto si stampa nella mia mente, ogni sua mossa diventa per me qualcosa di unico e vederla così mi fa star male. Voglio alzarmi e andare da lei, asciugarle il volto e regalargli il più bel sorriso del mondo"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 

Ricordati di guardare la Luna


Emma’s POW


Come un fiume in piena, le lacrime inondavano il mio volto e non vedevo alcun motivo per cui smettere.
Era oramai passato un anno, da quando mia madre mi aveva annunciato allegramente che ci saremo trasferiti, ma allora non potevo davvero crederci o – semplicemente – non volevo farlo. Avrei dovuto lasciare tutto: gli amici – quei pochi che mi restavano – la squadra, le mie solite e noiose abitudini, la mia piccola e tranquilla città, il mio amato mare e – più di tutti – anche James. Mi aveva ingannata e umiliata davanti all’intera scuola, accusandomi di una colpa che non avevo, ma io continuavo – incessantemente – a ripensare a lui e all’amore che è nato dal profondo del mio cuore. Giorno dopo giorno, fino allo scadere del mio tempo in quella città, mi ripetevo che non potevo lasciare tutto quello che avevo costruito e che era solamente uno stupido scherzo. Continuavo ad illudermi finché – con mio grande dolore – non vidi il mio primo scatolone ricolmo di oggetti. Da lì ogni mia speranza cadde. Il castello di vetro all’interno del quale mi ero rifugiata si frantumò e le lacrime cominciarono a scendere, ininterrottamente.
Quella sera, quando ormai ero arrivata nella mia nuova città – Dio solo sa quanto suonasse male dirlo – sentivo che qualcosa stava cominciando a cambiare. La luna era magica e la sentivo, quasi volesse dirmi qualcosa. Cominciai a ricordare di quando mi affacciavo alla finestra della mia camera ad Arklow. Amavo osservare le onde che riflettevano la luce nelle notti di luna piena. Quella luce che mi dava un senso di tranquillità che mi cullava dolcemente nel mondo dei sogni; in un mondo in cui io non dovevo partire e James non si prendeva il lusso di tradire il mio amore. Quella stessa luce, però, quella sera tentava di dirmi qualcosa di diverso che io – molto ingenuamente – subito non capii. Ogni cosa che toccava sembrava mutare di forma e natura, dalle foglie degli alberi ai cartelli autostradali alle piccole case in lontananza; tutto sembrava diverso. La cosa più strana era che, più guardavo Londra – che si era fatta sempre più vicina – più cominciavo a vederla sotto un aspetto meno negativo. Per me poteva essere un nuovo inizio.
Così – smettendo di pensare a quello che avevo lasciato dietro di me – decisi di passare i chilometri che mi dividevano dalla mia nuova casa, cercando di dormire per recuperare le forze, aspettando di affrontare il primo giorno di scuola che si stava avvicinando ormai troppo lentamente.

Eravamo arrivati.

Alle prime luci dell’alba, la mia casa appariva come su di un cartellone pubblicitario di un’agenzia immobiliare – con tanto di casette a schiera dai mattoncini rossi, porte finestre bianche e un bellissimo albero piantato di fronte -. Avvicinandomi, la voglia di entrare non faceva altro che aumentare. Avevo desiderio di vedere la mia stanza, prenderne l’assoluto possesso e prepararmi per andare a scuola.
Come faccio il primo passo all’interno dell’abitazione, vengo rapita da uno strano profumo di legno, mescolato a fiori e mare – il mio amato mare -. Lancio una fugace occhiata alla saletta, molto carina e arredata in maniera impeccabile.
“Potrei abituarmi presto a questa casa” dissi ad alta voce ridendo. Salii le scale che – ad ogni minimo passo – diffondevano nella casa uno rumore molto buffo. Ed eccola lì. La porta bianca della mia stanza – sulla quale già sapevo cosa metterci – si trovava in fondo al corridoio. Con una lentezza quasi innaturale, mi avvicinai e l’aprii. Se devo essere sincera, non ero psicologicamente pronta a ciò che avevo davanti. Nelle mie fantasticherie, ero riuscita ad immaginarmela in tutti i modi possibili, ma la realtà li superava tutti. Sembrava fatta solamente di luce, data la grande porta finestra in legno. Le pareti bianche – con una delicata sfumatura di rosa – riflettevano quella luce e rendevano la stanza ancora più bella del dovuto. La luminosità di quella mattina metteva in risalto ogni singolo angolo della camera; ogni sfaccettatura di quello che sarebbe divenuto il mio rifugio. Già la sentivo mia; già mi sentivo in salvo.
Mio padre mi aiutò a portare nella camera gli scatoloni e le valigie. Avevo il tempo di cominciare a sistemare le mie cose. Canticchiando cominciai e poi – come un incubo – ritrovai una sua foto che pensavo di aver buttato. Una sola di esse era riuscita a trafiggere la mia giornata di felicità come una spada rovente. Una lacrima cominciò a scendere. Decisi di prepararmi, senza alcuna voglia e – senza alcun accorgimento – ricaddi in quel profondo vuoto d’amore.

Le prime due ore di scuola trascorsero lentamente e – come in uno di quei film dove tutti si muovono e tu rimani ferma – io mi ritrovai immobile in mezzo al corridoio, mentre gli studenti frenetici di Londra mi passavano accanto. Ero ferma sul suo ricordo; ferma perché non riuscivo a trovare il passo giusto per andare avanti e dimenticarmi di lui. Il vicepreside stava presentando i corsi e solo Dio sa quali regole dell’istituto. Guardavo le sue labbra muoversi, ma la mia memoria vi sovrapponeva le parole – false – di James:
Non sei la ragazza giusta per me. Tu non mi hai mai amato veramente e ha solo cercati di usarmi; di controllarmi. Tutto per non sentirti sola e farti accettare dagli altri. Sei solo una bambina, grazie al cielo stai per partire..”.
Una lacrima venne giù. Cercai di nasconderla, dato che non volevo dare spettacolo il mio primo giorno nella nuova scuola. In quel momento avevo solo bisogno del mio rifugio, del mio letto, del mio mondo per sfogarmi.

Campanella.

Quel suono acuto. Quel suono forte e penetrante. Mi scuote dai miei pensieri, svegliandomi. Mi da la forza di alzarmi dal banco per andare ad affrontare l’intervallo. Tutti parlano, si raccontano della loro estate. Ogni singola persona nel mio raggio visivo ha qualcuno con cui parlare. Ed io? Riesco a leggere nei loro occhi che nessuno stava provando quello che io cercavo di combattere. Passo dopo passo vado alla ricerca di una persona che abbia il mio stesso sguardo. In quel momento erano tutti estrani, nessun volto amico, come in una guerra. Arrivai nell’atrio, venendo sommersa dal vociare sostenuto degli studenti. In tutto quel rumore, però, il silenzio che avevo dentro era di gran lunga più frastornante. Ma ecco che dal nulla – come in una di quelle pubblicità stupide in cui la folla si apre – un fascio di luce che entra indisturbato dalla finestra colpisce il suo volto. La prima cosa che pensai fu che era la più bella creatura che io avessi visto in tutta la mia vita. Lo vidi sorridere con altri ragazzi. Il suo sorriso era sincero e solare; era il sorriso di una persona che sapeva qual’era il vero valore della felicità. Appena riesco a staccarmi da quella meraviglia, vengo attirata dai suoi occhi. Molto probabilmente avevano dichiarato guerra all’oceano ed erano l’invidia del mar dei Caraibi. Come per magia – incontrando il suo sguardo – non sentii più il peso della mia vecchia vita. Quegli occhi di un blu intenso, facevano aumentare in me la voglia di perdermi in essi, come quando – da bambina – amavo nuotare nelle acque di Dover senza alcuna meta. Non mi ero interessata molto di come fosse vestito. Molto probabilmente intravidi dei ciuffi biondi. Ma quel ragazzo era entrato in me con il suo sorriso e con i suoi occhi. Grazie a lui, avevo ritrovato la strada per uscire da quel tunnel di ricordi che sentivo non mi appartenevano più.

Era quello il passo che stavo cercando.


 

Niall’s POW

 
Finalmente a casa.
La serata col gruppo era scivolata via senza accorgermene, come sempre stare con loro era la cosa più naturale che potessi fare, specialmente attorno a un fuoco e strumenti alla mano. Quante notti d’estate passate a suonare ad inventare nuove canzoni sempre pronti a trovare la rima giusta, quella in grado di entrarti dentro e farti capire cose nuove di te. Con loro ormai mi sentivo in famiglia, dovunque mi bastavano quei 4 ragazzi e quella era casa mia. Con Harry, Louis, Zayn, e Liam è stata una di quelle amicizie nate così, per caso che poi si rivelano sempre quel qualcosa di semplicemente speciale.  Ci siamo conosciuti tutti quanti grazie a un annuncio che misi in bacheca in primo, ormai quattro anni fa. Volevo mettere su una band, mi ero stufato di suonare sempre per me stesso, volevo condividere la mia musica con tutti. È stato l’inizio di una grande avventura.Quella sera però non mi sentivo in vena di stare in compagnia, ero preso da mille pensieri e volevo tornare a casa a mettere un po’ di ordine nella mia testa,e poi domani mi sarei dovuto alzare presto per il primo giorno di scuola.
 
Tornato a casa, mi cambio, mi metto comodo e, passando dal garage, mi arrampico sul tetto, l’unico posto dove posso riuscire a dare un senso ai miei dubbi e alle mie paure e quella notte avevo davvero bisogno di schiarirmi le idee. Per quanto io mi possa ricordare era da quando ero bambino che alla vigilia di grandi avventure o di giornate importanti correvo a rifugiarmi quassù, dove mi sentivo al sicuro e libero di esprimere veramente chi sono. Molte domande mi frullavano per la testa e a molte non sapevo rispondere, ma l’unica cosa di cui ero certo era che quello sarebbe stato un anno importante –Non voglio cambiare-  urlai quasi a confermarlo più a me stesso che al mondo intero. -Io voglio solo rimanere il solito me stesso - continuo- voglio continuare a vivere di musica e fantasia!- Non riuscivo a pensare ad altro. Il mostro del college per me era  sempre stato un problema, ma non gli avevo datocosì tanta importanza come in quel periodo. Ma ora era ormai alle porte e io non sapevo cosa scegliere, cosa fare per il mio futuro. Non volevo lasciare i ragazzi; io stavo bene come stavo.
 
Sbuffo, e per un attimo chiudo gli occhi sperando che tutto potesse sparire con quel semplice gesto.
 
Li riaprii e fui colpito da quello che avevo davanti e tutto il turbine di pensieri sembrò non esserci mai stato. Vedere Londra è un’esperienza fantastica ma vederla di notte e illuminata da una luna che emanava quella luce così misteriosa, era qualcosa di veramente magico. Mi faceva smettere di pensare a tutto quello che sarebbe successo domani e mi spingeva solo a vivere momento per momento la mia vita. Ora volevo solo godermi quella notte stellata, lasciarmi stupire da quel complesso sistema di stelle che nel cielo blu oltremare disegnavano sempre più strane forme. Ed era in quel panorama stupendo, che sentii per la prima volta il bisogno di avere qualcuno accanto a me, qualcuno capace di amarmi e di capirmi sempre. Era la prima volta che mi sentivo così stranamente solo. Non avevo mai sentito la necessità di fidanzarmi e di avere nel mio cuore solamente un nome, ma la luna, quella sera, con la sua luce soprannaturale mi era entrata dentro. Volevo qualcuno con cui condividere i miei dubbi, le mie paure, le mie gioie, la mia amata musica e me stesso.
 
Richiudo gli occhi sospirando –Di male in peggio Niall! così non ci siamo proprio- sorrido. L’ultima cosa che ricordo era il mio sguardo che si perdeva nel chiarore della luna con un'unica frase nel cuore -Trovare qualcuno da amare! - Con la speranza che ci fosse in qualche parte del mondo una ragazza che quella sera guardasse quella grande massa luminosa in cerca di speranza, di un inizio e di una persona a cui donare il suo amore.
 
7:00 a.m.
 
Si ricomincia, la voce fastidiosissima di qualche speaker radiofonico tutto pimpante alle 7 di un lunedì mattina  mi butta giù dal letto. Non mi ricordo nemmeno chi sono e perche mi sto alzando, chiudo gli occhi in attesa che le informazioni tornino a me. Ora in radio ci sono i Muse, mi godo la canzone comodamente dal mio letto ripetendomi che appena finisce mi alzo. Trovo la forza per scivolare giù e ciondolando di qua e di là scendo in cucina. Mi avvicino al frigo per prendere il latte e trovo con mia somma gioia uno dei post-it di mia sorella:
-Buongiorno :) Io sono uscita presto che ho un offerta di lavoro e devo essere puntualissima…o almeno provarci ad esserlo :P Mangia e vai a scuola!!!Ricordati di vestirti!!!.
Lo rileggo un paio di volte e dico – Ma mi crede scemo o cosa??- Mia sorella, la mia dolce sorella, da quando i miei genitori non ci sono più lei si è sempre presa cura di me, come una mamma e non smetterò mai di ringraziarla e volerle un mondo di bene per questo, ma per lei sono sempre il bambino che non riusciva a dormire la notte da solo o che si scordava sempre tutto, anche di vestirsi. Ancora sconcertato per il messaggio scuoto la testa sorridendo e butto giù una colazione a base di latte con non so cosa al cioccolato. Un’occhiata veloce all’orologio vicino alla credenza e mi accorgo che sono le 7:15 tra un po’ Harry sarà qui per andare a svegliare Lou e gli altri che come al solito dormiranno ancora!!! – sorrido – salgo le scale e vado in camera a cambiarmi. Quella mattina volevo vestirmi facendo ben attenzione a ciò che mi mettevo così da provarle che sono in grado di farlo da solo. Completata l’opera urlo con un pizzico di orgoglio – ta-ta-ta-dannnn.
Non faccio in tempo a rendermi conto che mi ero vestito che sento suonare alla porta, è Harry. Lo riconosco dal fatto che si diverte sempre a comporre improbabili melodie con il mio campanello, che bello vedere che le cose non cambiano mai. Prendo al volo la borsa e soprattutto la mia agenda dove scrivo tutto quello che penso in musica e via di corsa. Apro. Mi aspetta un grandissimo sorriso da parte di uno dei ragazzi più stilosi  della scuola,vestito da perfetto "lord inglese" con nemmeno un capello fuori posto, impeccabile su tuta la linea come sempre. Sono anni ormai che penso che si alzi alle 5 per essere ogni mattina così dannatamente lui. Un po’ meno orgoglioso di come mi ero conciato quella mattina lo saluto:
 
-Buongiorno harry, come va???- Dissi vedendolo un po’ giù di tono
-Secondo te????- rispose quasi scioccato dal’ovvietà della mia domanda- Stiamo andando a scuola ed è mattina presto e tra parentesi tu ieri ci hai piantato in asso come dei deficienti,ma si può sapere che avevi????Sembravi in piena crisi mistica!!!- Rise.
Sulle prime non riuscì a trovare le parole per spiegare cosa avevo, ma lui era il mio migliore amico e mi avrebbe capito anche se glielo raccontavo in arabo:
- Ma nulla tranquillo, avevo solo bisogno di schiarirmi le idee e capire cosa voglio. Sai futuro, lavoro, college…..ragazza…- fui bloccato dalla sua reazione
-Ragazza?? Fermi tutti dio sia lodato il perfetto e casto Niall Horan parla di donne anzi ne vuole una- e senza motivo scoppio a ridere.
- Ma perche devi fare tutta sta scena???-dissi cercando di non scoppiare a ridere insieme a lui
-Perche forse in 4 anni che ci conosciamo non ti ho mai visto fidanzato o almeno cercarne una???- le sue parole mi fecero riflettere e mi resi conto di quanto avesse ragione, ma io ora sentivo il bisogno di averla e lui mi avrebbe aiutato lo leggevo nei suoi occhi. Che bello avere persone così.
-Ma semplicemente non ne avevo bisogno mentre ora si e voglio che sia quella giusta e infatti la mia letterina alla luna l’ho mandata!!ahahhahah
-EH???- rispose con una delle sue facce strane
-Lascia stare, dai siamo arrivati a casa di Lou, fai subito che gli altri ci aspettano.
 
Qualche isolato ancora e arrivammo a scuola, in quel brutto casermone di un grigio smorto con qualche albero piantato qua e la nella speranza di ravvivare un po’ la cosa. Lì, di fronte al cancello ci aspettavano Liam e Zayn. Ci guardammo in faccia e scoppiamo a ridere,  nessuno aveva voglia di entrare ma eravamo insieme e questo ci bastava. Alle prime due ore fummo bloccati dalla vicepreside che ci spiegò come funzionava l’ultimo anno, i vari corsi che potevamo scegliere e il fatidico esame finale, il tutto spiegato alla velocità di bradipo e sempre sulla stessa tonalità, una sfida rimanere svegli (ZZZZZ). Passarono lente, e come era scontato non stetti a sentire una sola parola di quello che diceva ero troppo preso dalla mia richiesta 
alla luna di ieri sera . Troppo in ansia nel pensare che ogni ragazza che avevo di fronte poteva essere quella giusta. Le passai tutte, volto per volto. Erano tutte bellissime ma si fermavano lì, non andavano oltre, non mi davano quel di più che cercavo -uffi non c’è speranza- e butto la testa tra le mie mani. Mi volto per vedere che faceva e Harry e la vedo. Sta li sulle sue, ferma, sofferente, come se portasse un peso di cui non riesce a liberarsi. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, è così dolce e i suoi occhi sono pieni di lacrime che esaltano un azzurro che mi da la sensazione di trovarmi ancora sotto quel magnifico cielo stellato, un cielo in cui sento il bisogno di perdermi. Ogni suo gesto si stampa nella mia mente, ogni sua mossa diventa per me qualcosa di unico e vederla in quelle condizioni mi fa star male. Voglio alzarmi e andare da lei, asciugarle il volto e regalargli il più bel sorriso del mondo.
 
RING!!!
 
Come una frusta la campanella sancisce la fine del mio sogno e mi riporta alla realtà. Vengo trascinato fuori dai ragazzi e la perdo di vista. Ancora imbambolato raggiungiamo l’atrio e ci mettiamo come al solito, sulle vecchie scalinate che portano in presidenza. Ad ogni intervallo, noi andavamo sempre li, era una parte importante della scuola che sentivamo nostra,lì ci eravamo conosciuti. Quel giorno però volevo solo tornare da lei, nessun luogo mi apparteneva senza di lei. Ci mettiamo a sedere  e loro iniziano a raccontarmi del loro fine di serata per tenermi aggiornato sugli sviluppi del pezzo. A un certo punto Harry dal nulla se ne esce e dice:
 
-Niall ma ti piaccio???
Io sconcertato e nell’ilarità generale dico- eh???
E lui- No perche durante le prime due ore ho temuto che ti fossi innamorato di me mi guardavi in un modo così dolce- continuò imitando gli atteggiamenti di una ragazza- mi hai fatto sentire speciale- scoppiamo a ridere tutti quanti
Io mi sentivo in imbarazzo e non riesco a guardare Harry per paura che capisse che l’avevo trovata, così giro lo sguardo ed eccola. La vedo è dall’altra parte dell’atrio, è bellissima. Si avvicina piano verso di me, ogni suo passo è un tuffo al cuore che ormai è incapace di fermarsi. Avanza così tanato che i nostri sguardi si incrociano.
 
Non so chi sia ma so che è  lei.






NDA
Buonasera a tutti :) questa è la mia prima fanfiction, spero sia di vostro gradimento:)
Questa storia nasce da una amicizia importante via tw con una persona che mi ha aiutato molto ma soprattutto sopportato.
Quindi ringrazio quel piccolo panda veronese dicendogli un sincero GRAZIE. 
Grazie anche a voi per la vostra attenzione alla prossima 
 
MIAO :)



 
   
 
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