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Autore: UberAlles    28/11/2012    3 recensioni
"Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, è così dolce e i suoi occhi sono pieni di lacrime che esaltano un azzurro che mi da la sensazione di trovarmi in mare aperto, un mare in cui sento il bisogno di perdermi. Ogni suo gesto si stampa nella mia mente, ogni sua mossa diventa per me qualcosa di unico e vederla così mi fa star male. Voglio alzarmi e andare da lei, asciugarle il volto e regalargli il più bel sorriso del mondo"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Un passo e poi...

Niall POW

 
“Tu mi stia dicendo che l’hai trovata?!”– ecco cosa mi chiese Harry mentre andavamo al laboratorio di chimica. E fu sull’eco di quelle parole che in un attimo sentii il cuore schizzarmi in gola e come del fuoco liquido scorrermi nelle vene. Dovevo rispondere, si ma come? non dovevo tradirmi, avevo troppa paura delle reazione del mio corpo a quella domanda – Si è lei!! – ecco cosa voleva urlare ogni secondo. Non vedevo via di fuga ed ero incapace di rispondere ma eccolo venire in mio aiuto – Tranquillo non serve che rispondi so che è lei!!! – Harry è il mio migliore amico e non gli sfugge mai nulla sa sempre quello che penso e quello che mi frulla in testa. Con lui non serve mai aggiungere nulla; lui sapeva e non servivano altri dettagli. L’unica cosa che ora mi mancava da capire era se aveva una vaga idea di quando fosse grande era il sentimento che si dibatteva nel mio cuore. Una cosa è certa mi avrebbe aiutato!Sempre!
 
La lezione filò liscia come sempre il professor Miller era molto in gamba e nelle sue ore trovava ogni volta il modo giusto per coinvolgerti, ma non quella volta, non poteva competere con lei. Rimanere in quella classe, fermo, bloccato e stare senza poter uscire e andarla a cercare casa per casa era un sacrificio enorme per me e  la mia mente tornava inesorabilmente su quelle scale, vi trovava riparo, rifugio da quel bisogno di lei. Rivivevo costantemente quel momento aggiungendo volta per volta nuovi particolari che rendevano nuovamente magico quel gioco di sguardi – Dio com’era bella – i suoi occhi mi ricordavano quella luna che tanto intensamente la sera prima mi aveva fissato e toccato con la sua luce. La stessa alla quale avevo chiesto aiuto. Pochi particolari erano ben delineati nella mia mente, ma sin da subito sentii che era lei. – Si ma chi era???come si chiamava??? – queste erano solo alcune delle domande che in quel momento girovagavano nella mia mente senza trovare risposte.
 
Qualcuno mi bussa sulla spalla. Mi volto e Lou mi passa un bigliettino. Speri che entri dalla finestra? Era Harry. Mi volto verso di lui che – sbattendo gli occhi come un fanciulletta – faceva il finto tonto. Ero molto indeciso in quel momento: prenderlo a pugni oppure continuare a fissarlo per far passare il tempo? Sicuramente avevo bisogno di distrarmi dal continuo pensiero di lei.
 
Dai racconta!!- esordi nemmeno due secondi dopo aver lasciato gli altri e esserci allontanati dalla folla dei ragazzi che uscivano da scuola – Che vuoi che ti dica???penso di averla trovata – e con dovizia di particolari gli racconto l’accaduto e di tanto in tanto lui si lasciava andare in lunghe risate. Finito di rendermi ridicolo con lui mi guardò e disse – queste cose per me non le hai mai provate!!che ha lei che io non ho? - Come si fa a non amarlo quando se ne esce con certe frasi che solo lui può trovare? Era in questo modo che riusciva sempre a sdrammatizzare la situazione e a rendermi più tranquillo.  Tornata la serietà mi disse – Niall non pensare troppo, buttati e gioca la tua partita. Se è lei vai, trovala e diglielo. Ma prima schiarisciti le idee e liberati dei tuoi problemi, ne hai davvero bisogno.
 
Arrivammo al mio portone e ci salutammo organizzandoci per quella sera visto che avevamo un concerto al Martin’s Pub. Non vedevo l’ora di tornare a suonare ma prima dovevo trovare un modo per mettere chiarezza dentro di me.
 

Emma POW

 
RIING
 
Finite finalmente le lezioni erano arrivate al termine e potevo tornare a casa, buttarmi sul letto e finalmente lasciarmi andare in lungo sogno e smettere così di tormentarmi pensando a lui. Lungo il tragitto dalla classe alla mia nuova casa cercai di trovarlo tra la folla di studenti che animavano le strade ma nulla di lui nessuna traccia come se fosse stato un miraggio o ancora peggio uno scherzo giocatomi dalla mia fantasia. Accetto la sconfitta e abbandono la ricerca.
 
Arrivata a casa trovo i miei genitori in cucina intenti a mandare in fiamme la casa nuova. La casa era piena di nuovi odori che mi facevano ricordare che non avevo mangiato da ieri a cena. A tavola mia madre mi fa mille domande su come fosse andato il primo giorno di scuola. Cercai di risponderle in maniera normale sforzandomi di nascondere ogni riferimento all’intervallo. Volevo che restasse una cosa mia, una cosa preziosa da proteggere e tenere al sicuro. Proprio come un tesoro. Non ero pronta per raccontarle tutto e di certo non di fronte a mio padre, non volevo sorbirmi una delle sue scenate da pater familias – tu sei la mia bambina  – e cose del genere. A fine pasto mamma si alza tutta eccitata va alla credenza e torna con uno strano volantino di un viola sgargiante. Me lo tende e mi dice che girando per la città a fare compere era passata di fronte a una palestra dove stavano cercando delle nuove persone per completare la squadra di pallavolo – Potrebbe essere un nuovo inizio per te, pensaci ti prego! – i suoi occhi erano tesi verso i miei, ci teneva che prendessi seriamente in considerazione la cosa.
 
 La pallavolo. Mi corressi. La mia amata pallavolo. Mio padre mi ripeteva sempre che ero nata per praticare quello sport che mi aveva accompagnato per molti anni. Con lei ho provato fortissime emozioni, ho lottato, sofferto e tante volte mi ha resa orgogliosa di me stessa. Era da sempre una delle mie più grandi passioni. Nel mio vecchio liceo ero considerata una delle migliori giocatrici, ma fui costretta a lasciarla. James, quel maledetto ragazzo riuscì a portarmi via tutto, anche la pallavolo, mettendomi contro la mia stessa squadra. Me ne andai e non toccai più una palla. Da allora erano passati 6 mesi ed ero fuori allenamento, ma quel volantino che mia madre aveva preso mi stava offrendo la possibilità di tornare a fare quello che meglio mi riusciva: giocare.
 
Salgo in camera, tenendo ancora stretto quel volantino in mano come se fosse una sorta di talismano. Mi butto sul letto, come mi sento avvolgere da quella massa di piume e tessuti mi lascio catturare dalla sua morbidezza e lentamente  il sonno prende il sopravvento. Mi svegliai poche ore dopo. Ero tutta intontita – Mai dormire poco quando hai bisogno di dormire tanto! – mi ripeto a voce alta imitando la voce di mia nonna mentre mi recita uno dei suoi tanti proverbi. Mi alzo di scatto in piedi, mi gira la testa e così mi vado a sedere alla scrivania. Li trovo il volantino fluo che mia aspetta. Lo rileggo mille volte cercando di ammettere una decisione che avevo già preso in cucina. Cercano 4 ragazze da inserire nella formazione, le audizioni ci saranno tra una settimana. Non ero in forma ma se mi buttavo anima e corpo negli allenamenti forse sarei potuta tornare a fare ciò che amavo e sognavo.
 
Con nuove forze prendo il mio felpone degli Spurs, la tuta della vecchia squadra, cuffie ed ero pronta per andare a corre e iniziare i miei allenamenti. Scesi le scale facendo attenzione a farmi notare da mamma e mentre uscivo di casa feci a tempo a sentire mio padre e mia madre che si rincuoravano a vicenda sul mio futuro qui. Con un sorriso astronomico iniziai a correre cercando di non lasciando a casa il ricordo di lui ignara della forza del destino e dell’inevitabilità dei suoi piani per me.
 
 

Niall POW

 
Schiarirmi le idee! Già facile a dirsi ma a farsi? Le avevo provate tutte per cercare di smettere di pensare a lei ma nulla. Suonare per la prima volta non mi era di aiuto anzi peggiorava il tutto, con la chitarra alla mano ogni nota mi spingeva su quelle dannate scale, ad esprimere quello che avevo dentro.
 
Smetto di vegetare sul letto in attesa di un miracolo e inizio a muovermi freneticamente per la camera ripetendomi che dovevo smettere di farmi film perche stasera dovevo suonare al meglio, ma io avrei comprato il biglietto per quel cinema mille e mille volte ancora.
 
AAAAAAAAARGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGG
 
Iniziai a urlare sperando che sortisse effetto che riuscisse a sortire qualche effetto ma l’unica cosa che riuscii ad ottenere fu la visita di mia sorella – ma che ti sei scemito????io starei studiando di là, sai lavoro, soldi….è???se hai energie da vendere vatti a fare una corsa e vedi che ti passa!!! – La guardo icredulo, la bacio sulla fronte ed esco di corsa così com’ero, fortunatamente ero in tuta e non come l’ultima volta ancora in pigiama.
 
Corsa e musica, come ho fatto a non pensarci prima??Sono la valvola di sfogo giusta per queste situazioni e passo dopo passo sono riuscito a trovare la pace e la lucidità che cercavo e che mi servivano – Devo farlo più spesso – dissi ad alta voce mi piaceva e mi rilassava ma soprattutto ti permette di entrare in contato con te stesso e con ciò che ti circonda.
 
Non appena realizzai di aver raggiunto quella pace dei sensi che volevo ecco che ad un incrocio con la via della casa di Harry vedo una figura femminile che correva verso di me. Primo pensiero fu che la mia mente mi stava tirando un brutto scherzo, e che voleva farmi credere che fosse lei. Si avvicinava sempre di più e con la distanza che diminuiva prendeva sempre di più i caratteri della mia ragazza misteriosa.
 
È Lei.
 

 
Emma POW

 
È lui – Urlai dentro di me.
 
Non sapevo che fare mi guardai attorno in cerca di una via di fuga. Nemmeno una strada in cui rifugiarmi in cui poter scappare via da quel bellissimo problema che stava correndo verso di me. Abbandonata la via della fuga cercai di trovare il coraggio di andargli incontro, affrontarlo e spiccicare due parole o almeno di passargli vicino senza fare scenate.
 
Era bellissimo. Correva così tranquillamente, aveva la faccia rilassata chissà a cosa stava pensando, sicuramente non mi aveva nemmeno notata. Chissà se si immaginava quello che provavo per lui, quello che sentivo dentro e che mi impediva di continuare il mio allenamento e percorrere in tranquillità quella strada.
 
È a pochi passi da me, devo prendere una decisione che faccio lo fermo?e che gli dico? Mica gli posso rivelare i miei sentimenti per lui così senza conoscerlo e in mezzo a una anonima strada della periferia di Londra. È a pochi passi da me tra un po’ ci superiamo devo prendere una decisione. Lo fermo!
 
Ci passiamo di fianco io non riesco a fare nulla sono come bloccata immobile incapace anche solamente di pensare. Ho perso la mia occasione sento i suoi passi allontanarsi, ho perso la mia opportunità. Ne avrò mai altre?
 
 

Niall POW

 
Passata. Sento ancora i suoi passi rimbombarmi nella testa. – Che scemo che sei! Niall caccia le palle, raggiungila e digli qualsiasi cosa! – Non smettevo mai di ripetermelo giunto ormai ad altezza della casa di Harry mi giro e le urlo:
 
Ehi stasera suono alle 9 al Pub Ellipsis mi farebbe piacere se tu decidessi di venire!!
 
E senza aspettare una sua risposta o vedere una sua reazione riprendo la mia corsa con un sorriso grosso come il mondo.




NDA
SALVE A TUTTI ...questo secondo capitolo è nato durante una lezione 
delluniversità su strane case in america e su strani tizi che si facevano dei grandi segoni mentali
quindi come avete sivuramente letto questa cosa ha influito fortemente sulla sua stesura
SORRY...se volete qualcosa di meglio contattate il Prof del venerdi e proponete voi lezioni ad hoc
tanto tutti i capitoli nascono durante le sue ore.

ahahahahahahah

ancora un GRAZIE grosso come il mondo alla mia guru della tendenza MARTA e se vi è piaciuta 
spammate e commentate 

P.S. siate clementi 
   
 
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