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Autore: Francy_92    20/11/2012    12 recensioni
Gaia e Andrea sono compagni di scuola ma in classi diverse. Entrambi devono iniziare il quinto. Lei linguistico, lui scientifico. Prima che finisse l'anno prima, è stato annunciato un progetto scolastico che prevede un soggiorno di tre settimane in Inghilterra. Lui, rubacuori e bello, è conosciuto da tutti; lei, riservata e con un peso sul cuore, non conosce praticamente nessuno. Sin dal viaggio di andata cominciano a litigare, fin quando... qualcosa cambierà gli eventi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Buongiorno a tutti.
Eccomi, puntuale, con in nuovo capitolo di LBIOS *_*
Questo capitolo ha un titolo!! Ebbene sì, sto cercando dei titoli anche per gli altri capitoli già pubblicati. Non l'ho fatto prima perchè sono negata nel trovarli, ma grazie alla collaborazione di una mia cara amica, ci sto riuscendo.
Uhm... che dire... Spero che il capitolo vi piaccia e che non ne restiate delusi.
Un bacio e buona lettura!

Let's blame it on September
 

Capitolo 9
"Vivimi senza pensare alle voci intorno a noi"

 

«Sei pronta per ritornare a scuola?» chiede Andrea salendo sul bus.
«Perché non dovrei?»
«Beh, per quello che è successo ieri»
«E che cos’è successo ieri?» chiedo guardandolo.
«Ci siamo messi insieme, no? Non è così per te?»
«Non vorrei illudermi e poi rimanerci male, ecco…» confesso.
«Non succederà. Non ci rimarrai male, non preoccuparti»
«Quindi anche quando torneremo in Italia sarà come adesso?»
«Si, se tu vorrai»
Annuisco e lo guardo «Sarà strano»
«Lo so» dice lui e sospira. Ho l’impressione che cominci a pentirsene.
Sull'autobus rimaniamo nuovamente in silenzio; praticamente, come da una settimana ormai. Mi prende semplicemente per mano e comincia ad accarezzarmi il palmo.
«Smettila» mormoro sorridendo.
«Perché?»
«Finiscila! Credi che non sappia cosa significa?»
«Sai troppe cose» dice ridendo.
«Meglio, no?»
«Si» dice e mi bacia, ma proprio in quel momento salgono Elena e Luigi.
«C’è qualcosa che dovete dirci?» chiede Luigi, mentre Elena mi guarda storto. Ma insomma, che vuole?! Prima mi dice tutte quelle cose e, ora che potrebbe nascere qualcosa, lei fa così?!
«No» risponde Andrea, guardo Luigi che non è per niente contento.
Cerco di allontanarmi il più possibile da Andrea e di nascondere la mano che poco fa lui accarezzava.
Ci guardiamo per un momento, poi lui comincia a parlare con i suoi amici e io inforco gli occhiali e provo a non darmi della stupida. Stupida, per essermi cacciata in questa situazione.
Quando arriviamo a scuola Andrea vorrebbe prendermi per mano, ma mi scanso e prendo il telefono dalla borsa per chiamare Serena.
«Ci vediamo dopo» mormoro sorridendogli.
«Si» risponde lui e, dopo avermi guardata a lungo, si volta e raggiunge gli altri.
Faccio velocemente il numero di Serena e spero che non sia impegnata.
«Gaia. Perché stai chiamando?!»
«Ho bisogno di parlarti. Urgentemente»
«Cos’è successo?»
«Io e Andrea stiamo insieme, cioè credo… ma ci sono i suoi amici che non sono tanto d’accordo»
«Oh merda! Senti, sono a scuola. Ti chiamo tra cinque minuti»
Cavolo!! Oggi iniziava la scuola.
«Va bene, a dopo»
Riattacco e sospiro, prima di voltarmi e dirigermi verso gli altri. Ci sarà anche Andrea lì e, molto probabilmente, anche Max; direi che la mia giornata non poteva iniziare in modo migliore.
A dire il vero, è cominciata benissimo, con Andrea accanto, ma adesso sta andando tutto male.
«Ciao Gaia»
Mi volto e, proprio come se la mia mente lo avesse chiamato, Max si materializza davanti a me.
«Ehi, ciao» rispondo guardandomi intorno.
«Non ci siamo più visti da quella sera»
«Già. Mi dispiace per quello che è successo»
«Non preoccuparti. Mi sono rassegnato ormai»
Gli sorrido e restiamo lì a fissarci come due idioti.
«Sei qui» Andrea spunta come un fungo, salvandomi anche dalla situazione imbarazzante che si è venuta a creare con Max.
«Si»
«Vieni, andiamo a prendere un caffè» dice e guarda storto Max, mentre mi prende per mano.
«Grazie per avermi salvata»
«Non c’è di che. Cosa ti ha detto?»
«Che non ci siamo più visti da quella sera e che si è rassegnato»
«Bene. Meglio così»
Sorrido per la sua gelosia e stringo di più la sua mano nella mia; al mio gesto lui sorride, ma quando incrociamo Giorgio, l’altro suo amico, lascia la mia mano; capisco che ancora non è pronto a lasciarsi andare del tutto.
Si ok… lui ha detto che vorrebbe non dire ancora nulla per evitare che gli altri facciano domande, ma sono sempre più convinta che lo abbia detto per non rovinare la sua “reputazione”. Non è una buona cosa stare con una sfigata. «Come va?» chiede Giorgio guardando in basso, verso le nostre mani.
«Bene, tu?» risponde Andrea dandogli una pacca sulla spalla.
«Meglio, se tu non mi mentissi. State insieme, vero? Ci sei riuscito»
Riuscito a fare cosa? «No, non stiamo insieme» dice e i miei occhi saettano su di lui.
Aveva detto che sarebbe stato disposto a dirlo a tutti oggi, invece mi ha presa in giro. Un’altra volta.
Giorgio sembra intuire i miei pensieri e il mio umore, per questo adesso mi guarda; anzi, mi sta scrutando, come se volesse capire cosa sto provando.
«Scusate. Devo chiamare una mia amica prima che inizino le lezioni» dico velocemente e Andrea mi guarda dispiaciuto. Mi volto ed esco dalla caffetteria nella quale eravamo entrati poco prima. Spero tanto che Serena mi chiami. Ho bisogno di parlare con qualcuno, altrimenti giuro che scoppio. Sono una bomba ad orologeria di lacrime, e purtroppo, questo non è il momento né il luogo adatto per lasciarsi andare.
Per fortuna il cellulare suona momento più opportuno così mi allontano e rispondo «Serena»
«Gaia… dimmi tutto»
«Scusa se ti ho disturbato. Non ricordavo che iniziasse oggi la scuola»
«Purtroppo si. Mi sono un po’ pentita di non essere venuta con te. Qua hanno detto di volerti aspettare»
«Davvero?»
«Si, ma non pensare a questo. Dimmi cos’è successo? Hai detto che vi siete messi insieme»
«Si, credo… ma si comporta come lo stronzo che è sempre stato. Quando siamo saliti sull’autobus non abbiamo detto nulla, come al solito, poi mentre stavamo per baciarci sono saliti i suoi amici e hanno visto tutto. Luigi ed Elena sono parecchio incazzati con lui e lei probabilmente mi odia a morte; adesso Andrea dice che non stiamo insieme»
«Magari vuole aspettare»
«Si, è quello che ha detto lui, ma mi ferisce… nonostante io sappia come la pensa, ho avuto la sensazione che lui dica così solo per non rovinarsi la reputazione. Sono e sarò sempre una povera sfigata Serena e lui, per questo, non può stare con me»
«Non starebbe con te se la pensasse in questo modo»
«E allora perché non dice semplicemente la verità?! Oppure smettiamo di fare quello che facciamo»
«Perché cosa fate?» chiede maliziosa.
«Sere…»
«Dai, raccontami»
«Ieri… uhm, siamo… si insomma, siamo quasi finiti a letto insieme» dico tutto d’un fiato.
«Che cosa?! No, un momento: tu e Andrea Ferrari?! Proprio lui?»
«Si, proprio lui. Non è successo niente comunque. Luigi, Alessia ed Elena sono arrivati giusto in tempo per interromperci»
«Che sfiga»
«Smettila!»
«Perché?! Hai quasi fatto l’amore con Andrea. È una sfiga, questa. Stanotte devi darci dentro»
«Ma la pianti?! Non farò un bel niente. Abbiamo litigato e credo che non vorrò parlargli per il resto della giornata»
«Piantala tu, Gaia! Si, Andrea è sempre stato uno stronzo con la s maiuscola, ma adesso hai la possibilità di cambiare le cose; ma devi avere pazienza, perché non è facile iniziare una relazione, soprattutto quando alcuni amici non sono d’accordo; ma proprio perché sono gli amici, non possono fare molto. Quello che devi valutare è solo il comportamento di Andrea e se lui fa qualcosa di carino prendilo in considerazione come quando prendi in considerazione le stronzate che fa. Io non lo conosco molto bene, ma da quello che mi hai detto da quando siete in casa assieme, devo dedurre che ha un lato buono e romantico»
«Ce l’ha, sul serio. È davvero gentile quando vuole, ma mi ferisce quando siamo con gli altri e cambia atteggiamento»
«E’ piuttosto normale nei ragazzi, non preoccuparti»
Sospiro e scuoto la testa «Come farò?»
«A fare cosa?»
«A non innamorarmi di lui»
«Sei innamorata?» chiede sorpresa.
«No, non credo. Spero di no, però io sono talmente scema da farlo se lui continua a mostrarmi questo lato gentile, romantico, premuroso e tanto, tanto altro»
«Allora, sii indifferente se non vuoi innamorarti, ma ricorda che l’amore è una cosa bellissima. Essere innamorati è davvero bello»
«Si, quando si è ricambiati»
«E cosa ti fa pensare che Andrea non ricambi? Non ti mostrerebbe quel lato gentile, romantico, premuroso e tanto, tanto altro» dice prendendomi in giro.
Scoppiamo a ridere e rispondo con un frettoloso “non lo so”, prima di rendermi conto che le lezioni sono quasi iniziate.
Saluto Serena e riaggancio ma, mentre corro per salire in classe, mi scontro con lui…
«Dove vai così di fretta?» chiede.
«Oh scusa… sto andando in classe»
«Puoi saltare la prima ora e mezza? Devo parlarti»
«Non possiamo fare durante la pausa? Così mi eviti anche di incontrare il tuo amico»
«E’ proprio di lui che voglio parlarti e mezz’ora non basta»
«Avrai quella dopo. Ti prego, non posso saltare questa lezione»
«Ok. Ti aspetto qui più tardi. Non scappare»
«Grazie. A dopo»
Lo saluto ed entro in classe.
Come se anche il tempo fosse curioso di sapere cos’ha Giorgio da dirmi, quell’ora e mezza di lezione passa come se fossero trascorsi pochi minuti e non novanta. Mannaggia a me e a quando ho lasciato che Andrea mi si avvicinasse così tanto.
Della lezione non ho capito molto; avrei potuto saltarla, così avrei potuto parlare con Giorgio e liberarmi prima di lui.
Raccolgo lentamente le mie cose e aspetto che tutti gli altri siano usciti prima di fare anch' io lo stesso. Chissà se è fuori ad aspettarmi.
Non faccio nemmeno in tempo ad alzarmi che Giorgio entra e mi saluta con la mano. «Pensavo fossi già uscita»
«No» rispondo.
«Possiamo parlare qui o preferisci andare fuori?»
«No, va bene qui» dico e mi siedo sul tavolo. Vorrei evitare Andrea.
«Ok» dice e si siede su una sedia non molto lontano da me. «Ti chiederai perché io voglia parlarti»
«Probabilmente sarà per dirmi che devo rinunciare ad Andrea, perché lui non può rovinarsi la reputazione stando con una come me. Puoi risparmiare il fiato; ci sono già arrivata»
«No, fermati» dice «Io non la penso come Luigi. Sono contento che Andrea si sia avvicinato a te, sul serio»
«Quindi cosa vuoi dirmi?»
«Voglio dirti che Andrea tiene sul serio a te e se non vuole ancora dire che state insieme non occorre prendersela»
«Quindi sbaglio» affermo.
«Si. Sbagli perché non ti stai fidando di lui»
«Deve guadagnarsi la mia fiducia e non sta andando proprio alla grande»
«Dagli un po’ di tempo; in fondo da quanto va avanti questa cosa? Da qualche giorno?»
«Si»
«Quindi è ancora presto. Dagli un po’ di tempo»
«Tempo… ok»
«E comunque tu non sei una sfigata Gaia! Non lo pensare»
«Come faccio a non pensarlo dopo che voi mi avete considerata così per quattro anni di fila? Non mi è mai importato di quello che dite di me, ma adesso che c’è questa cosa in ballo, sinceramente mi fa un po’ incazzare!»
«Senti… se tieni davvero ad Andrea non ti deve importare di quello che gli altri pensano di te o della vostra relazione»
«Ma se importa ad Andrea io non posso impedirglielo e purtroppo lui non potrà mai ignorare il giudizio dei suoi amici. Probabilmente Luigi vorrà uccidermi per quello che  ha visto sull’autobus ed Elena non sarà da meno»
«E che ti importa?»
«A me niente, ma non voglio che Andrea litighi con i suoi amici»
«Non litigherà con loro, non preoccuparti. Dagli solo un po’ di tempo per capire quello che prova»
«E cosa dovrebbe provare?»
«Dei sentimenti, Gaia»
«Perché, credi che Andrea sia in grado di provare dei sentimenti per me?»
«Si, è in grado di provarli»
Cerco di trattenere un sorriso per un eventuale “Andrea innamorato di me”. Mi sembra una frase quasi ridicola, e di certo non mi fa bene pensarci.
Restiamo qualche attimo in silenzio, fin quando lui non parla di nuovo «Mi è sembrato diverso oggi»
«In che senso?»
«E’ più sorridente»
Alzo un sopracciglio «Non mi pare che prima non lo fosse»
«No, ma adesso… non lo so, è difficile da spiegare. Comunque tutto questo è dovuto a te, quindi grazie. Gli fa indubbiamente bene questa relazione»
«Non c’è nessuna relazione»
«State insieme, no? Quindi c’è»
«Non lo so se stiamo insieme. Cioè, io vorrei, ma non so se lui, a questo punto, la pensa come me»
«Sono sicuro che è così»
«Chi  lo sa…» mormoro e lui mi guarda sorridente, ma esasperato.
«Sei proprio testarda»
«Così dicono…»
«Hai dato del filo da torcere ad Andrea in questi anni»
«Ah si? Ero convinta del contrario, guarda un po’»
«In che senso?»
«E’ stato lui a rendermi la vita impossibile in questi anni»
«Avete fatto del vostro meglio entrambi, credimi»
Annuisco e guardo l’orologio, rendendomi conto che stanno per finire i trenta minuti di pausa. «E’ già finita» mormoro.
«Già. Probabilmente Andrea mi starà cercando»
Si alza dalla sedia e si avvicina alla porta. «Ah, Giorgio?!» lo chiamo e lui si volta.
«Dimmi»
«Non… non dirgli che credo che tra di noi ci sia una relazione» dico imbarazzata.
Lui sorride «Non lo farò, però lui lo pensa già, quindi… beh, buona lezione»
«Grazie» rispondo sorridendo.
Mi siedo al mio posto e sorrido. Giorgio non ce l’ha con me e non pensa che io sia una sfigata! Facciamo progressi…
Quando prendo il cellulare mi accorgo delle chiamate di Andrea; entro nel menu dei messaggi e gliene scrivo uno.
Sono rimasta in classe per la pausa. Ci vediamo dopo” scrivo e invio.
Credevo non volessi parlarmi
No. Ti avrei risposto prima, ma non ho sentito le chiamate
Non preoccuparti. A dopo. Adesso devo fare il terzo grado a Giorgio
Oh cazzo!!
Trattalo bene” scrivo e sorrido, mentre cominciano ad entrare i primi ragazzi.
«Qualcuno ti manda messaggi divertenti?» chiede… Luigi.
«Notizia dell’ultima ora: non sono affari tuoi» dico guardandolo di traverso.
«Dovresti stare alla larga dal mio amico» risponde lui sedendosi di fronte a me
«E tu dovresti farti gli affaracci tuoi. Credo che Andrea sia abbastanza grande da decidere per se'»
«Credo che, nell’ultima settimana, sia diventato stupido»
«Forse è da quando sta con me che è guarito dalla stupidaggine che gli ha contagiato tu. Fatti da parte»
«Fatti da parte tu»
«Lo farò solo quando Andrea si sarà stancato di me, ma sicuramente non sarà il tuo giudizio a fermarmi, come non sarà la cotta che ha tua cugina per lui che mi impedirà di stare con Andrea. Mettetevelo. Bene. In. Testa»
«Beh, forse dovresti metterti bene in testa che Andrea non perde tempo con le ragazzine stupide e sfigate come te»
«Dovrebbe cominciare a smettere di perdere tempo con ragazzi stupidi come te»
«Sei solo una puttanella. Aveva ragione!»
Mi toglie il fiato e, decisamente, non in senso positivo. Non so cosa rispondere e forse è meglio se rimango zitta. Per fortuna arrivano gli altri, insieme al professore di quell’ora; così, finalmente, comincia la lezione e io posso evitare quel coglione che è seduto davanti a me.
 
È passata un’altra ora e mezza e, per grazia divina, adesso sto uscendo dalla classe. Dovrei andare a pranzo, ma non mi va. Sono di pessimo umore e, anche se avevo detto ad Andrea che ci saremmo visti, non mi va di ricevere ancora occhiatacce da quel cretino di Luigi.
Esco fuori e, fortunatamente, non incontro Andrea per le scale.
Spengo il telefono e mi siedo sul muretto, che sembra essere diventato il mio posto, ormai.
«Non capisco perché continui ad evitarmi» dice una voce maschile. Mi volto e Andrea è a qualche centimetro di distanza da me. Il suo profumo mi arrivo dritto al naso ed è come una pugnalata.
«Non ti sto evitando» rispondo io, mentre lui sale sul muretto e si siede vicino a me.
«Ma non sei troppo scoperta?» chiede indicando le mie gambe.
«Fa caldo» rispondo io e lui appoggia la sua giacca sulle mie gambe. Lo guardo di traverso e lui mi sorride. Mi piace quando mi sorride.
«Mi dispiace per stamattina»
«Non preoccuparti. Ho capito che Luigi mi odia. Abbiamo litigato prima che cominciasse una lezione»
«Davvero? Che vi siete detti?»
«Non mi va di parlarne, tanto sicuramente te lo dirà lui» mormoro indossando gli occhiali per riparare gli occhi dal sole.
«Ho avuto voglia di stare con te per tutta la mattinata, se questo può farti sentire meglio»
«Non aiuta» dico, ma mento. Aiuta tanto, anche se mi sento in colpa.
«No?»
Sospiro e mi tolgo gli occhiali per guardarlo «Mi aiuta tanto, ma sento come se non fosse giusto. Insomma, non voglio che litighi con il tuo migliore amico solo perché vuoi stare con me»
«Dovrà farsene una ragione. Voglio stare con te» dice e mi accarezza una guancia.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio. «E’ carino da parte tua dirlo, ma ho l’impressione che tu, alla fine di tutto, darai ascolto ai tuoi amici»
«Fidati di me, ti prego. Giorgio mi ha detto quello che vi siete detti e… come puoi pensare che non ci sia niente tra di noi?»
«Andrea, gli hai detto che non stiamo insieme. Davanti a me, gli hai detto che non c’è niente fra di noi. È normale che io pensi una cosa del genere»
Adesso è a disagio. Si passa una mano fra i capelli e guarda altrove «Mi ha preso alla sprovvista quella domanda e anche quello che hanno visto Luigi ed Elena… non lo so, ma non ero ancora pronto per dirglielo»
«Forse dobbiamo continuare ad essere quello che siamo sempre stati»
«Che cosa?! No, non voglio che ti allontani da me»
Vorrei sorridere, ma invece mi avvicino di nuovo a lui e, questa volta, sono io a baciarlo. Lui ricambia, avidamente. «Stai con me e lascia correre quello che dicono di te, di noi e poi non tutti sono contrari; e anche se lo fossero a noi cosa importa?»
«A me importa»
«Perché?» chiede disperato.
«Perché non voglio che litighi con i tuoi amici per colpa mia e poi perché, in un modo o nell’altro, ti lasci condizionare da loro; quindi se ti dicono qualcosa di negativo tu stai lì a pensarci e ripensarci, fin quando non decidi che probabilmente hanno ragione»
«Non succederà, te lo prometto»
«Non fare promesse Andrea. Non farle se non sei sicuro di mantenerle»
«Le manterrò. Bianchina, per favore, fidati» dice e mi bacia, guardandomi con lo sguardo di un cucciolo bastonato.
«Devi guadagnarti la mia fiducia»
«Lo farò» dice sorridendomi.
«Ok» rispondo ricambiano il sorriso.
«Bene, adesso puoi coprirti le gambe, per favore?» chiede continuando a baciarmi.
«No, sento caldo»
«Tu mi sfidi»
«No, mantengo la mia libertà» dico smettendo di baciarlo.
«Stai zitta e baciami» dice afferrandomi i capelli e avvicinandomi al suo viso.
Sorrido e continuo a baciarlo, mentre nel mio basso ventre esplode la passione. Oddio, vorrei che fossimo soli, al momento.
«Posso dormire con te stanotte?»
«No»
«Eh dai. Sono il tuo ragazzo e in quanto tale devo dormire con te»
«Ah, adesso saresti il mio ragazzo?»
«Si» risponde sorridendo.
«Bene, allora ci penserò» dico scendendo dal muretto.
«Dove vai?» chiede.
«A mangiare. Ho fame»
Lo sento seguirmi e qualche secondo dopo, la sua mano si intreccia alla mia, mentre entriamo in mensa.
«Tuo padre ha più chiamato?» chiede mentre apro il mio sandwich al tonno e cetrioli.
«No» rispondo subito.
«Non ti va ancora di parlarne?» chiede guardandomi serio.
«Ho paura di mancare di rispetto a mia madre, parlandone»
«Sono sicuro che non è così, ma se non vuoi parlarne non te lo chiedo più»
«Grazie» rispondo sorridendo; Andrea mi sorride e si avvicina per baciarmi la fronte. «Adesso è meglio se andiamo» dico finendo di mangiare.
«Non voglio affrontare altre tre ore di lezione» si lamenta, mentre mi alzo per buttare la confezione vuota del sandwich nella spazzatura.
«Avanti, dai» cerco di incoraggiarlo prendendolo per mano e tirandolo.
«Portami con te; le lezioni sarebbero meno brutte»
«Scordatelo. Su andiamo o mi fai fare tardi»
«Uffa» mormora, ma alla fine si alza e mi abbraccia mentre saliamo le scale. Davanti la porta della sua aula si avvicina e mi bacia «Non scappare dopo» dice e io cerco di non sorridere. Scende lungo il mio collo e lo bacia attraverso la stoffa della mia camicia.
«Smettila»
«Perché? Mi piace baciare il tuo collo»
«Devo andare» dico e lo allontano.
«Uffa. Mi lasci sempre insoddisfatto»
Lo guardo di traverso ed entro in aula.
 
Sono seduta ad un tavolo della caffetteria e, dopo l’ultima lezione, sto aspettando che Andrea scenda per tornare a casa. 
Durante l’ultima pausa abbiamo giocato a carte e, dopo avermi giudicata una schiappa, mi ha portato dentro il bagno delle donne e non mi ha lasciata più andare. Il posto non è era sicuramente il massimo, ma è stato molto bello passare il tempo con lui, in quel modo. Ho di nuovo le carte in mano e le sto ordinando, ma uno stupido di nome Andrea me le ha appena buttate per terra, mischiandole di nuovo.
«Sei un’idiota, lo sai?»
«E’ per questo che ti piaccio, no?»
«Devo ancora decidere se mi piaci o no»
«I quindici minuti nel bagno delle ragazze ti sono piaciuti però»
«Chiedimelo più tardi»
Lui alza un sopracciglio e mi guarda malizioso. «Ok, andiamo a casa»
«Ti va di fare una partita? Magari puoi vincere»
«No, grazie»
«Eh dai»
Sbuffo e mi siedo «Sei proprio un bambino a volte»
«Lo so. Me lo dice spesso mia madre, ma lei non me lo dice scherzosamente»
Mi rabbuio quasi subito. Mi è appena venuto in mente mio padre e le sue spalle mentre si richiude la porta alle spalle.
Mi guardo intorno per verificare che non ci sia nessuno vicino a noi e prendo un profondo respiro «Non… è stato un padre esemplare» dico e lo guardo. Lo sta facendo anche lui, quindi ha capito quello che sto per parlargli di mio padre. Abbassa lo sguardo e mescola le carte, mentre provo a non piangere «Ha mentito a tutti, non ha mai parlato di matrimonio con mia madre, nonostante avessero avuto me e io fossi già abbastanza grande»
«Avevi sette anni» dice Andrea passandomi tre carte.
«Si» rispondo sorridendo a malapena. «Mia madre aveva appena concluso la sua ultima tela per la mostra e non vedeva l’ora di mostrare tutto a mio padre; era così contenta, mi piaceva vederla con il sorriso sulle labbra. Io camminavo per il suo laboratorio, cercando di non fare guai e guardavo incantata i suoi dipinti: erano davvero belli. La mostra riguardava l’amore e la felicità nel sentirsi completa perché si ha accanto qualcuno che ti ama senza riserva. Quella sera mio padre è tornato dal lavoro e ha dato la sua bella notizia» dico e mi lascio sfuggire una risata amara, solo per non mettermi a piangere qui, anche se qualche lacrima scende lo stesso.
«Ehi…» Andrea cerca di avvicinarsi, ma alzo le mani e lo fermo.
«No, sto bene. Ho solo bisogno di qualche minuto. Non è… non è facile raccontare»
«Non sei costretta»
«Lo so, però ho bisogno di dirlo a qualcuno visto che la permanenza qui mi fa riaffiorare tanti ricordi che mi stanno facendo soffrire come mai primad'ora»
«Ti va se ne parliamo davanti ad una bella cioccolata calda da Costa?»
Rido e annuisco, tirando su col naso e alzandomi dal tavolo. Ci vorrebbe proprio una bella cioccolata calda.
Dopo aver messo al loro posto le carte, salutiamo i professori e usciamo fuori mano nella mano, ma lui vuole più contatto, quindi mi mette un braccio sulle spalle e mi bacia la testa.
«Non voglio vederti piangere» dice e mi stringe la mano.
«Metto gli occhiali allora»
«No, non devi piangere e basta»
«Ci provo, ma non è facile»
«Lo so, ma provaci, ok?»
Annuisco e mi fermo davanti a lui, in attesa del prossimo autobus. «Perché sei così carino con me adesso?» chiedo guardandolo.
Lui si toglie gli occhiali e fa lo stesso con me «Diciamo che… beh mi sono sbagliato in questi anni ad avercela con te. Voglio rimediare»
Sorrido e mi alzo sulle punte dei piedi per baciarlo. Lui ricambia e mi sento come se fossi la ragazza più felice del pianeta. Non c’è ancora niente di sicuro tra di noi, ma mi sento bene come mai avrei immaginato. Stare con lui non mi fa pensare a nulla; mi fa stare bene, insomma.
Quando siamo sull’autobus, non parliamo ma, questa volta, il silenzio non è carico di tensione o di imbarazzo. Stiamo bene. Mi accarezza la mano e mi bacia, di tanto in tanto, la tempia. Mi fa sentire desiderata e almeno un po’ importante.
L’ultimo che lo ha fatto è stato mio padre, undici anni fa; quindi, direi che di tempo ne è passato.
«Cioccolata al latte bianco per lei e cioccolato fondente pour moi» dice Andrea sedendosi accanto a me. Siamo arrivati da Costa, una catena di bar inglese, da circa dieci minuti e le ordinazioni sono appena arrivate. Adoro la cioccolata calda. Sa di casa, di inverno e di persona che ti ama accanto. Non c’è la persona che mi ama accanto a me, però c'è ne una che dice di tenere a me e io provo a fidarmi. Non del tutto ma ci provo.
«Tutto ok?» chiede avvolgendomi i fianchi con il suo braccio.
Appoggio la testa sulla sua spalla e annuisco «Grazie per la cioccolata» dico guardandolo.
«Figurati» risponde lui sorridendo e avvicinandomi per baciarmi. Si allontana e mi guarda «Avevi il labbro superiore sporco di cioccolata» dice bevendo dalla sua tazza.
Sorrido, un po’ imbarazzata e stavolta sono io ad avvicinarmi per baciarlo. Mi piace il sapore della sua lingua. Sa di cioccolata e di menta.
Scorgo la sua mano avvicinarsi alla mia guancia e cominciarla ad accarezzarla, mentre le nostre lingue continuano la loro danza. Per fortuna siamo ad un tavolo appartato, quindi non possono vederci.
«Vorrei portarti a casa e fare l’amore con te» sussurra e io sento il mio sangue gelarsi.
Interrompo il bacio e lo guardo. «Vuoi solo questo da me? È per questo che sei così carino con me?»
«No, lo sai. Te l’ho già detto ieri»
«Perché hai detto quella cosa?»
«Perché ti desidero, ma non come pensi. Non so come spiegartelo, ma non sarebbe soltanto una questione fisica, ecco…»
Oh… Andrea che fa una mezza dichiarazione.
«Dici sul serio?» chiedo.
«Si» risponde sicuro. Lo guardo negli occhi e riprendo a baciarlo. Lo desidero anch' io. 
«Voglio farlo» dico.
Lui sorride e mi guarda «Ne sono felice, ma non lo faremo»
Lo guardo confusa. Per un momento penso che mi abbia presa in giro e che questo è il momento in cui vengo a sapere che tutto è stata una bugia. No, non voglio che sia così. Ecco, sta già cominciando a prendermi il panico.
Mi allontano da lui e bevo un sorso della mia cioccolata, ma è ancora calda, quindi mi scotto la lingua e il palato. E dire che cinque secondi fa, la lingua mi bruciava per ben altri motivi.
«Non trarre conclusioni affrettate e, oltretutto, sbagliate»
«Allora spiegami»
«Voglio che succeda a Londra»
«A Londra?» chiedo confusa. Ho capito bene?!
«Si, a Londra. Passeremo la notte in un hotel e, secondo le informazioni che ho strappato alla professoressa, ha tre stelle. Non sarà male; sempre meglio che farlo in una camera da letto, che da sulla strada»
Sorrido e lo abbraccio.
«Ti daresti così tanta pena per me?»
«Si» risponde di nuovo sicuro. Il mio cuore, lo sento, si gonfia di gioia e… oh no. No, no, no, no. Non può essere. Non può succedere. Non adesso.
Lo abbraccio e il mio cuore ritorna a battere furiosamente.
Oh cavolo. Non posso essermi innamorata di Andrea.
Stai calma Gaia. Il battito accelerato del tuo cuore può essere dovuto all’emozione per quello che ha detto riguardo la vostra prima volta insieme
Come esco da questa situazione?!
«A cosa stai pensando?» chiede Andrea accarezzandomi la guancia.
«Uhm… a, a mio padre» mento.
«Ah già… non sei costretta a raccontarmi tutto»
«No, tranquillo» mormoro e mi rendo conto di essermi allontanata da un sentiero pieno di insidie, ma di essermi addentrata nella foresta oscura, dove non è certa la mia sopravvivenza.
Mi sistemo meglio, facendo scendere la gonna, causando anche il sorriso di Andrea, e riprendo a parlare. Purtroppo devo cominciare dalla parte meno piacevole, però devo farlo.
Veloce e indolore, si spera.
«Quella sera mio padre ha rivelato a mia madre che aveva già una famiglia, qui in Inghilterra» Sento una mano di Andrea stringermi un fianco e l’altra accarezzarmi la coscia. «Si è sposato dopo l’ultimo anno a Cambridge e ha avuto subito un bambino. Dopo aver finito la specialista ha fatto un viaggio in Italia per venire a trovare i suoi genitori; proprio durante quel viaggio ha incontrato mia madre e, per colpa di una sola volta, mia madre è rimasta incinta di me. Quando lui è ritornato in Inghilterra non sapeva nulla, ma quando sono nata, mia madre lo ha cercato e gli ha detto tutto; così lui si è inventato una scusa con sua moglie ed è tornato. È rimasto con noi sette anni, fin quando la moglie non si è stufata della situazione e gli ha chiesto di ritornare. Nessuna delle due era a conoscenza dell’altra e, quando mia madre parlava di matrimonio, lui cambiava sempre argomento. Credevo mi volesse bene; mi ha insegnato tutte quelle cose sull’Inghilterra, mi parlava più in inglese che in italiano e prometteva di portarmi a visitare Londra, un giorno. Invece, se n’è andato, lasciando mia madre da sola, senza un marito o comunque un compagno e me senza un padre. Non ho nemmeno il suo cognome»
«Porti quello di tua madre?»
«Si. Quando lei mi ha raccontato perché mio padre era andato via, perché ricordo quel giorno, avevo dieci anni circa e ho convinto mia madre a farmi cambiare cognome. Non lo volevo. Lui mi avrà anche riconosciuta come sua figlia, ma io, da quella sera in poi, non lo considero più mio padre. Lo chiamo ancora così perché è più semplice definirlo, ma non lo meriterebbe. Mia madre non meritava questo. Si meritava la verità sin da subito. Mi chiedo perché l’abbia presa in giro: non per un paio di mesi, nemmeno per uno o due anni, ma per ben sette. È stato sette anni con lei e con me, sua figlia. La sua unica figlia femmina e non gli è mai venuto il senso di colpa?! Evidentemente non ce l’ha avuto quando ha varcato la soglia di casa con la sua ventiquattro ore, la valigia e una valanga di ricordi e dolore. Mia madre da quel giorno non ha più avuto un compagno e io non sono più riuscita a fidarmi di un uomo o di un ragazzo» Lo guardo e lui fa lo stesso accarezzandomi la guancia.
«Quello che ti ha fatto tuo padre è terribile, soprattutto per tua madre, ma anche per te che eri così piccolina e…oddio mi dispiace tantissimo per quello che ti ho detto il giorno del tuo compleanno. Mi dispiace davvero tanto»
«Non scusarti. Non potevi saperlo» dico percorrendo il bordo della tazza con l’indice.
«Da quella volta non hai più avuto sue notizie?»
«No» rispondo velocemente.
Restiamo in silenzio, fin quando il cellulare di Andrea non si mette a squillare. «Scusa» borbotta e risponde, mentre io finisco la mia cioccolata.
«Ciao Luigi» dice e mi guarda, mentre spalanco gli occhi. Lui lo vede e sorride. «No, sono con Gaia»
Stavolta è lui ad alzare gli occhi al cielo. «No non vogliamo venire» dice e ascolta quello che gli dice l'amico «Perché non voglio parlarti, anzi, adesso chiudo la conversazione» dice e chiude.
«Che fai?» gli chiedo.
«E’ diventato insopportabile. Ti odia»
«Lo so»
«Proverò a fargli cambiare opinione»
«Non mi importa della sua opinione; mi importa che… che lui non la faccia cambiare a te»
«Non succederà, non preoccuparti»
Sorrido e mi avvicino al suo collo per baciarlo. «Ti stava invitando da qualche parte, vero?»
Non risponde subito, ma comincia ad accarezzarmi la schiena e il fianco sinistro. «Si» dice infine, dopo un sospiro.
«Perché gli hai detto che non vogliamo andarci. Tu ci vuoi andare?»
«Solo se vuoi tu» dice.
«Dove ti avrebbe invitato?»
«Il figlio più grande della famiglia che lo ospita da una festa e ha invitato gli amici di Luigi»
«Sembra divertente» dico.
«Sembra proprio di si. È una festa in piscina»
«Con questo freddo?!» esclamo.
Lui mi guarda e alza un sopracciglio «Questo freddo non ti ha impedito di metterti solo questo pezzo di stoffa»
«A-ah divertente. Oggi c’era caldo. Adesso che è quasi buio la temperatura si è abbassata»
«Certo, come no…» mi prende in giro lui.
«Va bene. Senti, andiamo a casa, ceniamo con Michelle, Paul e i bambini e poi chiami Luigi e gli dici che andrai alla festa»
«Andrò?! Guarda che vieni pure tu. Lo hai portato il costume, no?»
«Si, dovrei avere qualcosa in valigia»
«Bene, allora andiamo» esclama alzandosi e trascinandomi fuori dal locale.

 

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Eccoci giunti alla fine :)
Allora, che ve ne pare?!
Avete letto cosa è successo a Gaia con suo padre?! So che non eravate curiosi di saperlo, perchè me ne sono accorta dalle scorse recensioni, però è qualcosa che turba molto Gaia e riuscirne a parlarne con Andrea dopo quello che è successo è un passo veramente importante per lei. Spero di aver soddisfatto la curiosità di qualcuno che, silenziosamente, legge il capitolo.
Per quanto riguarda la festa siete curiosi? Sarà una scena forte! ;)
Detto questo, voglio ringraziare tutte/tutti voi che mi seguite.
So che non sono bravissima come altre scrittrici qui su EFP, ma grazie al vostro supporto e anche ai vostri consigli sto cercando di migliorare. :)
Vi auguro una buona giornata :*
A martedì prossimo <3
Francy
   
 
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