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Autore: _pencil    07/06/2007    10 recensioni
"Mi ha lasciata. Sentivo che fra me e lui non sarebbe durata a lungo, ma come tutte le cose, l'ho vissuta senza pensarci troppo. Perchè non ha senso vivere qualcosa con il pensiero fisso che prima o poi finirà.(...)" Bisogna ricominciare daccapo, ma a volte il destino lo impedisce.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mille volte grazie a :  potterina88,   karmygranger,   funnynurse,   Lyra,  EDVIGE86,  Sunnyna

Le vostre recensioni mi lusingano, e mi spingono sempre a migliorarmi. Ancora grazie, ed ecco il quarto capitolo...

 

Capitolo 4 – Dai Dursley

 

Una settimana dopo, Harry si svegliò stropicciandosi gli occhi. Afferrò gli occhiali sul comodino e dopo averli inforcati, iniziò a mettere a fuoco quello che lo circondava. Era nella sua stanza in penombra , a Privet Drive numero 4; al suo fianco dormivano beatamente Ron e Hermione. Eh già, c’erano anche loro. Sorridendo ricordò le loro parole quando lui a malincuore aveva annunciato che sarebbe dovuto tornare alla casa degli zii, per l’ultima volta, prima del suo diciassettesimo compleanno:

- Pensi davvero che ti lasceremo andare da solo Harry? - aveva chiesto severamente Hermione

- Scusa? – il ragazzo non aveva afferrato la domanda. Ron aveva sbuffato:

- Harry diamine ma veniamo anche noi!-

Lui si era limitato a sorridere: - Ragazzi voi siete davvero fantastici, ma io non penso che... -

- Poche storie Harry!O ci porti con te, o non ti lasceremo partire – erano stati categorici.

E così eccoli là. Harry si trattenne dal ridere, ripensando alla faccia che avevano fatto i suoi zii quando lo avevano visto presentarsi alla porta di casa con loro. Però non avevano fatto troppe storie, forse perché troppo spaventati per replicare. Hermione con un incantesimo aveva allargato notevolmente la loro stanza, che adesso aveva le dimensioni di un ampio salone; aveva fatto apparire dal nulla due comodi letti per sé e per Ron, ma soprattutto aveva stregato il piccolo armadio in modo da rendere illimitato lo spazio all’interno di esso, per i loro vestiti e i loro oggetti.

Harry ora osservava i suoi amici, sentendosi stranamente bene nel guardarli: Ron dormiva scomposto a pancia in su, a bocca aperta, in canottiera e boxer, il respiro lento e rumoroso; Hermione dormiva raggomitolata su un fianco, i capelli sciolti sul guanciale, con indosso una vecchia t-shirt di Harry che le arrivava fino a metà coscia, scoprendole la pelle chiara delle gambe nude. Harry non potè fare a meno di pensare a quanto la loro amica fosse diventata bella crescendo. E si chiese se Ron prima o poi sarebbe riuscito a mettere da parte l’orgoglio per dichiararsi. Poi, inevitabilmente, gli riaffiorò alla mente il ricordo del volto triste di Ginny, il giorno della loro partenza. Gli occhi azzurri della ragazza sembravano due specchi frantumati in mille pezzi quando lui, posato il baule a terra, la aveva salutata e poi abbracciata, ma solo per un attimo, sapendo che quell’abbraccio altrimenti sarebbe potuto durare troppo a lungo perché lui potesse sostenerlo.

Lei gli aveva sussurrato un : - Buon viaggio – con voce rotta. Poi aveva abbozzato un sorriso un po’ umido, ed era corsa in casa. Anche lei era troppo orgogliosa per ammettere tutto quello che aveva bisogno di dirgli.

Lentamente un mugugno di Ron lo distolse dai suoi pensieri; l’amico si era svegliato, e ora si stava stiracchiando con un immenso sbadiglio. Harry sussurrò:

-‘Giorno Ron –  poi indicò Hermione, facendogli cenno di non disturbarla. Ron si voltò, e per un attimo la contemplò, ammirato. Porca miseria. Sarebbe rimasto così in eterno. Poi, come in un impeto di gelosia, si alzò e le coprì le gambe con il lenzuolo. I due amici rimasero per un po’ a vegliare sul sonno della ragazza. Harry si voltò verso Ron:

- Pensi che ti deciderai, prima o poi?-

- A fare cosa?-

Harry sospirò : - A dirglielo -

- Dire cosa a chi?-

- Dirle che sei innamorato di lei. O forse aspetti che lei si accontenti di Viktor Krum? – chiese con un ghigno

Ron iniziò a boccheggiare: - Co..cosa? No, no, io...cioè...Krum? No, certo che no...solo che, ecco...-

- Ron ma di cosa hai paura?-

- Paura? Io? Non ho paura...io sto solo, ehm...aspettando l’occasione giusta – Harry lo guardò scettico. Quello sbottò : - Oh senti chi mi parla di orgoglio!Tu che hai mollato mia sorella per i tuoi nobili motivi, e intanto pensi a lei giorno e notte come un’anima in pena!-

Harry non ebbe il tempo di ribattere, perché Hermione si stava svegliando, con un mugolio. Poco dopo i tre ragazzi vestiti scesero in cucina per fare colazione. Vi trovarono solo zia Petunia, che li accolse irrigidendo la mascella, e mettendo sul tavolo, con un certo malgarbo, tre tazze di caffellatte freddo, che i tre amici bevvero frettolosamente. Hermione si offrì di sciacquare le tazze nel lavello, ma quella la fulminò con uno sguardo fra lo spaventato e il disgustato, cosicchè la ragazza preferì farsi da parte, e salire in camera con Ron e Harry.

Le loro giornate passarono nella pacchia più totale, fra grandi scorpacciate e lunghe passeggiate per Londra, e i ragazzi si goderono due settimane di assoluta libertà, in quanto i Dursley avevano troppo timore per impedire loro di fare alcunchè. Harry e Hermione, in uno di quei caldi pomeriggi, beccarono Ron seduto in cucina vicino al tostapane, che scribacchiava su un foglio di pergamena. Notando le loro facce incredule, il ragazzo si giustificò:

- Ehm...è per papà, è sempre stato curioso di scoprire come funzionano questi...tastacane... –

- Tostapane, Ron - Hermione ridacchiò, per poi andarsi a sedere al suo fianco, spiegandogli il meccanismo dell’elettrodomestico. Harry sorridente rimase ad osservarli, come si può osservare qualcuno dalla serratura di una porta, piano, silenziosamente, senza disturbare. Sentendosi spettatore di qualcosa che forse era amore, forse solo un profondo affetto, ma in ogni caso qualcosa che con il tempo sarebbe diventato più chiaro sia a lui che a loro.

Presto passò una settimana, poi due, finchè arrivò finalmente l’ultimo giorno della loro permanenza dai Dursley: il compleanno di Harry. Il ragazzo si svegliò quella mattina, trovando Ron e Hermione già svegli, ed alcuni regali ai piedi del suo letto. Hermione, vedendolo, squittì:

- Auguri Harry!Ron!si è svegliato!-

Ron emerse dall’armadio : - Uh..auguri Harry!Ben svegliato –

- Grazie...- Harry cominciò a scartare i pacchetti.

- Allora amico, com’è essere maggiorenne? – Harry rimase un attimo interdetto, prima di realizzare l’informazione. Cazzo. E’ vero. Maggiorenne. Sorrise :

- Beh, non cambia molto – . Poi incuriosito, afferrò la bacchetta, e iniziò a fare incantesimi stupidi nella stanza, come cambiare il colore alle tende o fare evanescere un paio di vecchi calzini di Ron, che lo guardò sbuffando : - Molto divertente!-

Harry iniziò a ridere, dapprima piano, poi sempre più forte, fino a rotolarsi per terra con le lacrime agli occhi. Si sentiva felice come non gli capitava da troppo tempo. Era maggiorenne. Era libero di non tornare mai più in quella casa, libero di fare incantesimi, libero di smaterializzarsi, libero di fare ciò che voleva.

Gli amici lo guardarono increduli, fino a quando lui non tornò in sé, e li aiutò a preparare i bagagli. Poi propose : - Oggi facciamo qualcosa per festeggiare!-

Ron e Hermione lo guardarono, un po’ spaventati da quell’entusiasmo improvviso. Si scambiarono un’occhiata. – Ok...-

Harry li trascinò fuori dalla stanza, deciso a passare una delle giornate più divertenti della sua vita.

 

- continua -

  
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