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Autore: shesfelix    20/11/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima ff in assoluto, quindi spero siate comprensivi se non è il massimo. Ce la metterò sempre tutta per migliorare e rendere più comprensibili possibile gli avvenimenti e gli stati d'animo.
Il titolo è una frase latina che significa "se tu sarai felice, lo sarò anch'io". Se volete contattarmi su twitter, sono @shesfelix. Vi sarei anche grata se recensiste per farmi sapere come vi sembra. Grazie in anticipo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry

«Signorina, dobbiamo tornare a casa» fece notare James a Elisabeth.
Liz sospirò leggermente, senza lasciar trasparire alcun cenno di nervosismo. «Arriviamo, James…!» rispose, e salutò rammaricata la nuova amica.
«Ha fatto piacere anche a me, conoscerti. A domani, Elisabeth!»
Harry rimase a fissare le fossette createsi sulle guance di Evanna. Era davvero adorabile e si era dimostrata molto gentile nei suoi confronti, diversamente da altre persone.
«Harry…?»
Si distolse dai suoi pensieri. «Sì…?»
«Credo che… Elisabeth ti stia aspettando» sorrise timida.
Harry constatò che aveva ragione. «Oh, sì, già, giusto…! Sai, torno con lei a casa. Allora… vado! A domani, Evy!» la salutò impacciato, dirigendosi verso la limousine. Vi entrò, rischiando di sbattere la testa sul tettuccio, guardò per l’ultima volta Evanna, le sorrise e richiuse lo sportello. Chiuse gli occhi sospirando. Aveva fatto la figura del perfetto imbecille. «Cazzo!» sferrò un pugno contro il vetro, scusandosi poi con Elisabeth.
«Ti va di raccontarmi?» gli chiese calma quando erano nei pressi di Buckingham Palace, dopo uno snervante silenzio.
«Sono un disastro, Liz… Per quanto tempo sono rimasto lì davanti a lei? Eh? E con che espressione, poi…! “Sai, torno con lei a casa“, ma che avevo per la mente?! E poi… l’ho chiamata “Evy”» disse sconcertato «”Evy”, capisci?! La conosco da nemmeno un giorno e come la chiamo? “Evy”! Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Che idiota!» gesticolò animatamente.
Quando era nervoso, cominciava a sparare a raffica cose incoerenti e completamente sbagliate al momento sbagliato. Avrebbe voluto essere risucchiato dalle viscere della Terra immediatamente e sparire dalla memoria di ogni essere vivente che avesse avuto la sfortuna di incontrarlo.
«Harry… prima di tutto, mantieni la calma. Autocommiserandoti, non risolverai nulla. Può capitare di distrarsi, no? E poi, che ne puoi sapere? Magari puoi averle fatto una buona impressione e le stai anche simpatico!»
Ma parlare con Harry in uno dei suoi tanti momenti di disperazione era quasi impossibile; era come parlare al muro. Anzi, il muro si poteva anche riuscire a convincere…!
«Potrebbe anche d’arsi, ma resta il fatto che ho fatto una figura di…» riprese scendendo dall’auto.
«Sei un umano, Harry… E lei non mi sembra il tipo che bada a dettagli così insignificanti. Vedrai che se ne sarà già dimenticata!»
«Voglio crederci»
 
Charlie

«Microbo, è da non so quanto che mi stai seguendo. Si può sapere cosa vuoi?» sbottò Niall sbraitando, provocando lo sdegno dei passanti.
Charlie indietreggiò intimorita e cominciò a tremare, così tanto che persino le lentiggini sul suo viso parevano muoversi. Aveva ovviamente calcolato una possibile reazione di quel genere, ma Niall l’aveva presa alla sprovvista.
Quella mattina, si era svegliata con l’intento di tener fede al suo proposito: scoprire chi davvero si nascondeva dietro l’apparentemente impenetrabile sguardo di ghiaccio di Niall James Horan, che poi se lo si guardava attentamente, tanto arido non era. Charlie lo aveva intuito, lo sapeva: Niall magari era solo un’anima tormentata. Così, a scuola lo aveva osservato nei minimi particolari, annotando tutto mentalmente, e aveva pensato a un piano per sapere di più su di lui e le sue abitudini, tutto all’insaputa di Rebecca e Harry, che sicuramente le avrebbero impedito di “ficcare il naso” in affari che non la riguardavano, soprattutto se questi affari coinvolgevano il temuto Niall Horan. Ma Charlie era così: timida quanto testarda e desiderosa di andare fino in fondo ai dilemmi più intricati, un po’ come quegli ispettori di polizia di cui amava tanto leggere. Quando erano terminate le lezioni, aveva salutato Harry, Rebecca, Elisabeth ed Evanna, aveva atteso il passaggio di Niall e infine lo aveva pedinato. Avevano attraversato Pimlico, Westminster, St. James’s e ora si stavano dirigendo verso Soho. Quel quartiere le aveva fatto sempre venire i brividi; i suoi nonni le avevano espressamente proibito di aggirarsi da quelle parti dopo le 17, e lei aveva accolto con molto piacere la loro indicazione. Almeno sino a quel giorno.
E adesso eccoli lì faccia a faccia. Il viso di Niall stava perdendo quel colorito paonazzo, e i suoi occhi la stavano fissando in un modo indefinibile. Charlie prese coraggio, deglutendo e trovando la forza di staccarsi da loro.
«N-niente… Sto solo tornando a casa…»
«Ah sì? Una pulce di buona famiglia come te abiterebbe nel malfamato quartiere di Soho? Wow, sei sempre più una rivelazione, Atkinson!»
Charlie non sapeva che rispondere. Niall aveva fatto una più che giusta osservazione: lei abitava a St. James’s con i nonni. «Beh, sì… sto per tornare a casa. In effetti, sto facendo una ricerca… un reportage su Soho!» disse illuminandosi.
«Un reportage, dici, eh…? E su cosa, sentiamo» chiese riprendendo a camminare.
Charlie si sentì più sicura e sorrise impercettibilmente: aveva, anche se minimamente, conquistato la sua fiducia. S’incamminò, cercando di stare al suo passo. «Sull’ambiente, sulla gente che ci vive, sulla vita notturna… Sì, insomma, un po’ di tutto. Ero venuta a fare un “giro di perlustrazione”»
«Ne parli come se fosse una zona di guerra» disse scuotendo la testa amareggiato.
«Sì, insomma, sai, non so come spiegarlo!» gesticolò animatamente sforzandosi di non farsi distrarre dalle sue iridi «Mi piacerebbe conoscere di più, ecco» Ad un tratto Niall si bloccò davanti a un portoncino blu. Charlie si arrestò bruscamente, guardandolo cercare le chiavi in una tasca. «Oh, allora è qui che abiti…» osservò.
«A quanto pare sì! E se ho capito a cosa stai pensando, la mia risposta è “no”: non ti aiuterò con quello stupido reportage, d’accordo?»
«Ma Niall, ascoltami…»
«Ho detto di no» scandì lui «E ora lasciami in pace, microbo. Ti consiglio di tornare a casetta se non vuoi che qualche cattivone ti faccia la bua!» disse bruscamente, quando era già ormai nell’edificio.
«Ma Niall…»
«Addio» troncò secco lui, chiudendole in faccia il portone.
 
Niall

Si appoggiò sospirando al portone. Quella Atkinson non gli lasciava mai nemmeno un po’ di pace, era come una fastidiosa zanzara nell’orecchio. Ora sapeva anche dove abitava. Niall sperò con tutto se stesso che non tornasse a “trovarlo”. Già gli aveva rovinato il ritorno a casa, uno dei pochi momenti in cui non si sentiva oppresso, in cui sfuggiva alla realtà dove era costretto a vivere.
Salì le scale scricchiolanti fino al secondo piano, tra le lamentele della vedova Smith e i latrati del suo bavoso bulldog, i quali comparivano sul pianerottolo superiore per rimproverare sempre e solo lui di fare troppo rumore. Cercò di ignorarli, entrando nell’appartamento e richiudendo la porta dietro di sé. Il forte odore di alcol lo stordì all’istante. Forse non si sarebbe mai abituato a quella puzza stagnante, e nemmeno al russare fragoroso di suo padre proveniente dal soggiorno. Ormai Niall aveva perso il conto di quante volte lo aveva scoperto steso scompostamente sul divano, col braccio penzolante e una bottiglia di whiskey, brandy, o semplice vino adagiata sul pavimento. Era la stessa scena che si ripeteva ogni giorno. Lui ringraziava non si sa che santo in Paradiso: preferiva di gran lunga vederlo in quello stato che trovarlo sveglio.
«Mamma, sono tornato!» annunciò poggiando la cartella sul pavimento e dirigendosi in cucina. “Tanto non si sveglia neanche se demoliscono la casa”, pensò passandogli davanti.
 




 
Ciao a tutti, ecco qui per voi un altro capitolo che spero sia di vostro gradimento. “Spero”, perché a dir la verità non ho vostre notizie, e mi è davvero difficile continuare a scrivere, soprattutto perché non so se sto procedendo nel modo giusto. Quindi mi farebbe molto piacere una recensione o un commento veloce menzionandomi come @shesfelix su twitter.
In ogni caso, vi ringrazio per leggere questa ff, è molto importante per me.
Per adesso credo sia tutto. A presto, Fel.
  
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