Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: roma_fics    21/11/2012    0 recensioni
Certe volte la magia non basta.
"La magia sta sparendo, Potter. Diventeremo tutti dei fottutissimi Maghinò e i figli dei nostri figli saranno Babbani."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4. Tasting Magic - Thirty Years Later (Assaporare la Magia - Trent'Anni Dopo)

"Bella giornata, vero Dr. Pottah?"

"Splendida."

"Ha preso qualche muffin da Sally?"

"Certamente. Alla zucca con nocciole."

"Quelli sono i preferiti di Tilly. Buona giornata."

"Anche a lei, Russ."

Harry aveva visto le foglie dell'acero tingersi di rosso e arancione negli ultimi trenta anni; non gli erano mai sembrate così belle come adesso, in contrasto con il profondo blu del cielo autunnale.  Le betulle con i loro tronchi di un bianco cangiante e le piccole foglie dorate gli tolsero il respiro. Le due buste della spesa stavano diventando pesanti mentre raggiungeva l'angolo della strada. I muffin appena fatti lo riempirono di anticipazione e allungò il passo.

Le case erano decorate con i simboli della stagione. Lui preferiva le decorazioni con il granturco e le zucche, invece di quelle con tombe e fantasmi di stoffa appesi agli alberi. L'insieme, tuttavia, lo fece sorridere. Una villetta grigia di legno spiccava fra tutte. Il prato era stato rastrellato e i cespugli di rose erano stati potati dai proprietari, che avevano dato la casa in affitto per la stagione delle foglie. Harry pensò di fermarsi a dare il benvenuto al visitatore; aveva sentito che veniva dalla Scozia, ma era stanco e il freddo autunnale gli era entrato nelle ossa. Lanciò un ultimo sguardo all'abitazione e si diresse a casa.

Fece un salto. Era stato solo un bagliore, ma con la coda dell'occhio aveva visto qualcosa che lo sorprese. Il suo battito accelerò. Una luce arancione stava lampeggiando in maniera errante. Posò le buste sul pavimento e corse dietro la scia della luce arancione che lo guidò attraverso i grandi alberi d'acero, alcuni con rubinetti impalati nel loro tronco per avere accesso allo sciroppo sacro. Era una piccola fatina; lei rallentò e finalmente si fermò davanti alla porta della grande casa grigia. Harry si immobilizzò e si nascose dietro un albero quando la porta si aprì. La fatina lottò per alzarsi dallo zerbino e volò nella casa. "Va tutto bene, piccola, ti guarirò in un batter d'occhio" sentì un uomo dire mentre la porta si chiudeva.

L'esterno della casa sembrava normale - tutto eccetto il piccolo mucchio di foglie che bruciavano, il che era contro la legge, tra i due alberi ai lati della casa. Il fumo era verde. Strizzò gli occhi e vide comparire un calderone sopra di esse. "Un mago" mormorò Harry esaltato. Il suo cuore accelerò, era la prima magia che vedeva da decenni.

Harry scappò via, non volendo essere visto da chiunque abitasse nella casa; almeno non ancora. Il pensiero che un mago potesse essere stato mandato in una città rurale del New Hampshire per localizzarlo lo preoccupava.

Riprese le buste della spesa e si fermò in fondo alla strada. La sua villetta rossa gli diede il benvenuto, il suo camino proteso verso il cielo.

"Ehi, Griff, calmati." Un largo Maine Coon si strusciò sulle sue gambe. Harry appoggiò la spesa sul bancone e il gatto subito saltò per ispezionare il cibo. Harry lo prese in braccio e lo posò sul pavimento. Distrattamente, mise a posto gli oggetti e mangiò un muffin senza fermarsi a goderne il sapore. La sua mente era rimasta alla villetta grigia, la fata d'autunno, e la voce del mago. Harry si bloccò mentre ripensava alle parole e al tono della voce. "No, non può essere" disse Harry, accarezzando il gatto che era saltato di nuovo sul bancone. L'accento era decisamente Inglese, ma la voce era troppo gentile e non abbastanza nasale, ma- ma erano passati quasi trenta anni dall'ultima volta che aveva sentito quella voce.

Sedendosi sul vecchio divano accanto al fuoco della stufa a legna, Harry sorseggiò del sidro caldo, corretto con brandy all'albicocca, e rimuginò sulla scena. Il gatto si sistemò sul grembo di Harry e fece le fusa, gustandosi le coccole. Le palpebre di Harry si fecero pesanti, e lui cercò inutilmente di sollevarle. Sospirando, poggiò il bicchiere sul tavolino davanti al divano, si stese e si coprì con una coperta. Rabbrividì, nonostante la casa fosse ben riscaldata. Griff si appallottolò accanto a lui.

I sogni durante gli anni erano rimasti gli stessi; non erano bei sogni, erano incubi. Incubi nei quali Harry rimaneva impotente a guardare la fine del suo mondo. Draco che gli diceva addio con occhi turbati, voltandosi poi verso Hogwarts con le parole Mi dispiace sulle labbra. Il castello disintegrato in una pila di macerie; l'istinto di scappare dal luogo che lo aveva afferrato, lui che correva. Strizzava gli occhi e poi cercava di aprirli, sperando di potersi svegliare, ma l'incubo continuava.  Correva per le strade di Londra, vedendo mani protese verso di lui, implorando aiuto, lui cercava di scappare quando le sirene suonavano e la polizia radunava la gente e la portava via. Era sicuro che sarebbero stati tutti trovati colpevoli; nessuno avrebbe creduto alle loro storie.

Harry poi si svegliava e ricordava a se stesso che le cose poi andarono meglio. Hermione, Dean e molti altri avevano trascorso gli ultimi dieci anni aiutando gli altri ad avere successo. Le comunità riservate a loro si erano unite con le grandi comunità Babbane dopo una decina d'anni. Il cambiamento aveva fatto male, ma l'istinti di sopravvivenza era forte. Aveva visto personalmente come la razza umana poteva adattarsi ad estreme condizioni di cambiamento ambientale.

Il riposo di quel pomeriggio, però, portò con sé qualcosa di diverso. Era a casa, seduto alla tavola della cucina. I suoni della magia era attorno a lui mentre cucchiai mischiavano impasti in ciotole, e pentole e padelle venivano pulite da spugne sotto il getto dell'acqua; piatti volavano dagli armadi e si posavano sul tavolo, in perfetto ordine. Lui sorseggiava un tè riscaldato magicamente e respirava profondamente. Sì, la magia aveva un odore; odorava e sapeva di violette. Un familiare felino irruppe nella stanza, inseguendo un'allegra fata arancione. Harry rise. Si voltò quando senti qualcuno bussare alla porta della cucina. "Entra pure" urlò. La porta si aprì.

"Potter, stai bene?"

"Sto bene" mormorò Harry e si accoccolò nelle coperte calde.

Lo straniero rise, e il gatto ringhiò in avvertimento quando l'intruso lo spostò e lo posò per terra sul tappeto. Da qualche parte nel suo inconscio, Harry percepì uno spazio vuoto accanto a lui, ma poi fu riempito nuovamente.

"Harry, tu non stai bene." Harry borbottò quando il dorso di una mano gli toccò la fronte. "Sei malato, Potter, la magia ti ha fatto venire la febbre."

Harry cercò di aprire gli occhi; sembravano essere bloccati come nei suoi incubi. "Mh, Draco? Sei un'allucinazione?"

"No, ma sono sicuro che presto ne vedrai alcune." Un cuscino fu posto sotto la testa di Harry. "Bevi un sorso alla volta" lo istruì Draco quando un fiala aperta gli toccò la bocca.

"Sei gocce di essenza del terrore, cinque gocce di salsa sinistra." (1) bisbigliò Harry per poi ridere come un matto.

"Sei pazzo?" chiese Draco.

Harry finalmente sentì che poteva aprire gli occhi. Per un momento fu terrorizzato dal pensiero che se lo avesse fatto, si sarebbe svegliato da un sogno e Draco non sarebbe stato lì. Non poteva sopportare di nuovo un dolore del genere. Ma poi la sua frangia fu spostata e un paio di labbra asciutte sfiorarono la sua fronte.

"No, ho solo guardato troppa TV" rispose Harry e afferrò il polso di Draco mentre apriva gli occhi. "Draco" mimò con le labbra, "Come?"

"Sh, parleremo dopo. Adesso riposati."

"Resti?" chiese Harry. Fissò gli occhi grigi che stavano esplorando il suo volto e le sue mani. Finalmente, quegli occhi si puntarono nei suoi. Harry abbozzò un sorriso quando notò che non era l'unico ad essere invecchiato.

"Non vado da nessuna parte, Potter."

Harry sospirò felicemente quando la sensazione di una pozione magica lo avvolse.

Draco gli rimboccò le coperte e si alzò dal divano. Con occhi annebbiati, Harry lo guardò esaminare le foto sul camino. Raccontavano la storia di una coppia innamorata. Harry non aveva bisogno di guardarle; i ricordi di Scott erano radicati nella sua mente. Avevano viaggiato il mondo, lottando per la stessa causa. Draco si girò lentamente e lanciò un'occhiata alle foto appese al muro che continuavano la storia dei luoghi che Harry e il suo compagno avevano visitato. Voleva dire qualcosa, ma Draco parlò per primo.

"Posso vedere il resto della casa?"

Harry annuì e cercò di sedersi.

"Non ce n'è bisogno Harry, non ruberò niente."

"Non che ci sia molto da rubare."

Draco entrò nella sala musica senza preamboli. Il pianoforte di Scott era lì, non suonato per troppo tempo. Harry lo seguì, e trovò Draco davanti al lavello, guardando fuori dalla finestra della cucina. La vista della sua proprietà era la preferita di Harry. Aveva recentemente buttato paglia nel giardino. La serra aveva appena cominciato a far crescere le verdure invernali e nel frutteto erano rimasti solo alcuni frutti per il cervo. Dietro il cortile coltivato c'erano gli alberi dipinti d'autunno e dopo di essi, un mulino stava girando.

Harry si appoggiò al telaio della porta in silenzio. La sua cucina rustica gli ricordava la Tana. Il largo tavolo di legno era stato riempito di ospiti durante gli anni per celebrare i loro successi. Un cervo attirò la sua attenzione. Harry poteva vederlo con la coda dell'occhio mentre si allungava per cercare di prendere le pere che erano appese all'albero.

"Il calice di fuoco fu spostato nella Sala Grande dopo il primo anno," disse Draco senza girarsi. "Avevo il compito di controllare se ci fossero stati nuovi nomi e poi, qualche volta, Kingsley mi chiedeva di andare a prendere la persona fortunata."

"Sceglievano di tornare?"

Draco scosse la testa. "Nei primi anni, sì, ma adesso la maggior parte rifiuta. Alcuni mi hanno strappato le loro bacchette dalle mani per spezzarle a metà. Hanno lavorato sodo per rifarsi una vita, erano felici, e non volevano essere tentati."

C'era quasi una nota di rammarico nella voce di Draco.

"Tutti pensavano che Madre ed io avevamo vinto la lotteria, essendo stati scelti per prenderci cura di Hogwarts. Era facile capire perché Madre era stata scelta. Era un'esperta nel gestire una grande tenuta. Ovviamente Hogwarts era una sfida, ma riusciva anche a mantenere gli elfi domestici felici ed occupati."

"Allora, non hanno conquistato il mondo magico?"

Draco ridacchiò. "No, ma i Goblin hanno avuto una piccola guerra."

"E tu, Draco? Perché sei stato scelto?"

Draco distolse lo sguardo dalla finestra. Ad Harry si mozzò il respiro. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che aveva visto un mago. C'era una differenza. L'aria attorno a lui sembrava viva.

"Come punizione. Ho permesso che la malvagità entrasse ad Hogwarts ed in qualche modo il Calice sapeva che avrei trascorso il resto della mia vita assicurandomi che sarebbe sopravvissuta."

"Ah."

"Ogni mattina faccio colazione vicino al Calice, aspettando e sperando che mi dia un nome, qualcuno abbastanza fortunato da portare a casa. Ma ora," Draco si girò e tornò a guardare fuori dalla finestra. "Riesco a capire che forse Madre ed io non abbiamo vinto."

Harry si accigliò.

"Penso che tu abbia vinto, Harry" bisbigliò Draco.

Harry entrò in cucina e si diresse verso una porta a vetri. "Seguimi."

Gli occhi di Draco si spalancarono quando lui entrò nell'ufficio di Harry. Il muro dietro la sua scrivania era coperto di diplomi e di foto di Harry e del suo compagno, mentre protestavano, mentre venivano arrestati ed infine mentre stringevano mani con Capi di Stato. Draco toccò con le dita una serie di libri vicino al muro, tutti con il nome di Harry sopra.

"Ho letto di te nei giornali babbani, ma.."

Harry scosse la testa e prese una foto incorniciata sulla sua scrivania. Griff era sdraiato accanto ad essa. Harry notò il sorriso appena abbozzato di Draco quando vide il barattolo di vetro con una sola gelatina viola TuttiGusti+1. Draco prese la foto dalla mano di Harry e la guardò. Era la foto preferita di Harry, l'ultima di Scott. Era sdraiato sul divano con la testa in grembo a Harry. I suoi lunghi capelli color sabbia diventati grigi. Griff era appallottolato accanto a lui.

"Si chiamava Scott. Era un ex-mago Australiano. Ci siamo fatti una vita, Draco, ed eravamo felici, ma il nostro obbiettivo è sempre stato tornare nel mondo magico. É morto due anni fa per cancro alla pelle, come molti altri. Questo" disse Harry, indicando il muro di foto ed i libri. "Questo era l'unico modo che conoscevo per tornare a casa."

"Mi dispiace che non ce l'abbia fatta." Draco posò la foto. "Ma ora so perché il Calice ha aspettato. Dovevi aiutare a salvare anche questa parte del mondo. Sta cominciando a guarire."

Harry inclinò la testa di lato e fissò Draco.

"Perché sei qui, Draco? E perché riesco a vedere la magia?"

Draco rimase in silenzio per un momento; diede un'ultima occhiata alla stanza e poi tornò a guardare Harry.

"Perché sei un mago, Harry."

Harry si morse il labbro. Draco lo sorresse quando Harry barcollò e lo guidò verso il piccolo divano di pelle.

"Il Calice?"

Draco annuì. "Harry James Potter: numero duecentodue. Ma solo se vuoi tornare."

Il cuore di Harry accelerò. "Dove?"

Draco prese la mano di Harry nella sua. Harry abbassò lo sguardo, notando che le mani erano invecchiate, ma erano ancora morbide e le unghie curate.

"Con me... ad Hogwarts. Madre è morta la settimana scorsa."

"Mi dispiace."

Il pollice di Harry accarezzò il dorso della mano di Draco, ricordando la sensazione. Draco si irrigidì.

"Ha avuto una bella vita. Ci siamo goduti il nostro tempo trascorso insieme. Ma ti guardo da una settimana e non sono sicuro se pensi che potremmo avere una bella vita in futuro."

Harry rise. "Non lo so, Malfoy. Esiste una scorta di alcool che ci duri per i prossimi decenni?"

"Ho conservato le migliori bottiglie del Preside precedente" rispose Draco mentre offriva ad Harry l'altra mano. "In più ho queste. Una scorta infinita."

Harry prese con attenzione una gelatina viola e sorrise a Draco. "Beh, questo rende la decisione più facile."

"Ho anche questa" disse Draco, tirando fuori la bacchetta di legno che aveva conservato così gelosamente.

Harry la fissò. Aveva sognato questo momento così tante volte, chiedendosi come si sarebbe sentito. Avrebbe potuto abbandonare Scott? Se ne sarebbe potuto andare prima di questo momento? Draco mise la bacchetta nella mano di Harry. La scossa di magia che lo colpì lo fece rabbrividire.

"Posso portare Griff con me?"

"Se insisti." Draco lanciò uno sguardo al gatto. Il gatto sibilò.

"Potremo volare sulle scope?"

Draco sogghignò. "Sì, Potter. Ma hai una vita qui. Sei sicuro di poterla lasciare?"

Harry si voltò e posò le mani sul viso di Draco, tenendolo fermo; lo guardò in silenzio, cercando qualcosa di familiare: la scintilla di un giovane mago ribelle che una volta aveva detestato, ma che gli era mancato. C'era ancora un bagliore in quegli occhi grigi.

"Allora, ti va di farmi imbucare per la notte?"

Draco afferrò entrambi i polsi di Harry, allontanando le mani dal suo volto, e si sporse in avanti. Harry trattenne il respiro; aveva aspettato troppi anni per ricevere questo bacio da Draco, un bacio calmo. Le labbra di Draco erano morbide e piene.

"Ogni notte" mormorò Draco nel bacio.

Violette.

Harry sospirò, assaporando sia Draco sia la magia che aveva riportato nella sua vita.

Fine

 

Qui potete trovare il PDF di questa traduzione. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: roma_fics