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Autore: carlhead    22/11/2012    1 recensioni
Carl Head è un agente della CIA, proveniente da San Francisco. Per rintracciare un criminale internazionale quale Lawrence Zone, segue le sue tracce fino in Europa, in particolare in Italia, a Roma, dove diventerà professore di un liceo classico del litorale. Ma la sua nuova professione è in realtà una copertura per svelare i piani del suo acerrimo rivale, tra incubi ricorrenti, ombre dal passato che tornano per perseguitarlo, e un misterioso oggetto che determinerà le sorti del pianeta e con cui Zone vuole rivoluzionare il governo internazionale. Quale segreto cela Head sulla sua missione precedente, in Mozambico? Riuscirà a fermare Zone? E soprattutto: cos'è questo oggetto fantomatico che tutti vogliono?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Carl Head'
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carlhead EPISODIO III:
LUCI DELLA RIBALTA

"Bienvenidos, bienvenidos" si sentiva nella hall dell'albergo. Head si voltò: un simpatico barcellonese in giacca e cravatta li attendeva all'uscita. "Bien, voi siete el agente Carl Head, y el vostro compagno es el agente Mark Myrock, verdad?" "In persona, carissimo. E' un piacere conoscerti,  Lase mi aveva parlato benissimo di te. Il compianto Lase...hai saputo l'accaduto, vero?" "Sì, e ho anche saputo che vosotros ve disperate porque pensate che è colpa vuestra. Non preoccupateve, no es colpa vuestra. Ciò che è accaduto doveva accadere, volontà de Dios!" "Già" rispose Head, poco convinto dalle parole del nuovo amico. Niente poteva smuovere il suo animo travagliato dall'idea che la morte di Luke Lase,  Daniel Life, Harry Vamp e Pauline Snipers, gli altri componenti della Arena Dominators, fosse sopraggiunta a causa sua. Ogni notte, a rotazione, li sognava, uno per uno, e ognuno chiedeva giustizia contro Zone e la Swindle, mai nessuno, però, intendeva riversare i propri dissapori su Head per loro morte, solo una volta Lase lo incolpò, giurando vendetta: quella notte il Top Gun si svegliò di soprassalto e non riuscì più ad addormentarsi. Cercò di dimenticare "l'avventura contro Morfeo" con una lunga passeggiata sul litorale di San Francisco, in una fresca mattina di Primavera. Quella mattina i pensieri si erano affollati nella sua mente, ma non volevano andarse, avevano intenzione di rimanere nascosti, nei meandri più profondi o in superficie.  

"Non mi avrai mai, Head! Rassegnati!" Erano le ultime parole che il Top Gun ricordava aver udito dal suo acerrimo rivale, nella pista  dell'aeroporto di San Francisco. Non riusciva a cancellarle dalla sua memoria. E in quel momento le stava sognando. In realtà sognava la scena vissuta alcune ore prima, quando ancora si trovata nel Nuovo Continente. Ora era in Europa, a Barcellona, sull'autostrada, in un auto nera, e stava dormendo, poichè il fusorario lo aveva frastornato, e aveva bisogno di ripostare. Ma gli mancava dormire nel letto di casa sua, nella sua città, che varie volte aveva salvato dal crimine organizzato. Ora si trovava a difendere la città di qualcun altro, il Paese di qualcun altro. D'un tratto una voce lo smosse dai sogni: "Ma siamo dovuti tornare al quartier generale solo per leggere dove  è diretto quel menomato di Zone?" "No - rispose Head alla domanda del suo compagno - sul foglio c'è scritto altro, ma te ne parlerò a tempo debito" .

"Siamo arrivati, agente!" la voce del catalano che circa due ore prima li aveva prelevati dall'albergo in cui alloggiavano, si era fatta sentire dopo 120 minuti ininterrotti di automobile, per Head, 120 minuti di sogni travagliati su Lase, Zone e il Mozambico.  "Dove siamo arrivati?" pensò Head, fra sè e sè, e non fece in tempo a proporre la stessa domanda anche all'autista, che si trovò dinnanzi un altissimo edificio,  rivestito di vetrate accuratamente lavate. I due americani rimasero sbalorditi: sapevano che un autista catalano li avrebbe portati in un posto speciale, ma per ragioni di sicurezza non fu comunicato loro DOVE effettivamente sarebbero dovuti andare. Niente fuori dall'edificio raccontava cosa effettivamente si facesse al suo interno. Poterono solo entrare: un grande salone rosso, con una fontana al centro li accoglieva all'interno di quel palazzo. Dall'altra parte della stanza una signorina dava loro il benvenuto in inglese: "Buongiorno!" disse. "Buongiorno a lei" fu la risposta di Myrock, che in quel momento parlava a nome dei due, mentre Head studiava il posto, molto soddisfatto dall'arredamento. Ma niente, secondo lui, superava la sua villa a San Francisco: era davvero contento di come l'aveva tirata su, gli piaceva in particolar modo il suo studio. Si era ispirato a quello di Tony Montana in Scarface. Per Carl uno studio come quello era davvero accogliente, e ne voleva uno simile. Gli mancava quello che aveva lasciato a San Francisco, senza sapere se lo avrebbe ritrovato come prima.

"26, 27, 28, 29,...30." Myrock elencò uno per uno i numeri dei piani che l'ascensore perorreva, per poi fermarsi all'ultimo, il trentesimo. "Falla finita, per favore" Pronunciò Head con uno sguardo deluso. Ma in realtà si chiedeva cosa volessero: lui sapeva, a differenza del compagno, chi fossero coloro che li avevano convocati: erano i Servizi Segreti Spagnoli, il CNI (Centro Nacional de Inteligencia). Ma perchè proprio fuori dalla loro sede? Perchè non a Madrid? tutto stava per venire a galla. Nonostante il foglio che aveva ricevuto a San Francisco avesse parlato chiaro, ancora si poneva delle domande. Si aprì dunque una porta e ne uscì un uomo, anziano, non molto alto, che, senza pronunciare una parola, invitò i tre ad entrare e a sedersi sulle tre sedie, disposte dinnanzi la sua scrivania. Anche l'autista.

"Carl, Mark, piacere di conoscervi. Il mio nome è Marcos Pitrinos. Sono a capo dei servizi segreti spagnoli. Vi ho convocati per parlarvi del foglio che è arrivato, se non vado errato, ieri, al quartier generale della CIA, nella sede locale di San Fancisco. Sì, era diretto a voi. Ciò che è successo con Zone è di importanza internazionale, potrebbe scaturirne una guerra politica, fra i tre Stati" "Che è successo con Zone? Quali stati?" chiese immediatamente Myrock "L'aereo su cui Zone stava venendo qui non era il suo. Era, come Head probabilmente sa, dato che l'ho scritto nel famoso foglio, dell'ambasciatore spagnolo, che era di ritorno per una settimana in patria. Zone ha dirottato quell'aereo, portandolo ad atterrare in Italia, a Roma, nell'aeroporto di Fiumicino. Vi ho convocati qui, perchè ho intenzione di invarvi anche come mandati del CNI. So che dal Mozambico state cercando di riscattarvi, per questo ho scelto te. Perchè su un foglio: se Zone aveva in mano l'aereo dell'ambasciatore, era anche in grado, con un semplice tecnico, o un qualsiasi hacker, di entrare nel nostro sistema, nel vostro sistema, e appropriarsi delle comunicazioni, lo scritto era decisamente meglio, infatti era un fax mandato da una sede privata, crittografato, in modo che non potesse essere intercettato. Il prima possibile andate a Roma e rintracciate quell'uomo. E', ripeto, di importanza nazionale che voi riusciate a contenere i suoi atti criminali. Tenetelo d'occhio. Molto probabilmente ci rivedremo, fra qualche tempo, a Roma, o chissà dove, alla ricerca di Zone. Per adesso è tutto. Vi invito a lasciare oggi stesso Barcellona e salire sul primo aereo diretto a Fiumicino". Mentre la triade si allontanava, Pterinos aggiunse: "Ah, quasi dimenticavo: lavorate in segreto per due nazioni, non vorrei che gli Stati Uniti sapessero del nostro intervento e del vostro impegno con noi, quindi ho proceduto a rimediarvi nuove identità: Carl Head, assumerai il nome e nome in codice di Carlo Testa, la più fedele traduzione in italiano del tuo nome e del tuo cognome. Mentre tu, Mark Myrock, sarai chiamato con il nome e nome in codice Marco Mairocco, una versione italiana del tuo nome. Infine tu, Maxi Lupos, diventerai Massimiliano Lupi. E, rispettivamente, sarete professore di scienze, di lettere, e collaboratore scolastico del liceo classico Anco Marzio, di Ostia. Ora è davvero tutto, arrivederci

Carlo Testa, al secolo Carl Head, capì di avere un'ultima occasione di catturare il suo acerimo rivale, Lawrence Zone. Ora sapeva dove si trovava. Chissà se anche lui non avesse cambiato nome? Ma non c'era tempo per demoralizzarsi, le ricerce finali dovevano iniziare. Il neo-professor Testa, tornati all'albergo, quella notte si addormentò soddisfatto. Nessun incubo, solo sogni, bei sogni, luminosi sogni. Vedeva ora, grazie al CNI, le luci della ribalta.

[continua nel prossimo episodio: I DUE PROFESSORI]




  
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