Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: postergirl84    23/11/2012    16 recensioni
STORIA PRIMA CLASSIFICATA AL CONTESTO "TEAM JACOB" o "TEAM EDWARD"?
Bella ha fatto una scelta, una scelta diversa. Ora si trova davanti ad un imprevisto, l’imprevisto più grande di tutti. Una nuova strada si apre davanti a lei, nuove incertezze, ansie, paure, con la sicurezza, però, di non essere sola e che la scelta fatta una mattina piovosa d’agosto era quella giusta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
- Questa storia fa parte della serie 'Semplicemente amarsi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

 

 

Nuovo Sole

 

Dove sei? Ho bisogno di te. Questa è una vera emergenza.
Invio il messaggio e mi lascio cadere sul letto. La mano sinistra stringe ancora convulsamente l’agenda. Come ho potuto essere così idiota? Ma le ultime settimane sono state un tale casino, manca solo un mese alla laurea e, fra la tesi da terminare e la stanza da svuotare, chi ha avuto tempo per pensare a qualsiasi altra cosa?
Mi mordo le labbra e reprimo l’istinto di mandare un altro messaggio. Perché non risponde?
Le mie dita iniziano a giocare con il lupetto di legno appeso al mio braccialetto. È quasi un riflesso incondizionato, un gesto banale ma che in qualche modo riesce sempre a calmarmi. Quasi sempre. Jacob Black, stavolta ti strozzo sul serio.
Butto un occhio sul cellulare ma ancora nessuna risposta, uno squillo, niente di niente. Sto per cedere ed inviare un altro messaggio quando sento bussare alla porta.  Mi alzo dal letto e vado ad aprire.
“Eccomi. Che diavolo succede, Bella?”
Spalanco gli occhi e guardo incredula la figura davanti a me. Ha il fiatone, gli occhiali storti e i capelli raccolti in alto completamente bianchi. “Angela hai…” provo a dire indicandole la testa.
“Era in laboratorio di chimica”, dice con un’alzata  di spalle e liquidando così l’argomento. Entra nella stanza e io sposto il peso da un piede all’altro nervosamente.
Lei si siede sul letto e aspetta che sia io ad iniziare a parlare. Come sempre. Angela è così, tranquilla e riflessiva. Non fa mai domande alle quali non vuoi rispondere, aspetta ed intanto osserva e quando sei pronta per parlare è come se lei sapesse già tutto, come se riuscisse a cogliere per prima cose che io non sono mai riuscita a vedere, almeno finché non ci vado a sbattere contro.

La luce è spenta e la tapparella abbassata. Mi illudo che così sia più facile ignorare che ormai il giorno è iniziato da un pezzo e che io dovrei alzarmi da questo letto ed affrontare tutta quella gente delusa da me: mia madre, i Cullen, Edward…  Edward. Sospiro e premo il cuscino contro la testa, finché non sento la porta di camera mia aprirsi, dei passi avvicinarsi e qualcuno alzare la tapparella facendo entrare la luce.
“Bella, restare a letto non renderà le cose più semplici.” Angela mi sorride dolcemente e poi si avvicina scostandomi una ciocca di capelli dal viso. “Tua madre ha detto che potevo salire.”
“Mia madre è ancora qua?” Mi ritrovo a chiedere con un groppo alla gola.
“Certo che è qua e non ti odia, Bella, non ti odia nessuno.”
Mi porto una mano sugli occhi e mi stupisco di sentirli bagnati. Ma quando ho iniziato a piangere? Forse non ho fatto altro per tutta la notte.
Osservo Angela seduta sul mio letto e all’improvviso ho voglia di abbracciarla. Seguo l’impulso e mi ritrovo a piangere fra le sue braccia. Mi lascio andare completamente ed è come se gli ultimi due anni della mia vita si cancellassero. Niente sovrannaturale: solo due adolescenti come tante.
“Sei innamorata di Jake, Bella. Non hai fatto niente di male”, dice.
Sciolgo l’abbraccio e la guardo incredula. “Come… tu… come…”
Sorride e mi passa un fazzoletto di carta. “Me ne hai parlato quel giorno a casa mia, ricordi? Quando scrivevamo gli inviti per il diploma. Non hai detto proprio che lo amavi, solo che Edward era geloso di lui ma per il resto mi è bastato guardarti.”
“Amo anche Edward. Li amo entrambi ma… ero lì con il mio vestito da sposa addosso e non potevo, e se non avessi smesso di amarlo? Se fossi stata per sempre divisa fra loro due? Non ero pronta a dirgli addio.”
“E sei pronta per dirlo ad Edward?”

 Scuoto la testa e torno a guardare Angela. “Credo di essere incinta.”
Si alza dal letto e mi porta le mani sulle spalle. “Credi?”
“Ho un ritardo.”
“Un ritardo non vuol dire niente, insomma è capitato anche a me, qualche giorno è normale ci stiamo per laureare, sai lo stress…”
“Due mesi. Ho un ritardo di due mesi.”
“Un ritardo di due mesi è… Bella, non è normale per niente. Ma come hai fatto a non accorgertene prima?”
“Non lo so, credevo… oddio com’è potuto succedere?”
“Oh tesoro, sai quando due persone si vogliono tanto bene… beh fanno delle cose.”
Sbuffo e mi appoggio contro la scrivania. “Penso di sapere come può succedere, scientificamente parlando.”
“Sono certa che lo sai, la mia è proprio la stanza accanto alla tua.”
Mi sento avvampare e mi mordo l’interno della guancia. “Angela!”
“Senti, Bella, mi sembra un po’ tardi ormai per fare la pudica.”

 Non credevo mi sarebbe piaciuto così tanto frequentare l’università. Sì, non ho mai avuto problemi con lo studio, era in tutto il resto che non ho mai brillato. Invece qua, in questo campus, mi sembra di aver iniziato una nuova vita. In realtà è iniziato tutto qualche mese prima, in un pomeriggio d’agosto. Con una spiaggia ed un abito bianco completamente bagnato, con Jake che mi stringeva fra le braccia continuando a ripetermi “sei qui, sei qui davvero”. È iniziato tutto trovando un’amica, una vera amica, per la prima volta nella mia vita. Alice è stupenda ma con lei era una continua corsa per inseguire una perfezione che non mi apparteneva, mi voleva e mi vuole bene ed io ne voglio a lei, ma non ha mai davvero avuto bisogno di un consiglio su cosa dire o fare, lei non sbaglia mai. Angela invece è come me: piange, sbaglia, ha rimpianti, non sa se i jeans nuovi le fanno il sedere largo o se la maglietta evidenza troppo il seno. Vive e così ho imparato a fare anche io.
Nell'aprire la porta di camera mia le mie labbra si piegano all'insù. La spalanco e Jake mi sorride, seduto sul letto. Strabuzzo gli occhi e i libri mi cadono dalle mani. Faccio un passo avanti, inciampo sui miei piedi ma Jacob è più veloce, mi prende al volo e alza gli occhi al cielo.
“Forza di gravità uno, Bella zero.” Ride e mi bacia, mi perdo nel calore delle sue labbra e mi stringo di più a lui.
“Che ci fai qua, Jake?”
“Passavo da questi parti.”
Mi stacco da lui e lo guardo assottigliando gli occhi. “Passavi da Seattle?”
“Beh sì, stavo andando e… era di strada”, risponde  passandosi una mano dietro la nuca ,evidentemente in imbarazzo.
“Hai saltato la scuola, Jake.”
Sbuffa e gioca con il bordo della mia giacca. “Non è colpa mia se la mia ragazza è una matricola al college e non ha mai tempo per tornare a casa.”
“Questo weekend sarei tornata.”
“Ma oggi è solo Mercoledì.” Torna ad abbracciarmi ed io sospiro contro il suo petto. Non riesco mai a rimanere arrabbiata per più di cinque minuti. “Ho saltato solo le ultime due ore, Embry  mi passa gli appunti.”
“Ah, allora siamo proprio a posto.”
“Già; e ora pensiamo a lei, signorina Swan: ha decisamente troppi vestiti addosso.”
“Sono sicura che a questo porrà presto rimedio, signor Black.”

 “Forse dovrei  comprare il test e togliermi ogni dubbio.”
Angela si avvicina e mi stringe il braccio. “Sì, è la cosa migliore.”

 

****************

 

La farmacia del campus non è troppo lontana dal mio dormitorio, bastano dieci minuti e ci troviamo davanti alle porte scorrevoli ma i miei piedi proprio non ne vogliono sapere di compiere gli ultimi passi.
Angela mi guarda e sorride incoraggiante. “Lo compro io, ok?”
“Ti aspetto qua.”
Sospiro e la vedo entrare a passo deciso e dirigersi verso il bancone.

 “Papà, è solo un raffreddore, non mi serve nessuna medicina.”
Scuoto la testa e seguo mio padre fuori dall’auto, odio quando mi trascina in giro per Forks sulla macchina della polizia, è come girare con un’ insegna al neon sopra la testa. Guardatemi: sono la figlia dello sceriffo, quella che ha lasciato il suo fidanzato sull’altare per correre da un altro.
“Bella, tu ti  prendi sempre cura di me, ogni tanto lasciami fare il padre”, replica convinto, entrando in farmacia.
Si dirige verso il bancone e un enorme sorriso mi si dipinge in volto. Quella schiena la riconoscerei fra mille. Jake è in piedi a pochi passi da noi, una maglietta e un paio di vecchi pantaloncini, perfetto così senza abiti firmati e accessori all’ultima moda. È così bello che come ogni volta il cuore inizia a battere talmente forte da farmi male.
“Ciao, Jake.” Charlie gli posa una mano sul braccio, lui si volta e trasalisce quasi spaventato. Oh andiamo, mi sembra un po’ esagerato. Ok, Charlie ha smesso di chiamarlo figliolo da quando ci siamo messi insieme e ho il sospetto che gli abbia fatto un discorso da uomo a uomo ma Jake non ha mai avuto paura di lui, in fondo è un licantropo.
“Ch... Charlie.” No, qua qualcosa non va decisamente: Jacob Black non balbetta mai. Lo guardo bene in viso, è bianco quasi quanto me e con la sua carnagione è praticamente impossibile.
“Billy sta bene?” Chiede mio padre preoccupato, notando anche lui lo strano  comportamento del mio ragazzo.
“Sì. Lui… stavo giusto comprandogli le medicine. Ecco ora vado. Ciao, Charlie. Bells, ti chiamo dopo.” Si gira e esce velocemente dalla farmacia, sto ancora guardando la porta chiudersi dietro di lui, quando sento la voce di mio padre.
“Ma dove va? Ha dimenticato il sacchetto.” Scuote la testa e io mi alzo nelle spalle.
“Glielo vado a portare io.”
Esco fuori e lo trovo appoggiato alla moto, la testa incassata nelle spalle ed il torace che si abbassa e si alza ritmicamente come cercasse di recuperare fiato.
“Jake, hai dimenticato il…”
Lui si volta e mi guarda decisamente terrorizzato. È la prima volta che mi sembra davvero un ragazzino di diciassette anni. “Dimmi che tuo padre non ha visto che c’è lì dentro.”
“Ma che cosa doveva vedere? Che ti prende, Jake?” Mi bacia la fronte e sembra tornare il solito di sempre.
“Niente. Allora stasera vieni a La Push?”
“Non provare a cambiare argomento, Jake.”
Sbuffa. “Non lo vuoi sapere davvero, Bells.”
“Certo che lo voglio… oh mio Dio. Tu stavi comprando dei preservativi!”
“Te l’ho detto che non l’avresti voluto sapere.”
“In farmacia a Forks… e mio padre stava per vederti. Sei un idiota.”
So di avere le guance completamente in fiamme, ma sono troppo arrabbiata per preoccuparmene in questo momento.
Mio padre una volta ha provato a farmi Il Discorso ed è stato il momento più imbarazzante di tutta la mia vita, insomma un padre non dovrebbe mai sapere che la sua unica figlia fa sesso, soprattutto se il padre in questione ha un fucile in casa sempre carico.
“Dai, Bells, ci è andata bene alla fine, no?”
“Non sono più sicura di voler venire a La Push stasera.”
Scoppia a ridere, la sua risata roca e profonda, e mi prende fra le braccia baciandomi il naso. “Sì che lo sei. Non puoi resistere al mio fascino animale.”
“Sì, proprio animale, Jake.”
Ride ancora e di nuovo il mio cuore accelera. La sua risata muove sempre qualcosa dentro di me. La sua risata sa di noi. Sa di garage e bibite calde, sa di cadute in moto e di lezioni di storia da ripetere, sa di baci e mani che si cercano. Sa di vita, sa di una scelta che so essere quella giusta.

 Osservo Angela tornare verso di me, stringe un involucro bianco fra le mani. Si sposta i capelli da davanti gli occhi e ormai mi è di fronte.
“Camera mia o camera tua?”
“Mia”, dico in un sussurro tornando a camminare.

“Sicura di non volerlo fare con Jake?”
Scuoto la testa e le prendo dalle mani il test di gravidanza. “No, non posso aspettare di tornare a casa.”
Ho paura, ho una paura fottuta. Tutto questo con Edward non sarebbe mai successo.
Non ci sarebbero state porte chiuse e stereo alzato al massimo per coprire i nostri gemiti mentre di sotto i nostri padri guardavano la partita, non ci sarebbero state mani che si cercano sotto il tavolo e ginocchia che si sfiorano durante la cena di Natale. Non ci sarebbero stati momenti imbarazzanti e la sua maglietta infilata al contrario per una porta che si spalanca all’improvviso. Non ci sarebbero state le battute idiote di Paul e Jared quando ci beccano a baciarci sulla spiaggia di La Push. Non ci  sarebbero state le uscite con Emily e Kim. Non ci sarebbero state le liti e lui che si arrampica alla finestra nel cuore della notte per dirmi quanto è stato idiota. Non ci sarebbe stata la paura di questo momento. Non ci sarebbe stato niente. Non ci sarebbe stata la vita.
Non ci sarebbe stato questo test di gravidanza che… rosa? Merda, sono incinta!
Io, Bella Swan, sopravvissuta a vampiri centenari sto per essere fatta fuori da mio padre o meglio, forse è Jake che sta per essere ucciso. Non sono mai stata più felice di così che la storia delle pallottole d’argento fosse solo una leggenda.

 

 

*******************

 

Angela porta in spalla il mio borsone azzurro, sta iniziando a piovere e accelera il passo per ripararci sotto la tettoia della fermata dell’autobus. Si ferma, posa a terra il borsone e l’autobus compare da dietro la curva.
“Sei proprio sicura che non vuoi che torni a casa con te?”
“No, posso farcela, l’hai detto anche tu, a mio padre piace Jake e… oddio come glielo dico?”
“Gli regali un ciuccio? E se sviene promettimi di fotografarlo.” Mi sorride. Il suo solito sorriso d’incoraggiamento. Quanti me ne ha riservati in questi quattro anni, prima di un esame, dentro un locale in cui non conoscevo nessuno, dopo ogni lite con Jacob.
Prendo il borsone e osservo la porta dell’autobus aprirsi.
“Ti chiamo.”
“Anche a notte fonda, lascio il cellulare acceso.”
Salgo e cerco un posto libero. È facile trovarne uno. Siamo a metà settimana, gli studenti non tornano a casa il mercoledì, mi lascio andare su un sedile e osservo la pioggia sul finestrino.

Mi sistemo i capelli dietro le orecchie e i ciondoli del mio bracciale penzolano davanti ai miei occhi. C’è il piccolo lupo, il regalo del mio diploma e ora anche una moto. Sorrido e scuoto la testa. Un vero momento romantico da  parte di Jacob Black.
“Insomma, Bells, non ti piacciono i regali, diventi intrattabile se solo pensi che ti sto portando a cena fuori, così mi sono dovuto adeguare… l’ho fatto io, quindi non vale come regalo, e poi una moto non è romantica è solo un pezzo di noi.”
Aveva ragione, come sempre. E ora qua, su questo autobus che mi sta portando a Seattle per iniziare il college, mi sento assurdamente vuota.
Ero pronta a dire addio a tutti, a rinunciare ad una vita intera per un’ eternità con Edward ed ora mi sento uno schifo solo per qualche chilometro di distanza?
Forse non mi sono mai fermata davvero a pensare a cosa avrei dovuto rinunciare. Avrei avuto Edward, Alice e tutti i Cullen ma avrei detto addio a Charlie e ai suoi goffi abbracci, avrei detto addio a mia madre e ai suoi discorsi senza senso ma carichi d’affetto, avrei detto addio a sentire il cuore che batte, avrei detto addio a tutta la vita come la conosco ora.
Come ho potuto pensare che ci sarei riuscita? Che l’amore di Edward mi sarebbe bastato, che solo lui sarebbe stato amico, amante, genitore e fratello. Seattle è a due ore di distanza da Forks, due ore di distanza da casa mia, solo due ore da Jake e mi sembrano troppe. Saremo divenuti nemici mortali e poi? Come sarebbe stata davvero la vita senza il sole?
Sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans, lo estraggo e leggo il messaggio.

Apri il borsone.
Jake deve essere impazzito. Sbuffo e prendo il borsone azzurro facendo scorrere la zip, c’è un piccolo sacchetto in cima alla pila di vestiti. Sono sicura di non avercelo messo io. Slego il cordoncino e un sole di legno mi cade nel palmo della mano.
Un altro messaggio.

Sei tu a essere il mio sole.

L’autobus decelera lentamente prima di fermarsi del tutto. I pochi passeggeri tirano giù i bagagli e si sistemano per scendere. Mi torturo nervosamente il labbro con i denti e dal finestrino lo vedo.
È appoggiato alla portiera della macchina, una maglietta nera e le braccia incrociate al petto. Devo decisamente trovare un modo per dirglielo, senza rendere questo bambino orfano.
Scendo dalla scaletta, mi vede e un enorme sorriso gli si allarga in volto. Fa un paio di passi e mi solleva fra le braccia prima di baciarmi.
“Mi sei mancata, Bells.”
“Anche tu, Jake.”

 

**************

 

La spiaggia di La Push è sempre la stessa, così è come sempre lo stesso questo tronco bianco su cui ora siamo seduti. Quelli a essere davvero cambiati in questi quattro  anni siamo noi.
Questo è il nostro posto: è qui che giocavamo da bambini, è qui che l’ho rincontrato, è qui che mi ha detto ti amo e io gli ho dato un pugno, è qui che sono scappata il giorno del mio matrimonio, è qui che abbiamo fatto l’amore per la prima volta, ed è anche qui che siamo Jake e Bells.
Gli prendo la mano e gioco con le sue dita. C’è ancora un alone di grasso sopra, deve essere uscito di corsa dal lavoro per venire a prendermi, sospiro e lui sorride.
“Due anni in meno, perché hai paura di dirmi qualcosa.”
“No, io…”
“Bells, lo sai che lo capisco quando c’è qualcosa che non va.” Prova a usare un tono di voce naturale ma sento che è teso anche lui.
“Uff.”
“Ti sei innamorata del tuo migliore amico, è questo lo svantaggio.”
La mia mente per Edward è sempre stata schermata, aveva il potere di leggere i pensieri di tutti ma non i miei e forse, senza quell’aiuto in più, non è mai riuscito a capirmi davvero. Pensavo fosse un vantaggio ma poi è arrivato Jake, senza poteri, senza trucchi mi ha sempre visto per quella che sono, mi legge dentro e non ho mai capito come riesca a farlo così bene.
“Bella. Andiamo, sono io, Jake. Non puoi davvero aver paura di parlarmi a meno che…”
I suoi occhi diventano più scuri, infila velocemente le mani dentro le tasche dei  jeans, so che hanno iniziato a tremare e tenta di nascondermelo.
“No, Jake, no… non ti voglio lasciare.” Quell’espressione sul suo viso non gliela vedevo da anni, mi odio ancora per averlo fatto stare così male.
“Io…” forza, Bella, ispira espira e diglielo chiaro e tondo. Jake, sono… “ Ti ricordi della nostra lista?”
 Lui mi guarda e inarca un sopracciglio. “La lista?”
“Sì, la lista con tutti i motivi per cui era bello restare umani.”

 “Bells?”
“Mhm”, mugugno senza staccare le labbra dal suo petto.
“Credo di aver appena trovato il motivo… aspetta che controllo.” Si mette seduto sul letto e si sporge appena aprendo il cassetto del suo comodino. Estrae un foglio tutto spiegazzato e sorride tornando ad abbracciarmi “Motivo numero ottantaquattro per rimanere umana: come il sudore  ti appiccica i capelli al viso.”
Sgrano gli occhi e lo guardo mettendo il broncio. “Jake, è un motivo orribile.”
Scuote la testa convinto e mi bacia. “No che non lo è, sei terribilmente sexy così.”
Sento le guance accendersi e provo a nascondere il viso contro la sua spalla, lui mi accarezza la schiena e lo sento sorridere.
“Sei arrossita. Che motivo era quello?”
“Numero cinque.”
“Già, numero cinque.” Mi passa le dita sotto il mento e solleva il volto. “Vuoi che ti mostri di nuovo il mio motivo preferito?”
Scoppio a ridere e gli mordicchio le labbra. “Non mi ricordo qual era.”
Mi sdraia sul letto e mi morde il lobo prima di sussurrare “Motivo numero uno: fare l’amore con Jacob Black.”

“Mi ricordo molto bene il motivo numero uno.” Prova a dire con un accenno di sorriso, mi arrotolo una ciocca di capelli fra le dita e osservo una nervatura del tronco mentre riprendo a parlare.
“C’era un motivo di cui non mi ricordo il numero che diceva qualcosa tipo avere dei bambini un giorno.”
“Sì e anche uno che diceva camminare nudi per le strade di Orlando senza brillare al sole.”
“Ma quello non l’abbiamo mai fatto, Jake.”
“Neanche … oh.” Mi solleva il viso e mi guarda. “Cosa devi dirmi, Bells?”
“Sono incinta.”
Avete mai visto un licantropo che sta per perdere i sensi? Beh, io sì. Ora.

 

***************

 

La porta d’ingresso suona, mi sistemo la spallina del vestito che mia madre mi ha costretto ad indossare e vado a aprire. Sulla soglia Billy e Jake mi sorridono. Billy mi porge un mazzo di fiori e io mi chino per abbracciarlo.
“Congratulazioni, Bella. Mi è dispiaciuto davvero non poter esserci alla cerimonia di laurea.”
Sorrido e mi stacco dall’abbraccio. “Non preoccuparti, Billy, sei qua adesso.”
Due giorni fa mi sono laureata. Non ho voluto nessuna festa, ho il sospetto che Jake e Angela stiano tramando qualcosa alle mie spalle ma per ora non me ne preoccupo, meglio concentrarci su un dramma alla volta.
Billy spinge verso la sala la carrozzina e Jake mi abbraccia baciandomi la fronte.
“Andrà tutto bene, amore.”
“Se reagiranno tutti come te sarà meglio chiamare l’ambulanza, la casa è piena di spigoli.”
Apre la bocca per replicare ma l’arrivo di Seth lo blocca.
“Sorellina.” Mi solleva in braccia e scoppia a ridere beccandosi un’ occhiataccia da parte di Jake. Da quando mio padre e Sue si sono sposati non perde occasione per chiamarmi sorellina e stringermi in un abbraccio da orso. “Scusa il ritardo”, dice infine mettendomi giù.
“Manca ancora Leah, non preoccuparti.”
“Sono qua, Swan, non mi perderei mai questo evento.” Mi strizza l’occhio ed entra in casa seguita dal fratello. A parte Jake e Angela lei è l’unica a sapere del bambino. Secondo il medico dovrebbe nascere intorno a Natale, spero che Charlie lo prenda come un regalo. Sono stata codarda, non ho avuto ancora il coraggio di dirglielo e Jacob ha pensato che con la casa piena di gente forse non avrebbe cercato di ucciderlo.
Jake è stato semplicemente Jake. Quando si è ripreso mi ha guardata ed infine mi ha abbracciata mentre io scoppiavo a piangere contro il suo petto.
So che non sarà facile e che non era previsto ma, semplicemente non si può controllare tutto.
Io credevo di sì, credevo che sposarmi con Edward, diventare immortale e perfetta avrebbe eliminato tutta l’incertezza dalla mia vita. Credevo che sarei sempre stata al sicuro, protetta e coccolata, credevo di trovare il mio posto nel mondo senza faticare davvero. Ero stupida ed infantile, adesso con questa vita nuova del tutto imprevista dentro di me, so che non si può avere il controllo di tutto. Che a volte bisogna ferire e ferirsi per crescere davvero, che bisogna mettersi in gioco e rischiare per essere alla fine ricompensati. Io ho rischiato. Perché sì, Jake era un rischio. Un normale diciassettenne, anche se con un piccolo problema peloso, al posto di un vampiro perfetto, ricco e centenario. Un ragazzino che aveva tanto bisogno di me quanto io di lui, invece che tutta la sicurezza che l’abbraccio di marmo di Edward poteva darmi. Ho rischiato scegliendo la vita e il cambiamenti  invece che l’immutabilità dell’eternità ho rischiato e…

“Che cosa vuol dire che sei incinta, Bella?”
La voce di Charlie risuona per la stanza.
“Charlie… stai calmo.” Sue gli mette una mano sul braccio ma lui si alza e apre l’armadio dove tiene la giacca da lavoro.
“Jacob Black, spero per te che tu corra più veloce dei mie proiettili.”
“Papà, smettila.” Mi paro davanti a mio padre, mentre Jake arretra velocemente. Charlie lo guarda torvo da dietro la mia spalla, prima di tornare a sedersi portandosi la testa fra le mani. Sospira e sbuffa scuotendo il capo.
All’improvviso alza il volto e sono sicura di non essermi sbagliata, quello che sta cercando di nascondere, non appena si accorge del mio sguardo puntato su di lui, è proprio un sorriso.

 

 
Note autore

 
Questa storia si è classificata prima al contest
"Team Edward" o "Team Jacob"?.
E ne approfitto per ringraziare ancora per lo splendido giudizio ed il banner.
Chi ha già letto qualcosa di mio sa che sono una Team Jacob accanita, nel mio universo Bella ha scelto Jake e questo è il loro futuro.
Se volete sapere come la scelta è stata fatta e perché vi rimando a questa serie :
Semplicemente amarsi
.
Alla prossima storia
Noemi

   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: postergirl84