Nuovo Sole
Dove
sei? Ho
bisogno di te. Questa è una vera emergenza.
Invio il messaggio e mi lascio cadere sul letto. La mano
sinistra stringe ancora convulsamente l’agenda. Come ho
potuto essere così
idiota? Ma le ultime settimane sono state un tale casino, manca solo un
mese
alla laurea e, fra la tesi da terminare e la stanza da svuotare, chi ha
avuto
tempo per pensare a qualsiasi altra cosa?
Mi mordo le labbra e reprimo l’istinto di mandare un
altro messaggio. Perché non risponde?
Le mie dita iniziano a giocare con il lupetto di legno
appeso al mio braccialetto. È quasi un riflesso
incondizionato, un gesto banale
ma che in qualche modo riesce sempre a calmarmi. Quasi sempre. Jacob
Black,
stavolta ti strozzo sul serio.
Butto un occhio sul cellulare ma ancora nessuna risposta,
uno squillo, niente di niente. Sto per cedere ed inviare un altro
messaggio
quando sento bussare alla porta. Mi
alzo
dal letto e vado ad aprire.
“Eccomi. Che diavolo succede, Bella?”
Spalanco gli occhi e guardo incredula la figura davanti a
me. Ha il fiatone, gli occhiali storti e i capelli raccolti in alto
completamente bianchi. “Angela hai…”
provo a dire indicandole la testa.
“Era in laboratorio di chimica”, dice con
un’alzata di
spalle e liquidando così l’argomento.
Entra nella stanza e io sposto il peso da un piede all’altro
nervosamente.
Lei si siede sul letto e aspetta che sia io ad iniziare a
parlare. Come sempre. Angela è così, tranquilla e
riflessiva. Non fa mai
domande alle quali non vuoi rispondere, aspetta ed intanto osserva e
quando sei
pronta per parlare è come se lei sapesse già
tutto, come se riuscisse a
cogliere per prima cose che io non sono mai riuscita a vedere, almeno
finché
non ci vado a sbattere contro.
“Bella, restare a letto non renderà le cose
più semplici.” Angela mi
sorride dolcemente e poi si avvicina scostandomi una ciocca di capelli
dal
viso. “Tua madre ha detto che potevo salire.”
“Mia madre è ancora qua?” Mi ritrovo a
chiedere con un groppo alla gola.
“Certo che è qua e non ti odia, Bella, non ti odia
nessuno.”
Mi porto una mano sugli occhi e mi stupisco di sentirli bagnati. Ma
quando
ho iniziato a piangere? Forse non ho fatto altro per tutta la notte.
Osservo Angela seduta sul mio letto e all’improvviso ho
voglia di abbracciarla.
Seguo l’impulso e mi ritrovo a piangere fra le sue braccia.
Mi lascio andare
completamente ed è come se gli ultimi due anni della mia
vita si cancellassero.
Niente sovrannaturale: solo due adolescenti come tante.
“Sei innamorata di Jake, Bella. Non hai fatto niente di
male”, dice.
Sciolgo l’abbraccio e la guardo incredula.
“Come… tu… come…”
Sorride e mi passa un fazzoletto di carta. “Me ne hai parlato
quel giorno a
casa mia, ricordi? Quando scrivevamo gli inviti per il diploma. Non hai
detto
proprio che lo amavi, solo che Edward era geloso di lui ma per il resto
mi è
bastato guardarti.”
“Amo anche Edward. Li amo entrambi ma… ero
lì con il mio vestito da sposa
addosso e non potevo, e se non avessi smesso di amarlo? Se fossi stata
per
sempre divisa fra loro due? Non ero pronta a dirgli addio.”
“E sei pronta per dirlo ad Edward?”
Si alza dal letto e mi porta le mani sulle spalle.
“Credi?”
“Ho un ritardo.”
“Un ritardo non vuol dire niente, insomma è
capitato
anche a me, qualche giorno è normale ci stiamo per laureare,
sai lo stress…”
“Due mesi. Ho un ritardo di due mesi.”
“Un ritardo di due mesi è… Bella, non
è normale per
niente. Ma come hai fatto a non accorgertene prima?”
“Non lo so, credevo… oddio
com’è potuto succedere?”
“Oh tesoro, sai quando due persone si vogliono tanto
bene…
beh fanno delle cose.”
Sbuffo e mi appoggio contro la scrivania. “Penso di
sapere come può succedere, scientificamente
parlando.”
“Sono certa che lo sai, la mia è proprio la stanza
accanto
alla tua.”
Mi sento avvampare e mi mordo l’interno della guancia.
“Angela!”
“Senti, Bella, mi sembra un po’ tardi ormai per
fare la
pudica.”
Nell'aprire
la porta di camera mia le mie labbra si piegano all'insù. La
spalanco e Jake mi sorride, seduto sul letto. Strabuzzo gli occhi e i
libri mi
cadono dalle mani. Faccio un passo avanti, inciampo sui miei piedi ma
Jacob è
più veloce, mi prende al volo e alza gli occhi al cielo.
“Forza di gravità uno, Bella zero.” Ride
e mi bacia, mi perdo nel calore
delle sue labbra e mi stringo di più a lui.
“Che ci fai qua, Jake?”
“Passavo da questi parti.”
Mi stacco da lui e lo guardo assottigliando gli occhi.
“Passavi da
Seattle?”
“Beh sì, stavo andando e… era di
strada”, risponde passandosi
una mano dietro la nuca ,evidentemente
in imbarazzo.
“Hai saltato la scuola, Jake.”
Sbuffa e gioca con il bordo della mia giacca. “Non
è colpa mia se la mia
ragazza è una matricola al college e non ha mai tempo per
tornare a casa.”
“Questo weekend sarei tornata.”
“Ma oggi è solo Mercoledì.”
Torna ad abbracciarmi ed io sospiro contro il
suo petto. Non riesco mai a rimanere arrabbiata per più di
cinque minuti. “Ho
saltato solo le ultime due ore, Embry
mi
passa gli appunti.”
“Ah, allora siamo proprio a posto.”
“Già; e ora pensiamo a lei, signorina Swan: ha
decisamente troppi vestiti
addosso.”
“Sono sicura che a questo porrà presto rimedio,
signor Black.”
Angela si avvicina e mi stringe il braccio. “Sì,
è la
cosa migliore.”
****************
La
farmacia del campus non è troppo lontana dal mio
dormitorio, bastano dieci minuti e ci troviamo davanti alle porte
scorrevoli ma
i miei piedi proprio non ne vogliono sapere di compiere gli ultimi
passi.
Angela mi guarda e
sorride incoraggiante. “Lo compro io, ok?”
“Ti aspetto qua.”
Sospiro e la vedo entrare a passo deciso e dirigersi
verso il bancone.
Scuoto
la testa e seguo mio padre fuori dall’auto, odio quando mi
trascina
in giro per Forks sulla macchina della polizia, è come
girare con un’ insegna
al neon sopra la testa. Guardatemi: sono la figlia dello sceriffo,
quella che
ha lasciato il suo fidanzato sull’altare per correre da un
altro.
“Bella, tu ti prendi
sempre cura di
me, ogni tanto lasciami fare il padre”, replica convinto,
entrando in farmacia.
Si dirige verso il bancone e un enorme sorriso mi si dipinge in volto.
Quella schiena la riconoscerei fra mille. Jake è in piedi a
pochi passi da noi,
una maglietta e un paio di vecchi pantaloncini, perfetto
così senza abiti
firmati e accessori all’ultima moda. È
così bello che come ogni volta il cuore inizia
a battere talmente forte da farmi male.
“Ciao, Jake.” Charlie gli posa una mano sul
braccio, lui si volta e trasalisce
quasi spaventato. Oh andiamo, mi sembra un po’ esagerato. Ok,
Charlie ha smesso
di chiamarlo figliolo da quando ci siamo messi insieme e ho il sospetto
che gli
abbia fatto un discorso da uomo a uomo ma Jake non ha mai avuto paura
di lui,
in fondo è un licantropo.
“Ch... Charlie.” No, qua qualcosa non va
decisamente: Jacob Black non
balbetta mai. Lo guardo bene in viso, è bianco quasi quanto
me e con la sua
carnagione è praticamente impossibile.
“Billy sta bene?” Chiede mio padre preoccupato,
notando anche lui lo
strano comportamento
del mio ragazzo.
“Sì. Lui… stavo giusto comprandogli le
medicine. Ecco ora vado. Ciao,
Charlie. Bells, ti chiamo dopo.” Si gira e esce velocemente
dalla farmacia, sto
ancora guardando la porta chiudersi dietro di lui, quando sento la voce
di mio
padre.
“Ma dove va? Ha dimenticato il sacchetto.” Scuote
la testa e io mi alzo
nelle spalle.
“Glielo vado a portare io.”
Esco fuori e lo trovo appoggiato alla moto, la testa incassata nelle
spalle
ed il torace che si abbassa e si alza ritmicamente come cercasse di
recuperare
fiato.
“Jake, hai dimenticato il…”
Lui si volta e mi guarda decisamente terrorizzato. È la
prima volta che mi
sembra davvero un ragazzino di diciassette anni. “Dimmi che
tuo padre non ha
visto che c’è lì dentro.”
“Ma che cosa doveva vedere? Che ti prende, Jake?”
Mi bacia la fronte e
sembra tornare il solito di sempre.
“Niente. Allora stasera vieni a La Push?”
“Non provare a cambiare argomento, Jake.”
Sbuffa. “Non lo vuoi sapere davvero, Bells.”
“Certo che lo voglio… oh mio Dio. Tu stavi
comprando dei preservativi!”
“Te l’ho detto che non l’avresti voluto
sapere.”
“In farmacia a Forks… e mio padre stava per
vederti. Sei un idiota.”
So di avere le guance completamente in fiamme, ma sono troppo
arrabbiata
per preoccuparmene in questo momento.
Mio padre una volta ha provato a farmi Il Discorso ed è
stato il momento
più imbarazzante di tutta la mia vita, insomma un padre non
dovrebbe mai sapere
che la sua unica figlia fa sesso, soprattutto se il padre in questione
ha un
fucile in casa sempre carico.
“Dai, Bells, ci è andata bene alla fine,
no?”
“Non sono più sicura di voler venire a La Push
stasera.”
Scoppia a ridere, la sua risata roca e profonda, e mi prende fra le
braccia
baciandomi il naso. “Sì che lo sei. Non puoi
resistere al mio fascino animale.”
“Sì, proprio animale, Jake.”
Ride ancora e di nuovo il mio cuore accelera. La sua risata muove
sempre
qualcosa dentro di me. La sua risata sa di noi. Sa di garage e bibite
calde, sa
di cadute in moto e di lezioni di storia da ripetere, sa di baci e mani
che si
cercano. Sa di vita, sa di una scelta che so essere quella giusta.
“Camera mia o camera tua?”
“Mia”, dico in un sussurro tornando a camminare.
Scuoto la testa e le prendo dalle mani il test di
gravidanza. “No, non posso aspettare di tornare a
casa.”
Ho paura, ho una paura fottuta. Tutto questo con Edward
non sarebbe mai successo.
Non ci sarebbero state porte chiuse e stereo alzato al
massimo per coprire i nostri gemiti mentre di sotto i nostri padri
guardavano
la partita, non ci sarebbero state mani che si cercano sotto il tavolo
e
ginocchia che si sfiorano durante la cena di Natale. Non ci sarebbero
stati
momenti imbarazzanti e la sua maglietta infilata al contrario per una
porta che
si spalanca all’improvviso. Non ci sarebbero state le battute
idiote di Paul e
Jared quando ci beccano a baciarci sulla spiaggia di La Push. Non ci sarebbero state le uscite
con Emily e Kim.
Non ci sarebbero state le liti e lui che si arrampica alla finestra nel
cuore
della notte per dirmi quanto è stato idiota. Non ci sarebbe
stata la paura di
questo momento. Non ci sarebbe stato niente. Non ci sarebbe stata la
vita.
Non ci sarebbe stato questo test di gravidanza che… rosa?
Merda, sono incinta!
Io, Bella Swan, sopravvissuta a vampiri centenari sto per
essere fatta fuori da mio padre o meglio, forse è Jake che
sta per essere
ucciso. Non sono mai stata più felice di così che
la storia delle pallottole
d’argento fosse solo una leggenda.
*******************
Angela
porta in spalla il mio borsone azzurro, sta
iniziando a piovere e accelera il passo per ripararci sotto la tettoia
della fermata
dell’autobus. Si ferma, posa a terra il borsone e
l’autobus compare da dietro la
curva.
“Sei proprio sicura che non vuoi che torni a casa con
te?”
“No, posso farcela, l’hai detto anche tu, a mio
padre
piace Jake e… oddio come glielo dico?”
“Gli regali un ciuccio? E se sviene promettimi di
fotografarlo.” Mi sorride. Il suo solito sorriso
d’incoraggiamento. Quanti me
ne ha riservati in questi quattro anni, prima di un esame, dentro un
locale in
cui non conoscevo nessuno, dopo ogni lite con Jacob.
Prendo il borsone e osservo la porta dell’autobus aprirsi.
“Ti chiamo.”
“Anche a notte fonda, lascio il cellulare acceso.”
Salgo e cerco un posto libero. È facile trovarne uno.
Siamo a metà settimana, gli studenti non tornano a casa il
mercoledì, mi lascio
andare su un sedile e osservo la pioggia sul finestrino.
“Insomma, Bells, non ti piacciono i regali, diventi
intrattabile se solo
pensi che ti sto portando a cena fuori, così mi sono dovuto
adeguare… l’ho
fatto io, quindi non vale come regalo, e poi una moto non è
romantica è solo un
pezzo di noi.”
Aveva ragione, come sempre. E ora qua, su questo autobus che mi sta
portando
a Seattle per iniziare il college, mi sento assurdamente vuota.
Ero pronta a dire addio a tutti, a rinunciare ad una vita intera per
un’
eternità con Edward ed ora mi sento uno schifo solo per
qualche chilometro di
distanza?
Forse non mi sono mai fermata davvero a pensare a cosa avrei dovuto
rinunciare. Avrei avuto Edward, Alice e tutti i Cullen ma avrei detto
addio a
Charlie e ai suoi goffi abbracci, avrei detto addio a mia madre e ai
suoi
discorsi senza senso ma carichi d’affetto, avrei detto addio
a sentire il cuore
che batte, avrei detto addio a tutta la vita come la conosco ora.
Come ho potuto pensare che ci sarei riuscita? Che l’amore di
Edward mi
sarebbe bastato, che solo lui sarebbe stato amico, amante, genitore e
fratello.
Seattle è a due ore di distanza da Forks, due ore di
distanza da casa mia, solo
due ore da Jake e mi sembrano troppe. Saremo divenuti nemici mortali e
poi? Come
sarebbe stata davvero la vita senza il sole?
Sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans, lo estraggo e leggo
il
messaggio.
Apri
il borsone.
Jake deve essere impazzito.
Sbuffo e prendo il borsone azzurro facendo
scorrere la zip, c’è un piccolo sacchetto in cima
alla pila di vestiti. Sono
sicura di non avercelo messo io. Slego il cordoncino e un sole di legno
mi cade
nel palmo della mano.
Un altro messaggio.
Sei
tu a essere il mio sole.
L’autobus
decelera lentamente prima di fermarsi del
tutto. I pochi passeggeri tirano giù i bagagli e si
sistemano per scendere. Mi
torturo nervosamente il labbro con i denti e dal finestrino lo vedo.
È appoggiato alla portiera della macchina, una maglietta
nera e le braccia incrociate al petto. Devo decisamente trovare un modo
per
dirglielo, senza rendere questo bambino orfano.
Scendo dalla scaletta, mi vede e un enorme sorriso gli si
allarga in volto. Fa un paio di passi e mi solleva fra le braccia prima
di
baciarmi.
“Mi sei mancata, Bells.”
“Anche tu, Jake.”
**************
La
spiaggia di La Push è sempre la stessa, così
è come
sempre lo stesso questo tronco bianco su cui ora siamo seduti. Quelli a
essere
davvero cambiati in questi quattro
anni
siamo noi.
Questo è il nostro posto: è qui che giocavamo da
bambini,
è qui che l’ho rincontrato, è qui che
mi ha detto ti amo e io gli ho dato un
pugno, è qui che sono scappata il giorno del mio matrimonio,
è qui che abbiamo
fatto l’amore per la prima volta, ed è anche qui
che siamo Jake e Bells.
Gli prendo la mano e gioco con le sue dita. C’è
ancora un
alone di grasso sopra, deve essere uscito di corsa dal lavoro per
venire a
prendermi, sospiro e lui sorride.
“Due anni in meno, perché hai paura di dirmi
qualcosa.”
“No, io…”
“Bells, lo sai che lo capisco quando c’è
qualcosa che non
va.” Prova a usare un tono di voce naturale ma sento che
è teso anche lui.
“Uff.”
“Ti sei innamorata del tuo migliore amico, è
questo lo
svantaggio.”
La mia mente per Edward è sempre stata schermata, aveva
il potere di leggere i pensieri di tutti ma non i miei e forse, senza
quell’aiuto in più, non è mai riuscito
a capirmi davvero. Pensavo fosse un
vantaggio ma poi è arrivato Jake, senza poteri, senza
trucchi mi ha sempre
visto per quella che sono, mi legge dentro e non ho mai capito come
riesca a
farlo così bene.
“Bella. Andiamo, sono io, Jake. Non puoi davvero aver
paura di parlarmi a meno che…”
I suoi occhi diventano più scuri, infila velocemente le
mani dentro le tasche dei jeans,
so che
hanno iniziato a tremare e tenta di nascondermelo.
“No, Jake, no… non ti voglio lasciare.”
Quell’espressione
sul suo viso non gliela vedevo da anni, mi odio ancora per averlo fatto
stare
così male.
“Io…” forza, Bella, ispira espira e
diglielo chiaro e
tondo. Jake, sono… “ Ti ricordi della nostra
lista?”
Lui mi guarda e
inarca un sopracciglio. “La lista?”
“Sì, la lista con tutti i motivi per cui era bello
restare umani.”
“Mhm”, mugugno senza staccare le labbra dal suo
petto.
“Credo di aver appena trovato il motivo… aspetta
che controllo.” Si mette
seduto sul letto e si sporge appena aprendo il cassetto del suo
comodino.
Estrae un foglio tutto spiegazzato e sorride tornando ad abbracciarmi
“Motivo
numero ottantaquattro per rimanere umana: come il sudore ti appiccica i capelli al
viso.”
Sgrano gli occhi e lo guardo mettendo il broncio. “Jake,
è un motivo
orribile.”
Scuote la testa convinto e mi bacia. “No che non lo
è, sei terribilmente
sexy così.”
Sento le guance accendersi e provo a nascondere il viso contro la sua
spalla, lui mi accarezza la schiena e lo sento sorridere.
“Sei arrossita. Che motivo era quello?”
“Numero cinque.”
“Già, numero cinque.” Mi passa le dita
sotto il mento e solleva il volto. “Vuoi
che ti mostri di nuovo il mio motivo preferito?”
Scoppio a ridere e gli mordicchio le labbra. “Non mi ricordo
qual era.”
Mi sdraia sul letto e mi morde il lobo prima di sussurrare
“Motivo numero
uno: fare l’amore con Jacob Black.”
“C’era un motivo di cui non mi ricordo il numero
che
diceva qualcosa tipo avere dei bambini un giorno.”
“Sì e anche uno che diceva camminare nudi per le
strade
di Orlando senza brillare al sole.”
“Ma quello non l’abbiamo mai fatto, Jake.”
“Neanche … oh.” Mi solleva il viso e mi
guarda. “Cosa
devi dirmi, Bells?”
“Sono incinta.”
Avete mai visto un licantropo che sta per perdere i
sensi? Beh, io sì. Ora.
***************
La
porta d’ingresso suona, mi sistemo la spallina del
vestito che mia madre mi ha costretto ad indossare e vado a aprire.
Sulla
soglia Billy e Jake mi sorridono. Billy mi porge un mazzo di fiori e io
mi
chino per abbracciarlo.
“Congratulazioni, Bella. Mi è dispiaciuto davvero
non
poter esserci alla cerimonia di laurea.”
Sorrido e mi stacco dall’abbraccio. “Non
preoccuparti,
Billy, sei qua adesso.”
Due giorni fa mi sono laureata. Non ho voluto nessuna
festa, ho il sospetto che Jake e Angela stiano tramando qualcosa alle
mie
spalle ma per ora non me ne preoccupo, meglio concentrarci su un dramma
alla
volta.
Billy spinge verso la sala la carrozzina e Jake mi
abbraccia baciandomi la fronte.
“Andrà tutto bene, amore.”
“Se reagiranno tutti come te sarà meglio chiamare
l’ambulanza, la casa è piena di spigoli.”
Apre la bocca per replicare ma l’arrivo di Seth lo blocca.
“Sorellina.” Mi solleva in braccia e scoppia a
ridere
beccandosi un’ occhiataccia da parte di Jake. Da quando mio
padre e Sue si sono
sposati non perde occasione per chiamarmi sorellina e stringermi in un
abbraccio
da orso. “Scusa il ritardo”, dice infine mettendomi
giù.
“Manca ancora Leah, non preoccuparti.”
“Sono qua, Swan, non mi perderei mai questo
evento.” Mi
strizza l’occhio ed entra in casa seguita dal fratello. A
parte Jake e Angela
lei è l’unica a sapere del bambino. Secondo il
medico dovrebbe nascere intorno
a Natale, spero che Charlie lo prenda come un regalo. Sono stata
codarda, non
ho avuto ancora il coraggio di dirglielo e Jacob ha pensato che con la
casa
piena di gente forse non avrebbe cercato di ucciderlo.
Jake è stato semplicemente Jake. Quando si è
ripreso mi
ha guardata ed infine mi ha abbracciata mentre io scoppiavo a piangere
contro
il suo petto.
So che non sarà facile e che non era previsto ma,
semplicemente non si può controllare tutto.
Io credevo di sì, credevo che sposarmi con Edward,
diventare immortale e perfetta avrebbe eliminato tutta
l’incertezza dalla mia
vita. Credevo che sarei sempre stata al sicuro, protetta e coccolata,
credevo
di trovare il mio posto nel mondo senza faticare davvero. Ero stupida
ed
infantile, adesso con questa vita nuova del tutto imprevista dentro di
me, so
che non si può avere il controllo di tutto. Che a volte
bisogna ferire e
ferirsi per crescere davvero, che bisogna mettersi in gioco e rischiare
per
essere alla fine ricompensati. Io ho rischiato. Perché
sì, Jake era un rischio.
Un normale diciassettenne, anche se con un piccolo problema peloso, al
posto di
un vampiro perfetto, ricco e centenario. Un ragazzino che aveva tanto
bisogno
di me quanto io di lui, invece che tutta la sicurezza che
l’abbraccio di marmo
di Edward poteva darmi. Ho rischiato scegliendo la vita e il cambiamenti invece che
l’immutabilità dell’eternità
ho
rischiato e…
La voce di Charlie risuona per la stanza.
“Charlie… stai calmo.” Sue gli mette una
mano sul braccio
ma lui si alza e apre l’armadio dove tiene la giacca da
lavoro.
“Jacob Black, spero per te che tu corra più veloce
dei
mie proiettili.”
“Papà, smettila.” Mi paro davanti a mio
padre, mentre
Jake arretra velocemente. Charlie
lo
guarda torvo da dietro la mia spalla, prima di tornare a sedersi
portandosi la
testa fra le mani. Sospira e sbuffa scuotendo il capo.
All’improvviso alza il volto e sono sicura di non essermi
sbagliata, quello che sta cercando di nascondere, non appena si accorge
del mio
sguardo puntato su di lui, è proprio un sorriso.
Note
autore
Questa storia si è classificata prima al contest "Team Edward" o "Team
Jacob"?.
E ne approfitto per ringraziare ancora per lo splendido
giudizio ed il banner.
Chi ha già letto qualcosa di mio sa che sono una Team
Jacob accanita, nel mio universo Bella ha scelto Jake e questo
è il loro
futuro.
Se volete sapere come la scelta è stata fatta e
perché vi
rimando a questa serie :
Semplicemente amarsi.
Alla prossima storia
Noemi