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Autore: RobiSmolderhalder    23/11/2012    9 recensioni
Edward e Bella.
Due caratteri differenti.
Due animi Sensibili e gentili.
Il destino li farà incontrare.
I loro dolori si uniranno.
Non ci sono né vampiri né licantropi. Se vi ho incuriosito leggete :)
Roby
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Love save the pain.

 

 

 

Lonely day.

 

 

1 Aprile 2008 LA Ore: 12:30 am.

 

Bella’s Pov

“Fanno trenta dollari Bella” Annuisco e porgo i soldi alla fioraia. Lei in cambio mi da le rose bianche. Sono trentuno, come ogni anno, come ogni volta, come sempre.
Sono già passati sedici anni, ed io non me ne sono resa mai veramente conto.

Il tempo.
Quando non vuoi vola, come una piuma, come la vita. Ti scivola via dalle mani, senza che tu te ne renda davvero conto. Il tempo è denaro dicono.
Sì è prezioso, veloce, bello, brutto, grande, piccolo, buono, cattivo.
Il tempo che ci fa compagnia, anche se pensiamo di essere soli, quando in realtà nessuno è mai realmente solo. Soltanto l’anima rimane sola.
A volte credi che la vita sia una merda, ma poi ti fermi un attimo a pensare e dici ‘no è molto peggio’. Esistono i giorni solitari, dove credi che nessuno potrà aiutarti, se non la fonte del nostro dolore.
Che se anche fa schifo, prima o poi dovrà migliorare. Che non ci può essere costantemente tristezza immutabile nella nostra vita, nel nostro tempo.
Spesso ci chiediamo se sperare sia la via d’uscita. Io credo solo che sia buon intenditrice degli illusi. Ho sperato per almeno nove anni, ma non è successo niente.
Tutto è rimasto esattamente come prima. Freddo, triste, immutabile.

Il dolore rimane lì, non diminuisce ma diventa più grande, potente. La sua forza arriva al punto di espandersi in tutto il corpo, è letale, ti annebbia, ti possiede. Ed è quando arrivi a questo punto che è davvero finita. Io non ci sono ancora arrivata, ma non manca poco.
Le mie lacrime scendono, copiose, veloci, senza comandi. Scendono e basta senza che io decida. Sono stanca di piangere, di soffrire. Vorrei solo una via d’uscita, una soluzione per stare almeno un po’ meglio, un appiglio per dire ‘c’è l’hai fatta’.
Apro la porta della cantina e prendo il mio telo giallo. Era arancione una volta, poi si è schiarito con la salsedine e forse anche con le lacrime. Arrivo a riva e lo sistemo più vicino al mare delle altre volte.
Mi siedo e attacco il mio I-Pod. Parte Lonely day.

 

 

Such a lonely day (E’ un giorno così solitario).
And it's mine (Ed è mio)
The most loneliest day of my life ( il giorno più solitario della mia vita) 
Such a lonely day (E’ un giorno così solitario).
Should be banned (Dovrebbe essere bandito)
It's a day that I can't stand (E’ un giorno che non riesco a sopportare)
The most loneliest day of my life (Il giorno più solitario della mia vita) 
The most loneliest day of my life (Il giorno più solitario della mia vita)
Such a lonely day (E’ un giorno solitario)
Shouldn't exist (Non dovrebbe esistere)
It's a day that ill never miss (E’ un giorno che non mi mancherà mai)
Such a lonely day (E’ un giorno solitario)
And it's mine (Ed è mio)
The most loneliest day of my life (Il giorno più solitario della mia vita) 
And if you go (E se va via)
I wanna go with you (Voglio venire con te)
And if you die (E se muori)
I wanna die with you (Voglio morire con te)
Take your hand and walk away (Prendere la tua mano ed andare via)
The most loneliest day of my life (Il giorno più solitario della mia vita)
The most loneliest day of my life 
The most loneliest day of my life 
Such a lonely day (E’ un giorno solitario)
And it's mine (Ed è mio)
It's a day im glad I survived (E’ un giorno di cui sono contento di essere sopravvissuto).
Sussurro. Non mi ero mai realmente resa conto della verità in queste parole. Ho sempre avuto il difetto di non ascoltare mai veramente delle canzoni. Poi un’immagine, immaginaria, spunta d’avanti ai miei occhi. Da bambina ricordo che i primi giorni che lui non c’era più,  mia mamma mentre mi faceva il bagnetto piangeva. Un giorno mi ero arrabbiata e le avevo chiesto ‘ e adesso chi mi mette il profumino?’ e poi entrambe eravamo scoppiate a piangere.
All’epoca era solamente una bambina. Me ne stavo li a piangere, guardandolo mentre andava via. Vedevo mia madre, che ogni volta era in ansia. Vedevo il mare e mi rassicuravo, non capendo quanto stessi sbagliando.

Mi sono sempre chiesta il perché. Mi sono sempre detta che a tutto c’è una spiegazione razionale. Crescendo, andando avanti col tempo, ci ho riflettuto. Ho cercato di trovare qualcosa di logico in questa vicenda, e non ci sono mai riuscita.
Dicono che quando dio ci crea, lo fa per una scopo. Il mio scopo è quello di piangere sempre.
Piangere perché sei felice dopo tanto tempo.
Piangere perché vorresti avere di più.
Piangere perché non sai combattere il dolore, allora piangi, ma con le lacrime e i singhiozzi non si risolve niente. Sono nata per non risolvere niente piangendo.
Mi fa schifo tutto questo. Non lo reggo tutto questo dolore mi serve una strada diversa da intraprendere.

Ed eccomi qui, come ogni anno il mio essere cambia. Per qualche ora torno la ragazza insicura, che piange, che non sa nemmeno come si chiama. Che pensa, pensa, pensa e non risolve, ma si procura il triplo del dolore che prova giornalmente. Siamo nati per essere distrutti, non per distruggerci.
Poggio la mia testa sul telo, e chiudo gli occhi. Sperando che sia un incubo. Sperando che torni bambina, dove i miei problemi erano acconciare i capelli delle bambole.

**

“Torni a lavoro tra un po’?” mi chiede mia mamma, che mi abbraccia e mi accarezza la spalla. Scuoto la testa. Oggi Edward ha lavorato al mattino con Carlisle. A volte al pomeriggio mi capita di andare in ufficio lo stesso, per fare qualcosa, ma oggi proprio non riesco. Poi mi ricordo che devo vedere Alice. Credo che le chiamerò.
Ogni anno. Non esco mai durante questo giorno. Perché il mio stato d’animo è troppo visibile. Mi chiederebbero tutti ‘ ehi come stai? Che succede?’ e francamente il mio umore non è dei migliori per parlare con la gente, meno che con mia madre.
“So. Che è difficile. Doloroso e fa anche un po’ paura. Ma amore mio così non andiamo da nessuna parte capisci? Lui non vorrebbe vederti così.” Ammette mia madre con la voce flebile come uno spago sottilissimo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.
Scoppio a piangere tra le sue braccia.
Forse non dovrei farlo. Certamente così soffre di più. Ma è come l’istinto, incontrollabile.
Lei mi stringe forte, come se potesse aiutarmi. E sono certa che anche lei sta piangendo.
Ricordo che i primi giorni si chiudeva in bagno a piangere. Ricordo che mi sorrideva debolmente e mi diceva ‘ tornerà’. Ricordo che quando qualcuno passava a trovarci mi chiedeva sempre di andare a giocare, in quei momenti, mi nascondevo per ascoltare i discorsi dei grandi.
Piangevano, ricordando tutte le volte che faceva sorridere la gente. Ricordando che quando la gente vicina di casa era senza denaro, lui tagliava il pesce della giornata e lo divideva per i più bisognosi. Ricordando quanto si sentiva inutile quando c’era brutto tempo e non poteva fare niente per guadagnare denaro.

Ma nonostante tutto sorrideva. Per lui era sempre okay, qualunque cosa gli sarebbe accaduta lui faceva finta che andava tutto bene, facendoci credere che era sempre felice.
I miei ricordi sono sfumati, a volte credo di immaginarli. Avevo solamente sei anni. Non ricordo il suono della sua voce, ricordo solo che sorrideva e giocava con me e mi voleva bene. Ricordo che me lo ripeteva sempre ‘ sarò sempre fiero di te. Sei la mia vita. Ti voglio bene piccola mia’. Questo lo ricordo. L’essenziale per capire che lui per me ci sarebbe sempre stato, che mi voleva bene.
Sono sempre stata una ragazza solare, ma ci sono frangenti nella vita che almeno per un po’ ti fanno cambiare. Come il cubo ogni umano ha diverse facce, caratteri diversi, due mondi uno diverso dall’altro, ma l’anima, quella è solo una.
Mi sento come un pesce fuori dall’acqua. Mi sento sola in un deserto. Ed è sbagliato, perché mia madre non vorrebbe mai che io pensassi di essere sola.
Sciolgo l’abbraccio con mia madre e salgo in camera mia. Il tempo di varcare la soglia che il cellulare inizia a vibrare.
Alice.
“Pronto Bella?”
“Ciao Alice. Scusa ma non riesco a venire non sto molto bene”.
“Oh mi dispiace. Io tra due giorni torno a Seattle. Mi sarebbe piaciuto passare del tempo con te” Mormora afflitta.
“Facciamo domani Okay? Tanto lavoro solo al mattino. Ti chiamo io dopo pranzo”
“Okay Bella a domani” Stacco il telefono e lo butto sul letto. Mi avvicino allo specchio e oggi sono irriconoscibile. I miei capelli sono tutti attaccati alla fronte, forse per il sudore, forse per le lacrime. I miei occhi sono cerchiati neri, e i miei occhi non sono mai stati più spenti di così. Sembro una trent’enne. Sbuffo e prendo dei vestiti puliti. Una tuta larga e comoda andrà più che bene. Entro in bagno, metto il tappo nella vasca e apro l’acqua. Mi spoglio con lentezza assurda e quando la vasca è piena mi immergo dentro. Appoggio la schiena e la testa e lascio andare le mie lacrime.

Non so cosa la vita ha riservato per me.
Non so se questo dolore cesserà mai, se resterà con me fino all’ultimo dei miei giorni.
So solamente che ne vale la pena.
Per avere un contatto imaginario con lui ne vale la pena.
Afferro il mio pacchetto di sigarette appoggiato alla vasca e ne accendo una.

**

Apro gli occhi. Mi sento congelata dentro. L’acqua è diventata gelata, non so per quanto tempo sono rimasta qui dentro. Spero solo che sia mattina, spero che quel giorno. Così tanto freddo e solitario sia andato via, aspettandomi per il prossimo anno.
Alzo la testa e guardo la radiosveglia appoggiata nel lavabo.
06:00 pm 1 Aprile 2008.
“Ti piacerebbe” Mormoro a me stessa. Prendo l’accappatoio, mi ci avvolgo e mi dirigo in camera. Nel corridoio sento dei mormorii, e a meno che mia madre non sia diventata come me, che parlo da sola, qualcuno è venuto a farci visita. Forse Jake.
Mi vesto velocemente, lasciando i miei capelli bagnati. Scendo le scale e trovo Edward seduto nel mio divano a parlare con mia madre.
“Ehm ciao” dico una volta sceso l’ultimo gradino.
“Tesoro Edward è passato per parlare con te. Ma tu eri su e gli ho chiesto se voleva aspettarti qui”. Mormora mia mamma. Le sorrido e sorrido anche a lui. Non sapendo dove abbia trovato la forza. Mi avvicino a Edward e mi siedo con lui. Mia madre si scusa andando in cucina, un modo per lasciarci da soli.
Reené si è sempre chiesta come mai, io non abbia mai avuto un certo tipo di approccio diverso con i ragazzi, oltre Jacob che comunque è omosessuale.
Non mi ha mai detto niente di spiacevole al riguardo. Ma è sempre mia madre, non è di certo normale che a ventidue anni io non sono mai stata con un ragazzo.

E adesso dopo, tanti anni, in cui guardavo un ragazzo e non riuscivo a provare niente se non simpatia. Mi ritrovo incantata a guardare Edward che si passa una mano nei capelli e mi guarda, come se volesse dirmi qualcosa ma non ci riesca, sono questi i momenti in cui vorrei baciarlo. Vorrei tenergli la mano, coccolarlo fino a tarda notte, vedere anche uno stupido film con lui, fare anche una lotta con i cuscini, inviargli messaggi con testi casuali e stupidi, giocare con i suoi capelli, ridere con lui a crepapelle fino a non respirare più, voglio andare ovunque con lui e magari litigare per cose futili. Ma lo voglio. Lo desidero, provo qualcosa di assolutamente nuovo. Solitamente l’ignoto ci spaventa, ma invece sento che può cambiarmi, ed io lo voglio con tutta me stessa. Come se non ci fosse via d’uscita, come se fosse l’aria che respiro. E’ ormai fondamentale. Forse è presto, ma sta di fatto che mi è successo e non ho intenzione di ripensarci.
“Volevo sapere come stavi. Oggi non sei venuta, non era il tuo orario di lavoro ma solitamente vieni lo stesso. Poi Alice mi ha detto che non sei riuscita ad uscire con lei perché stavi poco bene. Io mi chiedevo se-”.
“Apprezzo molto Edward. Davvero” mormoro interrompendolo.

Annuisce e ancora una volta i nostri occhi si incontrano. I suoi sono verdi, ma non a effetto cartone animato, sono puri. Hanno quell’essenza che ti fa credere di immaginarli, ma sono profondi, estremamente profondi.
“Guardiamo un film?” gli chiedo dopo un po’ dato che non accenna ad andarsene. Lui annuisce e io mi alzo dal divano.
Gli porgo la mano e lui l’afferra prontamente. Solitamente in un giorno come questo, se Edward fosse un altro lo avrei mandato via a calci. Avrei imprecato in greco e avrei mandato a fanculo mia madre senza apparente motivo. Invece no lui è diverso, con lui è stato sempre diverso, è stato dal primo giorno una scoperta. Sento che stare accanto a lui, mi trasforma, mi devasta e mi fa sentire, anche se per pochi attimi, intera. Se rido con lui è perché ho voglia di farlo. Se lo guardo lo faccio con interesse. Se lo bacio lo faccio perché in quel momento, la ragione o l’istinto mi dicono che è giusto così. Perché se provi qualcosa di nuovo, di sconosciuto, bisogna fare quello che sentiamo, perché se non lo facciamo rimarremmo per sempre con il dubbio.
“Ehm Edward ti va di rimanere a cena?” ci interrompe mia madre a metà scala. Ci fermiamo un attimo e  la nostra stretta si scioglie immediatamente.
Lui guarda mia  madre e le sorride. Poi guarda me, non sapendo cosa rispondere, io gli annuisco, qualsiasi cosa volesse dirmi.
“La ringrazio molto Reené” mia madre gli sorride e va in cucina.
“Mi sa che dovremmo aspettare per il film” lui annuisce e scendiamo le scale.
Ci sediamo vicini sul divano e ci guardiamo.
“Allora. Come va?” gli chiedo per spezzare il silenzio imbarazzante.

“Bene. Alice tra pochi giorno andrà via” mormora dispiaciuto.
“Le vuoi molto bene” ammetto.
“Non si può non volergliene. Lei è una persona stupenda, a volte invadente, a volte precipitosa, ma è semplicemente così. Credo che lei sia stata creata per far sorridere la gente, per portare un po’ di luce nella vita degli altri” mentre parla di sua sorella, noto un’illuminazione nei suoi occhi, deve essere molto importante per lui.
Non ho un fratello né una sorella, quindi non so cosa si prova ad avere dei rapporti del genere. Ma mai nessuno che parlasse di sua sorella o del fratello, ne ha mai parlato così. Lui ne parla come se gli dovesse la vita.
“Lei per me è fondamentale” ammette. Annuisco e gli sorrido. Quando ho conosciuto Alice ne sono rimasta estasiata. E’ così dolce che sembra finta, è davvero un tornado. Infatti quando mi ha chiesto se volevo passare un pomeriggio con lei, ho accettato subito.
La cena è pronta e ci sediamo tutti e tre a tavola. Ci sono degli stuzzichini di pasta sfoglia con prosciutto e formaggio. C’è del pesce marinato, patate al forno e delle cotolette di carne e due tipi diversi di insalata. Speriamo che gradisca.
“Edward non sapevo cosa ti piace, quindi ho fatto un po’ di tutto. Speriamo non sia un fiasco” dice mia madre.
“Stia tranquilla. Apprezzo molto la sua gentilezza”.
Iniziamo a mangiare, e la cena procede in silenzio. Io come sempre finisco prima di tutti. Ho mangiato una cotoletta e le patate. Edward invece ha assaggiato un po’ di tutto. Mia madre come sempre ha preso solo del pesce.
Aiuto mia madre a sparecchiare e ad impilare i piatti per poi metterli nella lavastoviglie.
Prendiamo posto in salotto e mia madre offre un po’ di crema di caffè ad Edward. Dopo qualche oretta va a letto.
“Tua madre è molto gentile e ospitale” sussurra meravigliato.
Annuisco e accavallo le gambe.

“Allora lo vediamo questo film?” gli chiedo. Lui annuisce e come poco prima saliamo le scale.
“Allora. Horror, azione, drammatico, commedia o…”
“Va bene Horror” mi interrompe. Prendo Orphan e lo inserisco nel lettore DVD. Lui intanto guarda la mia stanza.
“Ti piace tanto la musica mh?” mi chiede sorridendo.
“Si. Senza musica non siamo niente in questo mondo, la musica serve per migliorarlo dato che l’uomo lo sta distruggendo”. Ammetto chinando il capo e guardandomi i piedi. Tutto ad un tratto mi sento imbarazzata, come se Edward stesse violando la mia privacy. O forse ho solo paura del suo giudizio fuori l’orario di lavoro.
“Metallica, System of a down, Led Zeppelin, Guns n’ roses, AC/DC, Scorpions, The doors.
E innumerevoli album dei Queen, certo che ti tratti bene eh?” scoppia a ridere, anche se io non ci trovo niente di divertente gli sorrido, perché il suo sorriso mi contagia, perché quando sorride, anche se per pochi secondi, mi fa dimenticare tutto ciò che c’è di negativo nella mia vita.

Il suo sorriso è come la musica.

Mi trasporta in un mondo migliore.

Mi fa sorridere.

Mi fa sentire spensierata.

Mi fa sentire un’altra persona migliore.

E quando qualcosa ti fa bene, ti fa sorridere, devi provarla, assaporarla e conoscerla.
Il film parte ma noi non lo guardiamo. Continuiamo a parlare di musica. L’argomento migliore.
“Edward chi è George?” gli chiedo di punto in bianco. Ma me ne pento subito, notando il dolore che si è impossessato dei suoi occhi.
“Era. Era un mio amico. Il mio migliore amico. La persona migliore che io avessi mai conosciuto, era come un fratello” ammette con la voce roca. Vorrebbe tanto piangere me lo sento. E dato che la giornata non è stata delle più belle una lacrima solca il mio viso. Lui mi guardo corrucciandosi, poi si addolcisce, ma nella sua espressione e nel suo sguardo c’è ancora dolore.
Mi accarezza il viso e avvicina il suo. La sua guancia si appoggia alla mia e la sento umida. Mi scappa un singhiozzo.
“Non adesso” sussurra. Ci abbracciamo e iniziamo a singhiozzare.

 

 

**

 

 

 

Taaaaaaaaaaadaaaaaan.
Allora scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma tra mio figlio, la fine della saga ç____ç e ask.fm che mi fa perdere sempre tempo, non ho scritto in questi giorni.
Allora vanno bene capitoli come questo? Cioè la lunghezza ed un unico Pov? O li volete più lunghi e divisi in due Pov?
Bene spero che vi piaccia, e recensite in tanti! C:
A presto Roby.

   
 
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