Il suo bacio: Bellatrix
Impiegai diverso tempo per
riprendermi. Passarono ore prima che quella sensazione di folle
inconsapevolezza di una gioia tanto sfolgorante quanto intensa, lasciasse il
posto alla comprensione che quell’evento, tutto d’un tratto, tutto in un
momento, era davvero accaduto.
Quasi non mi pareva possibile.
Guardavo il buio intenso davanti
ai miei occhi, lo sconfinato nero del cielo che si confondeva, nell’ora più
intensamente buia e silenziosa, con l’oscurità della natura immersa nella
notte. Era tutt’uno quel paesaggio, gli alberi, la terra fredda e scura, il
cielo nero, quel colore, quell’aria pungente ed elettrica, tutto sembrava
avvolgermi.
Mi sfiorai le labbra con due dita
della mano sinistra, lentamente.
Sollevai lo sguardo verso le
stelle invisibili, cercavo quei puntini luminosi che disegnavano il cielo, ma
la nebbiolina copriva tutto sotto una coltre vaga e solo la luna riusciva a
brillare, seppur opaca, in alto nel cielo.
Ero sola, il mio Signore ed io
non ci eravamo detti una sola singola parola dopo quel momento di unione così
profonda, ma anche tanto immediata e fuggevole. Forse non sarebbe successo più,
forse non avrebbe ammesso ancora un gesto simile. Ma nonostante i silenzi,
nonostante il suo carattere, nonostante ciò che non vorrà mai ammettere di
sentire, io sapevo che era vero, che lo sentiva anche lui… nonostante non
volesse ammetterlo, né lo avrebbe ammesso mai. Sapevo che era amore, che era
naturale e che sarebbe continuato in eterno.
Perché io lo amavo e lo amavo
appassionatamente. E lui… lui anche.
Anche se così non sembrava, io
avevo imparato a conoscerlo, a sondare la sua anima oscura e violentata,
misteriosa e crudele, spietata.
Io e solo io.
Feci qualche passo attraverso
quel balcone diroccato, mi avviai verso la stanza vuota all’interno, inondai i
polmoni dell’aria oscura e fredda della notte e rientrai chiudendo le alte
finestre della torre. Mi buttai letteralmente sul letto poco lontano, la luce
della luna entrava dalle finestre fendendo la notte e bruciandomi gli occhi: li
coprii con il braccio sinistro, avvicinando il marchio nero al mio viso.
Sentivo il pizzicore del pizzo della manica solleticarmi la pelle, il tessuto
lungo e largo sui polsi scendere dolcemente fra i capelli sparsi.
Nel buio totale potei ripensare a
quei momenti. Ripensai alle parole, ai movimenti e ai toni che fecero divampare
l’incendio:
“Mio Signore, potete ascoltarmi?
Posso parlarvi ancora?”
Ero tornata all’attacco sulla
pietra di sangue, continuavo a non capire le sue intenzioni, continuavo ad
avere paura, in qualche modo, che lui stesso temesse per la sua vita e che
volesse preservare Sgath.
Io senza di lui sarei morta: di
paura, di dolore, di solitudine, d’amore. Dovevo quindi sapere, non potevo
restare nel dubbio di poterlo perdere, che mi abbandonasse ancora una volta, ma
definitivamente.
Lui sapeva, sapeva tutto; e se
dunque temeva, avrei dovuto temere anch’io, se invece mi ero sbagliata, e
quella pietra aveva un altro significato, non avrei avuto paura di nulla e di
nessuno, perché lui sarebbe stato con me.
“Mio Signore, vi prego,
spiegatemi perché avete voluto preparare quella pietra e mi avete ordinato di
darla all’erede.”
A questa domanda iniziò a
prestarmi attenzione, non si voltò verso di me, ma smise di interessarsi a ciò
che stava facendo per ascoltarmi, dunque insistei subito:
“L’avete fatta perché potesse
metterci in comunicazione in qualche modo con l’erede… dovesse succedere
qualcosa. Ma cosa dovrebbe succedere? Cosa temete, mio Signore?”
La voce mi tremava: non volevo
sapere la risposta, eppure la pretendevo. E anche il fatto di pretendere
qualcosa da lui… non è facile.
Si voltò di scatto verso di me,
io indietreggiai d’istinto vedendo i suoi occhi fiammeggianti di rabbia, ma non
volli smettere di domandare.
“Non crederò mai che voi temiate
di essere messo in difficoltà di qualsiasi genere da quel ragazzo maledetto.
Non è vero, non è questo, vero, mio Signore?”
Lui avanzava verso di me, ad ogni
passo il suo manto nero frusciava leggermente e il pallore del suo viso
aumentava per la collera. Sentivo man mano il suo corpo avvicinarsi al mio, lo
percepivo sempre, come se fossimo legati, come se vibrassimo all’unisono io con
lui, lui con me.
“Non dovresti nemmeno averle
certe idee, Bella.”
“Ma… mio Signore, voi stesso, il
vostro comportamento…” non riuscivo a proferire frase di senso compiuto, non
riuscivo a comunicargli che il suo stesso modo di fare mi faceva impensierire.
“Non pensare, non dire,
smettila.” mi ripeté di nuovo, fermo davanti a me.
Qualcosa a quel punto si ruppe in
me, qualcosa come una infinita quantità d’acqua che improvvisamente rompe gli
argini che la tenevano ingabbiata dentro da troppo tempo, e inonda tutto ciò
che la circonda, veloce, irruente, violenta. Parlai di nuovo, quasi urlai.
“No, mio Signore, non posso
smettere di chiedere: ho paura, ho paura che mi lasciate sola di nuovo, voglio
sapere cosa provate, perché agite in questo modo con Sgath,
voglio sapere…”
“Stai zitta, ti ho detto!” mi
interruppe di nuovo con furore, con veemenza. Qualcosa però lo frenava dal
comportarsi come al solito: non mi prendeva, non mi scuoteva e non mi faceva
male.
Non mi importava più di nulla. Insistei.
“Mio Signore, ditemi perché, voglio
sapere perché…” il ritmo della conversazione era concitato, le frasi brevi,
veloci, agitate; i respiri velocizzati, pieni di ansia, le voci acute.
“Ditemelo, mio Signore! Vi prego.”
Non piangevo, ero troppo convinta
di voler sapere ormai, ma non andai più avanti, non mi uscivano più parole. I
nostri sguardi si incrociarono velocemente, nei suoi occhi vedevo il fuoco
della rabbia e della passione.
Sentii il mio respiro fermarsi
improvvisamente, forse insieme al suo, o forse no. Per alcuni istanti ci fu un
silenzio strano, pieno di tensione potente, sia dei muscoli che della mente,
tensione di frasi non dette né mai accennate, di sentimenti taciuti e
sensazioni negate, di violenza inaudita e di terrore lacerante.
In quel momento ebbi la
consapevolezza improvvisa, nitida, vivida e violenta che mi avrebbe baciata.
Non disse un altro “taci” non mi
disse di stare zitta, non mi punì, né urlò. Scese verso di me con rabbia,
piegandosi velocemente, senza lasciare tempo e spazio a nulla, nemmeno ad un
fuggevole pensiero. Non voleva che chiedessi o aggiungessi nulla, non
sopportava di sentirsi porre nuovamente quelle domande che odiava, era troppo
convinto della sua risposta per potermi mentire. Voleva fermarmi e lo fece in
maniera sorprendente.
Sentii solo le sue labbra
avvolgere le mie, bagnarle con passione e violenza.
Non feci in tempo a chiudere gli
occhi, a perdermi subito in quel bacio… lo feci qualche istante dopo. Lui non
lo fece mai.
Sentii la sua lingua fra le
labbra penetrare e penetrare sempre di più, per poi stringersi e congiungersi
alla mia, lottare in maniera violenta, sempre più violenta, per conquistare il
predominio di quel bacio appassionato e sfrenato.
Lo sentii spingere, avvicinarsi a
me, dominarmi ovunque; lottammo ancora con violenza, in quel singolo sublime
bacio per il predominio dell’amore, e vinse ancora lui, nonostante tutto,
nonostante la sua terribile avversità. Lui, che muovendo le labbra fra le mie
con una tale passione violenta, risultava assolutamente irraggiungibile.
Mi piegai al suo volere, ai suoi
movimenti duri e lascivi, forti e spietati, avvolgenti e arroganti. Mi piegai
alle sue dita fredde che improvvisamente strinsero il mio viso, prima sul collo
poi sulla guancia, toccandomi e volgendomi a suo piacimento, ancora e ancora.
Non fu un bel bacio, fu il suo
bacio.
Non volevo finisse. Invece finì…
dopo tanto, immenso tempo.
Guardai i suoi occhi smarrita,
estasiata, fragile e felice.
Lui era più stupito di me:
fissava i miei occhi e respirava affannosamente ancora vicino al mio viso.
Senza dire una parola si voltò verso l’uscita e mi lasciò sola nella stanza
buia.
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Note:
Finalmente,
dopo che Bella ci sperava fin dalla prima ff, ecco
che è arrivato il bacio!! Ormai era doveroso farli baciare questi due, anche se
sono rimasta col dubbio di farlo accadere o non fino ad alcuni mesi fa…
Ciò significa
che questa ff sta volgendo al termine, soprattutto
per quanto riguarda la storia dei due protagonisti, perché il finale sarà
dedicato ad altri personaggi (anche se ancora non so bene come si svolgerà in
pratica) e sarà di pochi capitoli.
Spero che
dopo tanta attesa il capitolo non sia stato una totale delusione… fatemi
sapere! L’ho organizzato in maniera esattamente uguale al capitolo di Sgath in cui i due fanno l’amore per la prima volta: Bella
è sola e ricorda gli avvenimenti appena accaduti.
Grazie a
tutte
Circe