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Autore: VittoriaBlueMoon    24/11/2012    5 recensioni
Ogni cento anni, le Gekies – “Prescelte” - devono sfidarsi fino alla morte per sigillare l’equilibrio di Aarde.
E’ questo il patto che i primi esseri del mondo, gli Spiriti Tribali, hanno stretto con gli Spiriti Einde.
Le Gekies sono pronte a scendere in campo anche oggi, esattamente cento anni dopo l’ultima volta.
Ma quest’anno, qualcosa è cambiato.
Vryheid e Skande sono sorelle.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il vento è nero, l’aria che corre troppo veloce perché io possa respirarla è nera.

Non ho la forza per dibattermi, non ce la faccio. L’incantesimo ha prosciugato gran parte delle mie energie. Mi sembra di essere dentro un tornado, non vedo niente, non sento niente. L’unica cosa che percepisco è la mano della ragazza, che stringe con forza il mio polso.

Il fischio del vento è distante da me, coperto da chissà quanta di quella strana nebbia nera.

Silenzio, e il vento che ulula lontano, per molto tempo.

Poi una botta, così forte da togliermi il fiato. Sono distesa a terra, non riesco a mettere a fuoco niente, la testa gira.

Sopra di me c’è una figura alta e sottile, con una massa di capelli neri.

Il suo volto è segnato da un sorriso storto, una specie di ghigno trionfante.

-Ti ho presa, Gekies-

-Non avrai mai mio figlio-

-Lo vedremo-

Tossii. Gocce di sangue sporcarono il pavimento e i miei pantaloni. Mi passai il palmo sulla bocca e guardai la mia mano: sangue.

Tossii ancora, e ancora. Il sangue schizzava sul pavimento.

La ragazza sorrideva, impassibile.

-Anche se morirai, il tuo bambino sarà mio lo stesso-

-Non è possibile-

-Io posso fare molte cose, Gekies. Molte più di quanto tu possa immaginare-

Mi gira le spalle e se ne va.

Non riesco a mettere a fuoco niente, ho solo una grande nausea, vomito.

Poi ricomincio a tossire, sputando sangue. Mi sembra quasi di non sentire il dolore che pervade ogni singola cellula del mio corpo. Ho solo una tremenda paura, paura che il bambino non ce la faccia.

Io non sono importante, è lui, o lei, che quella ragazza psicopatica vuole. E un motivo ci deve essere. Mi sdraio sul pavimento di roccia fredda, ma devo tirarmi su a intervalli di poco tempo per tossire. Dopo quelle che sembrano ore, ho già perso molto sangue, forse troppo, e non capisco perché. Probabilmente è un effetto dell’incantesimo, che, tra l’altro, non è servito a niente. Sono qui lo stesso, a vomitare sangue su un pavimento di pietra, e la vita di mio figlio è in pericolo.

Sto pensando di mettermi a gridare, quando la ragazza compare nella  stanza. Io sono inginocchiata, piegata in due dal dolore, e cerco di ricompormi, ma non mi riesce bene.

-Allora, Gekies. Ti sei stufata di soffrire?-

-No-

-No? Non farmi ridere, lo so che ci tieni a tuo figlio. E alle tue sorelle-

-Le mie sorelle? Non mettere in mezzo anche loro, essere schifoso!-

Una risata sprezzante risuonò sulle pareti di pietra.

-Tu e le tue sorelle siete state coinvolte in questa faccenda ancora prima di nascere-

-Troveranno altre due Gekies! L’Equilibrio non verrà spezzato!-

La ragazza rise di nuovo.

-Non ne sai niente, vero? Non è solo questo, Gekies, c’è molto, molto di più!-

Vorrei incenerirla con lo sguardo, ma ho a malapena la forza di guardarla negli occhi.

-Prendi me! Mio figlio non c’entra niente, sono io la Gekies-

So che lei non vuole me, ma il mio bambino, però non posso lasciare nulla di intentato.

-Sai benissimo anche tu che è colui che porti in grembo che mi interessa. Se mi consegnerai il bambino senza storie, Gekies, forse ti sarà risparmiata la vita-

Stringo i pugni. Non ho nessuna intenzione di darle mio figlio, ma è meglio che me ne stia zitta, per ora.

-Che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Io sono Khala-

Mi tende una mano con quel sorriso beffardo stampato in faccia. Io non ho nessuna intenzione di stringere la sua mano, e comunque sto troppo male per farlo.

-Come vuoi. Tra un po’ ti porteranno del cibo: non vogliamo certo che il nostro principino muoia di fame!-

Mi strizza l’occhio ed esce.

Dopo un po’ mi portano davvero da mangiare, ma il mio stomaco non ne vuole sapere di trattenere qualcosa: vomito tutto. Cerco almeno di bere, ma la spossatezza rimane. Non so cosa fare, però so qual è il mio obiettivo: mio figlio deve vivere.

 

                                                            ***

-Heldersiende!-

Spronai Vinnige a tornare indietro. Heldersiende era caduta per terra, su un fianco. Il suo cavallo, Kastaaing, le dava dei colpetti col muso. Quando smontai da cavallo, si allontanò.

Vuur era già inginocchiato al fianco di Heldersiende.

-Cos’è successo?- chiesi.

-Non lo so, maestro Hoogste- mi rispose Vuur-  Vi stavamo raggiungendo, quando è caduta-

Adesso anche Metgesel era accanto a noi, con Sien appollaiata su una spalla.

Heldersiende respirava regolarmente, come se stesse dormendo.

-Che cos’ha, maestro?- chiese Metgesel.

Non risposi: non lo sapevo.

Poi, all’improvviso, Heldersiende aprì gli occhi e si mise seduta con un movimento velocissimo.

-Hanno preso Skande! E’ a Kwadardige!-

-Kwadardige? Sei sicura, Heldersiende?-

-Sì, maestro. Kwadardige! Kwadardige!-

Heldersiende era molto scossa. La presi in braccio e la distesi sopra Vinnige, la testa sulla criniera della mia cavalla.

-Verso Kwadardige, amici!- dissi, mentre montavo a mio volta in sella.

-Ma, maestro...- sussurrò Vuur.

-Niente ma. Il nostro dio ci ha assegnato una missione, ed è nostro dovere portarla a termine-

 

                                                        ***

Kwadardige si percepiva nell’aria. Kwadardige, l’invisibile fortezza dell’Ombra più oscura, la dimora del Male puro, il cancro di Aarde.

Pochi ne conoscevano l’esistenza, e ancor meno erano quelli che conoscevano i nomi di coloro che abitavano quel castello infernale. Ma nessuno di loro sapeva quale fosse l’obiettivo degli esseri oscuri di Kwadardige, nemmeno Hoogste, il privilegiato dal dio Lotus, al quale era stato rivelato tutto quello che il dio sapeva, o quasi: esistevano informazioni che nemmeno agli dei era dato rivelare. Mai nessuno avrebbe osato cercare di attaccare in qualche modo le forze oscure che abitavano la fortezza; ma adesso i Cavalieri dell’Ordine del Loto dovevano fare qualcosa.

La Gekies  e suo figlio erano stati rapiti dagli esseri malvagi, erano a Kwadardige, e l’Ordine del Loto aveva una missione  da compiere.

Hoogste smontò da cavallo agilmente e prese il mantello dalla bisaccia. Anche se non potevano vederla, Kwadardige era  una presenza tangibile nell’aria, e faceva freddo.

A pochi metri dietro di loro c’era il bosco, con l’erba verde ricoperta di neve sciolta; dove erano accampati, invece, c’erano solo pietre e terra nera: anche la natura percepiva la presenza oscura di Kwadardige.

Hoogste scrutava l’aria: sapeva che la fortezza oscura era là, da qualche parte, sospesa nel cielo. E sapeva anche che per raggiungerla avrebbe dovuto usare il suo potere, quel potere che fin dalla nascita lo aveva reso un mostro ripudiato dal mondo intero.  

Metgesel, Heldersiende e Vuur aspettavano silenziosi dietro di lui; si fidavano del loro maestro e aspettavano la sua decisione.

Hoogste si girò verso i suoi allievi.

-Benvenuti a Kwadardige- disse.

I tre lo guardarono perplessi.

-Io non vedo niente, maestro- disse Vuur

-Nemmeno io- concordò Metgesel

-Io sì. C’è qualcosa di oscuro e pericoloso nell’aria, e può essere solo Kwadardige- disse Heldersiende.

Hoogste annuì.

-Proprio così-

-Come faremo a entrare nella fortezza?- chiese Metgesel

Il viso di Hoogste si rabbuiò.

-Procuratemi il necessario per usare il mio potere-


Angolo dell'autrice
So che ho una bella faccia tosta ad aggiornare di nuovo dopo così tanto tempo, ma davvero non ce l'ho fatta. Non per il tempo, perchè il tempo si trova sempre, ma non avevo più l'ispirazione per scrivere. Io scrivo di getto, senza una scaletta, quindi scrivo solo quando mi viene qualche lampo di genio per continuare. E, boh, questo è il nuovo capitolo. 
Mi dispiace molto di essere scomparsa per così tanto tempo, vi prometto che cercherò di aggiornare più frequentemente.

VittoriaBlueMoon

  
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