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Autore: Melanto    24/11/2012    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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Nota Iniziale: Questa nota mi è doverosa per informare i lettori che questo… non sarà l’ultimo capitolo come, in pratica, avrebbe dovuto essere fino a pochi giorni fa. XD
Alla fine è spuntato un diciassettesimo capitolo che non sarebbe potuto rientrare né alla fine di questo capitolo 16 né nell’epilogo.
Ma non vi preoccupate!
Il famoso capitolo aggiuntivo è già stato scritto! :3333
In pratica, ora mi manca solo l’epilogo che ho già iniziato. Fino a che non l’avrò completato, aggiornerò una volta a settimana, ma quando anche l’epilogo sarà completo allora ho deciso che aggiornerò due volte a settimana, questo per permettervi di avere la storia entro la fine dell’anno. :)
Avevo promesso che “Elementia: The War” sarebbe terminata entro il 2012 e l’impresa sta per essere realizzata, solo che per potervi permettere di leggerla tutta entro quest’anno, allora dovrò aggiornare un pelino più spesso… questo perché il Capitolo 16 sarà composto da ben SETTE parti; il Capitolo 17 è unico mentre l’Epilogo non importa quanto sarà lungo, lo pubblicherò tutto intero. :D
Vi ringrazio fin da ora per essere stati con me lungo tutti questi anni, posso finalmente annunciarvi che l’ultimo atto della Grande Guerra per la salvezza di Elementia sta per cominciare!

 

ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 16: This is War (parte I)

Lingua di Serpe – Regno degli Ozora, confine con le Terre del Nord

“A warning to the people /
Un avvertimento alle genti,
the good and the evil /
al buono e al cattivo:
this is war /
questa è Guerra.
To the soldier, the civilian /

Al soldato, al civile,
the martyr, the victim /
al martire, alla vittima:
this is war /
questa è Guerra.

30 Seconds to MarsThis is War

 

Per quanto lo sguardo di Ryoma Hino fosse puntato lontano, verso la spianata, le orecchie ascoltavano tutto quello che l’Airone di Cristallo stava dicendo.
Arroccati sul punto più in alto, gli ufficiali di grado maggiore, il Re e i quattro Master stavano facendo il punto sulla strategia di attacco.
“Non sono d’accordo.” Koudai Ozora interruppe l’Airone, con espressione grave.
“Ne abbiamo parlato a lungo, Vostra Maestà, è la soluzione migliore.” Il Comandante Hongo, sempre al suo fianco, cercava di farlo ragionare. “Non è sicuro, per voi, condurre la carica del primo assalto. Siete pur sempre il Re di queste terre, cosa accadrebbe se periste nello scontro? Con il Principe Tsubasa ancora disperso, lascereste tutto nelle mani della Regina e sarebbe un compito troppo gravoso per le sue fragili spalle.”
Koudai scosse il capo, emettendo un lungo respiro. Sapeva che Roberto aveva ragione, ma si sentiva comunque a disagio nel dover mandare avanti i suoi soldati, senza essere lì a guidarli. Non voleva essere da meno di Gamo che, conoscendolo, sarebbe stato di sicuro a capo dei suoi; il primo a gettarsi nella mischia senza risparmiarsi.
L’intervento dell’Airone riuscì a farlo ragionare in maniera più lucida. Aveva un modo di lanciare stoccate, Master Misugi, che era sottile e preciso come uno spillo, ma sapeva far male come una spada.
“Questa è solo una battaglia e non è detto che sarà l’ultima, ma prima di qualsiasi scontro o rivalsa personale ci sono priorità cui guardare. E nel vostro caso la priorità è solo una: la salvaguardia del Regno. Moltissima gente dipende da voi, se doveste morire solo per una questione di principio, loro perderebbero la guida su cui fanno affidamento. Quindi, cercate di esser pratico.” Stemperò il tono in favore di uno più conciliante e comprensivo. “I vostri uomini non saranno da soli, il Comandante Hongo e il Primo Ufficiale Hino saranno alla loro guida. Non sono certo io colui che deve dirvi di non dubitare del loro valore né della loro abilità.”
Koudai annuì, arrendendosi all’evidenza. “Non ne ho mai dubitato in vita mia. E avete ragione voi, Master Misugi; cercherò di essere più responsabile. Dunque, ricapitolatemi il piano.”
L’Airone annuì e Genzo prese la parola. “L’Avanguardia di Terra darà il via alle danze al momento opportuno, in modo da confondere lo schieramento avversario. Hongo e Hino guideranno la carica della prima fila, coperti da una tempesta di sabbia a opera dei Magister dell’Aria. L’Avanguardia di Fuoco partirà con il primo assalto attaccando dall’alto, a dorso dei màlayan. Dei Tritoni, solo Master Matsuyama vi prenderà parte, mentre gli altri arriveranno al secondo giro per aprire la strada al Re. Gli Elementi d’Aria restanti faranno da copertura alle ritirate e si occuperanno dei feriti. Tutto chiaro?”
Le teste dei presenti si mossero contemporaneamente in maniera affermativa.
“Vostra Maestà, voi guiderete la carica successiva a capo della seconda fila di soldati. Come detto, i Tritoni vi apriranno la strada liberandovi il campo.”
“Ho capito, Master Wakabayashi.”
Mentre li ascoltava continuando a guardare il nemico in lontananza, Hino pensò che il piano non facesse una grinza. Ma era così per ogni strategia; funzionava sempre tutto se non si considerava la reazione avversaria, e lui continuava a domandarsi come gli uomini di Gamo avrebbero potuto contrattaccare. Si sarebbero fatti coprire dagli incantesimi degli Stregoni? Da quello che ne sapeva, i Maghi Neri non potevano volare e le loro magie non avevano chissà quale gittata. Una copertura magica sembrava essere poco probabile. Se fosse avvenuto il contrario e quindi Gamo e le sue Legioni avessero fatto da copertura agli Stregoni sarebbero stati sbaragliati molto facilmente sia dagli uomini di Hongo, dal basso, che da quelli di Hyuga dall’alto. Doveva esserci il famoso ‘asso nella manica’. Per quanto folle – visto che aveva voluto attendere che gli Elementi fossero tutti al completo –, Gamo non era stupido.
Hino espirò velocemente risolvendosi che l’unico modo per scoprire i suoi piani sarebbe stato quello di averlo finalmente davanti. La cosa non lo impensieriva minimamente.
Ovvio, questo non gli fece distogliere comunque lo sguardo, perché preferiva avere sempre l’occhio puntato sulle Legioni avversarie in modo da poter cogliere qualsiasi stranezza. Come quell’improvviso bagliore davanti alla linea di attacco nemica, ad esempio.
Ryoma Hino strinse gli occhi e si sporse.
“Comandante Hongo, sta succedendo qualcosa.”
Il Primo Ufficiale non perse tempo e si attirò subito l’attenzione degli alti comandanti a partire dal suo diretto superiore.
Hongo si affiancò al giovane, mentre il Re e i Master rimanevano fermi.
“Di che si tratta?”
“Non saprei, signore. C’è stato l’ennesimo bagliore, come ne abbiamo visti spesso in questi giorni.”
Matsuyama volle controllare e si avvicinò ai due militari. “Saranno arrivati dei rinforzi?”
Nh. Troppo pochi, e poi non erano vicini all’Amplificatore di Aprivarco, ma davanti allo schieramento.” Ryoma scosse il capo e pescò uno dei cannocchiali da sopra il raffazzonato tavolo in pietra. Lo puntò in direzione della linea avversaria e scrutò i movimenti nemici.
“Sono solo in sei” disse.
“No, non sono rinforzi” convenne allora l’Aquila di Mare.
“E non sono neppure Stregoni…”
Stavolta fu addirittura Hyuga a muoversi. “E allora che diavolo sono?”
Ryoma levò lo sguardo al cielo, infastidito dal tono supponente di cui il Master del Fuoco non sapeva liberarsi; soprattutto quando si rivolgeva a lui. “Sto cercando di capirlo” sbottò di rimando con altrettanta supponenza, poi tornò a guardare nel cannocchiale.
I sei gli davano le spalle e dai loro abiti sembravano persone comuni che avevano visto tempi migliori. Se fossero stati Stregoni, avrebbero avuto il mantello con i simboli della gilda ricamati in oro. Osservò meglio i loro movimenti e notò che quello con i capelli lunghi e neri sembrava quasi voler ‘proteggere’ il giovane dietro di lui. E così anche gli altri.
Tre di loro – il capellone di cui sopra, il riccio e un altro con arruffati capelli neri – si erano come schierati in prima linea, mentre un ragazzo alto e dai capelli corti era subito alle loro spalle, restava vicinissimo al protetto e a un altro. Dava l’idea di uno pronto ad afferrare i due e correre via.
Non ci stava capendo niente. Almeno fino a che il famoso protetto non si girò a guardare quello alto al suo fianco e, nel profilo, lo riconobbe.
“Porca di quella…” Ryoma abbassò il cannocchiale. Se non lo avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe mai creduto. “E’ il Principe!”
“Il Principe?!” sbottarono in coro Matsuyama e Hongo. Il primo tolse il cannocchiale di mano a Hino e controllò.
“Santa Yoshiko nel fondo del mare! È lui davvero! Jun, guarda! Non sono i ragazzi che abbiamo mandato alla sua ricerca?” L’Aquila di Mare allungò l’oggetto al Master dell’Aria e questi cercò subito di verificare.
Riconobbe il Principe e il ragazzo al suo fianco non poteva che essere il figlio del Console Shiroyama. “Questo è un segno delle Dee.”
“Un segno?” Kojiro non sembrava altrettanto ottimista. Aveva preso il secondo cannocchiale lasciato sul tavolo e stava controllando, mentre Jun dava il suo al Re che voleva accertarsi davvero che fosse Tsubasa e che fosse vivo, vegeto e salvo. “Fosse stato un segno sarebbero comparsi da questa parte” ringhiò, abbassando l’oggetto e guardando fisso davanti a sé. “Invece stanno finendo dritti nelle braccia del nemico.”

“E voi? Da dove diavolo siete sbucati?”
Minato Gamo li guardava divertito e anche vivamente sorpreso. Quindi erano loro i quattro Elementi di cui avevano parlato le spie. I quattro Elementi che avevano dato filo da torcere agli Stregoni del Nero e che, sorpresa delle sorprese, erano anche riusciti nel loro intento: liberare il Principe.
Puntò lo sguardo proprio su di lui, arrivando anche a togliersi l’elmo affinché gli inaspettati ospiti potessero vederlo bene in viso. “Vostra Altezza Tsubasa. Quale onore avervi qui. Perdonate se non ho mandato la banda ad accogliervi come si deve, ma non sapevo che foste diretto al Nord. Tutt’altro. Devo dedurre che il Sud non sia stato di vostro gradimento?” Lentamente si volse per lanciare un’occhiata eloquente al Nero che restava scompostamente in groppa al proprio cavallo. “Per caso non sei stato un buon padrone di casa, Natureza?”
L’interpellato non sembrò accusare il fatto che Gamo avesse scoperto il suo piccolo segreto, anzi, mostrò un allegro e candido sorriso che gli illuminò il viso e gli occhi nocciola chiaro così intensi e trasparenti.
“Oh, le tue spie ti avevano già informato? Non si possono più fare le sorprese al giorno d’oggi.”
Minato incupì l’espressione. “Quando avresti voluto mettermene a parte?”
“Avrei dovuto?”
La cosa che più mandava Gamo in bestia era la totale faccia di bronzo del Nero. Anche l’esser stato smascherato non sembrava minimamente toccarlo, come se lui fosse sopra a ogni cosa.
“Non sapevo fossi interessato al giovane Principe, se l’avessi saputo prima-”
“Non sapevi fossi interessato?” fece eco. “Non provare a prendermi per i fondelli.”
“E tu non essere così rigido.” Il Nero era l’unico che si permetteva di rispondergli a tono, forse perché consapevole di quanto Gamo necessitasse del suo appoggio magico. “Non volevo certo toglierti il divertimento di affrontare il Re sul campo di battaglia; non eri tu quello che voleva la guerra epocale, sangue e morte per vendicare l’orgoglio di famiglia?” Natureza cambiò postura sul cavallo; sembrava starci proprio scomodo tanto che spostò le gambe ambedue da un lato e si appoggiò al capo dell’animale che non protestò, ma lo lasciò fare. “Dovresti ringraziarmi, invece. Adesso hai sia il Principe che il tuo tanto odiato Ozora, addirittura nello stesso posto.”
Minato tornò a calcarsi l’elmo sul capo, chiudendo con asprezza quella conversazione. “Ne riparleremo a suo tempo.”
Natureza si strinse nelle spalle. “Se credi sia necessario.” Si disinteressò totalmente all’uomo e rivolse tutte le sue attenzioni sugli Elementi.
Così, quello era il Nero.
Mamoru non gli aveva staccato gli occhi di dosso da quando Gamo lo aveva introdotto nel discorso.
Quello era il traditore di Alastra e di tutti gli Elementi del Regno.
Quello era l’Esecutore perennemente attivo o, come l’aveva chiamato Hajime, ‘consapevole’.
Quello era l’uomo privo di Inconscio.
Forse Yuzo non esagerava quando insisteva nel dire che era ‘diverso’. Mamoru lo comprese guardando quegli occhi che non avevano alcuna ombra e lui, le ombre le conosceva, le aveva sempre viste nel proprio, di sguardo, o in quello di Yuzo, prima di arrivare a Ghoia. E sapeva anche come si presentasse uno sguardo limpido, che non significava per forza fosse ‘privo di colpa’, ma solo ‘privo di segreti’ e lati oscuri. Natureza era così come appariva. Aveva un magnetismo tutto suo e a primo impatto non sembrava affatto cattivo né uno che aveva come scopo quello di distruggere il genere umano per rendere Elementia di nuovo un pianeta libero. Però se qualcuno gli avesse detto: ‘Ehi! Natureza è uno capace di ucciderti mentre ti sorride, declamando la bellezza della natura’ lui gli avrebbe creduto.
Vide il Nero guardare nella loro direzione e fermare le iridi nocciola chiaro, che risaltavano come topazi sulla pelle scura, prima sul Principe e poi… poi rivolgerle a Yuzo, accennando anche un saluto col capo, quasi avesse voluto dire: ‘Che sorpresa! Da quanto tempo non ci vediamo!’.
Senza accorgersene, Mamoru indurì lo sguardo provando un incontenibile fastidio. Detestava che proprio lui, traditore impenitente, osasse prendersi tale confidenza con l’uccellino. Il suo. Sì. Proprio il suo. E se nemmeno qualche ora prima s’era sentito sciocco e fuori luogo nel pensarlo tale, adesso il disagio non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello. In quel momento si dimenticò persino della delusione provata nella stanza dell’Amplificatore di Aprivarco. Tutto quello che voleva era tenere il Nero lontano da Yuzo, proteggerlo, perché Natureza era di sicuro l’avversario più pericoloso che avessero mai incontrato.
“Spero non vi dispiaccia se vi prendo sotto custodia.” Gamo era tornato a far sentire la sua voce, drizzandosi meglio sul dorso del Colosso.
E stavolta fu il loro turno di rispondere. Mamoru aveva poco tempo per pensare e trovare una strategia che li facesse allontanare da lì, ma aveva bisogno di tergiversare e l’unico modo che aveva era di distrarlo con le chiacchiere.
“A dire il vero, sì. Eravamo attesi altrove. Converrete che non sarebbe appropriato far attendere il Re.”
Mantenendo quella sorta di sorriso di circostanza che sottolineava l’ironia dell’intero botta e risposta, Mamoru fece cenno agli altri di arretrare lentamente. La voce di Gamo li fece arrestare che si erano distanziati solo di un paio di passi.
“Hai coraggio, ragazzo. Ma non sempre ‘l’avere fegato’ ripaga con l’avere salva la vita.” Gli occhi scuri del Signore del Nord mostravano chiaramente tutta la minaccia celata dietro al mezzo sorriso e alle parole pronunciate con calma.
Mamoru comprese che se avesse tirato troppo la corda c’avrebbero rimesso tutti la vita, ma arrivati a quel punto importava solo portare via il Principe, e prima che fosse stato Gamo stesso a levare il primo colpo di spada lo avrebbe anticipato.
Portò le mani dietro la schiena con un gesto discreto affinché passasse il più inosservato possibile.
“Se hai capito cosa voglio dire, sarebbe molto più saggio per voi accettare la mia offerta: arrendetevi, non costringetemi a essere più sgradevole di quanto sarò alla fine di questa battaglia.”
Minato aveva assottigliato il sorriso sino a farlo sparire. Mamoru, sfacciatamente, mantenne il suo.
Mentre Gamo parlava, Yuzo catturò il movimento delle dita della Fiamma. Gesti chiari, che gli stavano dicendo di tenersi pronto e portare via il Principe in volo.
Il volante cercò di usare la stessa discrezione del compagno e si mosse in avanti in modo da tenere il Principe e la Chiave dietro di sé.
Accanto alla Fiamma, Hajime spostava velocemente lo sguardo da lui a Gamo, in attesa di sapere cosa avrebbero dovuto fare. Il comando gli arrivò sottoforma di due dita strette che tracciavano una linea invisibile nel vuoto. Mamoru guardò appena il Tritone, celando il gesto agli occhi avversari come fosse stato solo un’occhiata di circostanza, poi tornò a guardare Gamo.
“Sarete ugualmente spiacevole” disse, il piede avanzò e toccò terra in un modo che stavolta fu recepito da Teppei. A ognuno di loro, nella maniera più discreta possibile, Mamoru aveva dato un ordine utilizzando il linguaggio convenzionale dei segni elementali. “Allora perché rendervi le cose più facili? Se è guerra… venite a conquistarvi i prigionieri!”
Tra i palmi generò delle minacciose lingue di Fuoco che diedero il via al suo piano.
“Teppei! Hajime!” chiamò in azione i compagni rilasciando delle vive spirali infuocate che colsero di sorpresa i soldati della prima linea e fecero impennare i cavalli. Teppei colpì il suolo col piede creando una serie di destabilizzanti scosse sismiche, mentre Hajime levava un muro d’acqua che isolò loro tre e l’esercito di Gamo da Yuzo, la Chiave e il Principe.
Il volante non perse tempo, si volse e afferrò entrambi per la vita spiccando il volo e allontanandosi a tutta velocità.
Purtroppo, Mamoru aveva fatto i conti senza il Nero. Nonostante la discrezione della Fiamma, Natureza manteneva vivo il suo retaggio elementale. I comandi che Mamoru aveva impartito ai compagni non gli erano sfuggiti e si era mosso sulla sella assumendo la posizione migliore per spiccare un balzo.
Quando il muro d’acqua fu eretto, lui partì all’inseguimento. I poteri di Alastra erano ancora con lui, più forti di quanto fossero mai stati e il volo con essi, mentre perforava l’incantesimo del Tritone con uno di Magia Nera in cui si avvolse a mo’ di scudo.
Il Nero è riuscito a passare!” gridò Hajime nella concitazione dell’attacco e tutto ciò che Mamoru poté fare in quel momento fu di volgersi e vedere come il foro si richiudesse rapidamente nell’acqua.
“Merda!” sibilò. Se il solo fatto che il Nero avesse salutato Yuzo lo aveva infastidito, il pensiero che ora gli fosse corso dietro per affrontarlo gli piacque molto, molto meno. Infinitamente meno. Da come il volante ne aveva sempre parlato, dal fatto che fosse un Cavaliere dell’Onice anomalo in negativo, capì che in uno scontro diretto l’uccellino non ce l’avrebbe mai fatta.
Dobbiamo impedire agli altri di rompere la linea!” gridò Teppei; che stava a significare, per lui, di non poter correre in aiuto di Yuzo. Il loro compito era di trattenere gli avversari il più possibile. Il volante avrebbe dovuto cavarsela da solo.
A distrarlo dalle sue preoccupazioni, un tremore più forte arrivò fin sotto i loro piedi.
“Che cavolo…” Mamoru guardò in basso. “E’ opera tua, Teppei?!”
“No!” sorrise il tyrano, interrompendo le scosse. “Ma arriva proprio al momento giusto!”
Il fronte interessato dall’attacco solitario copriva una distanza massima di circa cinquecento metri. Un niente se paragonato all’enormità dello schieramento di Gamo, ma quel tremore interessava una zona molto più vasta e gli animali dei cavalieri che avrebbero dovuto condurre il primo assalto iniziarono a innervosirsi mentre quelli interessati dall’attacco dei quattro Elementi si erano già imbizzarriti, alcuni stavano bruciando vivi sotto le fiamme di Mamoru.
In quei brevissimi istanti, Gamo non ebbe nemmeno il tempo di cogliere lo scatto fulmineo del Nero, riuscì solo a sciogliere lo scudo dal gancio della sella per impugnarlo, poi si levarono le prima grida di dolore e il rombo emerse in superficie assieme a degli enormi vermi dagli occhi ciechi coperti da una lunga striscia di cuoio lavorato e le fauci spalancate che, assieme alla terra, macinavano i primi corpi.
Un grido d’allarme sovrastò gli altri. “Iktàba!
Teppei si volse ai suoi compagni, un sorriso amplissimo e trionfale gli illuminava il viso.
“E’ l’Avanguardia di Terra!”

Quando Mamoru aveva dato il segnale per far partire il diversivo, Yuzo si era girato di scatto e aveva agguantato il Principe e la Chiave senza dare loro il tempo di capire cosa stesse accadendo.
“Reggetevi!” era stato tutto ciò che gli aveva detto, prima di abbandonare il contatto col suolo. Per sua fortuna il Principe era piuttosto leggero, mentre la Chiave era un po’ più pesante: poteva trasportarli entrambi senza perdere troppo terreno.
Per tutte le mie madri!” urlettò Ryo aggrappandosi al volante come una biscia.
“E gli altri? Che ne sarà di loro?” Il Principe tentò invano di girarsi a guardare alle loro spalle, ma la velocità con cui fendevano l’aria esercitava una pressione troppo difficile da contrastare. Tutto quello che riuscì a fare fu di sollevare lo sguardo al profilo di Yuzo dalle labbra tese e l’espressione severa. Nemmeno lui era felice di essersi lasciato i compagni alle spalle e cercava di volare il più velocemente possibile per raggiungere la fazione degli Ozora, mettere al sicuro Principe e Chiave e poi tornare da loro.
L’idea di dover affrontare una battaglia, di dover combattere, ferire, uccidere… non lo spaventava più.
“Sapranno cavarsela, Vostra Altezza, non temete” fu la secca risposta ed era sicuro, come si era sicuri del proprio nome, che quando li avrebbe raggiunti, sarebbero stati ancora tutti e tre vivi.
Il Principe non aggiunse altro. Le sue visioni continuavano a divenire più nitide, un po’ alla volta, e anche in quel momento, se ripensava a ciò che aveva visto, le immagini apparivano chiare in flash più lunghi. Chiuse gli occhi e cercò di scorgere i quattro Elementi per avere delle certezze. Udì clangore di spade, grida, esplosioni di incanti. Poi vide i ragazzi e si osservò correre assieme a loro, a piedi, tra cavalli volanti e bestie mai viste, tra sangue e soldati dai colori mischiati tanto che non era più importante distinguere quelli di Gamo da quelli di suo padre. Tre degli Elementi sorrisero e si separarono dal gruppo. Le immagini saltarono e li rivide tutti e quattro a terra, disseminati come i cadaveri che giacevano a centinaia nella Lingua di Serpe. Al centro torreggiava, sorridente, la malefica figura del Nero.
Tsubasa riaprì gli occhi di scatto e il Nero fu proprio ciò che scorse. Era comparso all’improvviso sulla loro traiettoria.
Yuzo fu costretto a deviare all’ultimo per non finirgli addosso e uccidere entrambi nell’impatto. Ma per quanto si spostasse, il Nero gli appariva davanti, a sbarrargli la strada.
Il volante si fermò, inspirando più volte per recuperare fiato; volare a quella velocità con della zavorra era più stancante che volare da soli.
Il sorriso di Natureza sembrava essere tatuato sulle labbra. Non l’abbandonava mai, con quella sua piega che illudeva perché sembrava essere innocua, quando invece nascondeva una mano assassina.
“Yuzo Shiroyama” sillabò adagio, annuendo con una certa soddisfazione. “Dannazione, sei proprio tu.”
Yuzo non mutò l’espressione in cortesia, ma gli occhi rimasero stretti e lo sguardo aggressivo e guardingo insieme.
“Sono davvero felice di rivederti, dopo tutti questi anni. Sei il primo alastro che incontro da quando mi hanno cacciato.”
“Tra le mani dei tuoi Stregoni ne sono passati svariati. Vuoi farmi credere che non hai mai partecipato ai loro ‘comitati di benvenuto’?” colpì il volante, ma il Nero agitò una mano.
“No, la tortura mi dà noia. Detesto gli schiamazzi.” Natureza scosse il capo ridacchiando. I rasta dondolarono, molto più lunghi di quando li aveva avuti l’ultima volta che era stato alla Scuola dell’Aria. Prima erano corti sulla testa, adesso li aveva addirittura legati in un codino. Inclinò il viso di lato e guardò il figlio del Console da sotto in su con divertita curiosità.
“Non mi sembri sorpreso di vedermi qui, ora; deduco che tu lo sapessi già.”
“Sì.”
Natureza assottigliò le labbra, ma il sorriso era sempre lì, consapevole della verità. “Sei uno di noi.”
Lo sguardo di Yuzo venne stretto ancora di più e le labbra si arricciarono nel sibilare la risposta. “Sono un Cavaliere dell’Onice, ma non un traditore. Non paragonarmi a te.”
“Nemmeno io sono un traditore.”
“Hai una bella faccia tosta a negarlo.”
“E’ la verità.” Natureza camminò nel vuoto avanzando di un passo che prontamente Yuzo compì all’indietro: il volante non voleva che la loro distanza si accorciasse, era già fin troppo ridotta.
“Semplicemente, ho capito che la magia che regola questo mondo non è solo quella elementale. La Magia di Elementia sono… tutti i tipi di magia insieme: Elementale e Nera. Loro si compensano e mantengono l’ordine naturale delle cose. L’Equilibrio. Siamo noi o, meglio, siete voi quelli che stanno minando la stabilità di questo pianeta. Sono gli Elementi che vogliono annientare gli Stregoni e gli Stregoni, che vogliono annientare gli Elementi. La prevaricazione dell’uno sull’altro, l’arroganza di decidere chi è il Bene e chi il Male.”
Nelle parole del Nero, Yuzo ripensò allo scambio che aveva avuto col Naturalista, all’affinità di ragionamenti dietro le sue azioni e scelte. Pensò a lui e non gli fu difficile comprendere il discorso di Natureza, comprendere che avesse un suo senso neanche tanto assurdo. Solo che non poteva accettare il mezzo attraverso il quale avrebbe voluto fare in modo che l’ordine tornasse a essere in equilibrio perfetto.
“E non sei arrogante anche tu, che vuoi proclamarti salvatore del mondo annientando tutti gli altri esseri umani? Coloro che non sono maghi fanno parte del famoso equilibrio di cui parli, perché uccidere anche loro?”
Il Nero si strinse nelle spalle, sorridendo con calore. “Ma perché sono probabili minacce, mi sembra ovvio. Il problema non va ‘arginato’ ma estirpato alla radice.” I suoi occhi brillavano di un nocciola così puro e trasparente da sembrare quello di un bambino innocente; cozzava così tanto con le sue parole che a parlare non sembrava nemmeno lui. “E, dopotutto, non sarebbe questa grande perdita. Gli uomini sono crudeli in maniera gratuita, dovresti saperlo. Tuo padre non ti ha forse dato in pasto al cavalierato?”
“Mio padre non c’entra niente!”
“D’accordo, allora non credi che il Consiglio sia stato crudele nel costringere un padre a fare del male al proprio figlio?”
Yuzo non rispose.
Natureza sorrise un po’ di più, poi abbassò lo sguardo. Sotto di loro vide cavalli e cavalieri in corsa; due maree in procinto di unirsi.
“Anche loro sono crudeli. Stanno per farsi a pezzi solo perché qualcuno glielo ha ordinato, che sia un Re o un signorotto qualunque non importa. È giusto che muoiano in questo modo? Dov’è il vero Bene dietro tutto ciò?” Indicò un cadavere a caso abbandonato al suolo: rimasuglio di schermaglie precedenti la carica. “Chi consolerà la sua famiglia? Lo farete voi, Vostra Altezza? Andrete da sua moglie e dai suoi figli per dirgli che non tornerà perché è morto nel nome di vostro di padre o perché è morto come vile traditore del regno? Credete che a loro importerà qualcosa del motivo? Credete che farà la differenza?” Levò lo sguardo sul Principe. Il sorriso ancora lì, mentre abbassava il braccio. “Le bestie cacciano per fame, attaccano per difendersi. Gli uomini uccidono per piacere. È in questo che sta la crudeltà. Solo un bambino, all’apparenza, potrebbe sembrare innocuo e ‘puro’, ma non si può certo restare bambini per sempre.” Rise sottilmente stringendosi nelle spalle.
Yuzo arricciò le labbra con rabbia e parlò prima che potesse farlo il Principe. “Con che diritto ti ergi al di sopra degli altri? La pecca degli esseri umani sta nella nostra fallacità, ma ciò non toglie che possiamo imparare dai nostri errori. Possiamo essere migliori. Non c’è alcun ‘bene’ in una guerra, ma non siamo diversi dalle bestie: anche noi attacchiamo per difenderci ed è quello che stiamo facendo adesso.” Fissò a lungo lo sguardo del Nero e questi sembrava così serafico da essere intoccabile, così perso nella sua concezione del mondo da essere lontano anni luce da tutti loro, troppo in alto, mentalmente inafferrabile.
“Io non mi ergo, io ho uno scopo. E il mio piano non è uccidere qualcuno e lasciare vivo qualcun altro a mia discrezione, quanto uccidere tutti: è la giustizia della morte. Non mi interessa il bene dell’umanità, ma solo quello di Elementia. E il bene di Elementia non è l’uomo.” Levò lo sguardo al cielo sopra le loro teste, coperto di nubi, allargò le mani e sospirò. “Tornerà l’ordine e anche queste nuvole saranno spazzate via. Il Nord vedrà di nuovo il sole e il cielo azzurro.”
Yuzo non poteva credere con quanta disinvoltura parlasse di sterminare gli uomini dal pianeta, tanto che scosse il capo e lo sguardo, da furente, si fece incredulo. Quello non era più il bambino con cui era cresciuto; del suo fratello d’Aria era forse rimasto solo l’aspetto, ma il cuore era scomparso.
“E che ne sarà degli Stregoni? Non sono i tuoi compagni, loro?”
Nel sorriso ampio di Natureza e nel suo sollevare le spalle, il volante trovò l’ennesima risposta.
No, non era rimasto più niente di lui nei ricordi che aveva.
“Non hanno idea… di quello che vuoi fare…”
“Certo che no. Pensi che mi avrebbero seguito, altrimenti? Sono stati un mezzo. Molto utile, lo ammetto, ma comunque un semplice mezzo. Non ho più bisogno di loro.” Allungò una mano verso Yuzo. I denti bianchi risaltavano sulla pelle scura. “Allora, vuoi consegnarmi il Principe? Dopo potrai andare ad abbracciare i tuoi compagni, tanto morirai comunque.”
Il volante strinse più forte la vita di entrambi i passeggeri che stava trasportando. Ringhiò con profonda acrimonia.
“Scordatelo.”
“Peccato.”
Natureza chiuse le dita a pugno e nel momento in cui le riaprì un piccolo turbine di vento roteò nel palmo. Velocemente si avvolse su sé stesso e si compresse, formando una sfera grande quanto una biglia.
Yuzo sapeva di essere una facile preda alla sua mercé perché con entrambe le mani impegnate non poteva usare incantesimi per difendersi, inoltre, la magia che il Nero stava per scagliargli contro era troppo veloce per essere schivata solo spostandosi: doveva essere deviata. Lui l’aveva usata per sfondare il portone che conduceva all’Amplificatore di Aprivarco.
“Preparatevi…” mormorò affinché Ryo e Tsubasa potessero sentirlo. “Quando mi avrà colpito non sarò più in grado di reggervi. Usatemi come scudo per attutire l’impatto della caduta.”
“Cosa?!” La Chiave si allarmò.
“Non posso contrattaccare, rischierei di far cadere uno di voi due e non so se farei in tempo a riprenderlo.” Poiché la distanza che lo separava dal suolo era troppo poca.
Tsubasa avrebbe voluto protestare con maggior vigore, ma il movimento di Natureza catturò il suo sguardo: aveva sollevato la mano, la sfera era così piccola, sollevata dal palmo, che non sembrava possibile fosse addirittura in grado di uccidere qualcuno. La richiuse nel pugno e poi la lasciò andare.
Apparve e scomparve alla vista nello stesso attimo che lasciò la mano dello Stregone. Velocissima. Troppo per occhi normali.
Yuzo strinse i propri preparandosi all’impatto, ma questo non avvenne con il suo corpo. Qualcosa deviò la sfera a metà percorso, mandandola a schiantarsi al suolo con un boato sordo. Terra, roccia e polvere si levarono in una nuvola, investendo i soldati in lotta.
Il volante vide una figura in volo frapporsi fra lui e Natureza. L’armatura leggera gli copriva appena il petto e le spalle affinché non lo impacciasse nei movimenti. Un braccio era teso con il taglio della mano ancora in posizione di difesa.
“Master Misugi…” Yuzo lo riconobbe subito, anche se gli dava le spalle.
“Ottimo lavoro, Elemento Shiroyama. Conduci il Principe al sicuro, al Nero pensiamo noi.” La voce di Jun era ferma come l’aria immota nell’occhio del ciclone: una calma apparente, in procinto di spezzarsi.
A riprova delle sue parole, Yuzo vide un màlayan fermarsi alle spalle del capo dell’AlfaOmega con in groppa Master Hyuga; il fuoco già divampava nei palmi delle sue mani. A quel punto, il volante non ebbe nemmeno bisogno di abbassare lo sguardo al suolo per comprendere che Master Wakabayashi e Master Matsuyama erano in attesa sul campo di battaglia, pronti per entrare in azione.
“Forza, va’!” Misugi rimarcò con durezza e urgenza l’ordine di allontanarsi e Yuzo non indugiò. Rivolse un’ultima occhiata severa a Natureza, che lo ricambiò con il sempiterno sorriso sulle labbra, e poi sfrecciò lontano, per raggiungere la sua destinazione.
Rimasti soli, il Nero spostò lo sguardo sul Master dell’Aria.
“Così… sembra che sarete voi i miei primi avversari.”
“Togli il ‘sembra’, megalomane” pungolò Kojiro, ma lui nemmeno si volse. Era con Misugi che voleva parlare, perché era quello che, tra tutti, poteva comprendere nella giusta misura le sue parole.
“Non potrete salvarli da me né proteggerli in eterno, perché alla fine di questo scontro io sarò ancora in piedi e voi sarete morti.”
Jun strinse gli occhi, disposto a tutto pur di dimostrargli il contrario.
“Questo è ancora da vedere.”

Quando era ormai a pochissima distanza dall’accampamento dell’Armata Reale, un gruppo di alastri gli venne incontro per aiutarlo.
Yuzo rallentò fino a fermarsi.
“Lascia che ci pensiamo noi, fratello.” Takeshi Sawada era di un anno più giovane di lui, ma aveva una mente sveglia. Prese il Principe dalle sue braccia, mentre Manfred Margas soccorreva Ryo.
Il volante li lasciò alle loro cure. Nemmeno si rese conto che, oggettivamente, aveva appena concluso la missione.
“Volate di filato nell’accampamento e non fermatevi fino a che non l’avrete raggiunto, intesi?” si raccomandò prima di voltarsi, pronto a tornare indietro. Takeshi lo afferrò per un polso, rivolgendogli uno sguardo stralunato.
“Dove stai andando? Il nostro compito è occuparci della difesa…”
Yuzo annuì, il sopracciglio inarcato e l’espressione decisa sul volto che presentava ancora il taglio che si era procurato nell’ultimo scontro con Faran Konsawatt.
“Sì. Difendete. Io torno a combattere.”
L’attimo dopo si era già liberato dalla presa di Takeshi per sfrecciare in direzione della battaglia.

 


…Il Giardino Elementale…

 

E ci siamo.
Direi che, sì, ci siamo proprio.
Il Capitolo 16 avrà una sola parola d’ordine: combattere. E di combattimenti sarà pieno dall’inizio alla fine, perché la guerra non si combatte solo a parole, ma anche con i fatti. E’ quindi giunto il momento che i due eserciti si muovano, che le somme vengano tirate e che l’inevitabile si compia.
Fin da quando stavo organizzando la storia avevo deciso che il titolo dello scontro epico si sarebbe chiamato come la canzone dei 30 Seconds to Mars e che, ad essa, fosse fortemente ispirato (avrei voluto linkare il video originale - anche perché i video dei 30 Seconds to Mars sono STUPENDI -, ma la canzone non era nella sua versione integrale, e ho preferito sceglierne un altro in cui vi fosse per intero :D) .
XD E non dite che questa canzone non è perfetta per un capitolo di guerra! Guerra per tutti, dal primo all’ultimo. Ogni volta che l’ascolto, mi sembra di vedere lo svolgersi dell’intera scena, riesco a immaginare gli eserciti di Elementi, Stregoni, Legionari e Soldati dell’Armata Reale che si mischiano, che si danno battaglia, che sguainano spade, danno vita a magie e versano sangue.
Vederla sullo schermo sarebbe davvero epica. :D
Quindi, fuoco alle polveri, mano alle spade e su gli scudi.
E’ il momento di chiudere i giochi.


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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