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Autore: Sephta    12/06/2007    3 recensioni
Storia scritta di getto, non so quando finirà nè "sè" finirà. Più che dirvi altro, non mi resta che piantarla di tediarvi con una noiosa presentazione, e lasciarvi alla storia.
Genere: Triste, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tutt'un tratto iniziai a vedere le cose in maniera più nitida

Tutt'un tratto iniziai a vedere le cose in maniera più nitida.

Stavo correndo.

Ansimavo.

Con le mani spostavo le foglie davanti a me. Sentivo un dolore pungente sulle braccia: piccole schegge di legno, al mio passaggio, mi ferivano, si conficcavano nella mia pelle.

E i miei piedi, nudi, su quel tappeto di aghi di pino.

Non sentivo altro che il rumore dei miei passi nella foresta, il mio respiro.

E il mio cuore che batteva.

Mi fermai.

Perchè stavo correndo?

Non lo sapevo.

Mi guardai attorno.

Nessuno. L'unica luce era la luna, pallida, piena, che risplendeva nel cielo notturno tra le nuvole, che l'oscuravano a tratti.

Mi concessi un breve istante prima di sospirare.

Attentamente mi esaminai.

Ferite sulle gambe, sotto la pianta dei piedi, sulle mani, sulle braccia.

Il mio vestito, un tempo bianco, era stracciato e sporco di.. fango? Terra? Sangue?

I piedi mi dolevano per il troppo camminare su una superficie appuntita.

Non riuscivo a parlare, ansimavo per la corsa a rotta di collo.

Ricominciai a guardarmi attorno.

Dov'ero? Come c'ero finita?

E da chi o cosa stavo fuggendo?

Tutte le risposte alle mie domande.. arrivarono con un dolore sordo al collo.

Sangue.

Sangue che colava da una ferita sul collo.

Non era una ferita normale.

Mi portai la mano sul collo. Sotto le dita, cercando di fermare il sangue, sentivo due fori, a poca distanza l'uno dall'altro. Non riuscivo a vedere niente.

L'unica cosa che distinsi era la sagoma di qualcuno davanti a me.

Le nuvole avevano oscurato la luna.

I pochi riflessi che arrivavano, ovattati dalla coltre di nubi, rischiaravano una figura possente, alta, terrificante.

Lo vidi chinarsi alla mia altezza.

Nonostante la vicinanza non riuscivo a distinguere i lineamenti.

Riuscii solo a vedere una lingua che si leccava le labbra, sporche di sangue.

Intravidi due canini appuntini.

Ero irrigidita.

Poi un sibilo.

Così freddo da gelare il sangue, eppure così caldo da farmi salire i brividi lungo la schiena.

"Mia preda.."

Lo vidi, stavolta.

Fu come un soffio d'aria.

Si avventò nuovamente sul mio collo, traendone altro sangue.

Poi..

..buio.

  
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