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Autore: Allie_OuO    24/11/2012    0 recensioni
Eccomi con una seconda storia...Spero vi piaccia XD
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The day is the opposite of the night. 
 
Era il mese di dicembre quando tutto ebbe inizio. Iniziava a fare freddo,e la città era sempre più luminosa. Trasmetteva un'atmosfera serena e accogliente. Cercavo costantemente di seguire la lezione,ma non c'era verso. Ero già alla sesta ora, e mi sentivo stanchissima. Ogni tanto ripenso ad ogni singolo dettaglio della mia vita. Di come tutto sia cambiato rapidamente nella mia vita..
Emily Rachel Roseven. Questo è il mio nome,e ho sedici anni. Vivo a Londra,da sola,in un appartamento comprato da i miei genitori. Loro viaggiano spesso per lavoro,quindi io mi sono trasferita qui.
Ho perso mia sorella. E' morta in un incidente. Da quel momento, non ne ho più voluto sapere nulla di nobiltà e sciocchezze simili. Il mio unico obbiettivo è studiare.
Da quando Lei è morta, mi sento terribilmente sola. Ho fatto parecchie cazzate. Forse solo per provare qualche emozione. Qualcosa che mi faccia sentire viva. Mi sembra di essere un vegetale a volte. Ogni giorno ripeto le stesse cose e gioco a fare la ragazzina per bene. Dopo aver passato due anni a fare ogni cavolata possibile, ho deciso di darmi una regolata. Devo continuare a studiare e proseguire il mio percorso. Tornai con i piedi per terra, anziché stare a pensare ai fatti miei. Iniziai a disegnare un altro abito, facendo finta di seguire la lezione. Mi piace molto disegnare vestiti, ma non potrò mai fare la stilista, così mi limito a mettere su carta ciò che mi piacerebbe indossare.
Mentre disegnavo, quacuno bussò alla porta dell'aula. Entrò il nostro bidello, dicendomi che c'era una lettera per me mandata dal preside. Non avevo più fatto cazzate, quindi mi sembrava strano ricevere una lettera dal preside. Poi, pensai che potesse essere qualcosa che riguardava il consiglio studentesco,siccome ero la rappresentate della nostra classe. Ma quando aprì la lettera,lessi che ero stata ammessa alla Urban Academy.
Poi, iniziai a ricordare. I miei mi avevano iscritta a questa scuola per farmi studiare meglio. E' una sorta di collegio, dove già altri membri della mia famiglia avevano studiato. Dovevano aver avvertito il preside del cambio scuola. Meglio così, non sopportavo le persone della mia classe. La mia compagna di banco provò a farmi delle domande,ma le sviai subito. Anche se ero sempre circondata da persone,e avevo molti "amici",continuavo a sentirmi sola.
La campanella suonò,segnando il termine delle lezioni. Feci velocemente la cartella,tenendo la lettera in mano. Mi fiondai fuori dall'aula senza aspettare le mie amiche. Scesi in fretta le scale, uscendo dall'edificio, e poi mi diressi verso l'auto. La mia famiglia mi aveva lasciato un'autista che mi accompagnasse e riprendesse da scuola. Stavo per dirgli dove dovevamo andare, ma lui mi precedette, dicendomi che lo sapeva già. A quanto pare i miei genitori lo avevano avvertito.
Riaprì la lettera di nuovo,leggendola attentamente. La scuola si trovava fuori dalla città in cui abitavo, ma fortunatamente, potevo dormire li. Dovevo parlare con il preside, non sapevo nulla su quella scuola. Non ero molto contenta di andarci,però forse mi sarei trovata meglio li.
Arrivammo davanti al cancello circa un'ora dopo. Dall'auto, scorsi un cancello nero, posto davanti ad una stradina di ghiaia, che aveva ad entrambi i lati due boschi. Secondo le indicazioni ero arrivata. Doveva per forza essere quella l'accademia. Scesi dall'auto, e mi avvicinai al cancello, doveva essere molto antico. Premetti il campanello e il cancello si aprì. Esitai ad entrare.
Mi voltai verso la macchina, sperando in un miracolo. Qualcosa tipo, i miei genitori che appaiono improvvisamente. La verità è che avevo paura. Non volevo andarci da sola. Ma, infondo, li capivo. Capivo che non potevano accompagnarmi. Da come mi ricordano, probabilmente, sono ancora quella "cattiva ragazza". Ormai non potevo tirarmi indietro, dovevo accettare che quella sarebbe stata la mia nuova scuola. 
  
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