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Autore: Melotte8    25/11/2012    0 recensioni
Uno stralcio di vita. Quattro giovani si incroceranno casualmente intrecciando i loro destini. Una storia come tante, un cammino di crescita, un sentiero che li condurrà lì dove non credevano di poter arrivare.
Quattro anime che riesciranno a dare vita ai loro sogni nella grigia routine di una piccola cittadina colma di noia.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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3)
 
"Verdiana! C’è Francesca…la faccio entrare?"
"Certo..."
Fefè entra in camera. La stanza è buia, le persiane abbassate. Quel po’ di luce presente filtra dai buchi delle persiane. Ci sono scarpe ovunque, dai colori più svariati, dalle marche tipiche dell’amica: Converse, Adidas, Etnies, ecc… Vil sta guardando un dvd: “Fast and Furios”. E’ sdraiata sul letto, con un barattolo di nutella tra le mani. Ha la bocca sporca di cioccolato. Indossa un jeans corto e una maglietta nera, stretta e abbastanza lunga con uno smile enorme al centro. Uno smile che metterebbe allegria a chiunque.
Accanto a lei a farle compagnia il suo miglior amico: l’amico di tante notti serene, tante altre insonni, passate a ridere e scherzare in quella stessa camera con le amiche, o a piangere per una delusione, per un amore finito, per un amicizia distrutta, o per un compito troppo importante non andato bene. L’amico che ha visto tutto, ma che mai parlerà. L’amico che suo padre gli regalò per i suoi tre anni, e che per quattordici anni gli ha fatto compagnia consolandola: Gnappo. Un lupacchiotto mai cresciuto, forse perché di peluche, grigiastro, piccolo e paffuto.
"Vil, ma mangi sempre!? Son venuta a prenderti. Ricordi vero che dobbiamo scendere? È una bellissima giornata." Fefè si precipita alla finestra, alza le persiane, permettendo a una luce abbagliante invade la stanza. La luce di uno splendido sole di maggio, di un pomeriggio tardo che sta per diventare sera.
"Oh no! La luce no, chiudi la persiana o mi ridurrò in polvere!" scherza Vil parandosi con le braccia il volto dai raggi del sole.
"Zitta, la persiana resta aperta e tu ti alzi, ti cambi e andiamo via." Vil scocciata si alza dal letto. Fefè richiude il barattolo di nutella e lo poggia sul comodino "Guarda che se vuoi puoi mangiarla anche tu, non mi arrabbio mica?"
"No grazie.. ma come fai a campare in questo caos?"
"Abitudine! è il mio caos, lo capisco." Si spoglia, butta atterra il jeans e si riveste velocemente: pinocchietto nero stretto, Etnies dai tanti colori. In un attimo è pronta.
I suoi lunghi capelli castani sono legati ora in una coda alta e ben fatta.
"Andiamo!"
Scendono di casa e cominciano a camminare fianco a fianco chiacchierando su qualunque cosa… come sempre!
Il caldo diventa sopportabile, i bar sono pieni, non c’è bimbo in strada che non abbia un gelato in mano.
Maggio è il mese più bello: l’aria lascia intravedere un imminente estate, la scuola sta per finire, si progettano future vacanze. Maggio è un po’ come il venerdì: il giorno più bello nell’attesa del sabato.
C’è troppa gente per il corso, non si può quasi camminare, così vanno a sedersi in villa, quella comunale, il loro posto preferito. Ci sono bimbi che giocano, coppiette felici che mano nella mano si prospettano un futuro felice insieme. Gruppi di ragazzi scherzano liberi, seduti sotto grandi alberi che offrono fresco e ombra. Le panchine imbrattate da decine di persone, ognuno con la propria storia da raccontare. 
Vil e Fèfè vanno a sedersi sulla loro panchina preferita. Quella all’inizio della villa, una panchina da cui poter vedere il corso e la gente scorrere.
"Che hai fatto ieri sera?"
"Sono andata da Matteo, niente di che… tu?"
"Parliamo dopo di me… dì la verità, che hai combinato? Hai la faccia di qualcuno che ha qualcosa da raccontare" Vil la incita a parlare, curiosa.
"Ma dai niente! Che vuoi che sia successo? Siamo andati a casa sua… e niente, le solite cose: bacetti, carezze, abbracci…"
"Si, lui con quella faccia ti ha solo portato a casa sua e vi siete guardati negli occhi? A guardare vi siete guardati, ma mentre stavate facendo chissà cosa…"
"Ma non ti si può nascondere niente? Si, hai ragione, stava per succedere . Eravamo sul suo letto, tutti nudi. All’improvviso gli si alza. Fino a quel momento ero convinta di farlo, infatti gli ho detto io che volevo andare a casa sua. Però mentre stava per succedere l’ho fermato. Non ero pronta,  qualcosa mi ha detto di non farlo… me ne sono andata, è rimasto malissimo…" le racconta dispiaciuta.
"E non ha detto niente?"
"Ha detto che lo sto facendo impazzire perché non gliela do mai…"
"Fai bene. Se non ti va di farlo, non devi farlo solo perché lui ti dice che lo fai uscire pazzo! E poi la sai la mia teoria su quell’essere!"
"Le tue sono solo stupide supposizioni. Io lo amo e mi fido di lui, non chiedermi perché, so solo che è così…"
Evitando di dare inizio ad un’accesa discussione Vil cambia discorso "Ok, ok! Però poi non dirmi che non te l’avevo detto. – dice scherzando – Io invece ieri sera sono tornata a casa con un bonazzo…"
"Giovanni?"
"No, ma che hai capito? Mi ha accompagnata Gianluca"
Fefè né rimane un po’ delusa "Ah, vabbè… carino."
"Molto carino… però bisogna dire... che Giovanni ha il suo fascino!"
"Giovanni è un gran bel ragazzo! Dì la verità: ti piace?"
"Ho detto solo che è affascinante, mica che me lo voglio sposare!"
Fefè continua ad insistere "Ti conosco... lo capisco quando ti piace qualcuno"
"Si vabbè! È…è… come dire? Chiavabile!" A queste parole una risata le avvolge.
Dopo un po’ lasciano quella panchina e si avviano a casa di Marina, la batterista del gruppo, dove le A way to bhbhbh provano durante la settimana.
Ora il sole è calato del tutto, la notte avvolge ogni cosa.
Quando scende la sera tutto sembra riaccendersi di un fascino nuovo... Un gruppo di bambini corre in strada. Uno di loro, il più piccolo, cade, sotto le risate dei suoi compagni. Il più piccolo è sempre quello messo da parte, snobbato dagli altri. Una signora gli si avvicina, probabilmente la mamma. Lo aiuta a rialzarsi, poi voltandosi sgrida gli altri, i più grandi.
Il più grande è sempre quello al quale viene data la colpa di tutto, quello che si becca tutte le ramanzine, quello che va sempre male.
   
 
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