Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Echelon90    25/11/2012    0 recensioni
Dal Prologo:
Lo aveva sorpreso quel messaggio. Lui e Kurt non si erano mai scritti, telefonati o incontrati se non per caso, o per poterlo infastidire un po’ alla caffetteria. Non era da Hummel. Ma quello che aveva davanti non sembrava neppure lui.
-Stasera al McKinley. Kurt-
Poche parole. Non aveva risposto, ma non aveva pensato per un solo istante di non presentarsi. Forse per curiosità… non lo sapeva. Sapeva solo che ora era lì, nel parcheggio coperto di neve del McKinley, con Kurt Hummel di fronte a sé, e si sentiva come un topo in trappola mentre si avvicinava sempre di più, ma non riusciva a muoversi.
No… non da lui… Era qualcos’altro…
Dal Cap. 3:
Lentamente avvicinò il volto al suo per poter sentire se respirava. Quando gli fu a pochi centimetro gli occhi chiari del ragazzo addormentato si aprirono di scatto e le sue labbra premettero su quelle di Brody. Il moro non si scostò subito, preso alla sprovvista, ma poi si sollevò e si portò una mano alle labbra come per pulirsi.
“Credevo fosse il principe a baciare Biancaneve e non viceversa!”
...
“Chi ti dice che io sia Biancaneve!”
Genere: Angst, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 4: Dreams and Nightmares

 

 

 

Si trovava in un bosco coperto di neve. L’atmosfera era cupa e aveva toni grigi. Anche la neve sembrava avere quel colore. Come i cumuli di nevischio che trovi sui cigli delle strade, sporcato dal passaggio delle auto. Indossava abiti militare che gli ricordavano vagamente qualche film sulla seconda guerra mondiale, e anche il moschetto che imbracciava sembrava risalire a quel periodo. Avanzò di qualche passo non sapendo di preciso dove andare, pronto a scattare ad ogni segno di pericolo.

La cosa strana era che Finn si rendeva perfettamente conto di stare sognando, ma semplicemente non ci faceva caso. Dopotutto i sogni non dovevano avere un senso, no?

Un rumore basso, come il brontolio di un grosso pentolone di stufato, si levò dal sottosuolo prima si prorompere in un poderoso colpo di cannone. Cannone… sul serio?

Si buttò a pancia in giù sulla neve per evitare schegge di legno provenienti da dietro le sue spalle. E solo quando sembrò tutto di nuovo calmo provò ad alzarsi per scappare alla ricerca di un riparo. Incespicò sui suoi stessi piedi prima di correre a perdifiato verso una macchia boscosa, sicuro che lì sarebbe stato al sicuro.

Si faceva sempre più scuro sopra la sua testa e le nuvole cariche di neve incombevano minacciose. Si voltò e alle sue spalle era tutto in fiamme. Velocizzò l’andatura, ma mise un piede in fallo e rotolò a terra lungo uno strapiombo che solo qualche minuto prima non c’era. Rotolò giù per diverso tempo, trovando solo appigli che non reggevano il suo peso. Quando si ritrovò a terra ai piedi del pendio, due mani si posarono sulle sue spalle scrollandolo. Si sedette sulla neve alzando lo sguardo verso Rachel. La osservò stupito. Era da un po’ che non la sognava ma dopo tutto quello che era accaduto quel giorno, forse era normale che fosse nella sua mente e nei suoi sogni.

Ma la Rachel che aveva davanti aveva qualcosa di strano. Si guardava intorno spaventata e sembrava stanca e ferita. Indossava il suo cappotto rosso che sembrava aver visto giorni migliori, sporco e con una manica quasi del tutto scucita, e aveva graffi e lividi sul volto.

“Finn, non ho tempo…” disse Rachel con voce bassa, continuando a guardarsi intorno furtiva. “Rimani concentrato. Potrebbe arrivare in qualsiasi istante!”

“Co… Rachel? Che stai dicendo? Questo è solo un sogno!” fece Finn.

Rachel smise di guardarsi intorno per rivolgergli uno sguardo triste: “Per te lo è Finn… Per me è solo il mio incubo!”

Si sentì un movimento alle loro spalle e Rachel sussultò alzandosi in piedi. Teneva un bastone con la punta affilata stretto in mano e scrutava attenta un puntò imprecisato della boscaglia. Ebbe un fremito e si voltò verso Finn con il terrore negli occhi.

“E’ qui Finn… E’ qui…” fece, frenetica, avvicinandosi e afferrandogli un polso con la mano libera.

Finn guardò quella mano avvertendola come una cosa reale, tangibile. Non era un sogno quindi? Ritornò a guardare Rachel, confuso. “Svegliati ora.... E cerca di sognarmi ancora, così posso tornare!”

Finn aprì bocca per risponderle ma le parole gli morirono alla vista della figura apparsa alle spalle di Rachel. In una frazione di secondo il sogno si confuse con un ricordo. Qualcosa che aveva rimosso o forse era stato rimosso, fu il pensiero che balenò fugace. Vide Rachel provare a dire qualcos’altro ma al posto delle parole arrivò un urlo strozzato. Cercò di tenere stretta la sua mano ma la ragazza gli fu strappata via e scomparve in un buco nero.

 

“RACHEL!” urlò svegliandosi di soprassalto.

Si sentiva il cuore in gola e la tachicardia a mille. Era madido di sudore e provava ancora un senso di paura e agitazione che non voleva andarsene. Sentiva un leggero prurito al polso destro. Quello che Rachel aveva stretto nel suo sogno. Poteva ancora avvertirla. Sospirò pesantemente, cercando a tentoni l’interruttore della luce. Si sedette al centro del letto portandosi le mani al viso per scrollarsi di dosso quell’angoscia. Quando abbassò le braccia rimase alcuni minuti a fissarsi inebetito il polso. Là dove avvertiva ancora quella sensazione di fastidioso prurito, aveva tre graffi. In un lampo gli tornarono in mente fino al minimo dettaglio l’espressione di Rachel, le sue condizioni, ciò che aveva detto.

“Per te lo è Finn… Per me è solo il mio incubo!”

Rabbrividì, nonostante non facesse freddo con il riscaldamento acceso, e balzò giù dal letto iniziando a camminare avanti e indietro nella stanza. Non era stato solo un sogno. Non per lei. Lei era intrappolata. Qualcuno le impediva di tornare. Si portò le mani tra i capelli sconvolgendoli. C’era qualcosa che gli sfuggiva di nuovo… Di nuovo? Perché di nuovo? Qualcosa che aveva rimosso e poi ricordato e poi scordato di nuovo… qualcosa di oscuro… un’ombra. Il suo sguardo andò a quel bracciale vermiglio impresso sulla carne e sgranò gli occhi ricordando quel pezzo mancante.

“O Santissim…” non finì di imprecare, portandosi una mano alla bocca e cercando il suo cellulare, facendo partire una chiamata. “BLAINE!” si ritrovò ad urlare quando la voce assonnata dell’ex usignolo rispose. “Blaine?” ripeté abbassando la voce. “Credo… credo di aver ricordato qualcosa?”

 

***

 

Non c’erano storie. Quel giorno il suo cervello si rifiutava di spegnersi. Artie Abrams scostò le coperte con irritazione, sistemò il cuscino contro la testiera del letto e si issò con la forza delle braccia fino a portarsi seduto con la schiena adagiata sui cuscini. Sbuffò guardando la stnza buia con stizza.

Non aveva mai veramente sofferto di insonnia. Ma ogni tanto gli capitava di ritrovarsi con così tante energie in corpo da non poter chiudere occhio. Prese il portatile posato sul comodino e in attesa che il sistema operativo si svegliasse, oberato dal peso di tonellate di foto, video e film, si ritrovò a pensare a quella giornata assurda. Certo non faceva che pensarci da ore ed ore, e forse era uno dei motivi che lo costringevano ad una notte in bianco. Quando era tornato a casa dall’ospedale si era ritrovato impreparato a certe domande dei genitori. Aveva risposto con monosillabi o cambiando discorso prima di rifugiarsi in camera sua con la scusa dei compiti da fare.

In realtà era stato in chat con Blaine, Tina e Sam parlandone e riparlandone per ore, con l’unico risultato di rendere la loro mente sempre più confusa. Il Desktop si aprì mostrando la sua foto preferita scattata quando, tornati a scuola dopo aver vinto alle Nazionali, avevano trovato l'intera scuola a festeggiarli. Nella foto erano tutti quanti stretti in un unico abbraccio. Come la schermata di un tetris variopinto. Erano fradici di champagne e particolarmente buffi. Tra tutte quelle più serie che poi avevano scattato la preferiva di gran lunga.

Solo loro, uniti e senza pensieri.

Aprì la pagina di facebook trovandola intasata di notifiche. Le scorse velocemente, ignorando tutti i gruppi di solidarietà creati per Rachel e Sebastian. Non gli serviva vedere quanta gente c’era a disperarsi per la sorte dei due, anche se la maggior parte di loro manco sapevano chi fossero Rachel o Sebastian.

Stava pensando di giocare ad Angry Birds quando fu chiamato in chat.

 

Artie Abrams è stato aggiunto alla conversazione da Sam Evans

 

Artie Abrams

Che ci fate tutti svegli?

Scrisse per non dover leggere la sfilza di messaggi scritti dagli altri.

 

Sam Evans

Anche tu sei sveglio! :P

 

Blaine Warbler Anderson

Finn mi ha svegliato!

 

Sam Evans

Ok, Blaine, lo abbiamo capito!

 

Blaine Warbler Anderson

*prepara coltelli affilati da lanciare a Finn appena lo vede*

 

Jake Puckerman

Ora che sei invisibile non ti vede neanche! XD

 

Blaine Warbler Anderson

Jake, sei un genio!

Ora basta capire come faccio a diventare invisibile!

 

Finn Hudson

Jake non dare queste idee a Blaine. Da assonnato è vendicativo e pericoloso.

 

Blaine Warbler Anderson

Forse se non mi svegliavi!

 

Artie Abrams

Ok, ma perché hai svegliato Blaine?

 

Sam Evans

The Boogyman

 

Artie Abrams

O.o

Hai paura dell’uomo nero?

 

Finn Hudson

L’ho visto credo!

 

Artie Abrams

Non capisco!

 

Jake Puckerman

Non sei l’unico!

 

Blaine Warbler Anderson

Io non ricordo niente!

 

Finn Hudson

Lo so… anche io avevo rimosso. Poi questo sogno che poi non era un sogno vero e proprio… e allora me lo sono ricordato.

 

Artie Abrams

Potrei avere un riassunto?

 

Sam Evans

Finn ha fatto un sogno in cui c’era Rachel che voleva avvertirlo di qualcosa ma è stata presa da un ‘Ombra’. Finn si e svegliato e aveva dei graffi sul polso che Rachel gli ha stretto. Allora si è ricordato che ha già visto questa ‘Ombra’… Ed è stata l’ultima cosa che ha visto prima di svegliarsi al McKinley con tutti noi.

Quindi oltre a non ricordare 5 settimane di vita.

Oltre a Rachel in coma.

Oltre a Sebastian scomparso.

Oltre Thad che ci accusa di difendere Kurt, da non si sa cosa, e trama contro di noi con Brody.

Oltre al tizio in nero armato di frecce.

Abbiamo l’uomo nero.

 

Blaine Warbler Anderson

E dovrei averlo visto anche io perché eravamo insieme quando è apparso ma io non ricordo nulla del genere.

 

Jake Puckerman

In ogni caso tutti abbiamo le idee confuse mi pare.

 

Finn Hudson

Resta il fatto che questa ‘Ombra’ o ‘Uomo Nero’ può essere il responsabile di tutto questo. E impedisce a Rachel di tornare.

 

Blaine Warbler Anderson

Se è come dici tu potrebbe aver fatto sparire anche Sebastian!

 

Artie Abrams

Non me ne stupirei dopo Blaine e Jake!

 

Jake Puckerman

Blaine, siamo dei fenomeni da baraccone ora!

 

Blaine Warbler Anderson

Non riesco a ragionare ora!

Sonno!

Vado a dormire che sono quasi le tre.

 

Sam Evans

Propongo di trovarci tutti nell’aula di canto domani e discuterne ancora.

 

Blaine Warbler Anderson

Mozione Approvata!

 

Jake Puckerman

Quoto Blam!

 

Finn Hudson

Allora notte, ragazzi!

Scusa, B!

 

Blaine Warbler Anderson

Domani a mente lucida potrei anche perdonarti…

 

Sam Evans

Che magnanimo, Mr Anderson!

 

Blaine Warbler Anderson

Fanculo, Evans, ho sonno!

 

Jake Puckerman

Notte… Se riesco a dormire ora!

Grazie Finn!

 

Jake e Blaine si scollegarono seguiti poco dopo da Finn. Artie vide il pallino verde ancora acceso vicino al nome di Sam. Tentennò alcuni minuti prima di invitarlo in una chat separata dagli altri.

 

Artie Abrams

Anche tu ti senti strano?

 

Sam Evans

Strano come?

 

Artie Abrams

Non come uno che ha un vuoto di memoria di cinque settimane.

Come… strano..

 

Passarono lunghi minuti, tanto che Artie pensò che Sam si fosse addormentato e stava per spegnere il computer, quando arrivò una risposta da Sam.

 

Sam Evans

Se anche noi siamo cambiati…

 

Artie Abrams

Restiamo a vedere.

 

Sam Evans

Notte Artie!

 

Artie Abrams

Notte!

 

Artie spense il computer accantonandolo sul comodino dov'era prima e si mise seduto con le braccia abbandonate sul grembo guardandosi intorno, ancora indeciso se tentare di dormire o raccogliere uno dei libri che aveva lasciato a prendere polvere sulla scrivania e cominciare a leggere. Quella chattata serale con gli amici era solo servita a confondergli ancor di più le idee.

Sentiva dentro di sé che qualsiasi cosa stesse succedendo erano tutti in pericolo. Sbuffò sonoramente… Non sarebbe riuscito a dormire, tanto valeva dedicarsi alla lettura.

Posò entrambi i piedi a terra e nel farlo si rese conto che c’era stato qualcosa di insolito in quel suo gesto. Si paralizzò osservandosi le gambe. Doveva esserselo immaginato di sicuro… Ma era certo di non aver accompagnato le gambe a terra con le mani. Aveva posato i piedi a terra da solo… Senza aiutarsi?

Guardò ancora incerto le sue gambe, poi prese il coraggio e tentò di sollevare la gamba destra. Quasi non credette ai suoi occhi quando sentì i muscoli contrarsi e vide la gamba sollevarsi e il ginocchio piegarsi. Senza rendersene nemmeno conto scattò in piedi e contemporaneamente cadde in avanti, non tanto perché non si reggesse in piedi. Piuttosto, per la sorpresa di vedersi in piedi.

Si voltò a pancia in su sollevandosi sui gomiti per poter guardare le gambe, come se non fossero le sue. Sentiva anche da fermo i muscoli dei polpacci contrarsi, come tutto il suo corpo, per effetto della tensione del momento. Lentamente tentò di sollevare nuovamente la gamba piegando il ginocchio… sentire muscoli che non aveva più usato muoversi tutti insieme, seguendo un movimento che non era abituato ormai più a compiere, lo sconvolse più del ritrovarsi a gambe incrociate a terra senza nemmeno pensarci.

Si guardò come se non si conoscesse per poi passare lo sguardo alla sedia a rotelle che ancora l’aspettava di fianco al letto. Avrebbe aspettato a lungo, pensò all’istante, e si ritrovò a ridere. Si portò una mano alla bocca per schermare la risata. Non voleva svegliare i suoi. Gli sarebbe preso un colpo di sicuro a vederlo lì a terra a gambe incrociate a ridere come un pazzo.

Si alzò in piedi, rimanendo poi bloccato sul posto colto da un capogiro. Non era più abituato a quell’altezza. Rise e percorse il perimetro della sua stanza godendosi la sensazione dei suoi piedi sul freddo parquet di legno chiaro e dei muscoli che lavoravano… Era la sensazione più bella mai provata.

Si fermò davanti alla specchiera dell’armadio osservandosi, tastandosi le gambe come per accertarsi che fossero veramente sue. Non si sentiva così euforico da quando avevano vinto le Nazionali con il Glee Club. Non si sentiva così euforico da… mai…

Raggiunse il letto e afferrò il portatile aprendolo una seconda volta. Rientrò nella chat aperta poco prima con Sam e, anche se l’amico non era più collegato, scrisse velocemente un messaggio.

 

Artie Abrams

Siamo cambiati!

 

***

 

Svegliarsi nel cuore della notte non era tanto strano quanto il trovarsi stesa su un prato verde vestita con un leggero abito di seta rossa.

Ma Santana era certa di non sognare.

La sensazione dell’erba sotto di sé, l’odore che aveva la terra scaldata dal sole, e il calore… Erano più che reali. Anche se non tanto reali potevano essere unicorni e fatine. Improvvisamente sentì qualcuno cantare. Non qualcuno. Brittany. Avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille. Si alzò in piedi camminando scalza sull’erba morbida e seguì la voce fino a trovarla. Era seduta a terra su di una coperta pachwork multicolore. Vestita con una abito lilla che somigliava al suo, i capelli intrecciati con delle margherite. Il viso rivolto al sole e gli occhi chiusi, intenta a catturare il calore dei raggi del sole.

Non credeva di aver mai visto nulla di più bello al mondo e per qualche istante dimenticò l’assurdità di quella situazione limitandosi ad ammirarla in silenzio. Si riscosse subito, raggiungendo la biondina.

“Brittany!” la chiamò.

Brittany aprì gli occhi voltandosi verso di lei e sorridendole: “Finalmente sei arrivata!” esclamò saltando in piedi tutta allegra. “Di solito quando ti sogno arrivi subito.”

Santana la guardò confusa: “Brittany… Questo non è un sogno.”

“Sì, lo è… il mio sogno più bello!”

 “Brittany, siamo entrambe sveglie. Non è un sogno!” le urlò contro l’ispanica.

Non voleva aggredirla ma non le piaceva quella situazione. Per quanto innocua fosse quell’atmosfera da fiaba non si sentiva al sicuro. Ne aveva avuto abbastanza di vuoti di memoria, incertezze e… poteri. Poteri.

Blaine era diventato invisibile. O almeno era quello che aveva raccontato. Non ci avrebbe creduto se non fosse comparso dal nulla davanti ai suoi occhi. E Jake. Aveva toccato quel taglio sulla stoffa della sedia ed aveva attaccato ad avere delle convulsioni e poi… sosteneva di aver avuto una visione.

No… era pazzesco solo pensarci! Eppure quelle 5 settimane di vuoto…

Brittany la guardò imbronciata: “Di solito non fai così nei miei sogni… di solito ci coccoliamo abbracciate sulla coperta!”

Santana riportò l’attenzione sulla sua ex-ragazza e le sorrise, incapace di rimanere seria davanti a quell’adorabile broncio. Ancora non credeva di aver fatto soffrire la sua Brittany tradendola in quel modo. Come aveva potuto dimenticare in così poco tempo quanto potesse renderla così felice solo con il minimo sguardo?

Si avvicinò a lei prendendole il viso tra le mani guardandola dritta negli occhi: “Ascoltami Brittany… Non è un sogno. Ma se tu credi che lo sia… Tutto quello che devi fare ora è svegliarti!”

Credette di vedere gli occhi di Brittany illuminarsi per una frazione di secondo. Poi però lì vide chiaramente appannarsi. Divennero vacui e spenti e il suo sorriso, che si era aperto alla vicinanza di Santana, sparì.

“Tutto quello che vuoi!” disse poi Brittany con voce lenta e monocorde e in un istante tutto lo scenario fiabesco sparì lasciando posto alla camera di Brittany, immersa nell’oscurità notturna.

Santana si guardò intorno sconcertata senza lasciare le mani dal viso di Brittany. Non poteva credere ai suoi occhi. Brittany aveva creato quello scenario per poi farlo sparire quando glielo aveva chiesto.

Lasciò il viso di Brittany come se si fosse scottata, indietreggiando fino alla luce per accenderla. Brittany sbatté le palpebre un paio di volte prima di voltarsi verso Santana, guardandola in un misto tra confusione e paura.

“Avevi ragione… non era un sogno…” tentennò Brittany.

Santana rimase dov’era, incerta, prima di puntare gli occhi in quelli chiari della bionda: “Brittany… pensa a Quinn… pensa che vorresti fosse qui! Pensa che sia qui!”

Brittany la guardò confusa ma non disse nulla si limitò a rivolgersi verso la specchiera dove stavano diverse foto del Glee Club in particolare di una in cui c’erano loro tre. Il Diabolico Trio poco dopo aver vinto le nazionali. Fece come aveva detto Santana. Perché Santana sapeva sempre cosa fare.

Pensò a Quinn, a Quinn con lei e Santana, e quasi si spaventò quando sentì la porta spalancarsi. Quinn fissò le due amiche con gli occhi sbarrati la mano ancora sulla maniglia abbassata.

“Questa non è camera mia!” 

 

 

 

 

Disclaimer

 

 I personaggi citati in questo racconto non sono miei,  ma appartengono agli aventi diritto. Servendo di loro non ottengo nessuna forma di lucro.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Echelon90