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Autore: Scream_Out_Loud    25/11/2012    7 recensioni
Le azioni insensate di molte persone possono distruggere il cuore di una semplice ragazza, possono impedirle di amare... Solo una persona però sarà in grado di fare capire a quella ragazza, quello che la vita le pone davanti. Le farà capire Come Si Ama.
"Lascia il passato alle spalle El..." disse lui "vieni con me a Londra..."
"Non posso lasciare tutto così...T-tu non puoi capire...dimentica me...dimentica noi. E' stato bello... Finché è durato..." sussurrò la ragazza, con gli occhi luccicanti, ma non luccicavano di gioia, luccicavano a causa delle lacrime che le inondavano gli zigomi.
Lacrime che segnavano un'altra delusione.
Un'altra, nella sua lunga lista.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 15.

We should love, not fall in love because everything that falls gets broken.
- Taylor Swift


Passarono intensi minuti sotto quella volta celeste che splendeva con le loro labbra più in contatto che mai. Quando il fiato iniziò a farsi corto, nonostante fosse un bacio dolce e casto, lentamente si allontanarono, ma ancora avidi del sapore delle labbra l'uno dell'altro. La prima a parlare fu Eleanor, la più sconcertata dei due.

«P-perché l'hai fatto?» mormorò abbassando il capo, allontanandosi e sfregando una mano contro l'altro braccio.

«Beh.. vedi...» Louis tentava di spiegare i suoi sentimenti ma come apriva la bocca nessun suono usciva, le parole gli morivano in bocca. Era questo l' effetto che Eleanor gli faceva.

Lei lo guardava con quegli occhioni grandi e dolci, incerti e ansiosi di ricevere la risposta desiderata a quella domanda tanto angosciosa. Era inutile impedire a quell' impertinente vocina pessimista nella testa di dire "hai sbagliato, visto? Solo una delle tante"

"Non era così che doveva andare" sperava Eleanor mentre dalla bocca di Louis continuava a non uscire nessun suono. Poi prese fiato, un respiro profondo e parlò.

«Ti amo Eleanor, so che potresti dire che è perché sono una viziata superstar ma ti supplico non odiarmi ho passato i giorni più belli delle mie vacanze conoscendoti e diventando tuo amico, so che così avrei potuto rovinare tutto ma non potevo non farlo-» iniziava a parlare a vanvera, non prendeva più fiato e stava visibilmente diventando paonazzo per l' ansia che aveva addosso.

«Louis» chiamò Eleanor.

«Dimmi» cercò di calmarsi lui.

«Taci» e detto questo riavvicinò le loro labbra per poter assaporarne il calore in quella fredda nottata invernale.

«Ti amo anch'io Louis.» ammise la mora, con molto sforzo. Erano parla che non aveva mai detto, parole che non le avevano mai sfiorato la mente perché non aveva mai provato quei sentimenti con nessuno, fino a quando non aveva dato a Louis l' opportunità di guadagnare la sua fiducia, e aveva superato il test brillantemente. Ora erano solo loro due.

«È meglio tornare... Gli altri ci stanno aspettando, Harry deve preparare le valigie...» sussurrò Louis con la fronte appoggiata a quella di Eleanor, mentre i loro respiri caldi formavano nuvolette di vapore nell'aria gelida e tagliente. Si avviarono a a braccetto, non come l' altra volta amichevolmente, questa volta era un braccio stretto all' altro, molto più romantico. Eleanor si chinava verso il petto di Louis, appoggiando il capo sulla sua spalla, e arrivarono alla macchina dei Tomlinson con tutti i componenti già pronti sul sedile.

Lottie li osservava con sguardo complice e soddisfatto.

«Dov'eravate?» domandarono curiose le gemelle.

«Fatevi i fatti vostri» rispose Louis facendo la pernacchia alla sorella. Prese per mano Eleanor e presero posto nei sedili dietro insieme a Harry.

Quando Eleanor tornò in camera quella sera, rimase a pensare a cosa le fosse successo in quel momento magico dopo la festa. Si chiese perché si fosse sentita così travolta da uno zoo intero nello stomaco, non solo da semplici farfalle, come mai quel sentimento non l' aveva mai sfiorata. Sapeva che quello che l' aveva investita prepotentemente era quello che la gente chiama Amore, con la A maiuscola. Non era quell'amore scontato, passionale, che travolge come una vampata e poi si spegne di colpo. Perché lo stesso tempo che ci era voluto per farlo sbocciare, quel fiore bellissimo, ci sarebbe voluto altrettanto per farlo spegnere.
Così cullata dal dolce ricordo di quegli occhi celesti e cercando ancora sulle labbra quel sapore di vaniglia si addormentò.
Per Louis fu un po' più difficile prendere sonno quella sera.

«Porca miseria, ho fatto un disastro vero?» domandava il moro sdraiato sul letto a pancia in su con le braccia conserte dietro la nuca.

«No Louis l' importante è che vi amiate» ripeté per l'ennesima volta l'amico «l' unica cosa che conta è che siate felici, e che non combinerai un casino con la band»

«Ho fatto un casino» mormorò Lou portando una mano davanti al viso scompigliando i capelli.

«Beh allora Lou chiamami quando avete parlato te e lei, io sarò a casa sul mio divano, con la mia famiglia, quindi sii discreto grazie» lo rimproverò di nuovo l'amico, chiudendo l' ultima valigia e indossando il cappotto beige.

«E tu chiamami quando arrivi, mammalucco» lo salutò andandogli incontro con una bella pacca sulla schiena di quelle che si sente lo sciaf anche al piano di sotto. Dopo congedi vari Louis che non riusciva a dormire usci nella veranda sul retro per guardare il cielo, lo stesso che quella sera aveva fatto da testimone al loro primo bacio. Quel cielo così blu, come l'oceano, così limpido, con quelle gemme scintillanti che brillavano nell'oscurità luminosa. Tornò dentro per prendere da bere ma quando si coricò sul sofà non ci fu storia che tenne, sprofondò in un piacevole sonno. Si sa, la notte porta consiglio, ed era quello di cui Louis aveva bisogno.


A partire da quel giorno tutto andò di bene in meglio, il capodanno fu meraviglioso e segnò un nuovo anno all'insegna dell'amore. Sia per Eleanor che per Louis. Ma le vacanze giunsero alla loro fine...

 

«Allora ci vediamo domani?» sorrise El dando un bacio all'angolo delle labbra di Louis.

«Ehm El... Ecco» iniziò balbettando lui.
A sentire la voce così insicura Eleanor iniziò a dubitare subito della sua scelta: aveva accettato di essere la ragazza di Louis Tomlinson.

"lo sapevo..." pensò Eleanor.

«Io tra due giorni parto... Devo tornare a Londra, per il lavoro sai la band e tutto...» mormorò.

«Lo sapevo...» iniziò a singhiozzare, cercando di nasconderli inutilmente.

«Vieni con me a Londra, ti farò conoscere i ragazzi e tutti gli altri!» esclamò come acceso da un colpo di genio.

«Louis, io ho l' università... ho la casa qua, non posso mollare tutto, chi si occuperà di casa mia? Come pagherò le spese per la casa e per vivere? Non posso...» continuò lei soffocando le lacrime in gola, continuando a ripromettersi che non avrebbe pianto, non di nuovo.

"Lo sapevo, non avrebbe fatto altro che portarmi guai, non dovevo, non avrei mai dovuto fidarmi di lui. Mai." pensava Eleanor mentre con una mano si copriva la bocca cercando di non dare a vedere gli angoli delle labbra che si incurvavano verso il basso in una smorfia di disperazione.

«Lascia il passato alle spalle El...» ribadì lui «vieni con me a Londra...»

«Non posso lasciare tutto così...T-tu non puoi capire...dimentica me...dimentica noi. E' stato bello... Finché è durato...» sussurrò la ragazza, con gli occhi luccicanti, ma non luccicavano di gioia, luccicavano a causa delle lacrime che le inondavano gli zigomi.

Lacrime che segnavano un'altra delusione.

Un'altra, nella sua lunga lista.

Fece per voltarsi e andarsene, per sempre. Louis le bloccò il polso, la girò verso di se, la avvicinò con un movimento felino posando delicatamente una mano sul suo fianco. Eleanor continuava a guardare il basso voltata dall' altra parte, sapeva che non avrebbe potuto incontrare quegli occhi celestiali senza perdere un battito, o forse di più. Sapeva che tutti i suoi sforzi sarebbero scomparsi come le foglie trascinate via dal vento, la sua forza di volontà sarebbe stata inutilmente provata, e sarebbe crollata al loro contatto.

«Eleanor Guardami» la supplicò Louis, con la voce insensibilmente piatta. Lei non si voltava, così Lou prese l’iniziativa di guardarla negli occhi, quegli occhi nocciola che amava tanto, toccandole il mento con l’indice e trascinandolo verso di se. Oppose resistenza, ma non appena i muscoli del resto del corpo si allentarono, anche il mento seguì il movimento che Louis stava cercando di fargli compiere. Gli occhi languidi intenerirono il ragazzo, lei invece era ormai in pezzi. Era per quello che non voleva innamorarsi. Perché tutto quello che cade si rompe, lei era caduta nella trappola di Amore e Amore non perdona.

«Tu non ti preoccupare, penserò a tutto io, potremo stare a Londra tutti e due, vederci regolarmente e tu continuerai gli studi» spiegò Louis tenendole il viso sollevato con l’indice piegato.

«Louis, non voglio essere un ostacolo alla tua…»

«Non lo sarai mai» sentenziò il moro prima di lasciarla finire. Stavolta però l’indice sotto il mento di Eleanor non le impedì di lasciare cadere la testa verso il basso, sconfitta. «Pensaci bene»

El Tornò nel suo appartamento. Louis aveva detto che sarebbero partiti l’indomani e che se voleva venire con lui doveva farsi trovare pronta. Se fosse partita avrebbe anticipato il ritorno a Londra, lasciato da parte la casa, ma preso in mano la sua vita. In fondo Louis non aveva torto: Doncaster, sebbene fosse casa sua, era troppo legato al passato e troppo ancorato a brutte esperienze. Mentre decideva, china sui libri, il dlin dlon del campanello la interruppe e andò a vedere chi fosse, non escludendo l’ipotesi che fosse Louis che veniva a ricordarle qualche cosa riguardo al viaggio, per convincerla a partire.

Aprì la porta e trovò una ragazza di 30 anni avanzati, che con un bigliettino giallastro in mano la guardava esterrefatta. In aggiunta, le somiglianze tra El e la signora sconosciuta non mancavano.

«E’ questa casa Calder?» domandò dopo averla fissata per qualche secondo che sembrò interminabile.

«S-si…» rispose incerta Eleanor.

«E-e tu sei… - ansimò la donna, gli occhi si riempirono di lacrime, e con il naso arrossato per il freddo iniziò a tirar su – Eleanor?»

Quel nome pronunciato dalla bocca di quella donna provocò una reazione indescrivibile in Eleanor che la guardava stizzita.

«E lei come lo sa? Cosa vuole da me?» replicò con fare circospetto, cercando di mascherare lo stupore.

«Mi chiamo Amanda, piacere» disse porgendo la mano.

Eleanor non la strinse «Cosa vuole da me?»

«Beh… penso che tu lo debba sapere, tanto lo scoprirai comunque…» esordì la donna, mentre Eleanor diventava sempre più sospettosa e a questo punto anche nervosa, da quell’importuna affermazione.

«Io non la conosco e adesso devo andare, arrivederci» ma mentre chiudeva la porta la signorina la fermò.

«figlia mia non farlo»

Esattamente in quel momento, le cadde il mondo addosso.

Non era possibile. Aveva augurato tutto il male del mondo alla donna in cui ce l’aveva portata e ora quella era lì davanti alla sua porta, che la supplicava di farla entrare, di parlare, come se fosse sua madre da sempre, come se l’avesse accudita per anni, come se lo meritasse, come se fosse una semplice chiacchierata tra madre e figlia, come se niente di tutto quello che LEI aveva passato a causa di quella stupida ragazzina adolescente con gli ormoni a mille.

«Vattene» rispose con una freddezza inaudita.

«C-come?» chiese la donna sconcertata, aspettandosi evidentemente una reazione diversa.

«Ho detto di andartene e non farti mai più vedere, rimani fuori dalla mia vita come lo sei stata per questi vent’ anni» alzò la voce.

«Ma…» cercò di obiettare «volevo rimediare» aggiunse assumendo un’espressione realmente dispiaciuta.

«Cosa vuoi rimediare? Rimedierai al tuo sbaglio? No. Non potrai. Mai. Tu non ti immagini cosa io ho dovuto sopportare per questi anni, per colpa tua e solo
solamente a causa tua. Quindi grazie, mi hai dato alla luce e te ne sei andata. Sei una. non voglio avere a che fare con gente come te. Vattene dalla mia vita, non ne fai parte.» replicò adirata Eleanor, cercando di chiudere nuovamente la porta ma inutilmente, la donna non toglieva il piede.

«Non dire così – supplicava in lacrime – dammi una possibilità»

«TU L’HAI DATA A ME?! VATTENE!» gridò furibonda, e mentre sbatteva violentemente la porta per chiuderla, imprecando contro la donna, questa si chiuse e Eleanor si poggiò ad essa lasciandosi cadere a terra e piangendo disperatamente. Con che coraggio si era presentata davanti a casa sua, la casa della sua infanzia, l’infanzia che non aveva condiviso con lei.

Era giusto che finisse così.” Sussurrò, sentendo poi alle sue spalle, dietro la porta, due voci discutere.

Louis era accorso sentendo gridare Eleanor, riconoscendo la sua voce nonostante non avesse mai udito un tono così alterato da parte di El. Quando era uscito dalla porta aveva visto Eleanor sbattere quella di casa sua violentemente davanti a una signora che la supplicava piangendo.

«Eleanor Apri!! – implorò bussando, giunto al vialetto di casa Calder, ma dopo aver sentito un secco “no” soffocato si voltò - Chi è lei?» domandò con tono minaccioso.

«S-salve, sono Amanda volevo parlare con Eleanor..» rispose la donna, cercando di sistemarsi. Era così incredibilmente simile a Eleanor che a Louis passò per la testa uan bizzarra idea, che però scacciò subito.

«In questo momento Eleanor non la vuole vedere quindi se le ha detto di andarsene se ne vada.» obiettò brusco.

«Ma io non posso andarmene» replicò quella ferma.

«Se ne vada immediatamente altrimenti chiamo la polizia!» rispose di nuovo sgarbatamente. A quell’affermazione la donna, decise di andarsene. Ma di certo non sarebbe stata lontano per molto. «Eleanor apri, se n’è andata. Per piacere» scongiurò Louis, ma non sentì nessun rumore in risposta. Niente di niente.

Corse verso il retro trovando la porta, come sempre, aperta. Entrò in casa come una furia cercando Eleanor, ma non fece neanche due passi che la trovò seduta davanti al pianoforte con la testa bassa.

«Eleanor… - la chiamò, ma lei non si voltò, - chi era quella donna?» domandò posando delicatamente le mani sulle sue spalle. All’improvviso Eleanor si mosse, per appoggiare le sue mani su quelle del ragazzo, come per supplicarlo di non andarsene.

«Era mia madre Louis…»
Certe parole escono fredde come il ghiaccio; Quelle erano un sussurro gelido che fece stizzire anche Louis, facendogli pentire di non essere stato più sgarbato con quella donna.

«Non preoccup-»

«Vengo con te a Londra.» affermò lei, poi si alzò scostando le mani di Louis, alzò il viso e sforzò un sorriso.

«E’ quello che realmente vuoi?« chiese Louis speranzoso.

«Si. Non resterò a Doncaster senza di te» asserì, rendendo il sorriso sempre meno forzato, per poi lasciarsi andare tra le braccia di un Louis gioioso che le regalò mille brividi con un bellissimo bacio, interminabile, caldo in un pomeriggio glaciale, spensierato e raggiante dopo un momento di amarezza e abbattimento.



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I'M SORRY THAT I'M NOT PEEERFEEECT
Chi non muore si rivede mi dicono.

Scusatemi tanto, non sono più riuscita ad aggiornare. mi dispiace veramente troppissimo.
E' tutta colpa della scuola, picchiate lei. Poi beh io ci ho messo del mio perchè mi sono riempita le giornate senza avere un buco libero nemmeno per scrivere e sul pullman, l'unico momento di relax nella mia giornata, non trovo la voglia di farlo quindi I'm so sorryy :'(
Spero che leggiate questo nuovo capitolo e immagino che faccia schifo perchè anche se l'ho letto e riletto continua a farmi schifo.
Ho il blocco dello scrittore (se mi si può defiinire scrittore e non una che scrive cose alla rinfusa) e non riesco ad andare avanti.
La storia ce l'ho ma non riesco a buttare giù le paroel adatte. voelvo fare un qualcosa di BOOOM ma si sta rivelando un fallimento :'(
Vi anticipo solo che nel prossimo capitolo (che non so quando riuscirò a postare) Eleanor conoscera tutti i ragazzi della band e conoscerà Perrie e Danielle. anche se so che adesso non sta più con Liam -.-" ma io l'avevo già in programma quindi non posso toglierla. comunque anzichè stare qui a blaterare vi lascio un po' di spazio per recensire, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate e non vedo l'ora di riuscire a postare il primo capitolo della mia serie originale. Ci ho lavorando su così tanto che ho trascurato sia How To Love che Payphone ma adesso mi rimetto in riga. scusatemi tanto :(
un bacione.

~ xx Gio. ♥

   
 
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