Fortune, fame, mirror vain,
gone insane,
but the
memory remains.
«Judas, Juda-a-as! Jud— eddai Cassie-poo, canta con me!»
Castiel, dal sedile affianco del guidatore, non si mosse minimamente, anzi strinse ancora di più le labbra.
«Non ho bisogno
di vederti, angioletto spocchioso, per sapere che stai facendo la solita faccia
corrucciata da “voglio i Metallica/Black Sabbath/ACDC/Kansas/altra roba
infernale”.»
Lo scimmiottò
Balthazar, allontanando pericolosamente le mani dal volante.
Cass gli soffiò
furiosamente dietro l’orecchio sinistro e Balthazar rise. Come ogni volta.
«Sì, sì, faccio
attenzione, mamma Castiel.» e la suddetta mamma lo guardò perplesso, e gli
solleticò l’orecchio destro, «è un modo di dire, fratellino, tranquillo, per
chi mi hai preso, per Gabriel? Nha, io non sono tipo da annunciazioni scomode.
Oh cazzo, ti ricordi la faccia di quella poverina quando Gabe con la tunica
tutta storta e rosa le disse qualcosa tipo “papà ti ha messo incinta,
abituatici”?» e di nuovo si lasciò andare a un gongolamento del tutto
inappropriato all’argomento trattato.
Quella volta,
però, Castiel non lo riprese.
Sorrise con lui e
accarezzò la figura del fratello con lo sguardo.
L’anima di
Balthazar era così luminosa quando rideva, così come non lo era mai stata la
sua grazia, neanche all’inizio dei tempi.
«Quelle tuniche
erano veramente qualcosa d'improponibile, ma Papà ha sempre avuto una certa
vena trash, nh, Cassie-sassy?»
Forse era meglio così, forse per Balthazar
l’anima era la cosa più giusta.
«… Castiel?»
L’angelo si era
così tanto perso nelle sue considerazioni che non aveva notato l’espressione
dubbiosa dell’amico, che gettava occhiate verso il suo sedile.
Il Custode del
Giovedì si affrettò a soffiargli sul naso con tutta la concentrazione che aveva
in corpo, ma il naso di Balthazar non si arricciò di fastidio giocoso.
Era successo
ancora.
Giorno dopo
giorno, stavano perdendo il contatto.
Balthazar si
guardò un’ultima volta intorno poi sospirò a bocca chiusa e Castiel avrebbe
tanto voluto farlo con lui, ma non poteva, non avrebbe mai potuto, così catturò
quell’attimo nella sua memoria e lo strinse, tra le corde della sua Grazia.
Un altro ricordo.
A lui rimanevano
sempre e solo i ricordi.
«È tutto chiaro? Siamo d’accordo?»
Castiel annuì fissando il volto del
fratello che, se non fosse stato per la loro natura angelica, avrebbe definito
pensieroso. L’ultima volta che Balthazar era stato pensieroso, Lucifero –al
tempo con ancora in possesso del suo nome angelico che ora a Castiel era
impedito pronunciare- gli aveva teso la mano.
«Questo posto mi pare abbastanza scenico,
non sarà il Big Ben, ma è abbastanza alto da darmi ogni tipo di possibilità.
Abbastanza degno di me» disse l’angelo camminando sul dirimpetto della Sioux
Falls’ Tower, come aveva visto fare una volta a un funambulo umano.
Castiel guardò giù e pensò alla torre
Babele, a Caino e Abele, al suo piede che aveva quasi mandato a monte la
Creazione.
Castiel pensò a come ogni volta Balthazar
fosse lì e come non ci sarebbe più stato.
L’angelo maggiore si voltò verso il suo
fratellino e notò per l’ennesima volta la sua Grazia vibrare inconsapevolmente
in maniera mai vista prima, impossibile per un angelo.
E sì, Balthazar non poté impedirsi di far
vibrare anche la sua un po’, prima di mettergli rudemente un braccio intorno
alle spalle e squassarlo un po’ contro di sé, cercando –almeno per un’ultima,
unica volta- di avvertire quel calore e quella consistenza straordinaria che
sapeva il suo Cassie-poo possedere.
«Puoi venirmi a trovare quando vuoi.»
«Lo so.»
«I segnali sono quelli che abbiamo
concordato.»
«Lo so.»
«E se poi magari ti verrà un po’ voglia
di… com’è che avevi detto quella volta? Ah, sì, di “FORNICA—»
«Balthazar.»
L’ormai prossimamente
ex angelo sorrise a quella ripresa stoica così tanto tipica di Castiel e alzò
le mani in segno di resa.
«Bene, pudica verginella, fai come vuoi,
ma poi non ti lamentare.»
Non finì neanche di parlare che iniziò a
salire nuovamente sul dirimpetto della torre, per poi dare le spalle alla
città.
«Ora mi basterà chiudere gli occhi», disse
mentre li serrava, «aprire le braccia e lasciarmi andare.»
E inspirò riaprendoli, fissandoli in
quelli di suo fratello.
«Finché le ali di Grazia non
diverranno ali di Desiderio.»
***Angolino del
cambia-colore***
E siamo di nuovo
qui.
Come promesso, il
titolo di questo capitolo viene direttamente da una canzone dei Metallica, The
Memory Remains, album Reload. Esattamente il versetto citato fa parte del
ritornello ed è anche il primo di tutta la canzone, il significato è semplice
ma perfetto “fortuna, fama, specchio ingannevole, andare giù di testa, ma la memoria rimane”.
E a bilanciare l’equazione
ci voleva Lady Gaga nella prima riga della mia storia con la sua Judas, che
messa in bocca a un angelo… xDDD niente, è Balthe, lui può (e lo amiamo per
questo).
Trashate a parte,
diciamo che con questo capitolo incominciamo ad' entrare in ciò che sarà veramente
la storia, anche se il nostro caro Dean non ha avuto ancora la parola,
perdonatemi, ma ci tengo a fare le cose bene e con calma, contando soprattutto
che magari molti di voi non hanno visto il film che è lo scheletro portante
della ff e quindi questo tipo di angelo può essere disorientante. Il prossimo
capitolo sarà effettivamente quello d'inizio, dopo queste due premesse.
Alla fin fine non
c’è molto da dire, o meglio che non vi voglio dire, ma che dovrete scoprire
pian piano, insieme a Cass e Dean, magari preciso solo che la definizione di “Ali
di Desiderio” come le ho presentate qui e la loro funzione, sono del tutto
inventate da me, anche perché il film originale si chiamava “Il Cielo sopra
Berlino”, sono stati gli anglosassoni –non chiedetemi per quale ragione- a
chiamarlo “Wings of Desire”. Chissà magari hanno fatto il mio stesso
ragionamento (oppure, come sospetto, c’è una soluzione molto, MOLTO più
semplice e io mi sono complicata la vita xD).
Ringrazio tutti quelli
che seguono/ricordano e preferiscono questa storia *^* sono contenta che vi
piaccia questa creaturina ancora dagli occhi blu latte.
Alla prossima!