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Autore: Lau_McKagan    26/11/2012    8 recensioni
Bet the black comes in red, crimes of passion rule my head
I need you, you want him, dressed to kill we live in sin
I know the game you play, I know it well
You just keep on playin' when all the bets are down
Roulette you're goin' round in a spin,
Caught up in a game you just can't win
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era riuscito ad addormentarsi. Aveva continuato a rigirarsi tra le lenzuola, così alla fine ci aveva rinunciato. Sospirò voltandosi a guardare Cloe, sdraiata al suo fianco. Quelle erano le ultime ore che passava con lei. Poi qualcun'altro avrebbe preso il suo posto. Qualcuno che per la verità, si sentiva di farlo più per dovere che per altro. Eppure era così che doveva andare. Michelle avrebbe finalmente conosciuto il suo vero padre, e Duff avrebbe avuto la possibilità di amare e crescere quella figlia che gli era stata tenuta nascosta troppo a lungo. Cloe avrebbe ritrovato il suo grande amore... e sarebbero vissuti felici e contenti. Come una vera famiglia. Già... doveva per forza andare così. Lui bè, si sarebbe arrangiato in qualche modo. Ora l'unica cosa sensata che gli veniva in mente era tornare a Lafayette nella sua vecchia casa, e li rinchiudersi in isolamento il tempo necessario a farsela passare. Aveva già preparato le sue poche cose. L'aveva fatto non appena Cloe si era addormentata, dopo essere rimasta a lungo stretta nel suo abbraccio. Non voleva che lo vedesse fare le valige. Anzi, a pensarci, non voleva nemmeno che lo vedesse andar via. In parte anche perchè lui stesso non voleva salutarla e dirle addio... era una cosa che gli pesava troppo. Certo ad altri occhi poteva sembrare immaturo ed egoista, ma era la cosa migliore. Così si alzò cercando di non fare rumore, si vestì, e le andò vicino, inginocchiandosi davanti a lei. Allungò una mano accarezzandole pianissimo la guancia, scostandole i capelli per poterla guardare meglio. Cercò di memorizzare ogni singolo particolare, cose che nelle poche foto che aveva di lei non avrebbe potuto rivedere. Come quella sua espressione serena che assumeva ogni volta che dormiva, la leggera curva delle labbra perfette, le folte ciglia, e il suo corpo rannicchiato in posizione fetale come era solita fare e che la faceva sembrare un bambina. Avrebbe voluto baciarla ancora una volta, ma non poteva permettersi di svegliarla... così guardadola un ultima volta uscì dalla stanza, socchiudendo la porta. Ma c'era ancora una cosa da fare prima di andarsene. Non poteva non salutare lei un'ultima volta... aprì piano la porta dell cameretta di Michelle, e vi entrò senza fare il minimo rumore. La bimba dormiva beata, e di sicuro se si fosse svegliata non avrebbe più avuto il coraggio di andare. Come aveva fatto con Cloe, avrebbe fatto anche con lei. Si mise vicino a lei, accarezzandole piano le guanciotte paffute e i capelli biondi tanto simili a quelli del tuo papà pensò "Sarai felice, te lo prometto... tu e la tua mamma starete bene... Duff è un bravo ragazzo, sai? Ti puoi fidare di lui... io mi fido di lui" sussurrò "fai la brava e non farlo impazzire" continuò quel discorso sorridendo appena "e non dimenticarti di me" concluse prendendo una foto che avevano fatto il Natale prima, loro tre insieme. La mise sotto al suo materasso, come se potesse proteggerla, e infine le diede un bacio "Ti voglio bene" mormorò in silenzio, andandosene defintivamente da li. Sarebbero state tristi le notti per lui adesso.

Anche qualcun'altro quella notte non dormì per nulla. Duff era rimasto a casa, per l'ultima volta. Non aveva passato la notte con Susan, aveva preferito salutarla qualche giorno prima, o era certo che non sarebbe riuscito a staccarsi da lei. Si era chiesto perchè una cosa giusta come quella che stava per fare doveva necessariamente comportare dolore per tutti. Si perchè sapeva che tutti in un modo o nell'altro ci stavano soffrendo. Izzy l'aveva chiamato dall'aeroporto. Aveva cercato di fare il sostenuto, raccomandandogli di prendersi cura di loro, ma si sentiva lontano un miglio quanto fosse distrutto per quella separazione. Tanto che il biondo per qualche istante si era chiesto se davvero stavano facendo la cosa migliore. Ma il moro era stato irremovibile.Gli aveva dato il suo indirizzo e il numero di telefono di Lafayette, se ce ne fosse stato bisogno. Poi si erano salutati. Dall'indomani tutto sarebbe cambiato. Per tutti quanti. 
Aveva aspettato inutilmente per giorni che Axl si facesse vivo, rispondendo almeno ad uno dei messaggi che gli aveva lasciato in segreteria. Ma nulla. Gli spiaceva lasciarlo così, ma il rosso non aveva accettato di buon grado la sua decisione, e non avrebbe cambiato idea così facilmente. A quanto pareva i loro rapporti sembravano dover finire in quel modo. 
A tutto ciò si aggiungeva la preoccupazione di dover gestire una situazione totalmente nuova per lui. Da sobrio era ancora più difficile, perchè si rendeva perfettamente conto di ciò che accadeva. Non aveva più la protezione che l'alcool gli forniva, rendendolo a volte disinteressato, a volte sfrontato, a secondo dell'occorrenza. Come avrebbe fatto a gestire una bambina? Lui! I bambini gli piacevano si, ma lei era diversa... lei era sua figlia... una figlia che fino ad allora non sapeva di avere un padre, e che l'unica figura maschile che aveva avuto accanto non era suo padre. All'improvviso si sarebbe trovata senza quella persona, con un'altra persona estranea in casa da dover accettare. E se non lo faceva? Se non lo avesse accettato? Era terrorizzato... e poi c'era Cloe... 

Quella mattina sapeva di amaro. Di pensieri malinconici e di tristezza. Quando si era svegliata e non se l'era trovato più accanto non ne era rimasta così stupita. Si aspettava una cosa del genere. Era da Izzy, andarsene senza far rumore, nel cuore della notte. Ma non ce l'aveva con lui, capiva perchè l'aveva fatto, e forse era stato meglio così. Solo che ora non aveva la forza per piangersi addosso. Doveva farsi forza, per lei e per Michelle. In fondo sarebbe arrivato Duff, non doveva essere poi una così pessima giornata. Non poteva nascondere di volergli ancora bene, e di provare un certo piacere all'idea di rivederlo. Così si era alzata, e come tutte le mattine aveva fatto una doccia e si era occupata di Michelle. Solo pregava che la bambina non le chiedesse dov'era Izzy... non avrebbe saputo risponderle. 
Erano in cucina a fare colazione, quando il campanello suonò. Il cuore iniziò a batterle velocemente, tanto che nel scendere dalla sedia di fretta la fece cadere, facendo sobbalzare la piccola "Arrivo!" urlò correndo alla porta. Prese un grande respiro e la aprì. Ed eccolo... Duff era esattamente come qualche settimana prima, non si sarebbe mai abituata alla bellezza di quello che ormai era un uomo. Sorrise cercando di sembrare serena "Ciao"
"Ciao" rispose lui alzando le spalle.
Cloe aprì la porta facendolo entrare "Hai tagliato i capelli" disse allungando timidamente una mano infilando appena le dita tra i morbidi capelli biondi di lui, tagliati corti. Non ci era abituata, ma gli stavano bene. Sembrava persino più giovane.
"Si... avevo voglia di cambiare" rispose scompigliandoseli appena, dopo aver appoggiato in un angolo il suo borsone. Quel nuovo look era coinciso con il suo cambiamento interore. Sensei Benny aveva fatto un ottimo lavoro su di lui "Cloe senti, mi dispiace per l'altra volta" disse all'impovviso, come se dovessi liberarsi di un peso "avrei dovuto chiamarti, ma ero così confuso dopo questa notizia... non immaginavo di... di essere padre... io... sono scappato come un vigliacco..."
"Michael è tutto ok" lo rassicurò lei, vedendolo agitarsi "chiunque sarebbe rimasto sconvolto... non è una cosa facile da accettare, specie se... se te l'hanno tenuto nascosto per tutto questo tempo... sono io che dovrei scusarmi con te"
"Hai avuto le tue buone ragion per farlo... anzi, visto che siamo in vena di scuse... mi spiace per averti messo in questo casino"
"Tu non mi hai messo in nessun casino"
"Si invece... sei venuta da me anni fa pensando di combinare qualcosa di buono, pensando che ti aiutassi e che ti sarei stato vicino... e invece guarda... quella sera avrei dovuto fermarmi... avrei dovuto fermare tutti quanti... non ho saputo proteggerti" si era tenuto dentro quel peso per troppo tempo. Il senso di colpa per averla coinvolta in quella scellerata serata non l'aveva ma abbandonato, solo in quegli anni aveva imparato a celarlo.
"Non sentirti in colpa, io ero l'unica sana e in grado di ragionare... potevo andarmene, ma non l'ho fatto" ammise, come già tempo prima aveva fatto con Izzy quando era arrivato da lei con gli stessi sensi di colpa del biondo "e poi qualcosa di buono l'abbiamo fatto" sorrise, alludendo a loro figlia - le faceva così strano adesso dirlo - e felice che almeno non c'erano più incomprensoni tra loro "Sono felice che tu sia qui"
Duff sorrise amaro scuotendo leggermente la testa "Grazie per averlo detto" in pochi secondi si ritrovò la ragazza tra le braccia. La strinse a sè, facendo entrare nelle sue narici quel profumo che da tempo non sentiva più. Le accarezzò i capelli, baciandole dolcemente la testa "Andrà tutto bene... cercherò di far funzionare le cose, te lo prometto piccola"
Cloe si lasciò stringere, sprofondando il viso in quel petto che da sempre le infondeva sicurezza. Lo faceva sempre quando erano ragazzini, e le cose andavano male... Duff la abbracciava, e lei nascondeva la faccia nel suo petto. Si sentiva al sicuro, protetta... e sperò con tutta se stessa che lo fosse davvero.
"Mamma..." una vocina leggera alle loro spalle li fece staccare. Michelle era attaccata alla porta, e guardava con curiosità e un ditino in bocca quel ragazzone alto alto che stava abbracciando la sua mamma.
"Tesoro" Cloe si abbassò e la fece venire vicino "Lui è... Michael... è... lui è..." tentennò, enza trovare le parole giuste ammesso che ce ne fossero.
"Sono un amico della tua mamma... starò con voi per un po'..." la aiutò lui, vedendola in difficoltà. Si soffermò a guardarla... Dio, era incredibile quanto gli somigliasse... se sua madre l'avesse vista avrebbe di sicuro detto che era uguale a lui quando era piccolo... gli stessi occhi, gli stessi boccoli color miele, la sessa boccuccia sottile, e lo stesso nasino... ne rimase incantato... sua figlia... aveva dell'incredibile.
"Isi..." chiamò la bimba con la voce rotta, un po' spaventata da quell'improvviso cambimento. Si guardò in giro in cerca del viso famigliare del moro, e le vennero le lacrime agli occhi quando non lo vide.
Cloe deglutì, ecco, adesso si che era nei guai "Amore, Izzy è... doveva lavorare, ed è dovuto partire per un lungo viaggio..." fu la prima cosa che le venne in mente.
"Isi!" ripetè lei senza capire, sbattendo i piedini a terra.
"Michelle, ti prego..." non sapeva gestire quella situazione.Non si era preparata, non era pronta a quello! Michelle aveva iniziato a frignare, voleva Izzy, per lei era incomprensibile ciò che stava accadendo "Smettila adesso!" urlò esasperata, facendola scoppiare definitvamente a piangere. Si sollevò in piedi chiudendo gli occhi e mettendosi le mani tra i capelli... avrebbe tanto voluto piangere anche lei "Non so cosa fare!"
Duff sapeva che non sarebbe stato facile, e quello non era certo un buon inizio "Hey hey!" fece abbassandosi a terra vicino a Michelle "Non piangere, la mamma non voleva urlare con te" cercò di rassicurarla "Vuoi vedere come si sta in alto in alto?" le chiese. Michelle smise di piangere rimanendo a guardarlo con il singhiozzo e gli occhi rossi, ma era incuriosita da lui. Era molto alto... e aveva una bella faccia, ecco... annuì con la testa, e lasciò che la prendesse in braccio. Duff se la caricò sulle spalle, e con soddisfazione vide che le piaceva "Hai visto quanto siamo in alto?! Saluta la mamma!"
"Ao mamma!" fece lei, scordandosi già dei pianti di poco prima. Era una fortuna quel dimenticare in fretta tipico dei bambini. 
Michelle rideva... e Duff si stava divertendo... insomma, a vederli così non sembravano due che si erano appena conosciuti. Michelle sembrava fidarsi di lui come se qualcuno glie lo avesse detto. Forse il legame di sangue che c'era tra loro era più forte di tutto il resto. Forse quel legame li avrebbe aiutati. Forse le cose non sarebbero andate poi così male... forse.
   
 
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