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Autore: Melinda2606    27/11/2012    5 recensioni
lottare, continuamente lottare. Ecco quello che Akane aveva fatto nella sua vita. Lottare per la palestra, per la morte della mamma, per non essere scocciata dagli ammiratori, per un amore difficile. E adesso per uno stupido ballo, un ballo che per lei valeva più di quanto tutti erano riusciti a capire. Ma dopo la rovina del momento che lei aspettava da tanto, se non avesse più la voglia di lottare?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ranma fece subito per alzarsi, perché nonostante Akane avesse detto quelle parole tremende al padre, lui si sentiva colpevole: in fondo era a causa sua che il ballo era stato rovinato, anche se Shampoo e Ukyo avevano agito ignorando le sue parole.
Nodoka però lo trattenne: - No, figliolo, lasciala andare. Akane in questo momento è arrabbiata, ha bisogno di sfogarsi, e in questo momento lo ha fatto con la figura chiave della sua vita –
Gli occhi di Soun erano inespressivi: sua figlia, la sua piccolina, gli aveva spezzato il cuore, non credeva di saper provare tutto quel dolore.
Non lo aveva provato nemmeno alla morte della moglie: la sua consorte se ne era andata senza volerlo, Akane invece gli aveva detto quelle parole così dure con una ferrea volontà.
Non riusciva ad essere arrabbiato con lei, provava solo un’enorme tristezza per non essersi accorto che tutto quello che stava insegnando alla figlia per lei fosse una tortura.
In quanto al fidanzamento con Ranma, è vero, all’inizio glielo aveva imposto, ma con il passare del tempo aveva intuito che tra i due ci fosse qualcosa, in caso contrario non avrebbe assolutamente insistito, non voleva per la figlia un matrimonio senza amore.
Le due figlie maggiori gli si avvicinarono, cercando di consolarlo con la loro semplice presenza.
In quel momento indispensabile.
Nodoka prese le mani dell’uomo: - Soun, mi dispiace di aver schiaffeggiato tua figlia, e mi dispiace anche per le parole che ti ha detto, non oso immaginare quanto ti abbiano fatto male. Ma sappi che lei non lo pensa davvero. Come dicevo prima, è amareggiata, le è stato rovinato un momento molto importante, il vestito che sua mamma le aveva disegnato con amore è andato distrutto, è normale che abbia reagito così. Adesso ti chiedo di essere forte e vorrei anche che tu seguissi un mio consiglio. Lasciala libera. Falle fare quello che vuole. Vedrai che poi tornerà ad essere la ragazza di sempre, ma adesso ha bisogno di fare nuove esperienze, tu non impedirglielo –
Soun fissò la donna negli occhi; in quel momento avrebbe voluto fissare sua moglie, lei sicuramente avrebbe saputo cosa fare, ma decise di fidarsi di Nodoka, così annuì lentamente.
Ranma fissò allibito la scena: che voleva dire “lasciarle fare quello che voleva” e “ ha bisogno di fare nuove esperienze”?
In quel momento l’unica cosa che voleva fare lui era correre dietro, scuoterla per falle ammettere che quella di prima era solo una semplice sfuriata e poi chiederle scusa per non aver capito fino in fondo l’importanza di quel ballo.
Fece per alzarsi nuovamente, ma sua madre lo inchiodò ancora con lo sguardo.
Akane corse velocemente, senza sapere dove andare, con la guancia in fiamme, il cuore dilaniato dai sensi di colpa e la vista offuscata dalle lacrime.
Senza nemmeno accorgersene arrivò nel posto in cui la vera sofferenza della sua giovane vita era iniziata, dove aveva versato più lacrime che nella culla, dove avrebbe voluto trovarsi anche lei in quel momento.
Arrivò davanti alla tomba della madre.
Akane fissò la foto con il volto dolce della donna e in un attimo cominciò a piangere cose se ne andasse della sua stessa vita.
Si vergognava per quello che aveva detto la padre, ma ormai era troppo tardi.
Soun, che dopo la morte della moglie si era fatto carico di tre figlie e della palestra, Soun, sempre attento a non far mancare loro niente, dall’amore alle cose materiali, era stato costretto a sentire quelle cattiverie.
La ragazza però non si pentiva di un’unica cosa: aver detto che avrebbe abbandonato le arti marziali.
Se quello era l’unico modo per avere una vita normale, senza essere attaccata da delle psicopatiche, lei lo accettava di buon grado.
Questo significava dire addio anche a Ranma: come fa una ragazza a essere legata a qualcuno che non la vuole, che la offende ogni singolo giorno?
Akane voleva l’amore, quello vero, forte, dolce e passionale, e se Ranma non era di questa opinione, lei non poteva più lottare per lui.
Pianse per più di un’ora, alla fine non le rimasero altro che singhiozzi infiniti, gli occhi sembravano essersi seccati e bruciavano come tizzoni ardenti.
Sfiorò piano l’immagine della mamma, come cercando il perdono.
Si incamminò verso casa, con il cuore in tumulto: avrebbe dovuto affrontate suo padre, le sue sorelle, Nodoka e Ranma e non sapeva chi l’angosciava di più.
Assorta nei suoi pensieri, sentì all’improvviso un dolore al polso; si voltò per guardarlo, e con stupore vide che era legato da un nastro da ginnastica nero, l’arma di Kodachi.
La ragazza cercò di liberarsi, ma Kodachi la tenne stretta e le urlò: - Akane Tendo, te ne sei approfittata del fatto che non fossi in città!  Come hai osato andare al ballo con il mio Ranma! –
- Eh no, mia cara, Ranma è solo mio! – esclamò una voce familiare, brandendo un bonbori che andò a colpire il nastro di Kodachi, che si staccò così dal polso di Akane, facendola cadere a terra.
- Vi siete dimenticate di me? – naturalmente anche Ukyo fece la sua comparsa.
Le tre cominciarono a lottare tra di loro, mentre Akane non riusciva a trovare nemmeno la forza per alzarsi.
Improvvisamente, Shampoo fermò il combattimento, esclamando: - Mi sembra inutile che combattiamo tra di noi fino a quando non ci libereremo di Akane. Lo sappiamo che Ranma ha una preferenza per quel maschiaccio, credo che sia gratitudine per il fatto che lo ospiti in casa sua. Quindi direi di sconfiggere prima lei e poi ce la vedremo tra di noi! –
Le altre due annuirono, poi insieme si voltarono verso Akane, inerme sull’asfalto.
- Preparati a morire, Akane Tendo! – urlò Kodachi.
- Come, Akane, ti arrendi così, non lotti per Ranma? –
- Sembra un pulcino spaurito, tu non meriti di stare con il più forte combattente del mondo! –
Akane tremò, mentre nuove lacrime, trovate chissà dove, iniziarono a scorrerle dagli occhi: - Basta… - mormorò, ma non le diedero retta.
Si prepararono a colpire tutte e tre, e quando Akane vide le loro armi avvicinarsi, chiuse gli occhi per prepararsi al colpo.
Che però non ci fu.
Con gli occhi sigillati sentì una voce familiare urlare di smetterla, poi un braccio muscoloso le cinse la vita e la portò via da quel posto.
- Akane – fu solo in quel momento che la ragazza aprì gli occhi.
- Grazie, se non ci fossi stato tu io… -
Ryoga arrossì.
- Non… non devi ringraziarmi! Ma Akane, lascia che ti chieda una cosa: perché non hai reagito? Perché non hai lottato? –
A quelle parole Akane ricominciò a piangere, lanciandosi tra le braccia dell’amico per essere consolata.
Ryoga stava letteralmente prendendo fuoco, ma non aveva mai visto Akane in quello stato, così la fece calmare e poi le chiese cosa fosse successo.
Akane gli raccontò tutto, della lite in casa e della sua decisone.
- Ryoga tu… tu rimarrai sempre mio amico anche se ho deciso di abbandonare le arti marziali? –
Il ragazzo le sorrise dolcemente: - Che domande mi fai? Non sono tuo amico perché pratichi le arti marzial, ma perché sei Akane. Ti vorrei bene anche se tu, che ne so, fossi una ballerina di tip tap! –
Akane sorrise, il primo vero sorriso della giornata, poi lo ringraziò e corse verso casa.
All’interno della sua abitazione l’aria era serena e rilassata, non se lo era aspettato. Era come se non fosse successo niente.
Solo Ranma, non appena sentì la porta chiudersi, le andò incontro come un leone chiuso per troppo tempo in gabbia.
Stava per aprire bocca quando all’improvviso suonò il telefono e Akane si affrettò a rispondere.
Pochi scambi di battute, una risposta affermativa, l’orario per un appuntamento.
- Allora? – le domandò duramente Ranma.
- Devo parlare con mio padre – rispose lei, passandogli davanti; lui la seguì, voleva davvero sentire le sue scuse.
Soun era nella veranda a fare la sua solita partita con Gemma e quando vide la figlia sembrava che nulla fosse successo poco prima.
- Papà – esordì lei – va bene se stasera esco? Mi ha appena chiamato Sayuri e mi ha detto che lei e Yuka vanno in un locale nuovo, posso? Non so però a che ore rientrerò –
“ Ma è impazzita? Uscire dopo cena per andare in un locale? Soun adesso da di matto “ pensò Ranma, ma invece l’uomo lo stupì, dicendo: - Ma certo, tesoro, vai e divertiti, se non lo fai alla tua età! Solo cerca di non fare troppo tardi e stai attenta, ok? –
Akane annuì, lasciando Ranma a fissare Soun come se fosse un marziano.
Nodoka sbucò dal giardino e disse: - Bravo Soun, so che è stato difficile, ma hai fatto la cosa giusta.
Ranma scosse il capo e andò nella sua stanza.
Alle dieci e mezza Akane era pronta, stava finendo di mettersi il mascara, quando nella sua camera fece irruzione Ranma, rischiando di farle cedere la porta.
Il ragazzo la fissò un momento: Akane aveva indossato dei leggins di pelle, una maglia senza spalline lunga, con un disegno di una bella farfalla e un paio di ballerine bianche.
Era bellissima.
Ma troppo provocante.
- Dove vai così? – domandò irritato.
- Lo sai già, esco con le mie amiche, vado in un locale – rispose lei gentilmente.
- Vengo anche io -
 Akane lo fissò: - No, non dire sciocchezze. Non è un posto che può piacerti, c’è la musica alta e… insomma, ti annoieresti –
- Sono il tuo fidanzato, non ti lascio andare per locali da sola! – sbottò Ranma.
La ragazza gli sorrise: - Ranma, sai bene quanto me che tu vuoi essere il mio fidanzato solo per la palestra, ma non preoccuparti, in qualche modo faremo, parlerò con mio padre, così tu potrai tenere il gestione il dojo anche senza sposarmi, va bene? –
Quel nuovo carattere mite e accondiscendente di Akane mandò Ranma su tutte le furie: - Come ti vengono in mente queste cose, eh? Tutti possono fare finta di niente, ma io no! Falla finita! Si può sapere che ti è preso? Io… -
Akane lo zittì con uno sguardo glaciale: - Ora basta. Vieni pure con me, se vuoi, ma smettila di urlarmi contro –
La ragazza uscì dalla sua stanza e si diresse di sotto, salutò tutti e uscì di casa, seguita a ruota da Ranma.
Si incontrarono con Yuka e Sayuri nel locale.
Locale che, come aveva detto Akane, a Ranma non piaceva neanche un po’.
C’era un mucchio di gente accalcata che ballava al ritmo di una musica forsennata, c’era odore di fumo e di sudore, ragazzi e ragazze che urlavano le loro ordinazioni ai baristi.
Anche Yuka lo fece, passando poi un bicchiere con un liquido trasparente a Sayka, ad Akane e a Ranma.
Il ragazzo assaggiò la bevanda, per poi risputarla quasi interamente nel bicchiere: gli aveva bruciato la gola.
Notò però che Akane lo stava bevendo, e che paino piano si stava sciogliendo, infatti in pochi minuti era già al centro della pista da ballo con le sue amiche.
Era talmente bella che in poco tempo molti ragazzi le si erano avvicinati; lei non li fece volare via come al solito, anzi, sorrise e strinse la mano a un paio di loro.
Ranma stava per avventarsi su di lei e portarla via, ma una mano lo trattenne: la mano di Daisuke.
Il ragazzo, non capendo che Ranma aveva da fare in quel momento, lo trascinò via, facendogli così perdere di vista Akane, per poi portarlo da Hiroshi, che sorrise sorpreso nel vedere l’amico con il codino in quel posto.
- Che ci fai qui? – urlò cercando di sovrastare la musica.
- Come? – gridò di rimando Ranma, non riuscendo a sentire nulla.
Ci misero venti minuti per capirsi, e poi altri dieci per ritrovare Akane, che stava allegramente parlando con un ragazzo mentre sorseggiava un altro drink, rosso stavolta.
Daisuke si avvicinò all’orecchio del ragazzo: - Ranma, quello che parla con Akane si chiama Dan, è mio cugino. Non dico che sia un cattivo elemento, ma non ha una bella fama con le donne, quindi… -
Proprio in quel momento Dan si avvicinò ad Akane e le sfiorò lievemente le labbra, quasi con un soffio.
La ragazza arrossì ma non si ritrasse.
Ranma le corse incontro, seguito dai suoi amici, incurante del fatto di aver mandato a gambe all’aria almeno dieci persone che ballavano tranquillamente, poi prese la fidanzata per un polso, trascinandola via, mentre Daisuke spiegava la situazione al cugino, che si era già alzato per aiutare la ragazza.
Akane non riuscì a liberarsi dal quella morsa dolorosa, Ranma la trascinò fino alla porta del bagno, la aprì con un calcio e poi la sbatté violentemente contro il muto, trattenendola per le braccia.
Fortuna che li dentro la musica arrivava ovattata.
- Lasciami! Sei matto? – Akane cercò di divincolarsi inutilmente.
- Io sono matto? Tu esci una sera, bevi come se lo facessi tutti i giorni e per di più ti fai baciare da uno sconosciuto! – Ranma era livido.
- Non è uno sconosciuto! Lo stavo conoscendo e poi lui si è avvicinato! E come vedi nessuna pazza ha cercato di farmi fuori per questo – aggiunse abbassando lo sguardo.
Ranma comprese una parte di quella sua frase: - Nessuna pazza di attaccherà, Akane! Tu sai difenderti, non puoi mollare tutto! –
- Sì che posso! Stiamo parlando della mia vita! –
- Riguarda anche me, maledizione! –
- Ti ho già detto che per la palestra non… -
Akane non poté continuare.
Ranma, infuriato come non mai, spinto da un sentimento che non riusciva a comprendere, le chiuse rudemente la bocca con le sue labbra, senza cercare di approfondire quel bacio così duro.
Akane cercò di liberarsi, ma lui non la mollò, così la ragazza si arrese, ma dai suoi occhi cominciarono a cadere altre lacrime.
Ranma si staccò immediatamente quando la sentì piangere: - Akane, io… -
Stavolta fu lei che non lo fece finire: - Non doveva andare così… L’ho aspettato per tanto… l’ho sognato e invece tu… - senza riuscire a finire, passò velocemente sotto le sue braccia e scappò.
Non lo colpì come avrebbe fatto di solito.
Ranma rimase immobile.
Nemmeno lui si sarebbe mai aspettato di baciare Akane per la prima volta in quel modo così violento, ma in quel momento decise che avrebbe rimediato.
A tutto.
  
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