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Autore: Carlos Olivera    27/11/2012    4 recensioni
Una storia nata dalla Round Robin Threads Of Fate, ed ambientata parallelamente ad essa.
E' trascorso un anno da quando Eric Flyer ha sconfitto Valopingius e fermato i piani di suo nonno, discolpandosi dalle accuse a suo carico ed ottenendo la qualifica di Hunter a tutti gli effetti.
Molte cose sono cambiate in questi 12 mesi, e anche lui un po', così sua madre decide di raccomandarlo al suo amico Kaien perché sia inserito nel progetto di scambio culturale che l'Accademia Cross si accinge ad iniziare. Eric vi si trasferisce con una cert'ansia, sia perchè nella scuola si trova la sua eterna nemesi, sia perchè alla Cross è determinata a studiare anche la persona alla quale tiene maggiormente al mondo, e che disgraziatamente attira i vampiri come le mosche con il miele.
Ma la tranquillità durerà poco. Suo nonno Augusto, infatti, non solo non ha rinunciato al suo disegno di creare con le sue mani la prossima tappa dell'evoluzione dei vampiri, ma non ha neanche dimenticato come Kaname, e soprattutto Eric, abbiano fatto naufragare miseramente il suo primo piano. Ma questa volta, Eric potrà contare su un gran numero di compagni ed alleati.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pochi minuti dopo che il silenzio era tornato a dominare all’interno della villa, un nuovo elicottero, stavolta un grosso mezzo da trasporto, atterrò nei suoi cortili, accanto al primo, e da esso scesero una decina di uomini armati che come prima cosa si accertarono che tutti gli ostili fossero morti, mettendo l’area in sicurezza.

Infine, dal mezzo scese anche Michelle; gli anni erano passati anche per lui, dall’ultima volta che aveva preso parte ad una operazione sul campo, ma restava comunque un giovane ventottenne di indiscutibile fascino, con lunghi capelli castani e profondi occhi marroni.

Si guardò attorno, indifferente a tutto quel massacro, e quando vide il gigante nero venirgli incontro con la sua arma gigante coperta di sangue in una mano, e un orrendo moncone di gamba nell’altra, sorrise tra sé e sé.

«Questa è sufficiente?» domandò il nero porgendo il suo macabro trofeo

«Ma quando la finirai con queste indecenze, Malik?» disse il giovane quasi divertito «Bastava anche solo un campione di sangue, o comunque un piccolo campione.»

«Volevo essere sicuro di non prenderlo “troppo” piccolo.» replicò Malik con lo stesso tono «Quella roba che mi avete dato è davvero fenomenale. Di solito i vampiri si inceneriscono prima ancora che abbia il tempo di affettarli a dovere.»

«È un ritardante. A differenza di quanto accade con gli umani, nei vampiri la disgregazione cellulare post-mortem avviene in modo pressoché istantaneo. Incenerimento per i vampiri comuni, cristallizzazione o sublimazione per i Sangue Puro. In questo modo rallentiamo sensibilmente questo processo».

Michelle fece un cenno ad uno dei soldati, che con un compagno scaricò dall’elicottero una grossa cassa criogenica nella quale fu riposto il campione.

«Non ho ancora capito che cosa volete farci con tutta questa roba. Cos’è, avete deciso di aprire una macelleria a base di carne di vampiro?»

«L’ignoranza è una benedizione, amico mio.» rispose Michelle prendendo dalla tasca un grosso mazzo di banconote «Non indagare cose che non hai bisogno di sapere.»

«Figuriamoci, sai quanto me ne importa.» rispose il nero prendendo i soldi «Finché ci sono questi, potete pure farmi scatenare la Terza Guerra Mondiale, e non me ne fregherebbe niente».

In quella, altri quattro soldati portarono all’esterno i corpi dei due mostri che avevano assaltato la villa; uno dei due era orrendamente fatto a pezzi, tanto che molti altri soldati presenti vomitarono nel vederlo.

«Ad ogni modo.» osservò Michelle «Sembra che questi nuovi prototipi funzionino bene.»

«E uno dei due avrebbe continuato a farlo, se non gli aveste fatto schizzare le cervella fino in Indocina davanti ai miei occhi.»

«Questi sono animali, fondamentalmente. Animali molto pericolosi, per quanto utili. Il sistema di assoggettamento impiantato nei loro cervelli è efficace per un tempo limitato, passato il quale diventano delle bestie senza controllo e molto pericolose. Per questo, nei loro corpi è impiantato anche un congegno esplosivo, che si attiva automaticamente appena il dispositivo di assoggettamento smette di funzionare.

Così evitiamo che possano creare problemi.»

«Ne sapete una più del diavolo, questo ve lo concedo. Anche se, onestamente, credo avrei potuto cavarmela da solo senza problemi.»

«Può darsi.» rispose Michelle con tono di circostanza «Ad ogni modo, il tuo lavoro qui è finito. Puoi rientrare in Vaticano. Ti contatteremo nuovamente se avremo ancora bisogno di te».

 

Ormai mancava poco all’inizio delle vacanze estive, il che stava irrimediabilmente a significare che il periodo delle verifiche di fine semestre era entrato nella sua fase più dura.

Quasi tutti gli studenti, fatti salvi i pochi fortunati che potevano vantare una preparazione o una bravura sopra la media, passavano le loro giornate chini sui libri, e ogni giorno, o ogni notte nel caso della Night, era un compito nuovo da dover superare.

Passatempo preferito dei ragazzi era confrontarsi su domande, preparazione e, soprattutto, su voti, visto che un po’ tutti speravano di sfruttare quelle due o tre settimane di verifiche a raffica per alzarsi un po’ la media, magari sacrificando qualche materia senza speranza per concentrarsi su quelle con più possibilità.

Ma non era il caso di Emma.

Lei non studiava, o comunque non dava mai l’impressione di farlo, ma nonostante ciò i suoi voti erano comunque piuttosto buoni, anche se non eccelsi.

Lo dimostrava il fatto che quella notte, mentre Izumi era china sui libri chiusa nella sua stanza alla luce della lampada da tavolo, la sua migliore amica se ne restava spaparanzata nel letto lì affianco, dormendo della grossa.

«Non puoi andare a dormire in camera tua?» domandò ad un certo punto Asakura «Dici sempre che il mio letto è troppo duro.»

«La mia compagna ha chiamato tutte le sue amiche. Dovranno farsi una nottolata per studiare.»

«È quello che sto facendo anch’io.»

«Ma almeno tu non fai rumore, e posso dormire in santa pace».

Izumi era talmente concentrata su quei libri che ad Emma viene quasi da ridere.

«Asakura, dacci un taglio con quelle stupidaggini. Non capisco perché tu lo faccia. Non ti ho mai vista scendere sotto il novanta in nessuna verifica, e quella roba la sai già così a menadito che potresti anche fare la lezione al posto del professore di matematica.»

«Non si è mai abbastanza sicuri. E poi non voglio correre il rischio di dimenticarmi qualcosa. La verifica di domani è l’ultima prima dell’inizio delle vacanze, e non voglio sbagliarla.»

«Sei davvero una ragazzina casta e pura senza speranza. Sempre a cercare il meglio in ogni cosa che fai. Il giorno in cui ti vedrò folleggiare in discoteca o al karaoke, quanto è vero che mi chiamo Emma mi faccio crescere i capelli fino a terra.»

«Emma-sempai, senza offesa… ma forse non dovresti studiare anche tu? Chi prende l’insufficienza domani, avrà l’obbligo di frequentare lezioni supplementari durante le vacanze.»

«Tranquilla, non c’è alcun pericolo. Ho i miei assi nella manica.»

«Questi assi.» disse Izumi con un tono ed uno sguardo insolitamente maliziosi «Si chiamano per caso bigliettini e copiare?»

«Ma quanto sei perspicace.»

«Non ti porterà da nessuna parte.»

«Tanto per cominciare, non ho chiesto io di venire qui. Mi ci hanno buttata a forza. E in secondo luogo, di certa cultura o presunta tale non so che farmene, e quindi non vedo ragione per studiarla.»

«Sei incorreggibile.» sospirò infine Izumi.

 

Nel mentre, all’esterno, l’accademia era impegnata nella sua quotidiana attività notturna, e quello che gli allievi della sezione diurna avrebbero fatto solo il giorno dopo era invece già davanti agli occhi degli alunni della Night.

Logicamente, il questionario proposto a Kaname e agli altri aveva un livello di difficoltà improponibile per i ragazzi della Day Class, visto e considerato che un vampiro, anche di scarse capacità, poteva raggiungere un livello intellettivo quasi doppio rispetto al più intelligente degli esseri umani.

E come accadeva anche tra gli umani, c’erano vampiri più dotati di altri.

Il compito che fu portato loro durante le due ultime ore di lezione avrebbe fatto uscire di testa anche il più cervellotico dei matematici, ma per loro, a parte qualche rara eccezione, era assolutamente risolvibile.

Kaname, come al solito, fu il primo a finire, troppo superiore era il suo livello di conoscenza persino tra i suoi simili.

Vedendolo alzare la mano, consegnare il foglio e tornare tranquillamente al suo posto, però, fece salire il sangue agli occhi ad Eric; ormai quei due si consideravano come cane e gatto, e non perdevano occasione per punzecchiarsi l’un l’altro.

Forse era anche per questo, per questo suo sfidare all’apparenza la moralità e il conformismo dell’aristocrazia giapponese, che molti dei ragazzi dello scambio culturale stavano iniziando a vedere in lui l’unico capo-dormitorio a cui fare riferimento, cosa che ovviamente irritava molti degli studenti più anziani e conservatori, a cominciare da Aidou.

Dopo meno di cinque minuti da che Kaname ebbe consegnato, Eric fece altrettanto.

«Ho finito.» disse avvicinandosi a Peter, che come al solito sonnecchiava sul lavoro, e porgendo il suo foglio

«Sei sicuro di voler consegnare? Hai ancora tempo.»

«Ho detto che ho finito.» replicò Eric con voce da far tremare i polsi.

«No… non fare… così…» disse spaventato Peter, che quindi prese il compito infilandolo nella sua cartellina.

Eric però, a differenza di Kuran, non aveva intenzione di sprecare il resto della notte chiuso lì dentro ad aspettare che gli altri avessero finito ed uscì per primo, guardato in malissimo modo da Aidou e da alcuni altri.

«Dannato presuntuoso.» mugugnò Pierre «Ma un giorno di questi io…»

«Invece di farti le pippe mentali, concentrati sull’esame!» fu la risposta a piena voce di Peter, che suscitò l’ilarità di molti e fece andare Rohan ancor più fuori dai gangheri.

Eric, lasciata la classe, volle farsi un giro per il cortile, aspettando l’alba per andarsene a dormire; da qualche tempo non andava neppure più a vegliare sul dormitorio sole ogni volta che ne aveva l’occasione, ormai certo che Emma e Zero fossero più che qualificati a fare ciò che era stato loro chiesto.

Arrivato nei pressi del cancello principale, l’attenzione del ragazzo fu attratta dall’arrivo, comprensibilmente insolito per quell’ora, di un taxi, che appena giunto al cancello fu fatto subito entrare tramite il comando a distanza azionato dall’usciere.

«Chi sarà mai a quest’ora?» si domandò.

Incuriosito seguì la macchina, fino a che questa non si fu fermata davanti alla scalinata principale; ne scesero due ragazzi, forse sedicenni o poco più, ma che fisicamente sembravano praticamente ai due opposti.

Uno era biondo, austero, viso pulito e pelle chiara, con occhi azzurri ed espressione severa, e un portamento e un portamento elegante quasi da aristocratico. L’altro, invece, era una specie di armadio, muscoloso e possente, capelli neri a spazzola e carnagione piuttosto scura, mediterranea; il suo viso era composto, contornato da due piccoli occhi scuri, e nonostante superasse abbondantemente il metro e ottanta non incuteva timore, almeno non a prima vista.

«Finalmente siamo arrivati.» disse il biondo recuperando il suo bagaglio «Dodici ore di volo, una notte d’inferno in un fatiscente albergo di Tokyo, poi il treno sbagliato per ben due volte e infine la discesa una fermata prima di quella giusta.»

«Tu ti lamenti sempre troppo.» replicò il gigante prendendo a sua volta il proprio borsone «Un viaggio può riservare sempre degli imprevisti.»

«Imprevisti!? È stata un’odissea! Saremmo dovuti arrivare stamattina! Sono quasi le cinque!»

«Dovresti migliorare il tuo giapponese.»

«E tu dovresti imparare a leggerlo. Se avessi interpretato correttamente la carta, non saremmo finiti a Nagoya invece che a Nagano!».

Poi, i due notarono Eric, che li osservava tra la curiosità e il sospetto; erano certamente umani, ma c’era qualcosa… di strano in loro. In tutti e due; e il giovane Flyer non sapeva cosa pensare.

«Scusa la scenata.» disse il gigante «Come puoi immaginare, siamo a pezzi.»

«Siete nuovi studenti?» domandò Eric avvicinandosi

«No, siamo turisti di passaggio.» rispose sarcastico il biondo

«Dacci un taglio.» gli ordinò il suo amico «Perdonalo. Derek non ama particolarmente viaggiare, e questo è stato un viaggio a dir poco infernale.

Comunque sì, siamo nuovi studenti della sezione diurna.» quindi indicò il biondo «Questo è Derek Reinari. Io invece sono Gabriele Lopez. Ma puoi chiamarmi semplicemente Gabriel.»

«Lopez e Reinari?» replicò Eric «Ho sentito parlare di voi. Sede di Vienna, giusto?»

«Esatto. Ci hanno trasferiti qui per un corso di aggiornamento.»

«E tu invece?» domandò Derek «Con chi abbiamo il piacere di parlare?»

«Eric Flyer.» rispose lui dopo un attimo di esitazione.

Nel sentire quel nome, i due ragazzi spalancarono gli occhi, Gabriel il particolare

«Quell’Eric Flyer!?» disse «È un onore conoscerti. In Europa non si parla che di te, e di quello che hai fatto diciotto mesi fa.»

«Ormai è storia passata.»

«Non c’è che dire, è un collegio pieno di celebrità.» commentò Derek «E immagino che tu non sarai l’unico pezzo da novanta qui dentro.»

«Vuoi darci un taglio?» gli intimò il grosso.

In quella, arrivò Shezka con in mano una vecchia lampada ad olio.

«È un’ora un po’ tarda per arrivare.» disse col suo solito tono piatto e inespressivo

«Ci voglia perdonare.» rispose educato Gabriel «È stata davvero una giornataccia. Contavamo di arrivare prima, ma non pensavamo che da Nagano a qui ci fossero tutti questi chilometri.»

«D’accordo, non importa. Venite, il direttore è andato a dormire, ma ha lasciato le chiavi delle vostre stanze.»

«Allora.» disse Gabriel porgendo la mano ad Eric «È stato un piacere».

Eric la accettò, ma nel momento in cui lo strinse una stranissima sensazione gli attraversò tutto il corpo; era qualcosa di famigliare, in qualche modo sgradevole, che lo turbò, riportandogli alla memoria vecchi ricordi mai del tutto sopiti. Nonostante ciò Gabriel parve non accorgersene, come non si accorse apparentemente dell’espressione comparsa negli occhi del suo nuovo compagno di scuola.

Lui e Derek a quel punto se ne andarono, e rimasto solo Eric si guardò un momento la mano; era da lì che la sensazione si era generata, e pertanto era sicuro di non sbagliare su chi e perché ne fosse stato l’artefice.

Ma come era possibile? Gabriel era un essere umano. Un hunter forse, ma di vampiresco non aveva assolutamente nulla… o almeno, così sembrava.

Cominciarono a tornargli alla mente vecchie storie che aveva sentito a proposito di quel gigante buono, dicerie alle quali non aveva mai dato credito, ma ora non ne era più tanto sicuro.

Voleva saperne di più.

Probabilmente si stava preoccupando per nulla, ma aveva bisogno di esserne sicuro.

Tornò al suo dormitorio, nonostante le regole vietassero di frequentarlo durante l’orario di lezione, si chiuse nella sua stanza e sollevò il telefono multimediale installato nel suo portatile.

Dopo qualche secondo, comparve sul monitor un volto a lui famigliare.

«Tu guarda se questa non è una sorpresa.» disse la giovane donna sulla trentina con piccoli occhiali da vista e capelli castano scuri raccolti in una acconciatura da austera responsabile d’ufficio «Hunter Flyer. Mi domandavo che fine avessi fatto.»

«Buongiorno, direttore Gabrielli

«Buongiorno!? Qui sono quasi le nove della sera. E per l’appunto, stavo quasi per andarmene a casa.»

«Le ruberò solo pochi minuti, promesso.»

«Dal tono.» replicò la direttrice incupendosi «Non credo tu mi abbia contattata per programmare una partita a tennis.

Avanti, cosa ti serve.»

«Vorrei sapere qualcosa sul conto di un ragazzo che è arrivato poco fa qui alla Cross. Gabriele Lopez.»

«Lopez? Il siciliano? Lo conosco. Ufficialmente sta a Vienna, ma qui a Venezia ormai è di casa.

Sapevo che era in Giappone, ma che fosse alla Cross mi giunge nuova. Che ci fa lì?»

«È qui per uno scambio culturale. O almeno così ha detto. Ma vorrei qualche informazione su di lui. Tipo, sul suo passato, e sul suo ruolo nell’Associazione.»

«Ho capito, aspetta un momento».

La direttrice si scollegò per un po’, ed Eric si ritrovò a contare febbrilmente i minuti finché non la vide riapparire con in mano alcuni fogli impilati alla meno peggio.

«Ecco.» disse «Ho stampato il suo fascicolo. È entrato nell’associazione circa da un anno, ma ha già avuto modo di mettersi in mostra.» quindi cominciò a leggerlo «Accidenti. Non ha avuto una vita facile.»

«Che intende dire?»

«Stando al rapporto, subito prima di diventare un Hunter pare sia finito nelle mani della mafia. Sembra che lo usassero come cavia per testare droghe e stimolanti di varia natura, molti dei quali sperimentali.

Secondo i medici dell’associazione è a ciò che si deve la sua considerevole forza fisica e la sua stazza imponente. Comunque gli esami non hanno rilevato anomalie o disturbi di alcun tipo, perciò è stato ammesso come Hunter dopo l’apprendistato e una lunga disintossicazione.»

«Droghe e stimolanti dice…».

Poi, ad Eric venne un pericoloso sospetto: poteva anche essere.

«Si sa a quale famiglia mafiosa faceva da cavia?»

«Un attimo, verifico… dunque, vediamo… sì, ecco. Erano i Bongianno. I Bongianno di Palermo.»

«Lo sapevo.» mugugnò il ragazzo tra sé

«Sapevi cosa?».

A quel punto, restava solo da accertare se ciò che pensava era vero.

Eric sperava con tutto il cuore di sbagliarsi, perché se avesse avuto ragione ci sarebbe stato da riflettere su parecchie cose decisamente spiacevoli.

«Senta, potrebbe inviarmi cortesemente una copia di quei documenti?».

La Gabrielli lo guardò di sottecchi, squadrandolo come una maestra con un alunno irruente.

«Credevo sapessi che questi documenti non possono essere distribuiti impropriamente. A rigor di logica non potrei neanche dirti che cosa c’è scritto.

Solo gli hunter di più alto livello possono avervi accesso o richiederne copie.»

«Quand’è così, li spedisca al direttore Cross. In questo modo non dovrebbero esserci problemi.»

«Posso sapere che cosa sta succedendo? Cos’è tutta questa premura?

C’è forse qualcosa che dovrei sapere?»

«Ancora non lo so. Ho bisogno di esserne sicuro».

Di nuovo la direttrice lo guardò enigmatica, poi si sistemò un momento gli occhiali e cominciò ad armeggiare al computer.

«Mi devi un favore, ricordatelo.»

«Beh, le ho salvato la sede e la vita.» scherzò il ragazzo «Direi che a questo punto siamo pari.»

«Anche questo è vero.» commentò ironica la donna.

Qualche minuto dopo, il trillare del telefono fece saltare il direttore Cross giù dal letto, costringendolo a scendere in salotto per rispondere.

«Eric, ti sembra questa l’ora di telefonare?» domandò sbadigliando e strofinandosi gli occhi

«Ho bisogno di un favore. Dovrebbe esserti arrivato un documento via e-mail da Venezia. È necessario che lo stampi. Riguarda Gabriel Lopez, il ragazzo arrivato poco fa.»

«Ed era proprio necessario dirmelo subito? Non potevi aspettare domattina?»

«Temo di no. Se quello che penso è vero, è meglio esserne sicuri il prima possibile».

 

Il giorno dopo in classe c’era talmente tanta ansia per il compito di algebra e geometria analitica che i ragazzi quasi non fecero caso ai due nuovi studenti, Gabriel e Derek, pur nella loro unicità e particolarità, che li faceva sembrare una sorta di Davide e Golia perennemente uno vicino all’altro.

Emma, ovviamente, non riuscì a copiare, poiché non aveva messo in conto che a seguire la prova ci sarebbe stato quella serpe approfittatrice di Peter, che da parte sua non vedeva l’ora di vendicarsi del tremendo pestone di piede di qualche giorno prima, e che ben conosceva le tendenze della sua amica russa.

«La prossima volta lo colpisco più forte.» mugugnò vedendo che non le staccava un momento gli occhi di dosso.

Per fortuna, alla fine, Izumi ebbe pietà di lei e le passò il compito sottobanco, permettendole di scampare per un soffio alle lezioni supplementari.

Quanto a Gabriel e Derek, anche loro fecero tutto sommato un buon compito, nonostante le ventiquattro ore di viaggio e solo una cinquantina di minuti di sonno per recuperare, e durante la ricreazione di mezzogiorno, mentre tutti si dirigevano verso la sala mensa, loro due furono tra gli ultimi ad alzarsi.

Durante il pranzo, il fisico imponente di Gabriele attirò infine l’attenzione che gli era sempre dovuta; da qualsiasi punto della sala si guardasse, la sua figura torreggiava su tutte le altre, ma gli sguardi increduli e perplessi degli altri studenti, la maggior parte dei quali gli arrivava giusto alle spalle, sembravano lasciarlo indifferente.

Lo stesso si poteva dire del suo compagno, che invece si guardava attorno con aria spaesata.

«Ci guardano tutti.» osservò Derek

«E tu non farci caso.» tagliò corto Gabriele.

D’un tratto, l’altoparlante trasmise un annuncio.

«Lo studente Gabriele Lopez è pregato di recarsi urgentemente in infermeria».

Pur non comprendendo la ragione di quella convocazione, quella specie di gigante buono obbedì senza fare storie, e perennemente tallonato dal suo compagno, che tuttavia fu invitato ad aspettare fuori, raggiunse l’infermeria dell’accademia, dove lo attendeva la dottoressa Himeka per un prelievo di sangue.

«Di solito questi esami si fanno a stomaco vuoto.» osservò Gabriele sedendosi allo sgabello e porgendo il braccio muscoloso «A che cosa serve?»

«Niente di particolare.» gli disse la giovane donna applicandogli il laccio emostatico e sistemandosi i buffi occhiali tonti «Solo un controllo di routine».

Il giovane non si oppose, anche se il suo sguardo parve incupirsi quando vide comparire la siringa della dottoressa, e fatto il prelievo se ne andò salutando rispettosamente.

«Che ti hanno fatto?» gli chiese Derek mentre ancora usciva.

La dottoressa salutò a sua volta, ma come la porta dell’infermeria fu chiusa con fare molto sospettoso e determinato recuperò la siringa e si defilò per una porticina secondaria, oltre la quale vi era una lunga rampa in discesa che, percorsa fino infondo, la condusse, sempre attraverso una specie di ingresso segreto, nel laboratorio nei sotterranei, dove la attendevano il direttore Cross e l’Hunter Flyer.

«Non ho ancora capito perché hai voluto fare questa cosa.» domandò il direttore

«Solo per togliermi una curiosità.» tagliò corto Eric.

La dottoressa iniettò una parte del sangue prelevato a Gabriele in una provetta, assieme ad un reagente, quindi il contenitore fu inserito all’interno di una specie di analizzatore che iniziò subito a lavorare.

«Dov’è la sua cartella?» chiese Eric mentre aspettavano i risultati.

La dottoressa gliela porse, ed il ragazzo la sfogliò brevemente.

«Questa è la lista delle sostanze che gli sono state trovate in corpo?» domandò leggendo uno dei documenti

«Quelle emerse nell’ultimo controllo.» rispose il direttore

«E il controllo a quando risale?»

«Al suo ingresso ufficiale nell’associazione, sei mesi fa. E se non è emerso niente allora…»

«Questo reagente non è mai stato testato prima d’ora. Non mi sorprenderebbe se non fosse emerso nulla nei precedenti esami.»

«Ma perché sei così convinto di avere ragione?»

«Per generazioni i Bongianno sono stati i faccendieri degli interessi dei Lorenzi in Sicilia. Ti stupiresti se mio nonno li avesse coinvolti nei suoi esperimenti?»

«Ora che mi ci fai pensare, no.»

«Inoltre, conosci una droga capace di aumentare in questo modo le abilità fisiche senza effetti collaterali permanenti?»

«Ma il virus Vermillion dovrebbe essere incompatibile con gli esseri umani.»

«Appunto. È questo che mi spaventa.»

«Ecco.» intervenne in quella la dottoressa «Ha finito».

Tutti e tre si avvicinarono allora allo schermo del computer, sul quale, dopo qualche istante, comparve la scritta lampeggiante RISCONTRO POSITIVO.

Il direttore ed Eric si sentirono gelare il sangue, ed anche la dottoressa si incupì.

«Allora, è vero. È tornato.»

«E si è rimesso al lavoro.»

«E noi neanche lo sapevamo».

Ora non restava che la prova del nove; Gabriel era positivo al Vermillion, ma fatta salva la corporatura e la forza che gli aveva donato, era capace di sfruttarne anche altre caratteristiche?

«Dove stai andando?» chiese il direttore vedendolo andare via

«A togliermi un’altra curiosità.» rispose lui.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qui!^_^

Mi aspettavate, vero? (sì, speraci ndtutti)

Quel famoso esame che non mi dava tregua è finalmente passato, e come forse potrete evincere dal mio stato d’animo è andato non bene, di più, il che mi ha messo addosso un buonumore e una carica incredibili.

Mi sono voluto prendere qualche giorno per smaltire la fatica e l’ansia, ma ora sono più carico che mai e pronto a ricominciare con aggiornamenti quotidiani.

Ecco dunque che la banda è completa!^_^

Con Gabriel e Derek, tutti i nostri OC sono ormai entrati in scena, e la storia prende sul serio il via.

Mancano ancora Lynette ed Ashley, altri due OC miei che alcuni di voi sicuramente conoscono, ma per loro c’è tempo.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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