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Autore: Black Fullmoon    27/11/2012    1 recensioni
Sherlock è morto cadendo dal tetto del Bart. Questa è una cosa che John sa e che tutti sanno e ormai non mettono più molto in discussione. Ma Sherlock non è tipo da morire e sparire da questo mondo. In fondo il corpo è solo un mezzo di trasporto di cui puoi anche fare a meno.
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John era in un'infermeria di guerra. I letti erano pieni di pazienti, giovani feriti o orribilmente mutilati che lui doveva salvare. Sentiva i rumori di bombe e spari, come se ci fosse una battaglia proprio fuori dalla porta. Lui correva da un lato all'altro della stanza, cercando di aiutare tutti e senza riuscire a fare nulla di davvero utile. Poi vide un ragazzo in un letto che si agitava e si agitava. Si avvicinò e quello aveva un volto terribilmente familiare, riccioli scuri sudati appiccicati al volto, e poi aveva la fronte piena di sangue, il viso coperto di macchie rosse ed era così pallido, maledizione John lo toccò ed era già freddo come un morto e...
John spalancò gli occhi. Per alcuni istanti faticò a focalizzarsi sul dove e quando, poi realizzò che era in camera sua, al 221b di Baker Street, e che la ragione per cui era tutto così scuro era che probabilmente era ancora notte fonda. John sospirò. Dalla Caduta non aveva più avuto vere e proprie notti di sonno degne di quel nome. I suoi incubi erano solo peggiorati; nemmeno dopo l'Afghanistan si era mai sentito così.
Cercò a tentoni il suo bastone, giusto per scoprire che non lo trovava. Si alzò barcollando e appoggiandosi al muro. Accese la luce. Il suo bastone non era lì nella stanza. John aggrottò le sopracciglia. Ce l'aveva la sera prima quando era andato a letto, ne era certo.
Zoppicando si diresse in salotto. Accese le luci. Rimase alcuni istanti a fissare la stanza a bocca aperta. Era un disastro. C'erano oggetti per terra, il teschio era poggiato sul divano, una poltrona era spostata e per finire il suo bastone era appoggiato su un maledetto ripiano della libreria a cui lui non era mai riuscito ad arrivare per una questione di circa due centimetri.
- Che diamine è successo qua? - mormorò. Non era possibile che quel casino fosse apparso così dal nulla. Si avvicinò zoppicando al divano e prese in mano il teschio. Quel coso era rimasto dove Lui l'aveva lasciato l'ultima volta che era stato in casa, quasi tre anni prima. John non si sarebbe mai azzardato a spostarlo. Cautamente lo rimise al suo posto sullo scaffale.
- Sto impazzendo. Non posso aver combinato io questa roba - borbottò John. Eppure era l'unico in casa, fatta eccezione per Mrs Hudson, ma lei non avrebbe mai nemmeno pensato di combinare qualcosa del genere. E si sentiva di escludere che fosse entrato un ladro o qualcosa del genere.
Gli ci volle quasi un'ora per rimettere tutto a posto e nella stanza giusta (perché qualcosa era arrivato anche dalla cucina e per non farsi mancare nulla c'erano degli asciugamani sul televisore). Alla fine dovette solo tirare giù il bastone dal ripiano. Si aiutò con una sedia e quando scese ringraziò metà dei santi del mondo per aver fatto resistere la sua gamba così a lungo sotto sforzo.
Si rigirò per un po' il bastone tra le mani. A volte, quando aveva appena iniziato a vivere lì e aveva ancora le sue crisi da psicosomatico e sentiva il bisogno di usare il bastone, Lui prendeva il bastone e lo spostava in maniera che John non ci arrivasse, in genere posti alti a cui John non arrivava nemmeno in punta di piedi. Dopo discutevano un po', discussioni che finivano sempre con John che prendeva una sedia e si arrampicava a riprendersi il bastone; dopodiché Lui gli avrebbe detto che se riusciva a stare in perfetto equilibrio col peso sulla gamba su una sedia non aveva bisogno di un bastone, John l'avrebbe mandato al diavolo e il bastone sarebbe rimasto dimenticato in un angolo. John rabbrividì. Aveva questa sensazione che non se ne andava via dalla sera prima. La sensazione di non essere solo nella stanza. E ora anche questa specie di dejá-vù.
Appoggiò il bastone e si lasciò cadere pesantemente sul divano. Chiuse gli occhi e si passò le mani sul volto. L'unica persona che avrebbe potuto fare il disordine di prima era se stesso, ma lui dormiva. Sonnambulismo? Non aveva mai camminato nel sonno, perché avrebbe dovuto iniziare ora? E perché avrebbe dovuto fare qualcosa di simile? Ok, sul piano psicologico non era totalmente a posto da anni, ma questo che senso aveva? Rimase lì un po' senza riuscire a venirne a capo.
Doveva essere ora di colazione ormai. Si era svegliato poco prima delle cinque, quindi ora saranno state le sei più o meno. Aprì gli occhi e si girò. Si guardò intorno perplesso e poi spalancò la bocca.
- Come cazzo... - il suo bastone era di nuovo appoggiato sullo stesso maledetto scaffale di prima.








Salve! Scusate tutto questo parlare del bastone di John, ma mi sentivo ispirata. Forse pubblico anche qualcos'altro oggi. Bye!
  
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