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Autore: LaDamaLuthien    15/06/2007    8 recensioni
Perchè se il leone perde di vista l'agnello...la volpe ha via libera. Ci sono solo due cose che Bella Swan vuole più di ogni altra. Diventare un vampiro e stare con Edward per l’eternità. E forse il suo desiderio si avvererà prima di quanto creda, peccato che il primo non comprenda necessariamente il secondo.
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora, allora….tengo molto a questa fic e sono contenta che qualcuno l’abbia letta!!!! Vi prometto che con l’andare dei capitoli si farà più interessante. Ma ora vi lascio al capitolo….cos’è successo a Bella??? Eh, eh…sono graditi i commentino e le supposizioni.

 

Intanto Grazie a:

 

Elychan: Grazie! Sono contenta che il mio stile ti piaccia, spero che tu continua a seguirmi. CIAO!

 

Loner: Grazie!! XDXD Una mia fan eh? Sono contenta che le mie storie ti piacciano…SMAK!

 

Missy16: Si, Bella è sempre maldestra! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, Kiss…

 

Amy89: Sono stata abbastanza lampo? XDXD Si, Edward è stato davvero dolce e per il sogno…io non credo che sia tanto lontano da…ma che faccio, spoiler? XDXD KISSES!

 

 

 

 

 

Il prossimo capitolo questo pomeriggio! Baci!

 

 

 

 

CAPITOLO PRIMO

 

“Se il leone perde di vista il suo agnello, la volpe ha via libera”

(§°Deidre°§)

 

 

Era passata ormai qualche settimana dalla mia ultima avventura in Italia.

Dopo quell’ultimo scontro con Jacob non avevo più rivisto ne lui ne nessun altro dei Quileutes.

Non avevo nemmeno più provato a chiamarlo. Sapevo che non avevamo altro da dirci. Non adesso.

 

Amavo immensamente Edward, forse più di prima, ma non potevo dimenticare che mentre lui non c’era Jacob mi aveva consolata, mi aveva dato una ragione per continuare a vivere.

Non potevo negare, però, che la cosa che in questo momento desideravo di più era stare con Edward per sempre.

Non mi importava se la mia anima sarebbe stata dannata in eterno, come nei peggiori incubi di Edward, non mi importava se avrei dovuto abbandonare i miei genitori, la mia vita, forse non mi importava nemmeno se avrei perso il mio migliore amico. Probabilmente una volta diventata vampira avrei avuto dei rimorsi, certo, ma accanto a me ci sarebbe stato Edward e per l’eternità.

 

Non chiedevo altro.

 

Dall’ultima chiacchierata con i Cullen non avevo più accennato al fatto che di lì ad un anno sarei diventata immortale, ma dentro di me contavo incessantemente le ore che mi separavano dalla felicità eterna con il mio angelo.

Comunque questo non era l’unico problema a tormentarmi, a volte provavo a scavare nella profondità della mia mente cercando un qualsiasi spiraglio di ragione che avrebbe convinto Edward a mordermi lui stesso. Ma ancora di più, e questo è più difficile ammetterlo, cercavo una ragione plausibile per me stessa che spiegasse il mio quasi rifiuto alla sua proposta di matrimonio.

 

Lui non mi chiedeva una risposta ed io non accennavo al fatto che presto, come nelle sue peggiori paure, la mia anima sarebbe stata persa per sempre.

 

Sembrava che avessimo stretto una sorta di tacito accordo.

 

Come dicevo, a parte queste lotte interiori la mia vita era tornata alla normalità.

 

Charlie, comunque, era ancora arrabbiato per il fatto della motocicletta e non mi lasciava uscire se non per andare a scuola e a lavoro.

Non che me ne importasse, non c’era niente che potesse fermare Edward. Non un semplice essere umano almeno e poi, perché avrei dovuto desiderare di uscire quando potevo starmene comodamente sdraiata tra le braccia del mio ragazzo?

 

A volte Charlie, sotto lo sguardo ammaliatore di Alice o Carlisle, acconsentiva anche a farmi uscire con loro per qualche ora.

 

Un paio di volte assistetti alle famose partite di baseball dei Cullen, anche se questa volta non si presentò nessun vampiro assetato a reclamarmi.

 

Il mio legame con i Cullen si rafforzava sempre di più, ormai ero quasi “normale” per loro. Certo, bastava fare attenzione a piccole cose come la loro sete ed il pulsare del mio sangue caldo, ma la situazione sembrava essere gestibile per alcune ore.

 

Nemmeno la minaccia dei Volturi non sfiorò la mia mente, se non un paio di volte.

 

 

 

 

Quel pomeriggio mi trovavo nel soggiorno di casa Cullen, intenta ad ammirare le precise pennellate di Esme che ricopiava un quadro di Degas. Perfino un esperto l’avrebbe scambiato per l’originale.

 

Intanto Edward, Emmett e Jasper erano in cortile a “rimettere in sesto il pick up”.

Non sapevo precisamente a cosa si riferissero, ma il ghigno di Emmett non prometteva nulla di buono. In fondo però non avevo poi così tanta paura, Edward non mi avrebbe mai fatto del male.

Non volontariamente e non così.

 

L’unica cosa che mi avrebbe fatta soffrire sarebbe stata la sua partenza. Non avrei sopportato nessun’altra separazione, sarei morta di dolore, ne ero sicura.

Mi fidavo di Edward e avevo capito che lui mi amava proprio come lo amavo io ma a volte, fissando il suo volto perfetto o i suoi occhi color topazio, non potevo fare a meno di pensare a quanto dolore avrei provato se non avessi più potuto vederlo, se Edward, per salvarmi, se ne fosse andato di nuovo.

 

Non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello che un giorno sarei potuta essere io a lasciarlo. Era impossibile. Lo sapevo, sapevo che sarei morta se non l’avessi più rivisto.

 

 

Alice se ne stava stesa sul divano, leggendo concentrata alcuni fogli ingialliti pieni di date e nomi. Le uniche tracce del suo passato e della sua unica parente rimasta in vita.

Anche Carlisle era a casa, ma si era scusato per poi sparire nel suo studio.

 

Esme mescolò un altro po’ di bianco con il rosa per renderlo più pallido prima di stenderlo sulla tela in una perfetta copia della carnagione delle ballerine.

In quel momento Rosalie apparve dalla porta e si avvicinò silenziosa ad ammirare il lavoro di Esme.

 

Quando vide il quadro fece una smorfia, come per riconoscere la noiosità e l’inutilità che per lei aveva quella tela. Poi alzò il capo e fece un cenno di saluto. Cercai di ricambiare sorridendo un pochino.

 

Tra me e Rose non c’era ancora un vero legame come tra gli altri Cullen, ma entrambe facevamo del nostro meglio. Rose, dopo l’avventura in Italia in cui avevo salvato suo fratello, sembrava intenzionata a fare del suo meglio per accettarmi come membro della famiglia.

 

 

Quasi caddi dallo sgabello quando Edward si materializzò improvvisamente di fianco a me, afferrandomi prima che scivolassi a terra.

Il mio cuore batteva forte per lo spavento e cercai i suoi occhi rassicuranti, ma il suo sguardo duro e serio era puntato verso Alice.

Mi accorsi che anche gli altri Cullen erano apparsi nella stanza e tutti gli occhi erano puntati in una sola direzione.

 

-Quanto è lontana?-

 

La vampira si concentrò socchiudendo appena gli occhi. Una persona qualunque avrebbe pensato che Alice fosse incantata a fissare il pavimento, ma noi tutti sapevamo che nella sua mente si susseguivano le immagini di una visione.

 

-Poco lontano da Forks, sulle montagne. Sarà qui in meno di tre ore.-

 

Sentii i muscoli di Edward tendersi, la sua mascella serrarsi, ferrea.

 

Carlisle fissò i due per qualche frazione di secondo, poi alzò un sopracciglio.

 

-Victoria?-

 

Alice fece un piccolo cenno affermativo.

La paura mi invase improvvisamente e sarei crollata a terra se Edward non mi avesse sorretta.

 

-Non preoccuparti Bella, non vivrà ancora per molto.-

 

Il suo sguardo fisso nel mio bastò a farmi riprendere, ma le mie paure non erano ancora del tutto svanite. Non mi andava l’idea che Edward andasse ad uccidere Victoria, ma non avevo dimenticato le parole di Laurent poco prima che morisse per mani dei lupi mannari.

Lei voleva vendetta.

Voleva me.

E non si sarebbe accontentata di finirmi e basta.

 

In un batter d’occhio ogni membro dei Cullen era in posizione. Probabilmente persa nelle mie riflessioni non li avevo sentiti mentre prendevano le loro decisioni.

Carlisle, Rosalie, Emmett, Alice ed Edward erano pronti a partire. Jasper ed Esme confabulavano in disparte.

Edward tornò da me abbracciandomi. Non mi ero nemmeno accorta che si fosse allontanato.

 

-Andrà tutto bene. Questa volta la prenderemo e sarà tutto finito. Qui a Forks rimarranno Esme e Jasper e se ci saranno problemi ti porteranno via subito. Sei al sicuro.-

 

-Charlie?-

 

-Se ne occuperà Rose.-

 

Guardò il mio volto ansioso e cercò di rassicurarmi.

 

-Bella, lei è sola e noi siamo in numero maggiore. Saremo di ritorno domani mattina, forse questa notte stessa. Non succederà nulla di brutto, vedrai.-

 

Mi persi un momento in quegli occhi di caramello. Aveva appena cacciato e il suo sguardo era miele puro. Il mio cuore tornò a battere leggero, rassicurato.

 

-Torna presto-

 

Edward sorrise e mi baciò.

 

-Farò più in fretta che posso. Ho promesso che non ti lascerò mai più, e lo farò.-

 

Mi alzai in punta dei piedi e gli diedi un ultimo bacio. In un attimo sparì dalla stanza.

 

Esme mi si avvicinò piano.

 

-Ti accompagno a casa.-

 

-Grazie, ma posso andare da sola. Non c’è problema.-

 

Mi fissò ansiosa un istante, ma Jasper le fece segno di non preoccuparsi prima di avvicinarsi cauto per porgermi le chiavi del Pick up. Forse aveva avvertito che le mie paure si erano placate.

 

Prima che l’ansia riprendesse il sopravvento, però, e che Jasper la sentisse, afferrai le chiavi e il giubbotto mi avviai verso il Pick up.

 

Sembrava quello di sempre ma quando misi in moto non partì nessun ruggito.

 

Forse era rotto. Poi mi accorsi che le luci si erano accese. E che la mia auto era in moto.

Sorrisi, c’entravano di sicuro quei tre. Cercai sulla nuova autoradio la mia stazione preferita e presto, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai sulla strada verso Forks.

Strano, era presto, troppo presto.

Guardai il contachilometri e quasi mi venne un colpo.

Senza accorgermene avevo raggiunto i novanta!

Dovevano aver cambiato il motore, o una cosa del genere. Appena fosse tornato avrei rimproverato Edward a dovere. Sapeva che non volevo che spendesse troppi soldi per me. Non finché non sarei diventata un vero membro della famiglia e avrei potuto contribuire.

 

Charlie non era ancora tornato, ma non mancava molto al suo rientro. Se avesse scoperto che non ero in casa, avrebbe prolungato la mia punizione a vita. Mi affrettai a rientrare in casa quando sentii il telefono squillare. Sapevo che era un po’ improbabile, ma il mio primo pensiero fu per Edward.

 

-Pronto, casa Swan.-

 

-Bella?-

 

-Papà? Dove sei?-

 

-A lavoro. Ho alcune cose da sbrigare, una brutta faccenda, penso farò tardi.-

 

-Va bene, ti metto la cena da parte.-

 

-Senti Bella, c’è una cosa che vorrei chiederti.-

 

Questo atteggiamento non era da Charlie. Esitava e sembrava nervoso. Che avesse scoperto che prima non era in casa?

 

-Lo farei io, se non fosse che mi hanno incastrato qui con il lavoro, ma vedi, tua madre sta venendo a Forks.-

 

Oh no. Questa non se l’aspettava. Perché sua madre aveva scelto proprio quel momento per farle visita? E perché aveva avvertito Charlie e non lei?

 

-Che cosa? Perchè?-

 

La sua voce era salita di un’ottava buona.

 

-Tua madre sta venendo a prenderti. Vuole passare un po’ di tempo con  te. Il fatto è che qualcuno deve andare a prenderla in aeroporto ed io non posso.-

 

Sospirò, rassegnata. Ormai sua madre era già lì, non poteva lasciarla in un aeroporto.

 

-Non preoccuparti, ci vado io.-

 

-Sicura? Non è troppa strada?-

 

-Stai tranquillo papà. Parto ora così  vado con calma.-

 

-Vai da sola?-

 

Sapeva dove voleva arrivare suo padre.

 

-Edward e i Cullen sono fuori città. Vado da sola, so già la strada.-

 

-Bene, stai attenta però.-

 

-A dopo papà.-

 

-A dopo Bells.-

 

Prese la sua borsa e si mise un maglione più pesante, prima di tornare alla guida verso l’aeroporto di Atlanta.

 

Durante tutto il tragitto i suoi pensieri oscillarono tra Edward e sua madre, inconscia di cosa realmente la stava aspettando.

 

 

  
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