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Autore: Dolceamara    15/06/2007    5 recensioni
Quello allora chiude la mano a pugno e mi dà un colpetto sulla spalla.
Avanti, insiste, almeno il tuo nome! Alito che puzza di alcool sulla mia faccia.
Blaise continua a ridere e guarda alternativamente me e il pellerossa.
Non fare la prima donna, Drake! sbotta agitando l’ennesimo bicchiere che si trova in mano.
Idiota.
Drake… è davvero uscito di testa.
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry mi guarda, poi sospira e riabbassa lo sguardo

Prima di iniziare il secondo capitolo vorrei dire giusto un paio di cosette:

- innanzitutto grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, sono la mia gioia e la mia motivazione a proseguire! Spero che questo mio esperimento continui a piacervi!

- in secondo piano, vorrei porre una questione: ho notato spulciando nel mio profilo che questa ff è tra i preferiti di ben undici persone (felicità!)… eppure solo due di esse hanno recensito.

Allora io non intendo assolutamente fare polemica, anzi! Ringrazio infinitamente quelle undici persone che hanno dimostrato di apprezzare così tanto ciò che ho scritto… vorrei solo sapere però il perché ciò che ho scritto è apprezzato. E’ ciò che mi dà la carica per proseguire e lo spunto per migliorarmi. ^^

Grazie dell’attenzione!

Un bacio,

Dolceamara

 

 

Harry mi guarda, poi sospira e riabbassa lo sguardo.

Non pensavo ci sarebbe stato tanto male, dice, non pensavo davvero. E’ così da parecchio? chiede, e io rispondo sì, Potter, sì. Dal fottuto giorno in cui l’hai mollato con due parole e una pacca sulla spalla.

Sguardo a terra su una scarpa da ginnastica portata da troppo tempo.

Mi dispiace, fa lui, poi tace.

In questo momento mi viene in mente una sera di qualche anno fa, quando in un attacco di bontà spudorata dissi a Dobby (è tornato al nostro servizio) di piantarla che cazzo di fracassarsi la sua dannata testa contro ogni soprammobile ci fosse in casa., che l’avrei buttato fuori se avesse continuato.

Lui abbassò gli enormi occhi acquosi e disse la stessa identica cosa: mi dispiace.

Solo che lui di seguito vi aggiunse un “padrone”, e non che l’idea di Potter mio schiavo non mi allettasse, ma non mi pareva quello il modo in cui avrebbe dovuto scusarsi con me.

Smettila Potter, dico. Non dovresti dirlo certo a me.

Lui mi guarda e si appoggia al muro dietro di sé. Blaise sa che mi dispiace, mormora.

Ah sì?, faccio io. Allora a quanto pare non gli basta.

Do uno sguardo fuori dal vicolo, dove Blaise è ancora seduto sul marciapiede, la signora a cui l’ho affidato che gli sta dietro e lo abbraccia, passandogli grosse mani tozze sulla fronte sudata.

Lo so, ma non so che altro fare, dice lui.

Potresti iniziare col spiegargli il perché di questa tua assurda decisione, dico io.

Non è così semplice.

Sì che lo è.

Perché, hai esperienza? mi chiede puntando dritti dritti gli occhi su di me.

Non dico niente, e lui sorride.

Avanti Malfoy, inizia, sicuro lo sai cosa vuol dire non provare più niente per una persona. Sempre che tu abbia mai provato qualcosa per qualcuno, aggiunge.

Si passa una mano tra i capelli e poi incrocia le braccia sul petto. Inclina la testa e questo mi dà l’impressione che si aspetti di avermi fregato in qualche modo con questa sua affermazione, e non ho affatto intenzione d dargliela vinta.

Non perdo troppo tempo a rispondere. Oh, ( voglio sembrare divertito ) immagino che la mia fama di cuore di ghiaccio ti abbia raggiunto fin qui, Potter. Deve essere stato duro per le ragazzine di questo paese sapere che non potrò mai amare nessuna di loro.

Lui sospira.

Non solo per le ragazzine a quanto dicono le voci, dice guardandomi, non solo loro a quanto pare.

Io sorrido e scuoto il capo. Già, non solo loro a quanto pare, rispondo, e mi avvicino a lui.

Credi che io (mi punto il dito contro il petto) sarei mai venuto in un locale chiaramente omosessuale se non lo fossi?

Bugia, per Blaise l’avrei fatto. Ma ad ogni modo è divertente ribadire la propria sessualità a questo modo.

Già, risponde lui e ghigna appena. Forse no. Anche se non avrei mai pensato tu fossi gay, biondino platinato.

Io rido. Nemmeno mio padre se te lo sei mai chiesto, rispondo.

Già.. Lucius all’epoca non la prese molto bene quando mi vide addormentato nel letto con ben pochi abiti addosso e abbracciato ad una schiena maschile.

Non la prese bene affatto.

Potter cambia immediatamente espressione e si stacca dal muro dietro di sé.

Mi si avvicina un poco, ed io mi appoggio al muro dietro di me.

Me lo sono chiesto, sussurra. I suoi occhi brillano al buio.

Rimane fermo in piedi, le mani abbandonate sui fianchi e il collo della maglia troppo larga che gli cade sulle clavicole. 

Quando apre le labbra e parla mi sembrano trascorsi anni.

Ti… fece qualcosa?

Io ricambio il suo sguardo fisso.

Intendi picchiarmi? dico.

Lui annuisce, lentamente.

Sorrido, e mentre sorrido penso che potrei anche mettermi a ridere.

No, Potter, no! esordisco, ancora sorridendo. Non so perché, ma tutti avete l’assurda convinzione che mio padre trascorra le proprie giornate ad incatenarmi ai muri di casa e divertirsi a colpi di frusta. Cazzo, no Potter, no! 

Sto sorridendo così ampiamente che mi bruciano gli occhi. Potter invece è ancora impietrito al suo posto, il respiro che entra ed esce dalle sue labbra più tranquillamente di prima

E’ che tuo padre, dice, è tuo padre. Non ha una bella fama.

Lo so.

Dunque la prese bene? dice lui.

Non esattamente, rispondo, e torno a sorridere. Mi chiuse in camera con Pansy per una settimana intera, dando a lei precise istruzioni su quanti tentativi di sedurmi dovesse fare!

Potter mi guarda incredulo, poi si mette a ridere.

In effetti la cosa in sé è abbastanza ridicola. Rido anche io.

Accidenti, fa lui. Non credevo che avrei mai reputato tuo padre buffo un giorno.

Alzo le spalle, ancora appoggiato al muro. Capita.

Cazzo, è surreale, dice lui dopo poco, ancora ridendo.

Cosa? chiedo io.

Io e te, qui.

Cosa c’è di surreale in questo? gli chiedo di nuovo.

Stiamo ancora parlando di Blaise, Draco? risponde lui, inclinando la testa.

Lo guardo mentre si infila ghignante le mani in tasca ed alza lo sguardo sul mio viso.

Mi appoggio il palmo della mano sulla fronte e scuoto il capo.

Cazzo, hai ragione, dico.

Già, risponde. Ad ogni modo mi dispiace davvero per lui, devi credermi.

Sospiro, e lo guardo.

Lo so che ti dispiace, gli rispondo, arreso.

Lui mi guarda sorpreso.

Io mi infilo le mani in tasca e mi appoggio più che posso al muro.

Lo sai chi è stato il mio primo ragazzo, Potter? gli chiedo.

Un cenno del suo capo, ed io continuo.

Blaise, dico.

Potter mi pianta gli occhi sui miei come fossero chiodi.

Sei stato con Blaise? mormora, volgendo lo sguardo fuori dal vicolo, dove la signora col vestito a fiori abbracciata a Blaise comincia a guardarsi intorno, cercandoci.

Io annuisco.

E perché vi siete lasciati?

Potter ora mi scruta come fossi una specie rara di un qualche strano animale.

Perché per me era poco più di un amico, gli rispondo.

Lo è anche per me, dice lui.

Lo so, dico io.

Allora perché siamo qui?

A dire il vero non so proprio come rispondergli a questa domanda. L’ho trascinato qui con tutti i miei propositi al loro posto, convinto di stare agendo per difendere un amico e soprattutto di star facendo la cosa giusta.

Ma lo sguardo di Potter mi lascia un nonsochè di acuminato, e a me fa venire una gran voglia di pungermi.

Perché, sospiro e inizio a parlare, non voglio che Blaise soffra ancora.

Lui inclina il capo, verso il basso però stavolta.

Cazzo, continuo io, l’hai visto com’è ridotto! Voglio dire… ubriacarsi per locali babbani… non è da lui.

Potter annuisce. Lo so, risponde.

La signora che sostiene Blaise adesso ha iniziato a chiamarci, pur continuando ad accarezzare il povero malcapitato con le sue manacce tozze.

Ragazzi! strilla. Ragazzi! Mio marito mi aspetta!

Harry l’ascolta e ridacchia.

E’ carino quando ridacchia, anche quando ride.

Che dici, andiamo? chiedo io con un certo senso di mancanza nello stomaco.

Lui sbuffa. Iniziava a piacermi questo cubicolo, dice sorridendo appena.

Io sorrido di rimando e mi viene in mente quella volta in cui ho attirato Pansy in un sottoscala del maniero e ce l’ho chiusa dentro senza farla uscire finchè non ha promesso di aiutarmi con il compito di incantesimi.

Potter adesso è tornato ad appoggiarsi al muro, contro un manifesto babbano che annuncia che il diciotto di luglio si terrà un concerto di un tizio con uno strano nome, la cui fine è nascosta dalla spalla di Harry.

Sospiro, lo guardo e prendo a camminare per uscire dal vicolo.

Lui si stacca immediatamente dal muro e mi afferra un braccio.

Aspetta, dice.

I suoi occhi brillano al buio.

Devi dare a Blaise una cosa da parte mia, continua.

Io lo guardo scettico e incrocio le braccia sul petto, aspettando.

Lui si morde le labbra, poi mi mette le mani sulle spalle.

Avvicina il suo volto al mio: mi bacia.

La sua bocca tocca la mia, la mia tocca la sua e credo che si chiami proprio bacio.

Poi la sua mano accarezza la mia guancia, e non sono sicuro di saperne il nome.

Quando la sua lingua va oltre le mie labbra non penso esista un nome.

Prendo un respiro dentro la sua bocca e dopo poco lui si allontana.

Sospira, mi guarda, sospira.

Non è vero, mormora, questo non darlo a Blaise.

E mentre lui si allontana scomparendo nel buio del vicolo io rimango immobile, l’aria che entra ed esce dalle mie labbra e le orecchie piene di un’eco silenziosa, macchiata qua e là dalla voce della signora col suo vestito a fiori, che adesso strilla un po’ più forte.

Rimango immobile e confuso, respirando.

 

Fine seconda parte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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