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Autore: Stregatta    27/11/2012    7 recensioni
In soggiorno, ad esempio, c'era una massiccia sedia in legno finemente intagliato, con un paio di braccioli a forma di leone ed una patina di lacca scrostata a ricoprirne l'intera superficie; nessuno poteva utilizzarla. Qualunque angolo della stanza, qualunque oggetto era a completa disposizione di inquilini ed ospiti della casa tranne quella sedia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What we need is one thing



L’azzurro è un’illusione ottica, ricorda Matt all’improvviso.

Si chiama effetto Tyndall - o Rayleigh? No, Rayleigh spiega il perché di un cielo azzurro piuttosto che verde, rosso o giallo.

Comunque, l’azzurro è un’illusione ottica. Le iridi azzurre sono solo iridi con poca melanina, la luce le attraversa e riemerge sotto forma di onde corte o quel che sono, quindi voilà, azzurro. Backscatter, dovrebbe chiamarsi, o almeno così gli pare di ricordare.

L’idea è divertente e sconfortante al tempo stesso - anni ed anni trascorsi a ricevere complimenti per qualcosa che in realtà non esiste...

- Tom, lo sapevi che gli occhi azzurri sono un’illusione ottica?

Tom alza lo sguardo dal laptop che tiene in grembo e lo fissa con aria assente, come se non avesse capito.

- Che? - risponde, infatti.

- Gli occhi azzurri non esistono.

Tom riflette sul concetto, aggrottando le sopracciglia scure: poi il suo viso si illumina, e scoppia a ridere di cuore.

- Matthew Bellamy... Dal millenovecentosettantotto, semplificare e storpiare concetti di fisica è il suo mestiere.

- Oh, vaffanculo.

- Non arrabbiarti, fa parte del tuo fascino... Comunque, vieni all’ombra.

- Voglio stare con i piedi a mollo.

- Ma è mezzogiorno, e hai anche bevuto un bicchiere di vino a stomaco vuoto... Non farti trascinare, dai.

- Tu provaci.

- Non provocarmi, topo.

- Non ho paura di te, orango tango.

Sfoggiando un’espressione fintamente indignata, Tom posa il laptop sulla sdraio accanto alla sua e si alza in piedi, crocchiandosi le nocche.

- Te ne pentirai, Bellamy.

- Scusa, hai detto qualcosa? Ho sentito solo un “uga buga volere banana” in lontananza...

In un lampo, Tom è dietro di Matt e lo afferra saldamente per le spalle.

- Allora hai proprio bisogno di rinfrescarti le idee, scemo. - dice, prima di spingerlo in avanti e farlo cadere dentro la piscina.

Matt riemerge sputacchiando acqua e ridendo.

- Figlio di una gran puttana, salvando tua madre...!

- Certo! Prima vieni in casa mia, bevi il mio Merlot, infili i tuoi piedoni puzzolenti nella mia piscina e poi insulti i miei natali!

- Ho detto “salvando tua madre”!

- Perché sei un piccolo paraculo del cazzo!

- Vaffanculo. - ridacchia Matt, aggrappandosi alla scaletta per uscire dalla piscina.

- Ti do dei vestiti asciutti...

- Ma no, ora mi metto al sole e mi asciugo.

- Quando cazzo vuoi tornarci a casa, insomma?

Tom lo dice ridendo, ma la sua è una domanda seria. Matt lo sa, ma comunque risponde a tono.

- Mi stai cacciando, Tom? Stai cacciando il tuo amico e compagno di mille avventure? Da te non...

- Sei qui dalle nove a non far nulla... Almeno ti fossi messo a tagliare il prato, per dire.

- Detto fatto... Dov’è il tosaerba?

Stavolta Tom non sorride nemmeno, e prende finalmente il toro per le corna.

- Matt, cosa c’è?

- Niente, che deve esserci?

- Ti stai nascondendo.

- Non è affatto vero, ho solo piacere a stare in tua compagnia!

- Hai litigato con Kate?

- Assolutamente no, come ti...

- Con Dom, forse?

- Con nessuno, Tom, giuro.

- E allora qual è il problema?

- Non c’è.

Ed è vero, non c’è alcun problema.

Insomma, ad aspettarlo a casa ci sono un frigo pieno, il pianoforte, le chitarre, una TV con schermo LCD largo quanto un pannello solare e soprattutto le bionde della sua vita.

Le bionde sono pericolose, quando lo sono dentro e fuori.

La naturalezza con cui si muove Kate, come ride, come mangia, come parla.

La gentilezza spontanea di Dom, la sua infinita pazienza, il suo stare bene con sé stesso.

Sono due creature così luminose. E sono sue. E ha comunque talmente paura di perderle che non tornerebbe mai a casa.

È un po’ come il principio del gatto di Schrödinger: se rimarrà da Tom, Dom e Kate saranno lì dove li ha lasciati quasi ventiquattr’ore prima, dopo la prima notte della loro nuova situazione, della loro cosa e, allo stesso tempo, l’avranno lasciato solo, andandosene e mettendo fine a quella follia.

… un altro concetto di fisica brutalmente stuprato, ovviamente. Purtroppo, niente di quello che gli attraversa la testa esce dritto, pulito e condivisibile da qualcun altro.

La loro cosa non è condivisibile. Come si può raccontare ad una madre, ad esempio, che oltre ad una splendida fidanzata hai anche un amante - uomo - che è anche il tuo migliore amico e la migliore scopata della tua vita, finora?

Cazzo, perché deve preoccuparsi di sua madre? Perché deve sempre sforzarsi di far quadrare il cerchio? Perché quello che è in realtà deve per forza coincidere con ciò che dovrebbe essere, con ciò che vorrebbe essere, con ciò che è giusto e conviene e che va fatto perché sì?

Dom, Kate... Per loro è così facile. Il loro è un “sì”, non un “sì, però”.

A lui non sarebbe mai venuta in mente una soluzione del genere - o meglio, l’avrebbe tenuta da parte come fantasia inconfessabile... Invece Kate l’ha tirata fuori come se niente fosse. Lei è così, è leggera, è libera e lui è dannatamente fortunato ad averla. Ad averli entrambi.

Matt si sdraia e chiude gli occhi sotto il sole di quell’orribile terra senza stagioni che è Los Angeles.

Sa, lo sa che Dom e Kate sono ancora a casa, l’azzurro non esiste ma lui può vederlo comunque e la fisica non è mai stata il suo forte.



Pucciose signore ancora all'ascolto, come sempre per quanto riguarda questa storia non so cosa ho scritto e non so cosa scriverò in seguito - perché un epilogo lo voglio scrivere e credo anche che sarà un epilogo con sexy times e colpi di sceMa annessi... Ma sapete che le mie parole sono scolpite nel burro fuso (eh?).

... no, ok, li farò sgnaccherare, è deciso.

Consiglio spassionato: se apprezzate le mie storie prendendole addirittura sul serio (non troppo, il giusto) non leggete le note a piedi delle stesse. Finisco sempre per rovinare il mood, come avrete notato in quest'occasione.

Cheers. ♥
   
 
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