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Autore: micRobs    28/11/2012    5 recensioni
Sebastian/Thad | Long-Fic, AU | Fluff e Feelings a palla
Storia di un ragazzo che scriveva lettere a nessuno. Ma se poi nessuno rispondesse?
Dal primo capitolo. "Il fatto che poi le sue idee da visionaria mi si siano infilate tipo tarlo nel cervello, contribuisce solo a farmi sperare che non si presenti mai più sull’uscio di casa mia. La prossima volta, lei e i biscotti all’anice se ne tornano da dove sono venuti senza troppe cerimonie."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 1/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.




Capitolo 1.



Non è colpa mia.

È quell’amica di mamma, che fa la psicologa e viene a casa distribuendo biscotti e consigli salvifici come se qualcuno gliel’avesse chiesto. È sua la colpa se io mi ritrovo a fare cose stupide ed è sua la colpa che mi mette in testa pensieri che non mi appartengono e che non voglio.


Io non parlo, non vado in giro a mettere gli altri al corrente di come mi sento, non vado alla ricerca di pareri e di parole di conforto. Non ne ho bisogno perché non ho bisogno di elemosinarne.

“Parla” dice lei, “non tenerti tutto dentro, non ti fa bene”.

Tanto per iniziare, chi sei tu per sapere cosa mi fa bene e cosa no? Ah, già, la psicologa che ha fatto dell’aiutare il prossimo una missione umanitaria. Sai che ti dico? Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare perché –indovina?– io chiacchiero fin troppo e, solo perché me ne sto in silenzio mentre tu sciorini le tue brillanti trattazioni da strizzacervelli, non significa che io sia poco avvezzo all’uso della parola. Significa solo che sono troppo educato per intervenire e dirti ciò che realmente penso del tuo parlare sconclusionato.

Il fatto che poi le sue idee da visionaria mi si siano infilate tipo tarlo nel cervello, contribuisce solo a farmi sperare che non si presenti mai più sull’uscio di casa mia. La prossima volta, lei e i biscotti all’anice se ne tornano da dove sono venuti senza troppe cerimonie.

Ma, in realtà, è questo che mi urta e mi fa saltare i nervi. Se n’è accorta lei che mi ha visto sì e no tre volte in tutta la vita e non se ne sono accorti coloro che io mi ostino a chiamare amici, fratello, genitori. Tutto ciò non ha senso ed io mi sento ridicolo, ma tanto ormai siamo qui e, a quanto pare, io ho bisogno di parlare. Per cui facciamolo, rapido ed indolore.

Ovviamente, se avessi qualcuno con cui farlo non starei scrivendo, ma immagino che questi siano dettagli di relativa importanza e che l’unica cosa degna di nota sia il fatto che i signori Sterling si siano portati via il mio migliore amico nel momento più incasinato della mia adolescenza, lasciandomi da solo con una dose non indifferente di pensieri e senza nessuno con cui mi senta a mio agio nel condividerli. E tanti saluti.

Il punto è che adesso non mi viene nulla di sensato da dire perché la mia testa si è misteriosamente e incredibilmente svuotata e tutto ciò a cui riesco a pensare è che non so cosa farne con questo pezzo di carta, anche se forse un’idea ce l’avrei.

E boh, io l’avevo detto che era un’inutile perdita di tempo. Maledetti biscotti all’anice che mi fuorviano, maledetti psicologi impiccioni e maledetti signori Sterling che decidono di trasferirsi dall’altra parte dello Stato.

Questa cosa mi manderà fuori di testa, ma per il momento non ho altro da aggiungere anche perché, seriamente, bussano alla porta e in questa casa sembra non ci viva nessuno oltre me.


T. H.


*°*°*°



Cosa si fa quando gli altri ti deludono e ti senti come se la colpa fosse totalmente tua?

Un grazie. A volte mi basterebbe quello. Mi faccio in quattro per tutti e mi mordo la lingua per non dire mai di no e, puntualmente, mi ritrovo ad avere a che fare con qualcuno che se approfitta o che non ha idea di cosa voglia dire essere riconoscente. Essere gentili fa schifo, ma mia madre mi ha cresciuto a pane e buone maniere e quindi mi ritrovo con una sorta di sindrome da buon samaritano che inizia a starmi troppo stretta.

Il punto è che la gente non si merita la mia disponibilità. Ecco, l’ho detto. Potrei farmi gli affari miei e vivere in pace senza il bisogno impellente di offrirmi volontario per aiutare qualcuno, ma non ci riesco e credo che mai ci riuscirò, nonostante le delusioni che immagino non smetteranno mai di arrivare.

E vorrei non sentirmi così, perché mi scoccia che alla fine devo essere io a rimanerci male quando non faccio nulla di diverso dal mettermi a disposizione per gli altri. E mi scoccia di più sapere che ci ricadrò ancora e che, la prossima volta che mi chiederanno un favore, non ci penserò più di tanto prima di rispondere di sì; anche se chi me lo ha chiesto non se lo merita, anche se devo togliere tempo da dedicare a me, anche se è l’ultima cosa che vorrei fare al mondo. Io inizio seriamente a credere che questa sia pura idiozia, altro che gentilezza e disponibilità. Masochismo, ecco cos’è.

Tra l’altro, ieri è tornata l’amica di mamma e ha detto che mi ha visto più rilassato. Volevo ridere un sacco a quest’affermazione, davvero, ma mi sono trattenuto sia dal farlo che dal mandarla a quel paese. E boh, forse questa cosa dello scrivere alla fine funziona davvero e, sempre forse, dovrei pensare di ringraziarla. Ma magari questo me lo tengo per me, perché se no va a finire che devo pagarle la parcella e dubito che le basterebbe una delle torte alle noci di mamma per pareggiare i conti.

Sono certo che se solo sapesse la fine che fanno questi fogli di carta, penserebbe che chiaramente necessito di uno psicologo.
Bene, vorrà dire che eviterò di dirglielo, come non ho mai avuto intenzione di fare.

T. H.




Here we are.

Dunque. Immagino che le cose da dire siano veramente tipo infinite ed avevo preparato anche una sorta di discorso per presentarvi questa idea pazza, ma l’ho completamente dimenticato e adesso ho la testa miserabilmente vuota.

Posso iniziare dicendovi che, senza l’inestimabile contributo di Vals, questa storia sarebbe neanche la metà di quello che è – letteralmente proprio – e che, senza di lei, anche l’idea in sé sarebbe totalmente differente. Il resto ve lo dico nel prossimo capitolo – che arriverà tra una settimana esatta.
Posso dirvi che la storia sarà completamente in forma epistolare e che tutti e dodici i capitoli di cui si compone sono già stati scritti.

Posso dirvi che sarà una cosa piena zeppa di feelings e fluff perché la presente long è il regalo di Natale per Sere e, sì, siamo a Novembre ma, essendo già terminata, non mi andava proprio di aspettare un mese per postarla.

E posso dirvi che io e Vals ne andiamo tipo soddisfattissime e che scriverla è stata un’incredibile altalena di emozioni differenti, che speriamo di riuscire a trasmettere a voi tanto intensamente quanto le abbiamo provate noi.

Sere, io non lo so cosa dirti perché l’idea è sempre stata un po’ complicata sin dall’inizio e, arrivata a questo punto, inizio ad avere paura di averti delusa. Ti ho dato un po’ di notizie fuorvianti e ti ho tenuta sulle spine un bel po’, ne sono consapevole. Comprendimi, però: ci tenevo a farti un regalo all’altezza della persona che sei e spero davvero che tutto questo possa essere di tuo gradimento.

E nulla, potrei dirvi altre mille cose, ma taccio e vi do appuntamento alla prossima settimana, sperando che vogliate seguire me e sì, anche Vals in questa nuova e assolutamente inaspettata avventura.

Ovviamente, i pareri sono sempre ben accetti e, ovviamente, noi vi ringraziamo già.


Robs&Vals

   
 
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