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Autore: Paloma    28/11/2012    3 recensioni
Draco/Nuovo Personaggio (Isobel Victoria Lovett)
"Io e l'amore non siamo compatibili, perché io e Draco lo siamo di più."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 23

 

Una mattina, mentre il sole non era ancora sorto, qualcuno bussò alla porta della mia camera.

“Isobel, sono Theo. Mi fai entrare?”

Sentii a stento la sua voce ovattata dal cuscino che mi ero schiacciata sulla testa al primo rumore di passi nel corridoio. Non mi andava di vedere nessuno, né di sentire nessuno, e questo non poteva non essere di comune accordo con l'atteggiamento che Blaise e Draco avevano tenuto nei giorni a seguire quell'episodio.

Mi evitavano, entrambi, completamente.

Oramai, chiusa in quella stanza, non vedevo che Nott, che mi portava da mangiare e le foglie fuori dalla finestra, che mi portavano un'angoscia insopportabile. Di sicuro di non mi annoiavo. Le contusioni e i danni provocatemi dalle torture non mi facevano dormire la notte, e i ricordi dei bagni infiniti con Blaise mi tenevano occupata fino all'ora di pranzo, fino all'ora di cena e durante il sonno fino alla colazione.

Potevo ufficialmente ridere di me stessa e ammettere di stare sperimentando quelle che volgarmente qualcuno ha chiamato “pene d'amore”.

Non che l'amore c'entrasse qualcosa nel rapporto tra me e Blaise: non ero ancora caduta così in basso.

Ritornando a Theo e al suo tempismo irritante, gridai qualcosa di affermativo da sotto il cuscino e lo lasciai entrare. Dato che non lo sentivo muoversi, sospettai stesse immobile davanti al letto aspettando la manna dal cielo, perciò fui costretta a sollevarmi sui gomiti e a prestargli attenzione.

E non avrei mai voluto farlo. La sua espressione era tutt'altro che gioiosamente mattiniera o calorosa, e immaginai che non dovesse riferirmi alcuna buona novella.

“Non hai una bella c'era, Theo” commentai.

Lui deglutì con lentezza, come se stesse mandando giù un'intera colonia di rospi, e si sedette sul bordo del letto per farsi coraggio e darsi un'aria meno angosciata.

“Izzie... Draco da oggi ti vorrebbe giù con noi” biascicò come se solo ora avesse davvero sentito il sapore di tutti quei rospi.

“Tutto qui?” domandai incredula.

Theo annuì a testa bassa, ricominciando a respirare normalmente ora che il suo compito stava per giungere al termine.

“Ma c'è dell'altro, altrimenti non continueresti ad avere quella faccia” sentenziai scendendo dal letto e infilandomi la vestaglia, pronta per un'eventuale guerra o cattiva notizia.

“La notte in cui Draco... sì, insomma hai capito... Ecco quella notte Draco e Blaise non hanno propriamente giocato a scacchi, Izzie” balbettò tradendo la paura nella voce.

La sua insicurezza iniziò a darmi sui nervi.

“Cosa è successo, Theo?” lo incalzai per evitare che ammutolisse.

“Hanno cercato di uccidersi a vicenda, Izzie” mormorò con tono piatto.

Aspettai un attimo prima di parlare.

“E' morto qualcuno?” chiesi con voce incrinata dall'emozione.

“No, non si può pretendere di uccidere un Malfoy o uno Zabini la mattina a colazione. Non è così facile.” Questa volta ridacchiò.

Avevo fatto male i miei calcoli: non avrei dovuto combattere una guerra, ci sarebbe stato qualcun altro che avrebbe fatto una guerra per me.

“Perché avevi così timore di dirmelo, Theo?” gli domandai con il sospetto che la questione non fosse ancora finita.

Sollevò la testa e mi guardò dritto negli occhi.

“Conosco Draco e Blaise da tanto tempo, Izzie, e tu non hai idea di cosa siano disposti a fare quando vogliono qualcosa.”

“Oh, Theo, invece lo so benissimo...”

Non ci fu bisogno di spiegargli ulteriormente a cosa mi riferissi, ma nonostante ciò non capì il motivo per il quale, prima di uscire dalla stanza, avessi lasciato la vestaglia sul letto.

 

Scesi le scale con il sorriso innocente che per anni avevo riservato alle bravate di Villa Lovett.

La casa non era poi così immensa, potei constatare, e non mi fu difficile trovare il salottino della colazione. La stanza era piccola, accogliente, arredata sicuramente dai vecchi proprietari prima che Theo la comprasse di nascosto dalla sua famiglia. L'unico tocco vagamente familiare erano tre soffici poltrone e un divano di velluto verde scuro accomodati davanti al caminetto.

Al centro troneggiava un piccolo tavolino imbandito di leccornie per la colazione. Il mio umore si sollevò decisamente quando lo vidi, adoravo quel momento della giornata, forse un po' meno della cena, ma il suo rito era altrettanto affascinante ai miei occhi.

Non ebbi bisogno di sbirciare oltre gli alti schienali delle poltrone per sapere che due di loro erano occupate dai Serpeverde più stronzi e maledettamente belli che la casa avesse mai potuto avere.

Sapevo che una volta entrata nella stanza l'aria si sarebbe saturata di testosterone e rabbia repressa, per questo avevo deciso di rinunciare al pigiama per quella mattina ed di indossare soltanto una canotta succinta e gli slip, come ero solita fare quando volevo tener testa a mio fratello e fare indignare la mia famiglia.

Mi schiarì la voce sulla soglia, ma nessuna testa interessata ad un colpo di tosse fece capolino dalla poltrona, così a passi lenti mi incamminai verso il piccolo divano posto sulla sinistra, proprio davanti al posto di Draco.

Non ebbi il tempo di sedermi, sentivo già l'alito pesante dei loro sguardi su di me e su quello che quel giorno volevo davvero mettere in mostra. Non le mie fattezze femminili, quelle ormai erano sorpassate ai loro occhi, quanto piuttosto i segni delle prolungate torture.

Benché entrambi mi avessero già vista nuda e benché lo stesso Blaise avesse avuto nei giorni precedenti la possibilità di notare i segni chela bacchetta di Draco mi aveva inferto, ambedue fermarono la tazza di caffè a mezz'aria e la loro espressione si indurì più velocemente di un incantesimo di Trasfigurazione.

Alla luce del giorno tutto era diverso. Alla luce del giorno Draco iniziò a rendersi conto della scelta che aveva fatto e di quanto fosse stata pericolosa.

Ma i miei occhi spiavano quelli di qualcun altro, che invece in quel momento iniziò a rendersi conto di quando avrebbe voluto vedere Lucius e Narcissa Malfoy privati del loro erede.

Mi lasciai cadere sul divano, afferrando una tazza di tè e portando le ginocchia al petto. Sorseggiai in silenzio, godendomi il profumo di quell'aria così sgradevolmente soffocante. Fu Draco a parlare per primo.

“Sul marmo del caminetto c'è la tua bacchetta, Izzie. Puoi riaverla.” Mi spiegò indicando alla sua destra.

“Non hai paura di quello che potrei fare, Malfoy?” gli chiesi con una certa cattiveria.

“No, Izzie. Sappiamo bene entrambi che non farai niente che possa mettere a repentaglio il nostro nascondiglio, noi e... la tua stessa vita” commentò annoiato come se fosse un discorso fatto e rifatto.

Mi rivolsi a Blaise.

“E tu?”

Distolse lo sguardo per rispondere, guardando dritto davanti a sé.

“Draco ha ragione, Izzie. Non farai niente” confermò dando l'aria di aver imparato a memoria la frase.

Nel frattempo anche Nott ci avevo raggiunto e aveva occupato l'ultima poltrona libera.

Mi avvicinai al caminetto, crogiolandomi per un istante nel calore del fuoco, e afferrai la mia bacchetta. Quando mi voltai però, notai come tutti si fossero fatti improvvisamente più attenti, e sorrisi compiaciuta di constatare erano davvero solo frasi imparate a memoria.

Memoria... un improvvisa idea mi balenò in mente e in men che non si dica avevo già puntato la bacchetta su una tempia. Fissai Draco dritto in quegli occhi che tante volte avevo ormai visto lucidi nel tentativo di soffocare il dolore ogni qual volta una Maledizione senza perdono usciva dalle sue labbra.

Eppure non ebbi pietà di lui.

Estrassi un pensiero a caso dalla mia testa, forse il ricordo di una spugna insaponata, e lo lasciai penzolare luccicante all'estremità della bacchetta.

“Dimmi, Draco e se avessi appena estratto un nostro vecchio ricordo? E se questo fosse il ricordo chiave da cui è partito tutto?” lo provocai.

“E' impossibile, Izzie. Tu non ricordi ancora niente” mi rispose freddo.

“Non puoi saperlo, mio caro Malfoy. Non puoi sapere se quel giorno, dopo che mi avete lasciata, non sia successo qualcosa alla mia memoria” continuai cantilendando.

“Ti conosco, Izzie... non è possibile.” Questa volta meno sicuro della precedente.

“E se davvero fosse così, Draco e io non lo volessi questo ricordo. Se da sola di nuovo mi facessi un incantesimo per dimenticare anche tutto quello che mi hai fatto passare in quella stanza, dimmi Draco cosa ne penseresti?”

“Non lo farai, Lovett.”

Il suo tono si era fatto autoritario più che sicuro, il che mi lasciava credere che in lui si stesse insinuando il dubbio che potessi dire la verità.

“Non dovevi ridarmi la bacchetta... te l'avevo detto” furono le mie ultime parole.

Non appena iniziai a pronunciare le prime sillabe della formula, Blaise – come avevo previsto - balzò in piedi e mi venne addosso, disarmandomi e schiacciandomi con il suo peso sul pavimento.

Potevo vedere Draco e Nott stagliarsi oltre la spalla di Blaise, entrambi arrivati troppo tardi.

Non era finita, potevo ancora fare del male a Draco; potevo ancora vincere.

Guardai Blaise, il suo naso a pochi centimetri dal mio.

“Non hai dormito con me l'altra notte” gli sussurrai abbastanza forte da poter essere udita anche dagli altri.

Blaise sospirò frustrato, avendo capito cosa stavo cercando di fare.

“Non fare mai più una cosa del genere, Izzie” mi rimproverò indicando con un cenno della testa la bacchetta che giaceva lontano da me.

“Mi hai ignorata, Blaise. Non sei più venuto a trovarmi” continuai.

“Smettila, Izzie. Non otterrai nulla comportandoti così” mi rispose con una punta di acidità.

“Allora baciami e sarà più facile... per tutti. So che vuoi farlo.”

Seguì un momento di silenzio assoluto, nel quale però il crepitio delle fiamme non riuscì a coprire il respiro pesante di Draco.

“Lasciala andare, Zabini” disse con la sua solita calma piatta.

Blaise non si mosse.

“Zabini, ti ho detto di lasciarla stare. Togliti da lì” continuò Draco questa volta con un accenno di ira.

Nott cercò di avvicinarsi a noi, ma Draco lo fermò.

“Blaise, te lo ripeterò un'ultima volta, alzati e non la toccare.” Questa volta anche Blaise notò che il tono della sua voce era sceso di qualche gradino e rasentava il sibilo.

Si alzò con calma e mi tese una mano per tirarmi su, poi successe tutto in un attimo, come già una volta era capitato.

Draco mi rapì dalle braccia di Blaise, trascinandomi via verso l'atrio e un'altra stanza, senza che neanche Theo che gli era più vicino ebbe il tempo di fermarlo.

Dovevamo essere sicuramente nella vecchia cucina, data la scarsità di luce e i banchi e le pentole polverose. Fui infatti appena in grado di registrare dov'ero che Draco mi scaraventò in un angolo, sedendosi poi sui talloni davanti a me.

Giocherellò un po' con la bacchetta fra le dita prima di parlare. Intanto fuori sentivo le urla di Blaise che tentava di entrare.

“Sei mia, Izzie. Appartieni a me, e non non puoi permetterti di fare la troia con Blaise” mi disse con voce calma.

Ebbi ancora più paura e una vecchia amica si ripresentò al mio cospetto. Tremai come tante volte avevo fatto durante la mia vita. Ma quella volta fu peggiore; quella volta la magia venne fuori più forte che mai, soppressa per tanto tempo, e mi mozzò il respiro.

Draco fu subito pronto a stringermi a sé, a incastrami fra le sue braccia per calmarmi e aspettare che tutto finisse.

Un rumore improvviso mi fece sobbalzare e nella fitta nebbia che avevo davanti agli occhi, riuscì ad intravedere che Blaise era riuscito ad entrare nella cucina.

Quel che venne dopo lo temetti come non mai. Draco fu colpito alle spalle e schiantato dalla parte opposta della stanza, ed io tentai di gridare di spiegargli che no, in quel momento non poteva portamelo via. Mi serviva.

Rimasi per un momento lì, stretta nel mio angolino a tremare e a chiedermi perché nessuno sembrava essere in grado di capire che avevo bisogno di aiuto, quando ecco che Nott, che non aveva dimenticato, mi venne incontro premendo il suo corpo contro il mio.

Quell'attacco durò più tempo del previsto e sentivo vagamente Nott e Blaise discutere. Non so quanto tempo passò, ma in quell'arco immagini fugaci si susseguirono con rapidità nella mia testa. Mi apparve mio fratello Johan, schiantato da un ragazzo biondo, e poi la stessa sensazione fredda di quel pavimento di pietra. Solo che questa volta tutto era più nitido. Scorsi persino una miriade di luci e candele nella Sala Grande di Hogwarts, e un vestito blu...

 

Quando mi svegliai, ci misi un po' a capire dov'ero. La testa mi faceva malissimo e dovetti mettere a fuoco più volte con gli occhi per riuscire a intravedere una tenda e un caminetto acceso nella penombra.

Ero di nuovo nel salottino e stavo sdraiata sul quel morbido divano. Qualcuno a fianco a me si mosse.

“Come stai, tesoro?”

“Blaise, la devi proprio piantare di chiamarmi tesoro, però: mi da sui nervi” riuscì a dire con la bocca ancora impastata.

Rise divertito.

“Devo dire che stai bene, allora.”

“Dov'è Draco?” chiesi.

Una voce rispose davanti a me. “Sono qui.”

Allungai una mano per toccare il suo viso e poi anche l'altra per sfiorare anche Blaise.

Entrambi si levarono in piedi per aiutarmi ad alzarmi.

“Vuoi andare di sopra a stenderti un po?” mi chiese Blaise.

Sì, ma prima lascia me e Draco soli per un momento.”

Blaise assunse un'espressione contrariata,ma uscì ugualmente dal salottino.

Draco rimase in piedi davanti al fuoco, dandomi le spalle.

“Come facevi a saperlo?” gli domandai tremante.

Lo vidi sollevare la testa e fissare il soffitto incasellato.

“Perché l'ho già fatto prima d'ora, Isobel. Non è la prima volta che ti aiuto a calmare i tuoi attacchi” mi spiegò con aria triste.

“Mi dispiace, non lo ricordo” ammisi.

“Non ha più importanza” disse voltandosi. “Sono quasi tentato dal lasciar perdere, Izzie. E non perché non voglia con tutto me stesso farti mia di nuovo, ma perché non conosco altri metodi meno... invasivi per farti tornare la memoria.”

“Ho visto qualcosa, Draco...” gli confessai mentre mi alzavo e lo raggiungevo davanti al camino. “Ho visto un pavimento di pietra, era buio, e poi la Sala Grande illuminata, un vestito blu. Ti dice qualcosa?”

Il suo sguardo si accese di un sorriso sincero e sbalordito.

“Eravamo al ballo di Halloween, Isobel. Io, te, il tuo meraviglioso abito” mi spiegò emozionato.

“E il pavimento di pietra? Mi sembra che dovrei ricordarlo, è così familiare...”

“E' la torre di Astronomia, Izzie. Ci andavamo quando...” i suoi occhi indugiarono a lungo sul mio corpo.

“Ho capito, ho capito” dissi imbarazzata, voltandomi.

Sentì le sue braccia cingermi la vita, le sue labbra a pochi centimetri dal mio orecchio.

“Dovrei arrendermi? Dovrei rinunciare a te? A te la scelta” mi sussurrò lascivo.

 

To be continued...

 

  
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