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Autore: Jewels5    28/11/2012    3 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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A.d.T
Qui parla Giulia!
Con un mostruoso ritardo -sebbene il nostro gruppo di traduttrici abbia un nuovo membro, Daughter of the Lake- vi presentiamo il capitolo natalizio di The Life and Times! Come al solito ringraziamo tutti coloro che stanno lasciando commenti (li adoriamo, sul serio *-*) o che seguono la storia silenziosamente. Speriamo che il capitolo vi piaccia, io nel mentre sto mandando periodicamente dei messaggi a Jewels5 (l'autrice) su Tumblr, tenendola informata su ciò che pensate della storia ;)
Alla prossima!
The March Hare



Recap: il padre e la madre di James hanno avuto un disaccordo durante l'estate, con conseguente trasferimento del papà; Potter Senior torna a casa mentre James è a scuola, notizia che Potter Junior prende piuttosto male. La famiglia di Luke Harper (fidanzato di Lily) si rivela essere incaricata di fornire il cibo per il Banchetto di Benvenuto, al quale ora sono stati legati i tentativi di suicidio. Donna Shacklebolt torna a casa per Natale dai suoi quattro fratelli. Alice si rende conto che ha del tutto superato il tradimento da parte di Frank.

Capitolo 12 - Merrily, Merrily, Merrily...

O

"Grandma Got Run Over by a Reindeer"

"I MANGIAMORTE CHE HANNO TRASPORTATO POZIONI ILLEGALI IN INGHILTERRA SOSPETTATI PER L'AGGRESSIONE DI TRE AUROR"

Così recitava l'allegrissimo sottotitolo sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta la mattina di Natale. James Potter scorse il resto della prima pagina: i profitti delle spese natalizie erano al minimo da cinque anni, e due funzionari nati babbani del Ministero erano scomparsi. "Sospettato Coinvolgimento dei Mangiamorte:" sembrava essere il mantra del Profeta in questi giorni.

"Ti sei svegliato presto," osservò una voce dall'altra parte della stanza da pranzo. James non alzò gli occhi dal suo giornale ma bevve un sorso di tè.

"Sì," fu la sua unica risposta. Il suono di una sedia che scorreva sul pavimento di mogano scuro disse a James che una persona si stava sedendo all'altra estremità del tavolo.

"Non stai scartando i regali come fai di solito…hai almeno guardato l'albero?"

"Non ho più sei anni," disse James semplicemente. Si costrinse a continuare a leggere il giornale. "Alastor Moody, capo del dipartimento Auror, non ha voluto commentare gli attacchi, ma le voci che circolano dalla Stampa Egiziana suggeriscono che potrebbero essere legati ai manufatti rubati dal Museo del Cairo la scorsa estate…"

"Tua madre è in cucina… uscirà da un momento all'altro, ma voleva sapere che cosa pensavi di…"

James posò il giornale e incontrò gli occhi con il mago molto più vecchio di lui seduto all'altro capo del tavolo; "Qualunque cosa mangeremo, sono sicuro che andrà bene."

Il signor Potter esaminò il figlio sedicenne per un minuto; i capelli di James erano bagnati dalla doccia, e non era ancora vestito per il giorno. L'espressione nei suoi occhi nocciola non avrebbe potuto essere più fredda neanche se avesse avuto davanti Voldemort in persona, e la sua bocca era arcuata nella più secca delle smorfie.

"Non puoi odiarmi per sempre," disse il signor Potter, sorprendendosi lui stesso.

James, a sua volta, esaminò suo padre. Alexander Potter era quasi ottantenne, anche se–grazie alla natura magica–non aveva l'aria di esserlo. Sul suo viso era rimasta qualche traccia della gioventù, e anche se i suoi capelli erano diventati bianchi alcuni anni prima, erano stati elegantemente pettinati di lato come era in voga negli anni Trenta. Aveva una mascella dura ed un naso dritto–come quello di James–ma i suoi occhi erano più scuri, marroni, e calmi. Il signor Potter non portava gli occhiali, tranne che durante la lettura, ed aveva una postura migliore di quella del figlio, ma James si era accorto tempo prima che condivideva con lui molti manierismi (il sorriso storto e una serie di gesti delle mani, per esempio), dei quali il sedicenne non era mai riuscito a liberarsi.

"Io non ti odio, papà," disse James con noncuranza, alzandosi dal tavolo e lasciando alle spalle il giornale mentre si dirigeva verso la porta della cucina; "Sono completamente apatico. Buon Natale."

La sala della colazione–che era illuminata quasi interamente da luce naturale–portava direttamente in cucina, un netto contrasto con la sua magica bianca illuminazione e i suoi ripiani in marmo.

"'Giorno, James," disse la signora Potter, dopo aver visto il figlio entrare attraverso le doppie porte. Era ferma sopra una pentola, agitando la bacchetta su di essa come se stesse mescolando, anche se la bacchetta non toccava mai realmente il liquido all'interno. Madre e figlio non erano soli in cucina: tre o quattro elfi domestici si davano da fare, preparando vari piatti di cui James non era a conoscenza. "Hai visto tuo padre?"

James scosse la testa. "Che cosa stai facendo?"

"Sciroppo," rispose la signora Potter allegramente. "E se è terribile, sarai costretto a sorridere e far finta che sia la miscela più deliziosa che tu abbia mai assaggiato."

"Quanti piatti della colazione stai preparando?" Chiese James, osservando divertito gli elfi domestici.

"Due o tre," disse la signora Potter. "Ho pochissime occasioni per mettere alla prova la mia vita domestica, James; potresti anche farmela godere."

"È la tua mattinata che vai sprecando."

La signora Potter sorrise, spostando una ciocca di capelli ramato scuro dai suoi occhi mentre guardava lo sciroppo nella pentola. "Ti sei svegliato presto, vedo," sottolineò la strega più vecchia, non incontrando gli occhi di suo figlio.

"Sono andato a correre e ho fatto una doccia."

"Hai già visto l'albero?"

"No." Era una bugia; ma non aveva aperto alcun regalo, per cui non era necessario che loro conoscessero la verità. "Vado giù dopo colazione."

"Non saresti così disinvolto se sapessi cosa c'è sotto l'albero quest'anno," la signora Potter prese in giro, togliendo lo sciroppo dal fuoco. "Tuo padre è andato a Diagon Alley da solo, quindi non ero lì a frenarlo dalle spese…"

"Con ciò vuoi dire, papà vuole comprare il mio perdono."

"James…"

"No, quello che mi chiedo," disse James leggero, appoggiandosi al muro, "è cosa diavolo ha potuto dare a te per comprare il tuo perdono".

"Sei ingiusto, James, ."

"Deve essere stato molto costoso."

"James, non adesso. Gli elfi…"

"Come se non lo sapessero già."

"James." Disse la signora Potter con fermezza, ma i suoi occhi erano più addolorati che arrabbiati. "È Natale," aggiunse a bassa voce.

"Giusto." Lui incrociò le braccia. "Credo che andrò a dare un'occhiata all'albero, allora." La baciò sulla guancia. "Buon Natale."

"Buon Natale, James."


(Gli Evans)

"È Natale," annunciò Lily tranquillamente con un sorriso luminoso. Sbirciò nella sua tazza di porcellana bianca lo schiumoso caffè marrone all'interno e non poté fare a meno di sentirsi benissimo.

Petunia Evans ruotò gli occhi grigi, ma sorridendo comunque un po'. "Sì, Lily," disse la ragazza più grande–la sola altra occupante della cucina al momento–"Sono ben consapevole della data."

"È nevicato la scorsa notte," Lily continuò. Indossava un corta camicia da notte rosa pallido, una vestaglia dello stesso colore e materiale, e luminose pantofole verdi; al contrario, Petunia le indossava blu. Lily era sveglia da quasi mezz'ora e sedeva al bancone della cucina con La Gazzetta del Profeta (aperto agli annunci di nozze, perché non era in grado di leggere i titoli deprimenti della prima pagina o i necrologi o qualcosa di simile il giorno di Natale).

"Sono consapevole anche di questo," disse Petunia, versandosi una tazza di tè. Era appena emersa dalla sua camera da letto–una camera per gli ospiti, tecnicamente, perché Petunia si era trasferita l'anno prima. "Perché diventi sempre così a Natale?"

"Perché è Natale," rispose Lily, stupita. "È così che si dovrebbe diventare a Natale."

Petunia alzò le sopracciglia alla sua tazza di tè, ma non disse nulla. Quella era la sua tipica reazione alle opinioni di Lily: quella, o la derisione.

"A che ora arriva Vernon?" chiese la rossa, attenta a scegliere un argomento che potesse interessare la sorella maggiore.

"Sarà qui per cena." Petunia sembrava compiaciuta mentre spingeva una ciocca di capelli biondo cenere ("alla Candice Bergen" come li definirebbe Lily) lontano dalla fronte. "Trascorrerà il pomeriggio con la sua famiglia."

Vernon Dursley era il fidanzato di Petunia. Pochi anni più grande della diciannovevve-quasi-ventenne Petunia, era ciò che Jane Austen avrebbe –cinicamente– chiamato "un buon partito." Gli Evans non erano mai stati ricchi, ma erano riusciti a far frequentare la scuola a Petunia, anche se lei aveva lavorato durante il suo ultimo anno all'università, e avevano fatto frequentare Hogwarts a Lily senza aiuti. Vernon Dursley, d'altra parte, veniva da quella classe che uno non avrebbe mai chiamato "alta borghesia", ma non era nemmeno adatta al semplice termine "classe media". Ad ogni modo, aveva un lavoro. Si sarebbero sposati in estate.

Ci fu un momento di silenzio imbarazzante tra le due sorelle, prima che Lily cominciasse: "Quindi, la mamma non si è ancora alzata?"

Petunia scosse la testa.

Sorprendente, pensò Lily. La sorella maggiore indossava la sua migliore espressione civile, e l'aveva sempre e solo indossata per il bene della loro madre.

"Dobbiamo iniziare a preparare la colazione, allora?" propose la ragazza più giovane.

"Vado a prendere le uova," fu tutto ciò che Petunia rispose.
 

(Gli Shacklebolt)

"Be', è troppo," sbottò Donna, mescolando pastella in una grande pentola di legno. "Te l'ho detto, Kingsley, noi…"

"Non siamo bisognosi, Don," la interruppe il suo fratello maggiore, scuotendo la testa mentre disponeva i piatti sul tavolo con un colpo della sua bacchetta. "L'unica volta che abbiamo toccato quella valuta è stata per le tue tasse scolastiche, e sono riuscito a prendere qualche ora in più al lavoro…"

Donna si voltò verso suo fratello, brandendo una spatola come una bacchetta. "Tu hai detto che stavi prendendo meno ore," sottolineò minacciosamente.

"Sto prendendo meno ore diurne," spiegò Kingsley, sempre calmo e assolutamente non sconcertato dalla spatola, "Mentre la zia Dolinda era qui ed ora che ci sei tu ho fatto il turno di notte…"

"Sei uscito furtivamente di notte per andare a lavorare?" chiese Donna.

"Non sono uscito furtivamente. Stavate solo… dormendo. Non avevo intenzione di svegliarti per dirti che andavo a lavoro. Ti ho vista se non hai le otto ore di sonno prescritte, e non è carino per niente."

"E se fosse successo qualcosa?" Aveva le mani sui fianchi. "Se fosse successo qualcosa nel bel mezzo della notte, ed io non avessi saputo che non c'eri più, e…"

"Saresti stata perfettamente in grado di gestire tutto quello che sarebbe successo," finì Kingsley. "Donna, hai bisogno di rilassarti. La casa è al sicuro. Brice, Bridge, e Isaiah sono al sicuro."

"Sì, e anche mamma e papà erano al sicuro, suppongo, non è vero?"

"Questo non ha niente a che fare con mamma e papà."

"Questo ha tutto a che fare con mamma e papà."

"Nessuno avrebbe potuto prevederlo. La gente non sapeva nemmeno il suo nome allora… è successo anni fa. Non ci aspettavamo… nessuno si aspettava una cosa del genere. Ci sono misure di sicurezza ora, e…"

"Non mi piace che tu mi abbia lasciata sola in casa con una bambina di dieci anni, uno di otto anni, ed uno di cinque anni, Kingsley."

"Non siete a rischio, qui. Fidati di me, va bene? E non vedo in quale altro modo possiamo far andare Bridget a…" si fermò. Donna lo guardò con sospetto.

"Che cosa vuoi dire, Kingsley?"

"Non-non è niente."

"Kingsley, di che cosa stai parlando? È per far andare Bridget a Hogwarts l'anno prossimo?"

"No. No, andrà tutto bene. Ho tutto sotto controllo."

"Tu hai tutto sotto controllo?" gli fece l'eco Donna. "Che diavolo significa? Solo un attimo fa hai detto che i soldi che mamma e papà hanno lasciato sarebbero bastati per Hogwarts."

"Basteranno." Donna si accigliò. "Basteranno. Sono…non sono preoccupato per Bridget. Saranno abbastanza per lei…forse anche per la maggior parte della scuola di Isaiah. Per lo più sto risparmiando per Brice e…forse un po' per Isaiah. Questo è tutto. Stiamo bene."

"Noi non stiamo bene. Dipendiamo dai risparmi dei nostri genitori morti e dal tuo misero reddito da Auror per sostenere cinque persone…tre delle quali sono bambini. Questo non è 'bene,' Kingsley. È fottutamente terribile. Se succede qualcosa a te? Che cosa succede se muori? Noi altri saremo fottuti allora, no?"

"Be', mi fa piacere che tu sia preoccupata per la mia sicurezza," disse Kingsley, dolcemente ironico.

"Sono seria."

"Non mi succederà nulla. Lo so. Sono stato da un veggente."

Donna incrociò le braccia. "Spero che tu stia scherzando."

"Infatti."

"Bene."

"Ho protetto la casa in ogni modo possibile. Ci sono incantesimi di sicurezza lungo tutta la via dei bambini alle elementari. Sei al sicuro qui senza di me come lo sei con me, lo giuro."

Donna alzò gli occhi al cielo. "Leggi il giornale, Kingsley." Lei si voltò di nuovo. "Nessuno è al sicuro. Svegliati, per l'amor di Dio".

Kingsley non disse niente, e lei non riuscì a vedere il suo volto (un dettaglio per cui fu grata). "Tu leggi ciò che accade nel giornale, Don," disse suo fratello lentamente. "Io lo vedo". Donna si morse il labbro, sapendo che aveva ragione. Kingsley Shacklebolt attraversò la cucina e mise un piatto accanto a lei. "Metti un piatto in più, sorellina. Assicurati di non parlare in questo modo con i bambini in giro, d'accordo?"

Uscì dalla cucina, e lei potè sentirlo–in una tonante, allegra, voce natalizia– chiedere fratello di cinque anni, Brice, se gli piaceva il suo regalo.
 

(I Black)

Porca puttana!” mezzo rise e mezzo tossì Remus Lupin, inciampando nell’angolo del corridoio del terzo piano seguito da vicino da due dei suoi compagni Malandrini.

Modera il linguaggio, Moony,” rise Sirius, simulando disapprovazione; “E se un primino ti sentisse parlare in questo modo?”

E se un primino ti avesse visto far saltare in aria un armadio delle scope?” ribattè Remus, spazzolandosi via la polvere dai vestiti.

Non un armadio delle scope qualunque!” si difese solennemente Sirius. “L’armadio proprio accanto all’ufficio di Gazza…l’armadio che crede che sia un gran segreto, nel quale tiene da parte tutti i suoi amati strumenti di tortura.”

A proposito di questo," si inserì Peter “dovremmo mettere un po’ più di spazio tra noi ed i resti dell’armadio…” Controllò dietro le sue spalle. “Gazza sarà qui intorno a minuti…”

Ha ragione,” disse Remus. “Andiamo.”

Ridendo ancora, Sirius seguì i suoi amici nella corsa verso il piano superiore. I tre avevano appena raggiunto il pianerottolo quando l’urlo furioso di Argus Gazza risuonò nel castello. I tre risero di nuovo a crepapelle.

Tu sei fuori di testa, Sirius,” disse Remus con voce strozzata, asciugandosi il sudore dalla fronte. “Avanti, dividiamoci. Vieni con me, Pete. Questo matto probabilmente sta per far saltare in aria qualcos’altro.”

Ci vediamo a cena,” disse Sirius ed i ragazzi andarono in direzioni diverse.

Sirius camminava con calma, le mani in tasca come se non fosse assolutamente toccato dal fatto che la sua divisa nera fosse grigia di polvere e calcinacci. Ad ogni modo, aveva un sacco di tempo per cambiarsi prima che Gazza li raggiungesse, e non c’era nessun'altra prova…

Prenderò quel demonio! SO CHI È STATO, E LO PRENDERÒ!”

Il Malandrino si immobilizzò: quella era la voce di Gazza e suonava troppo vicina.

Merda.” Sirius controllò i dintorni e fece una rapida scansione alla ricerca di un posto dove nascondersi. Erano appena le quattro…questo significava che il Guaritore Holloway era di sotto a cena; cenava sempre presto. L’Infermeria sarebbe stata vuota.

Mentre i passi pesanti e arrabbiati di Gazza diventavano a portata di orecchi, tuonando su per le scale, Sirius si infilò attraverso le porte dell’Infermeria, chiudendola a chiave dietro di sé. Respirò profondamente…Gazza non avrebbe rischiato una fuga del colpevole nei dormitori controllando ogni stanza lungo la strada. Sirius aveva molto tempo.

Le sue mani ritornarono nelle tasche, ed avanzò a grandi passi nella stanza, che sembrava vuota. Ma non lo era, e se ne accorse dopo pochi attimi.

Professor Black,” disse Sirius, sorpreso dalla vista di suo zio. Alphard Black, solo in fondo alla stanza, non sembrava comunque meno sorpreso .

Sirius! Cosa…Che cosa ci fai qui? Cos’è successo alla tua divisa?”

Sono inciampato,” disse Sirius, guardando con sospetto suo zio. “Che cosa ci fai qui? Sei malato o qualcosa del genere?”

No,” disse subito Black. “No, io…io sto abbastanza bene. Ho avuto mal di testa e sono venuto a prendere una pozione.”
“Oh.” Sirius si sedette su un letto. “Dov’è il guaritore Holloway allora?”

A prendere la pozione dalla sua dispensa privata.” Black non incontrò gli occhi di suo nipote e cominciò a misurare la stanza a grandi passi.

Sai, la maggior parte degli insegnanti va da Lumacorno quando vuole una pozione,” disse Sirius a suo zio. “È molto più efficiente…non fa riferimento a quel registro come il Guaritore Holloway, così la scuola non deve sempre annoiarti riguardo alle spese.”

Come sai così tanto a riguardo?” chiese Black, meravigliato.

Be', anche io vado da Lumacorno,” replicò Sirius, alzando le spalle. Avrebbe anche aggiunto che era facile sgraffignare cose dalla dispensa privata dell’Insegnante di Pozioni, ma il fatto che quello non fosse solo suo zio, ma anche un insegnante, era un dettaglio che non aveva completamente perso di vista.

Black annuì. Controllò il suo orologio e quindi lanciò un’occhiata in direzione dell’ufficio di Holloway.

Tenti di sbarazzarti di me, Zio?” chiese Sirius pigramente. “Non è molto natalizio da parte tua, no? Sono tuo nipote.”

Come se non avessi ricevuto un regalo questa mattina,” disse Black.

Grazie per quello, comunque. Lupin ha mangiato la maggior parte della cioccolata, ma il libro di Quidditch era interessante.”

L’hai cominciato?”

L’ho finito, veramente.”

Finito?” chiese Black incredulo. “Notevole.”

Avevo qualche ora a disposizione questa mattina,” disse Sirius scrollando ancora una volta le spalle. “Il tuo regalo arriva sta sera. Te l’avrei dato a colazione, ma credo che qualche suscettibile membro del corpo insegnate avrebbe potuto denunciarti per ‘nepotismo’. Il che è ridicolo, naturalmente; faccio un regalo alla McGrannitt ogni Natale e nessuno ha mai detto nulla.”

Be'” cominciò il più vecchio, “È diverso. Devi…”

Black comunque fu interrotto da un colpo alla porta. “Perché la porta è chiusa a chiave?” gridò la voce di Gazza. Gli occhi si Sirius si spalancarono; questa era la seconda volta che si sbagliava riguardo le faccende di Hogwarts e stava diventando frustrante. “Chi c’è lì dentro?” continuò Gazza. “Apri queste porte! Holloway! Ehi Holloway!”

Come hanno fatto le porte a chiudersi a chiave?” domandò Black, guardando in modo significativo suo nipote.

Sirius s’infilò dietro delle tende inutilizzate di un letto. “Per favore non mi tradisca, Professore. È Gazza. Pensa che io abbia fatto saltare in aria qualcosa e vuole scuoiarmi vivo. Davvero, lui…pensa che la tortura sia un metodo di insegnamento adeguato.”

Il professor Black scosse la testa mentre si dirigeva verso la porta e la apriva con un colpo di bacchetta.

SE QUALCUNO NON APRE QUESTE MALEDETTE PORTE…Oh, professor Black!” Cominciò Gazza alla vista dell’insegnante. Be'…mi scusi…ma le porte…vede…non sono chiuse a chiave durante il giorno e…”

Avevo un incontro importante con il Guaritore Holloway e non volevo essere disturbato,” disse Black in modo calmo.

Sì, certamente.”

Un silenzio scomodo e poi: “Voleva qualcosa, Signor Gazza?”

Sì. A dire il vero, c’è, sì. Mi stavo chiedendo se avesse visto qualcuno di sospetto venire qua dentro?”

Qualcuno di sospetto?” gli fece eco l’insegnante di Difesa. “Temo che dovrà essere più specifico. Di chi è che ha bisogno?”

Be…Potter, Lupin, Minus, o…o quel suo nipote, Black.”

Il signor Potter è a casa per le vacanze. Immagino che uno degli altri tre sia malato, quindi?”

Ehm…no.” Gazza grattandosi la testa arruffata. “No, non malato.”

E allora perché dovrebbero essere in Infermeria, Signor Gazza?”

Beh…Io-per dire la verità- sospetto che si stiano nascondendo.”

Nascondendo, Signor Gazza? Hanno fatto qualcosa di male?”

Credo di sì, Black.” Gazza gonfiò il petto con dignità. Mrs Purr, che stava ai suoi piedi, fece delle forti fusa. “Credo che siano responsabili per…per aver distrutto proprietà scolastiche.”

Proprietà scolastiche? È una cosa molto seria.”

Un armadio per essere esatti.”

Un armadio. Molto serio davvero. Li ha visti, vero?”

Be', no..”

Qualcun altro l’ha fatto allora?”

Non precisamente…”

Per ciò lo sta presumendo…”

Be', sì, ma…”

Signor Gazza, queste sono accuse molto serie che sta muovendo senza prove. Che cosa le fa pensare che siano stati Black, Lupin e Minus? Forse c’era qualche sostanza esplosiva nell’ armadio…”

Non è stato un incidente,” disse subito Gazza. “La polvere sul muro…diceva…diceva…be'…non è importante. Se non ha visto nessuno dei ragazzi…”

Black lanciò un’occhiata alla stanza alle sue spalle. “Non ho visto nessuno dei ragazzi,”

Allora andrò avanti.” Disse l'altro, e così fece.

Il mago più anziano tornò al suo posto vicino all’ufficio di Holloway. Sirius riemerse. “Grazie Professor Zio, signore,” disse, un po’ sorpreso.

Black inarcò le sopracciglia. “Hai fatto saltare in aria un armadio?”

Non c’è nessuna prova che io abbia fatto saltare in aria niente,” disse Sirius. “Ma…Dovrei probabilmente cambiarmi i vestiti, vero?”

A meno che tu non abbia intenzione di ‘inciampare’ ancora, direi di sì”

Sirius sogghignò. “Grazie.”

Per curiosità,” cominciò Black, mentre Sirius cominciava ad andarsene. “Perché qualcuno farebbe saltare in aria un armadio?”

Per Natale, naturalmente.”

Non capisco come far saltare in aria un armadietto possa essere in qualsiasi modo nel particolare spirito natalizio, veramente.”

Be'…” disse Sirius, “non lo è di per sé, ma se puoi prendere tutti i calcinacci che cadono e far scrivere al fumo ‘Buon Natale, Gazza’ sul muro, allora direi che è molto nello spirito natalizio.”

Sì Sirius, faresti meglio a cambiarti i vestiti immediatamente.

Buon Natale, Zio Professore, signore.”

Buon Natale, Signor Black.”
 

(Il Perchè)

Talkin' about my generation...

Gli Who, che risuonavano dal giradischi incantato di James, riuscivano a soffocare la maggior parte del rumore generato dal grande ricevimento al piano di sotto. Eppure le burocratiche chiacchere occasionali riuscivano comunque a filtrare all'interno della stanza, ogni qual volta gli amici del Ministero dei suoi genitori, moderatamente allegri, passavano oltre la sua porta, solitamente durante il tour per la casa o la ricerca della toilette. James agitò la bacchetta, e la musica si fece più forte ancora.

I'm not trying to cause a big sensation; I'm just talkin' about my generation...

"Seriamente, mamma?" chiese James ad alta voce, nonostante fosse solo nella camera da letto, "Non sei riuscita ad invitare nemmeno una persona nata in questo secolo?" Girò la pagina del libro che aveva cercato di leggere nell'ultima mezz'ora (da quando era finita la cena ed era riuscito a squagliarsela).

Qualcuno bussò alla porta.

"Questa stanza non fa parte del tour!" urlò James oltre frastuono della sua musica.

Toc, toc.

James gemette e rotolò giù dal suo letto. "Ho detto, questo NON FA PARTE DEL..." disse mentre apriva la porta. "Oh, ciao, Twitch". Twitchet l'elfo domestico sorrise, gli occhi spalancati con ammirazione mentre James lo ammise nella stanza. Il giovane mago tornò al suo posto sul letto. "Ti stavi annoiando anche tu con gli amici mamma e papà, vero?"

"Oh, no, Signorino James. Mi ha mandato su la Signora Potter."

James alzò un sopracciglio. "Ah sì?"

"La Signora Potter ha detto che deve venire al piano di sotto e salutare, Signorino Potter. La Signora Potter era più che irremovibile."

"Ci credo. Sai, Twitch, tu probabilmente hai il miglior vocabolario di qualsiasi altro elfo domestico che abbia mai incontrato. Come mai?"

"Twitchet è andato a scuola, signore."

"Dove? Ad Hogwarts?" chiese James, sorpreso.

"Oh, no, Signorino James. Ma, per favore, la Signora Potter mi ha chiesto di non lasciarmi distrarre da lei. La Signora Potter conosce suo figlio molto bene, Signorino James."

James fece finta di niente, ispezionando pigramente un callo causato dal Quidditch sulla sua mano. "Perché sei rimasto qui, comunque, Twitch? Mamma ti ha liberato secoli fa, no? Se fossi stato io, sarei uscito fuori di qui prima ancora di sentire le parole 'servitù a contratto.'"

"Twitchet deve avere un lavoro, Signorino James," disse l'elfo. "Padre e Madre vivevano con i Potter; Twitchet è orgoglioso di portare avanti l'attività della famiglia Twitchet."

"Molto nobile da parte tua”, osservò l'altro seccamente. "Io non diventerei un Auror come mio padre neanche se fosse l'ultimo lavoro del mondo."

"Il Signorino James non dovrebbe diventare un Auror," sospirò Twitchet. "Padron James dovrebbe giocare a Quidditch, come desidera fare."

James sorrise. "Cosa mi ha tradito?" Ma era pienamente consapevole del fatto che per la stanza era appesa ogni targa di ogni Coppa del Quidditch degli ultimi dodici anni, e due poster: uno della nazionale e uno del Puddlemore Uniti (entrambi firmati con dedica a James da ciascun membro di entrambe le squadre). Twitchet colse subito il sarcasmo di James e strisciò un po' i suoi grandi piedi scoloriti.

La Signora Potter mi ha chiesto di rimanere fino a che non sarebbe sceso di sotto”

Vagamente, sopra la sua musica (People tryin' to put us down, just because we get around... Talkin' about my generation...) e le chiacchiere leggere della festa, James riusciva a sentire la musica dalla sala da ballo al piano di sotto. "Per me va bene, Twitch. Mi piacerebbe un po' di compagnia." Twitchet rimase goffamente dov'era. "Vieni a sederti, allora."

Forse”, cominciò l'elfo, "forse se il Signorino James scendesse alla festa per pochi minuti, forse potrebbe subito tornare nella sua stanza, e Twitchet potrebbe svolgere le sue mansioni."

James sospirò. Non c'era più via di scampo. "Va bene, allora." Rotolò, ancora una volta giù dal letto e, con un gesto della sua bacchetta, fece tacere il suo giradischi. Il ragazzo seguì l'elfo domestico al piano di sotto. Il piano terra era affollato e rumoroso, in quanto molte voci chiacchieravano e ridevano all'unisono, e i tacchi dei molti stivali presenti ticchettavano sul pavimento di marmo. James aveva risposto gentilmente a tutti quelli che lo avevano notato, pur tenendo gli occhi aperti in cerca della madre, in modo che riuscisse notarlo, permettendogli così di tornare alla sua musica, camera da letto, e libro.

"James Potter", disse una donna, una strega alta e magra che James riconobbe come Augusta Paciock. "Sei decisamente cresciuto."

Con una nuova scintilla speranza dentro di lui, James usò il tono più educato ed artificiale che aveva, "Grazie, signora Paciock. Sta molto bene stasera. Frank è qui?" Sperò di non aver affrettato troppo l'ultima domanda, ma era l'unica parte che lo interessava lontanamente.

"Frank è rimasto a scuola quest'anno," rispose la signora Paciock, evidentemente irritata da questo fatto (o da qualcos'altro... James non riuscì a capirlo; la Signora Paciock sembrava sempre irritata da qualcosa). "Senza dubbio a causa di quella strega che ha per la testa." Fece uno strano rumore con il naso. "Alice".

James non si è preoccupò di spiegare la situazione alla madre di Frank, in parte perché non era convinto che la rottura di Frank-e-Alice avesse così importanza come ritenevano i due interessati, ed in parte perché l'assenza di Frank fece risultare la conversazione con quel particolare adulto solo un altro ostacolo sulla sua strada per il ritorno al piano di sopra. Scusandosi gentilmente, James partì, ancora una volta, alla ricerca di sua madre.

Tuttavia, una occhiata rapida ma accurata in giro gli mostrò che la padrona di casa non era in nessun posto nell'affollata sala principale, o nella sala da ballo, o in biblioteca, o in una qualunque delle grandi stanze del piano terra, dove stazionavano gli ospiti. Irritato anche lui ora, James entrò in un lungo corridoio ben nascosto, verso il retro della casa. Era diretto alla camera verde: la sua stanza preferita, oltre alla cucina, nel quarto inferiore della grande casa. Avrebbe partecipato alla festa da lì per un po'; con un po' di fortuna, la madre avrebbe visto che la sua stanza era deserta e avrebbe pensato che il figlio era di sotto a comportarsi da persona sociale.

James raggiunse l'ingresso della camera verde. Aveva appena aperto la porta quando sentì una voce dall'interno: quella di sua madre.

"Sono preoccupata", stava dicendo a bassa voce; James decise che quella era una conversazione che voleva sentire. "Ma andrà tutto bene. Lo so."

"È facile dirlo per te," disse un'altra voce. Il Signor Potter parlò ironicamente, ma senza amarezza nella voce. "Non sei tu quella che odia in questo momento, cara."

"Lui non ti odia."

Vuoi scommettere? pensò James.

"Questo è quello che dice lui", disse il signor Potter a bassa voce. James aprì ancora un po' la porta per avere una visione dei suoi genitori. Erano vicino al camino: la madre nel suo sontuoso abito scarlatto e suo padre in una veste nero lucido. "Non lo trovo più plausibile detto da te, Grace."

La Signora Potter sorrise. “Tutti i ragazzi odiano il proprio padre ad un certo punto, Alex. È la natura. Ricordi quando ci eravamo appena sposati, e tu hai avuto quella discussione con tuo padre?”

Grace, voleva che sposassi Hildebrand Shakeworth. Si era quasi rifiutato di venire al matrimonio.”

Ma alla fine è venuto, e tu continuasti ad essere furioso con lui.”

Ha cominciato il suo brindisi con, 'Nonostante tu abbia sposato la Signorina Dearborn...'”

La Signora Potter lo interruppe con la sua risata, e anche suo marito sorrise un po'. “Be', ha imparato ad apprezzarmi, non è vero?"

"E poi l'ho perdonato."

"Beh', ci sei arrivato."

"Secondo questa logica, il modo per guadagnare il perdono di James doveva essere tornare di nuovo a casa, cosa che credo di aver già fatto. È possibile che mi sbagli, ma sono abbastanza certo di questo."

Grace Potter sospirò. "Sei una persona molto intelligente, Alex, ma sei un po' ottuso a volte." Lei lo baciò. "E", aggiunse la strega un attimo dopo, "James ti vuole molto bene. Davvero."

Con sarcasmo: "Romantico"

La signora Potter rise di nuovo. "Ed io ti amo."

Lui mormorò qualcosa in risposta, che James poteva solo supporre fosse "Ti amo anch'io."

"E", continuò la madre di James, "Mi dispiace di averti gridato contro quella notte."

"Sai non c'è bisogno di chiedere scusa per questo, Grace."

"Lo so."

Lei lo baciò di nuovo.

James chiuse la porta. Improvvisamente, non voleva stare più solo...la rabbia di mesi e mesi di relativo silenzio gorgogliava dentro di lui, e ora non sapeva dove andare. Non c'era nessuna uscita, nessun oggetto che potesse odiare, perché in ultima analisi, la domanda che lo aveva afflitto da quando sua madre gli aveva scritto e informato che lui stava tornando a casa...la risposta era arrivata. Come poteva lei permettere tutto ciò? Come poteva perdonarlo?

Sapeva il perchè, ma voleva comunque essere arrabbiato.

James tornò alla festa.
 

(Il Mondo Reale)

La sera di Natale arrivò una lettera da parte di Luke per Lily. La rossa riuscì ad allontanarsi dalla conversazione che la sua famiglia stava tenendo nel salotto giusto il tempo di leggerla.

23 Dicembre, 1975

Cara Lily,

Il mio gufo è fuori al momento e non sono sicuro di quando riuscirò a mandarti questa lettera, quindi: Buon Natale! Da quando abbiamo parlato l'ultima volta, ci sono stati alcuni sviluppi riguardo la situazione della mia famiglia; la maggior parte di questa faccenda non è stata riportata sui giornali, ma so che vorresti rimanere informata, quindi ho pensato di scriverti per aggiornarti.

Prima di tutto, Lathe se n'è andato. È successo proprio questa mattina. Non aveva fatto che entrare e uscire dal negozio, ed in più un bel numero di maghi del Ministero si erano messi a svuotare la dispensa in cerca di prove della presenza di magia Nera, ma – secondo il loro ultimo rapporto – non sono riusciti a trovare nulla di concreto. E senza dare ulteriori spiegazioni alla mia famiglia (il negozio è stato chiuso, ma noi stiamo alloggiando nelle stanze superiori), gli Auror e gli specialisti si sono esclissati. Hanno ripulito le stanze, preso qualche campione delle cose che i miei genitori vi immagazzinavano, ma alla fin fine se ne sono semplicemente andati.

Sono stato al castello questo pomeriggio e ho scoperto grazie a Gazza che Lathe ha anche liberato il suo ufficio. Non sono sicuro di cosa significhi veramente tutto questo. Anche gli Auror che erano stati inviati per la sicurezza della scuola se ne sono andati, sebbene abbiano lasciato indietro alcuni maghi di gradi inferiori, per avere un po' di muscoli in caso di necessità.

Ad ogni modo, devo finire qui, per oggi. Mia madre è nel panico mentre cerca di preparare la casa, perchè mio fratello Logan ha scritto dicendo che avrebbe fatto un salto la vigilia di Natale. Ti scriverò ancora se spunta fuori qualcosa di nuovo, e spero tu ti stia godendo le vacanze.

Con amore,

Luke Harper

"Che cos'hai lì?" chiese una voce, e Lily alzò lo sguardo dalla lettera che aveva appena finito di leggere. Petunia entrò in cucina, con un vassoio da tè pieno di piatti sporchi tra le mani e un'espressione mista tra la curiosità ed il sospetto sul volto pallido e stretto.

"Una lettera," replicò Lily vagamente; la ripiegò, poi infilò la pergamena nella tasca della sua gonna di velluto. "Da parte del mio ragazzo, Luke." Petunia annuì. Posò il bollitore sul fornello.

"Quindi..." cominciò la sorella minore, impacciata, "Vernon è di là con la mamma e i parenti? Come credi che si stiano trovando?"

Lily, ovviamente, era stata nella stanza solo qualche minuto prima e conosceva molto bene la risposta: sua madre aveva da lungo tempo accettato Vernon, sebbene non le piacesse nel vero senso della parola, mentre per quanto riguardava la famiglia allargata (la zia della signora Evans, Sara, lo zio Eugene e il cugino Will), loro sembravano tutti approvare la scelta di Petunia. Tuttavia, Lily era interessata a sentire il punto di vista di Petunia sulla serata.

"Molto bene," rispose la sorella maggiore. "Vernon è accettato ovunque egli vada."

Lily pensava di aver capito il genere di persona di cui si parlava: era la stessa cosa con Luke, eppure Luke e Vernon avevano molto poco in comune, secondo Lily.

Petunia stava aspettando che l'acqua bollisse. "Non ti piace, non è vero?" chiese ad un tratto.

Lily sbattè le palpebre. "Cosa? Chi? Vernon?"

"Certo, ovviamente."

"Che cosa intendi? Io – come ti è venuta un'idea del genere?"

"Ma è la verità, non è così?"

"No." Lily sperava che non fosse così evidente che stesse mentendo, quindi si allontanò da sua sorella, dirigendosi verso il frigorifero, come se per prendere qualcosa da bere. "Voi due sembrate molto felici insieme." Questo, almeno, si avvicinava alla verità. Petunia sembrava assolutamente entusiasta dell'anello considerevolmente grande sulla sua mano sinistra.

"Ma non ti piace." Petunia si stava comportando in modo incredibilmente distaccato, nei confronti della faccenda. Lily lo negò ancora, nel mentre che sua sorella riempiva la teiera. "Non gli piaci neanche tu." Be', quello era stato evidente. "E potrebbe essere per colpa mia."

"Hai...?" cominciò Lily a disagio, "Voglio dire, gli hai detto come...come sono?"

"Non ne vedo il motivo."

"Beh..." Lily si versò dello champagne dalla bottiglia che avevano aperto a cena. "Diventeremo più o meno parenti. Potrebbe divenire curioso del fatto che...sai...non porto la macchina."

Petunia rimase in silenzio per alcuni minuti. "Lily," cominciò alla fine; "È da un pò che ci penso. Hai quasi diciassette anni...non sei più una bambina."

"Hai solo tre anni più di me, Tunia," si sentì di ricordare Lily a sua sorella. Petunia ignorò questo commento come se non l'avesse affatto sentito.

"Quando hai intenzione di lasciar perdere tutte queste sciocchezze?"

Lily si accigliò. "Non è una sciocchezza il fatto che io rilegga Il Grande Gatsby ogni Luglio, Tunia. E certamente spero che tu non ti stia riferendo al fatto che preferirei Oscar Wilde a Shaw ogni giorno della settimana."

Torva, Petunia smise temporaneamente di occuparsi del tè e incrociò le braccia. "Sai che non è ciò di cui sto parlando, Lily. Sto parlando di...di quella scuola e di...di quella roba che fai."

"Magia?" chiarì Lily arditamente. Petunia le intimò di tacere.

"."

"Che cosa intendi con "lasciarla perdere"? Te l'ho detto...non è un raffreddore. Non va via se mangi brodo di pollo o prendi delle vitamine."

"Intendo," insistette la ragazza più grande (il bollitore cominciò a fischiare) "quando hai intenzione di cercarti un lavoro vero? Di vivere nel mondo reale? Di andare all'Università?" Versò l'acqua nella teiera di porcellana.

"Non potrei andare all'Università, Tunia," disse Lily. "Non sono andata in una scuola secondaria riconosciuta...e questo è il mondo reale. Ci sono migliaia di lavori che potrei fare...opportunità che potrei avere, luoghi in cui potrei vivere...la magia non è solo Hogwarts...è..." Lily cercò le parole per spiegare: "È un intero mondo. Non finirà quando otterrò il mio diploma, proprio come il tuo mondo non finirà una volta che avrai terminato l'Università." Se finirai l'Università, aggiunse Lily nella sua mente, perchè aveva la subdola impressione che una volta arrivato il matrimonio, per sua sorella l'istruzione sarebbe terminata.

"E preferiresti vivere in quel tuo mondo, piuttosto che stare con la tua famiglia?" chiese Petunia, la sua voce gelida.

"Resterei sempre in Inghilterra, Tunia – se mai, saremmo in grado di vederci più spesso. Sai, maghi e streghe...possono andare da una parte o l'altra del paese in pochi secondi."

Per un istante infinitesimale, qualcosa simile all'interesse scintillò negli occhi inflessibili di Petunia. E sembrò come quella ragazza molto più giovane che era stata la migliore amica di Lily...prima di Hogwarts, prima di Piton, prima che accadesse ogni cosa. La scintilla, tuttavia, scomparì così velocemente come era apparsa. "Sciocchezze," disse lei, posando di nuovo la teiera sul vassoio.

"Non sono sciocchezze."

"Lo sono!" ribattè Petunia, molto più ad alta voce di quanto aveva voluto. Entrambe le ragazze si zittirono, sperando che nessuno nell'altra stanza avesse sentito. Le risate, il chiacchiericcio e il suono del disco di Ella Fitzgerald della madre continuarono indisturbati, tuttavia, e Petunia si ricompose, lisciandosi la gonna verde limone e i capelli biondi. "Lo sono," disse, calma. "Quindi, hai intenzione di lasciarle perdere o no?"

"No," replicò Lily, allibita.

Petunia aggrottò le sopracciglia. "Che cosa ti è successo, Lily? Eri la mia migliore amica. Facevamo tutto insieme."

"Questo non doveva per forza cambiare, Tunia."

"Certo che doveva. Tu sei cambiata."

"Oh, davvero?" scattò Lily sarcasticamente. "Quindi, sono stata io ad iniziare a chiamare te 'mostro'? Io derido tutto ciò che fai e tutto ciò in cui credi? Io ho preso in giro i tuoi amici? E, ogni volta che realizzavi qualcosa, sono stata io quella che l'ha banalizzata e ti ha fatta sentire uno schifo per questo?"

Petunia prese il vassoio tra le mani. "Tu sei quella che se n'è andata, Lily," disse lei freddamente. Si diresse verso la porta, fermandosi prima di rientrare nel salotto. "Aggiustati i capelli prima di tornare dentro...la mamma vuole che tu sia una damigella, ma Vernon non vorrà mai un piccolo mostro pezzente al matrimonio."

La sorella maggiore fece per aprire la porta scorrevole, ma la giovane strega non si sarebbe lasciata sconfiggere così.

"Sono così contenta di non essere io quella troppo spaventata per dire al suo fidanzato che sua sorella è una strega," disse Lily con naturalezza, poi uscì dalla cucina attraverso l'altra porta.
 

(Invece No, Invece Sì )

"Mi dispiace di averti risposto male prima" disse Kingsley Shacklebolt, sedendosi di fronte a sua sorella in salotto. Bridget, Isaiah e Brice erano stati messo a letto, e Donna sedeva accanto al fuoco, revisionando delle lettere di raccomandazione per la nuova governante.

"Non devi scusarti," disse la strega, sospirando. "È stata colpa mia. Avevi ragione. Mi sono comportata da idiota."

Kingsley rimase in silenzio per un po'. "Se vuoi, smetterò di prendere turni notturni, va bene?"

"Non lo so..." rispose Donna fissando le lettere. "Se riesco a trovare qualcuno bravo abbastanza da badare a quei tre, dovrebbe essere tutto a posto. Solo...sai...assicurati di essere a casa quando Brice si sveglia."

"Lo so, Don." Dopo una breve pausa, continuò: "Allora, che stai facendo con quelle? Pensavo avessi già letto tutte le raccomandazioni."

"Sì, le ho lette. Ora le sto organizzando. Questa pila è per le candidate in possesso di formazione da guaritore ma non di competenze specifiche per la difesa. Queste sono quelle che hanno una formazione in difesa, ma nessuna esperienza da guaritore. Due le hanno entrambe, ma una è Antoinette Rosier, e a me i Rosier non piacciono."

"Come sei progressista."

"Non ho mai detto che avrei usato un parametro equo.”

"Forse dovresti prenderti una pausa”, suggerì Kingsley. "Sei qui da sei giorni e tutto quello che hai fatto è stato badare alla casa, contattare le aspiranti governanti, leggere le raccomandazioni e controllare il giornale per gli annunci."

"Se può farti sentire meglio," rispose l'altra, "non ho più alcuna intenzione di mantenere la casa. I miei lavori domestici si sono conclusi stasera-Bridge è al comando da domani. Odio gli incantesimi domestici."

"Hai bisogno di prendersi una pausa."

Non posso. Devo trovare una nuova governante.”

"E devi concentrarti sulla media scolastica in modo da trovare un lavoro che paghi bene... quindi hai bisogno di una pausa."

"Io non mi prendo pause. Non è nel il mio stile. È un segno di debolezza."

“È un segno di umanità."

"Non mi insultare".

Kingsley la guardò gravemente con i suoi occhi neri. Un mago dalla figura così imponente e dalla voce quasi spaventosamente calma, riusciva ad intimidire molto bene gli altri; Donna, tuttavia, era cresciuta con lui e ne era raramente influenzata. "Donna".

Raramente.

"Va bene, mi prenderò una pausa. Domani. Dormirò fino alle undici e mi farò portare la colazione da Isaiah. Va bene?"

Perchè non vai ad una festa?”

Donna inarcò le sopracciglia. "Andare una festa?" gli fece eco lei. "A quale festa dovrei andare? Non sono stata invitata a nessuna festa."

"I fratelli Plex ti ha invitato ad una festa..." disse Kingsley. "Ho visto la lettera."

"Hai letto la mia posta?" sbottò sua sorella.

"Hai lasciato la busta aperta!"

"Nel mio bidone della spazzatura!"

"Io sono un Auror, Donna. Noto le cose. Dovresti saperlo".

"Perché eri nella mia stanza?"

"Perché mi hai mentito sull'invito alla festa?"

Donna si accigliò. "Non ho alcun interesse a partecipare all'ubriaco e patetico tentativo di festa dei fratelli Plex, dove un sacco di adolescenti idioti vomiteranno sui loro vicini cercando di ballare ritmicamente su una specie di musica primitiva."

L'espressione di Kingsley si fece piuttosto solenne mentre si alzava in piedi. "Deve essere difficile essere così superiore, Donna." Iniziò ad uscire dalla stanza. "Andrai a quella festa."

"Faranno bere i minorenni!"

"Mi fido di te".

"I ragazzi cercheranno di approfittare di me!"

"Non glielo permetterai."

"Sei un fratello terribile!"

"Andrai a quella festa!" Con questo, Kingsley passò attraverso la porta entrando nell'altra stanza.

"Invece no!" protestatò Donna. La ragazza sorrise quando non sentì nessuna risposta, felic di avere avuto l'ultima parola.

"E invece sì!"

Cretino.

Accigliata, la strega prese ancora una volta la pila di lettere e ricominciò ad analizzarle. Ah-questa strega aveva una formazione difensiva, da guaritrice, ed un'esperienza con i draghi. Questa dovrebbe essere perfetta per il temperamento di Isaiah...

Che cosa mi metto?
 

(Due Regali)

"Non hai ancora aperto i tuoi regali?" chiese Shelley Mumps a Marlene Price ,notando la pila di pacchi ai piedi del letto di Marlene la sera di Natale.

Marlene era appena tornata dalla festa, mentre Shelley era salita in dormitorio venti minuti prima ed era quasi pronta per andare a letto.

"Suppongo di no," rispose la bionda, togliendosi gli stivali bianchi go-go e scavalcandoli per salire sul letto. "È stato tutto così assurdo oggi, ho dormito fino a tardi e me ne sono completamente dimenticata dopo colazione."

Shelley aveva cominciato ad intrecciare i capelli lunghi fino alle spalle. "Come si fa a dimenticare i regali?"

"Buona osservazione," concesse Marlene. Si sedette sul letto, togliendosi lo sciarpa, cappotto, cappello e guanti e raccogliendo il primo pacco. "E tu? Grande bottino quest'anno?"

"Abbastanza. Ho otto fratelli e sorelle, e tutti nella mia famiglia fanno sempre regali a tutti gli altri, quindi sono fortunata. Mio fratello mi ha inviato un sacco di Cioccolato Belga, se sei interessata."

Marlene scartò il pacco contenente una bottiglia di (costoso) profumo da sua madre. "Non dire nemmeno la parola 'cioccolato,' Shelley. Non la mangerò mai più." Si passò una mano sulla pancia a confermare l'affermazione. "Scherzi a parte, se vedi che mi avvicino al dolce domani, sei autorizzata ad affatturarmi."

"Non ho intenzione di affatturarti," disse Shelley.

"Lo so." Marlene si accigliò mentre slegò il nastro intorno il suo regalo di Lily. "Peccato che Donna non sia qui...lei mi affatturerebbe se le chiedessi di farlo. Diamine, credo che lo farebbe anche se non glielo chiedessi. Oh, Lily è così dolce...sapeva che mi piaceva questa camicetta..." Shelley sorrise mentre Marlene apriva regalo dopo regalo dai suoi amici. Alla fine, raggiunse l'ultimo, dal suo fidanzato, Miles.

"Carino da parte sua", notò Marlene, osservando la scatola di cioccolatini graziosamente confezionata a forma di cuore. Controllò per terra del suo letto per essere assolutamente certa non c'era nient'altro, poi si alzò e cominciò a prendere i vestiti per la notte.

Shelley si accigliò. "Niente più regali?"

No. Non ne vedo altri.”

Entrambe le ragazze rimasero in silenzio; Marlene provò con tutte le sue forze a non chiedersi perché Adam non le avesse mandato un regalo. Erano solo amici, dopo tutto, e ai maschi non importava di queste cose come alle femmine. In ogni caso, quando aveva dato ad Adamo il suo regalo (una t-shirt dei Dark Dragons), non aveva pensato al ricevere qualcosa a sua volta. Le piaceva semplicemente fare regali, tutto qui. Non c'era motivo di sentirsi delusa. I ragazzi sono ragazzi e...

Shelley era disteso sul suo letto con l'ultimo numero di Teen Witch quando Marlene tornò al dormitorio, pronta per andare a letto. "Ti dispiace se ascolto un po' di musica prima di addormentarmi, Shell?" chiese Marlene.

"No, per niente."

La bionda si mosse verso il giradischi incantato e iniziò a sfogliare una cassa di LP -una collezione di tutti i dischi delle sei compagne di stanza- alla ricerca di qualcosa che catturasse il suo orecchio. Nulla suscitò il suo interesse; controllò il giradischi per vedere che cosa era stato lasciato sopra. Non era uno dei suoi dischi.

"Hai ascoltato qualcosa oggi, Shelley?" chiese Marlene. Shelley rispose di no. "È strano...avrei giurato di aver lasciato l'album dei Cockatrice qui questa mat..." Si interruppe e rimosse il disco sconosciuto. "Ehi, questo è il nuovo album dei Hate Potion...è uscito solo ieri, come... Shell, è tuo?"

"Hate Potion? Io non ascolto gli Hate Potion".

"No, la maggior parte delle ragazze non.." Marlene tacque, mentre la copertina del disco appoggiato contro la parete dietro il tavolo attirava la sua attenzione. Sopra alla copertina dell'album, vagamente psichedelica, era stata incollato un pezzo di pergamena.

"Buon Natale, da Adam."

Raggiante, Marlene mise l'album sul lettore.



(Ciò che resta)

Era innamorata di lui.

Era così orribilmente ovvio, che James non riuscì a concentrarsi sulle parole crociate, la mattina del ventisei. Il suo piede batteva furiosamente contro il pavimento di legno della sala della colazione, mentre cercava di ricordarsi i nomi delle specie di drago della Norvegia. La sua attenzione era rivolta ad altro.

Era innamorata di lui. Era stato tutto perdonato, a suo padre era consentito rientrare nelle loro vite come se niente fosse, ed a lui – James – veniva chiesto di perdonare e dimenticare, tutto a causa del supremamente irritante, assolutamente indifendibile e spaventosamente incontrovertibile fatto che sua madre era ancora innamorata di suo padre. Dopo tutto quello che le aveva fatto passare, dopo tutto quello che aveva fatto passare ad entrambi, Grace Potter amava ancora suo marito.

Dannazione.

James scribacchiò "Dorsorugoso" negli appositi quadratini e continuò a battere il piede. Erano solo le sette e qualche minuto: i suoi genitori erano rimasti alzati fino a tardi insieme agli ospiti, e James non si aspettava, quindi, che si sarebbero fatti vivi fino ad almeno le nove passate.

Rimase, per cui, sorpreso, quando il signor Potter entrò nella sala della colazione qualche minuto prima delle sette e trenta. Il signor Potter non sembrò meno sorpreso.

"Ti sei svegliato presto," osservò lui. James trattenne un sarcastico: "Deja vù," e non disse nulla; non sapeva cosa dire. Il signor Potter annuì, posando una tazza di tè sul tavolo e sedendosi. "Dovevo aspettarmelo," mormorò.

Il piede di James continuava a battere leggermente.

Era innamorata di lui. Come diavolo poteva essere ancora innamorata di lui? O forse non importava?

Tap, tap, tap, tap, tap, tap, tap...faceva il suo piede.*

"C'è qualcosa che non va, James?" chiese il signor Potter, riuscendo abbastanza bene a suonare paziente.

James alzò lo sguardo dalle parole crociate e smise di battere il piede. "No. È solo che...voglio dire...io..." abbassò lo sguardo sul giornale. "Sapresti dirmi quale potrebbe essere una specie di draghi della Norvegia? Undici lettere?"

"Oh..." (Sopreso.) "Dorsorugoso, forse?"

James annuì. Fece finta di scrivere la parola, anche se già occupava i riquadri giusti. "Si, penso che sia giusta." Incontrò lo sguardo di suo padre. "Grazie."

"Prego."

Entrambi i Potter ritornarono alle loro rispettive copie della Gazzetta del Profeta.

James sospirò, ma non si sentiva proprio malissimo. Questioni di famiglia: possono richiedere tempo. E cos'è che dicono sempre le persone, riguardo chi va piano?

  
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