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Autore: Dreamer91    28/11/2012    19 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Salveeeeee... ohhh finalmente questa autrice scellerata si decide a pubblicare ^^ avete perfettamente ragione, sono un mostro senza cuore, ma purtroppo come ho già spiegato in un paio di post sulla pagina autore, non sono riuscita a scrivere a causa dei corsi, a causa del fatto che molti giorni a settimana sono fuori casa fino a sera e mi sono ridotta a scrivere il capitolo sul telefono (si fa quel che si può XD) però, alla fine... ce l'abbiamo fatta *___* dunque, due parole sul capitolo.. a parer mio è uno dei più importanti della storia perché contiene molte cose (Anche per questo volevo che fosse speciale!) soprattutto perché inizia a chiudere un pò le fila della storia che vi ricordo è quasi giunta alla fine (tolto questo, mancano tre capitoli, esclusi i prologhi per ogni coppia!) Se date una sbirciatina alla meravigliosa immagine qui sotto (a me viene un coccolone ogni volta che la vedo *___*) inizierete a capire che forse quest'autrice si è passata una mano sulla coscienza e... si insomma.. Blaine è stato ascoltato XD vabbè, buona lettura, io vado a riprendermi... e aspetto con ansia i vostri pareri. Ci vediamo Martedì prossimo (scusate!). Un bacio a tutti... vi amo... <3
p.s. Dan mio... ma... *___* bellaaaaaaa (sì è bellissima, punto!)
n.b. Pagina fb ( Dreamer91) Raccolta (Just a Landing - Missing Moments )




New York City. Ore 06.50 P.M. 21 Aprile 2012 (Sabato)


Presentare Quinn a Puck era stata una delle cose migliori che avessi mai fatto nella mia vita - tolto l'accettare l'appartamento a Lower East Side e l'innamorarmi di Kurt. Quinn era stata assunta praticamente senza riserve da Noah, nonostante lei avesse detto chiaramente di essere incinta. Puck non sembrava affatto turbato dalla notizia, anzi. Si era dimostrato fin da subito disponibile e particolarmente attento e si era perfino offerto di servire ai tavoli al posto suo e permetterle così di rimanere dietro al bancone. Lei, però, per quanto lusingata da tante attenzioni e felice di aver finalmente trovato un lavoro, aveva assicurato di potercela fare e di voler indossare il grembiule esattamente come Kurt e Brittany. Quella ragazza aveva grinta, esattamente come avevo immaginato e mi faceva seriamente piacere trovarla così motivata. Così quel pomeriggio l'avevo accompagnata personalmente per il suo primo giorno ufficiale - Kurt era rimasto a casa, dato che Puck ormai poteva permettersi di dare ai propri dipendenti una serata di riposo - e senza neanche farselo dire, aveva recuperato un grembiule da dietro la cassa ed aveva iniziato ad aiutare Brittany a sistemare i tavoli.

"Non ce le hai un paio di amiche anche per la cucina?" mi domandò Noah ad un certo punto, facendo un cenno con la testa verso la sala. Ridacchiai contento
"Ci stai prendendo gusto, eh?"
"Certo!" e sorrise entusiasta, come non lo avevo mai visto prima. Sembrava quasi una persona diversa e se questo era l'effetto di Quinn su di lui, anche solo dopo una giornata, non osavo immaginare cosa sarebbe successo tra una settimana o un mese. In quel momento la ragazza passò davanti al bancone con un secchio di acqua in mano e si girò, per sorriderci. Io riuscii a ricambiare, mentre Puck per poco non collassò con la faccia sul legno
"É una specie di angelo sceso in terra!" mormorò con un sospiro estasiato e rimase a contemplarla per alcuni istanti, senza neanche rendersi conto di essere un tantino esagerato nel farlo. Dopo poco, però, quasi riscosso da un pensiero, si girò verso di me e sbuffò "Ma che te lo dico a fare... tu di donne non ci capisci nulla." borbottò, tornando a sistemare i soldi in cassa. Scossi la testa divertito. Sì, di donne non ci capivo nulla in effetti, però in compenso avevo un buon occhio per altre cose, come appunto il vedere un ipotetico sviluppo tra due persone, come nel caso di Quinn e Puck. In quel momento non sapevo se sarebbe o no successo qualcosa prima o poi, eppure mi ispiravano qualcosa di bello, insieme.
"Comunque stasera non ho bisogno di te!" la sua esclamazione arrivò qualche minuto più tardi e mi fece accigliare
"Prego?" domandai esitante
"Serata Karaoke!" disse soltanto, con mezzo sorriso di scherno. Karaoke? Stava scherzando?
"Ma.. ma se l'hai fatta domenica.." cercai di ricordargli, con gli occhi ancora fuori dalle orbite. Lui grugnì

"Voglio farla anche oggi.. devo chiederti il permesso?" mi abbaiò contro, nel suo solito atteggiamento scontroso. Alla faccia della persona diversa... era ancora il solito vecchio Puck.
"No, certo che no!" tentai di difendermi, ancora leggermente scosso
"Bene!" ma c'era qualcosa che non mi tornava, qualcosa che non capivo e che, pertanto volli chiedere assolutamente
"Puck... ma mi stai licenziando per caso?" balbettai con il cuore in gola, perché speravo di aver capito male, perché non volevo lasciare il pub, perché l'ambiente mi piaceva e soprattutto perché non potevo permettermi di lasciare solo Kurt. Non me lo sarei mai perdonato e non lo avrei mai perdonato neppure a Noah. Lui, per mia fortuna, scoppiò a ridere
"Figurati.. piaci troppo ai clienti, non posso permettermelo. E poi hai due amici avvocati, guai a mettermi contro di loro!" mormorò scuotendo la testa ed io riuscii a rilassarmi, tirando un sospiro di sollievo.
Ok, niente licenziamento, almeno per ora...

"D'accordo... quindi serata Karaoke." affermai, anche se ancora un pò confuso da questa sua scelta. Lui che all'inizio era sempre stato contrario ad affidare la musica ai dilettanti, lui che mi aveva perfino pregato di rimanere, quando si era accorto dei ritmi estenuanti che avevo iniziato a fare, lui che avrebbe fatto entrare tutto nel suo pub, tranne l'apparecchiatura per il Karaoke, ora ne sembrava talmente tanto attratto da far quasi paura. Forse mi sarei dovuto sentire più preoccupato o perlomeno indagare un pò di più, eppure... ero convinto che sarebbe stato meglio lasciar perdere e rinunciare al tentativo di comprendere i suoi gesti o le sue decisioni, perché altrimenti avrei rischiato seriamente grosso.
"Esatto!" confermò quindi con un sorriso allegro, tornando a concentrare le sue attenzioni sulla sua nuova cameriera bionda
"Quindi che faccio? Torno a casa?" gli domandai, leggermente a disagio, come colui che si sente buttato fuori di casa, ma non sa bene quale sia il modo migliore per uscire di scena.
"Sì.. ci vediamo domani sera." mi liquidò con un gesto, indicando la porta, senza neppure degnarmi di uno sguardo. Feci una smorfia desolata
"O-ok" borbottai saltando giù dallo sgabello e recuperando la giacca. Arrivai quasi alla porta quando la sua voce mi raggiunse
"E saluta Kurt da parte mia!" esclamò, puntandomi minacciosamente un dito contro, facendomi di nuovo cambiare idea sul suo conto
Cinquanta sfumature di Noah Puckermann...
"Lo farò." assicurai con un mezzo sorriso appena terrorizzato, lasciando gli altri ai rispettivi obblighi, visto che io ero appena stato decretato fuori servizio.
Il tragitto dal pub fino al parcheggio sotto casa, lo affrontai in maniera alquanto bizzarra: non ero molto entusiasta all'idea di tornare nel mio appartamento, lo trovavo inutile e mortificante dato che ero consapevole del fatto che fosse desolatamente vuoto; Kurt, infatti, approfittando della serata libera concessa da Puck, era sceso da Rachel per occuparsi dei modelli della sfilata ed io mi sarei ritrovato per uno scherzo del destino - uno scherzo del destino davvero di cattivo gusto - a passare la serata in compagnia del mio cane, come il più triste dei cliché.
Maledetto Karaoke e chi lo ha inventato...
Ero estremamente contento per Kurt e per quella occasione più unica che rara che Sam e Santana gli avevano offerto e, senza ombra di dubbio, se lui non avesse accettato subito, io sarei stato il primo a preoccuparmi di convincerlo, anche perché, nonostante non fossi affatto un esperto del campo né sapessi sinceramente chi fosse quella Sue Sylvester, ero convinto al mille per cento, che quella sarebbe stata la sua occasione d'oro, una di quelle cose che capitano solo ed esclusivamente agli altri, quelle cose che ti fanno sognare e disperare e chiedere perché mai una fortuna tanto grande non sia capitata anche a te. E invece lui, a discapito di tutto, della vita infelice che aveva avuto, del suo ex tiranno e di quel suo carattere, a volte forse troppo pessimista, lo aveva ottenuto e quindi avrebbe dovuto combattere con le unghia e con i denti, fino alla fine. Avevo visto una gioia inspiegabile colorargli gli occhi e tutto l'entusiasmo venire fuori a fiotti mentre ne avevamo parlato. Era vivo e brillava di una luce quasi accecante, ma era bello, era meravigliosamente bello, starsene seduti a guardarlo, mentre immaginava che tipo di taglio dare al vestito di Tina per farla sembrare più slanciata o che stratagemma usare per non far capire ai giudici di avere nel suo team una ragazza incinta. E ancora per lo stesso principio, secondo cui, se la persona amata è felice, lo si è a propria volta, io mi ero ritrovato a sorridergli per tutto il tempo, orgoglioso come mai ero stato prima.
Eppure, sarei stato un ipocrita se non avessi ammesso che quella storia era per me come un altro intruso, come l'ennesimo ostacolo che si poneva tra me e lui a discapito del fatto che, il nostro unico desiderio fosse quello di stare assieme, di goderci la nostra meritata intimità. Iniziavo seriamente a sospettare di essere stato preso ad occhio da qualcuno, eppure... chi doveva avercela a tal punto con me, da punirmi in quel modo crudele? Se avessi passato in rassegna tutte le persone a cui avrei potuto fare, involontariamente, del torto, mi venivano in mente soltanto due nomi: David... che ovviamente aveva più di un motivo per avercela con me, e quindi non faticavo ad immaginarmelo seduto ad un tavolo, in una camera semi-buia, con un pupazzetto dalle mie sembianze in mano a recitare strani incantesimi satanici. L'altro nome che mi veniva in mente era quello di Sebastian, ma non perché lui volesse il mio male, ma semplicemente per il fatto che, stranamente, si divertisse molto a vedermi in quella situazione - come aveva sottolineato quella mattina, mandandomi un perfido messaggio in cui mi chiedeva se avessi contattato l'emittente televisiva per farmi attivare i canali porno sul televisore - e quindi non mi sarei meravigliato se ci fosse stato anche lui dietro a tutta quella misteriosa sfortuna. Mi ripromisi di indagare, il prima possibile.
Con un sospiro frustrato entrai in casa e immediatamente, accendendo la luce in salotto, mi accorsi di due cose: quello sciagurato di Cooper non era nemmeno corso a salutarmi - cane ingrato.. ci rivediamo al momento della pappa! - e soprattutto il mio pavimento aveva qualcosa di strano, qualcosa che per un momento mi fece bloccare sul posto, senza né respiro né un solo pensiero coerente in testa. Vi era una lunga scia di biglietti colorati - post-it per la precisione - che partivano dalla soglia e sparivano oltre il corridoio. Confuso, senza neanche lasciare la borsa, seguii a passo lento quella fila colorata, accigliandomi mano a mano che andavo avanti. Che diavolo di storia era mai quella? Chi si era divertito ad impiastrarmi il pavimento di casa e perché quella specie di linea colorata sembrava portare verso la camera da letto? La seguii fino alla fine, svoltando appunto in camera, e quasi sobbalzai quando, alzando gli occhi da terra, incrociai due meravigliose pozze azzurre che mi scrutavano limpide e anche parecchio
divertite. Rimasi qualche lungo istante immobile, senza riuscire neppure a metabolizzare il fatto che Kurt, invece di trovarsi al piano inferiore a lavorare ai suoi modelli con Rachel, fosse seduto sul mio letto, a gambe incrociate e mi stesse sorridendo nel modo più dolce e sconvolgente che avesse mai fatto.
Cazzo, Blaine... vuoi riprendere a respirare decentemente per favore?...
"Ku..rt?" mi uscì qualcosa dalla bocca, finalmente, qualcosa di molto simile al suo nome
"Ciao." ma la sua voce no; la sua voce fu chiara e concreta, la sua voce fu reale, la sua voce fu come una boccata d'aria fresca per me, come un riprendere a respirare e allo stesso tempo prepararsi a trattenere il fiato. E tutto ciò mi permise di sentire lo stomaco stringersi, senza il minimo dolore.
"Come mai il.. pavimento è pieno di post-it?" domandai da perfetto idiota, indicando con un pollice dietro la mia spalla, non riuscendo neppure a staccare gli occhi dai suoi, in quel momento vigili e bellissimi. Accennò un sorriso che gli illuminò appena gli occhi
"Servivano per portarti qui.. da me." mormorò, sciogliendo l'incrocio delle gambe e poggiando i piedi per terra. Mi accigliai appena, mentre l'eco del mio cuore diventava sempre più forte, sempre più insistente
"E per fare..." ma mi bloccai, avvertendo il suo sguardo intenso addosso e quel piccolo movimento che fece la sua lingua, passando lentamente lungo tutto il labbro superiore, che riuscì ad uccidermi e contemporaneamente a ridarmi un motivo valido per vivere
"Oh!"
"Già.." fece lui, sorridendo ancora. Scese dal letto e mi raggiunse in due passi, allungando una mano verso di me ed afferrando la sacca e poggiandola per terra, per poi iniziare lentamente a fare scendere la zip della giacca, fino alla fine, senza mai lasciare i miei occhi, aiutandomi a toglierla e buttandola poi accanto alla sacca. Provai a dire qualcosa di sensato, ma non mi uscì davvero nulla, così tentai con qualcosa di più semplice e meno articolato
"Kurt?"
"Blaine.." rispose lui, avanzando di mezzo passo e facendo combaciare perfettamente le nostre labbra in un morbido, casto e bellissimo bacio. Mi ritrovai talmente tanto spiazzato, da non riuscire neppure a ricambiare: ero come un pupazzo, tra le sue mani - e le sue splendide labbra - e l'unica cosa che riuscii a fare fu tremare. Tremare perché, cazzo.. finalmente sembrava esserci la situazione giusta, io ero libero, lo era anche lui, eravamo in un appartamento e non in un luogo pubblico o bloccati nella cabina di un ascensore, e soprattutto sembrava essersi creata con niente l'atmosfera. Ed io, da idiota quale ero, mi ritrovai a provare una fottuta paura, perché l'esperienza insegna e quella che avevo fatto io nell'ultimo periodo, non aveva davvero nulla di positivo
"Ci interromperanno... anche oggi.." mormorai senza fiato, mentre le sue labbra si spostavano, sempre morbidamente, sulla guancia
"No.. mi sono personalmente assicurato che ogni cosa fosse al giusto posto e che questa volta nessuno ci disturbasse." mi assicurò, percorrendo tutta la lunghezza della guancia, in un intenso ed estenuante e leggerissimo tocco
"Arriverà qualcuno.. me lo sento!" borbottai, con il tono di voce di chi ormai è rassegnato all'evidenza. Mi aspettavo qualcosa, da un momento all'altro, era matematico.
"No.. non questa volta!" ribadì calmo e per niente seccato, affondando una mano tra i miei capelli sulla nuca ed avvicinando maggiormente il viso al mio. Deglutii a fatica, perché provare a fare un ragionamento di senso compiuto quando condividevamo la stessa aria della stanza era complicato.. farlo respirando addirittura a pochissimi centimetri di distanza, diventava praticamente impossibile.
La soluzione c'è.. smetto di respirare io...
"Quinn.. dopo il pub... tornerà a casa.. avrà bisogno del letto per dormire.." telegrafai, mentre l'altra sua mano si intrufolava sotto il tessuto della maglia, poggiandosi discretamente sulla pelle del fianco, facendomi rabbrividire. Era bollente, ed aveva un meraviglioso tocco morbido e carezzevole, talmente tanto bello da farmi ancora meravigliare del fatto che potesse essere davvero considerato umano.
"Stanotte dorme da Santana!" rispose secco, scendendo con le labbra sulla mascella e premendo leggermente tra questa e il lobo dell'orecchio
"Eh?" ero un idiota, me ne rendevo conto, ma davvero non riuscivo a capire se mi stesse prendendo in giro, oppure se ci fosse la minima speranza di poter seriamente rimanere da soli
"Gliel'ho chiesto io." spiegò e si staccò appena per sorridermi, e lasciarmi una breve carezza sul collo, facendomi perdere altri dieci anni di vita
Ah...
Le sue labbra tentatrici - che dovevano assolutamente essere ritenute illegali, non solo dallo Stato di New York, ma dall'intera costa orientale - si spostarono sul collo, poggiandosi morbidamente su un lato e scendendo sempre più giù, in una lenta ed inesorabilmente eccitante scia di piacere. Per un momento chiusi gli occhi, lasciando che le sensazioni mi guidassero, che prendessero il sopravvento sulla ragione e sulla paura, e fu davvero appagante, sentirle così delicate eppure allo stesso tempo decise ed esperte. E solo allora mi resi conto di quanto, avere la sua bocca sulla mia pelle mi fosse mancato. Pensarci ogni giorno e sognarlo ogni notte non era affatto sufficiente, non gli rendeva giustizia: avere quelle labbra su di me, desiderare ardentemente di poterle sentire in ogni angolo, nascosto e non, sospirare per ogni tocco e ogni carezza e ogni respiro lasciato per sbaglio o per volontà, era senza dubbio superiore a qualsiasi tipo di ricordo.
Ma poi un pensiero colpì quello che rimaneva del mio raziocinio, obbligandomi a riaprire gli occhi e a fare i conti con la crudelissima realtà.
"Verranno Sebastian e Daniel.. tra poco busseranno al campanello e..." ritentai, mentre lui, per niente scoraggiato, continuava la sua opera
"Sono a cena dalla sorella di Daniel e poi hanno giurato di non presentarsi più senza invito." stroncò anche quella mia tesi con destrezza e un altro dei suoi sorrisi calcolatamente intriganti, che mi fece boccheggiare per qualche lungo istante, tanto che lui ne approfittò per baciarmi di nuovo sulla bocca, quella volta con un'intensità maggiore, avvolgendomi completamente
Sono ad un passo dal baratro, e quel che è peggio è che sono perfino contento all'idea di poterci finire dentro...
"Cooper.. abbaierà insistentemente per.." ma lui ebbe una spiegazione anche per quello
"É da Rachel.. Lea non vedeva l'ora di strapazzarlo un po'!" e sorrise, lascivo e tremendamente sexy, talmente tanto da farmi arrossire senza neanche accorgermene. Mi ritrovai accaldato e con l'esigenza sempre più opprimente di scappare a nascondermi da qualche parte perché... cazzo, io ci soffrivo davvero in quella situazione, per il fatto di non poterlo avere e lui cosa faceva? Mi provocava in quel modo così subdolo? Nessuno gli aveva spiegato che attaccare in quel modo un uomo sessualmente frustrato, sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa? Che senso aveva tutto quello, se tanto poi, alla fine, il risultato sarebbe ugualmente stato quello di separarsi, infastiditi ed insoddisfatti? Era a conoscenza del fatto che, da cinque giorni a quella parte, la mattina appena sveglio e la sera prima di andare a dormire, mi sottoponessi ad un'atroce doccia ghiacciata?
"Potrebbe tornare David e magari decidere di uccidermi per bene questa volta." tentai con la voce stridula, dandomi immediatamente del coglione perché non si sa come, ero riuscito a mettere in mezzo quel bisonte del suo ex, nel momento davvero più sbagliato di tutti. E non mi sarei affatto meravigliato se quella mia uscita, non avesse ugualmente rovinato tutto. Magari lui, arrabbiato, se ne sarebbe andato, lasciandomi lì, senza cane e con il pavimento del soggiorno pieno di post-it.
E non avrebbe tutti i torti, idiota di un Anderson.. ti rendi conto quanti problemi ti stai facendo?.. svegliati! Hai Kurt lì, tutto per te, che ti sta baciando proprio come tu sognavi che facesse e cosa fai? Pensi al cane o, peggio, a Sebastian?... Sei proprio un coglione...
"Blaine.." il mio nome fu come una carezza che mi costrinse ad abbandonare le mie filippiche mentali e a concentrarmi esclusivamente sui suoi occhi grandi e limpidi, che in quel momento mi stavano scrutando appena divertiti e con un leggero pizzico di tenerezza, e sulla sua mano che si era chiusa a coppa sulla mia guancia, calda e meravigliosa, e sul suo sorriso così perfetto da farmi tremare lo stomaco e farmi sentire piccolo piccolo, come una formica schiacciata dal peso del mondo.
"Non c'è nessuno.. nessuno può disturbarci, o interromperci o sperare di rovinare di nuovo tutto. Siamo solo noi.. solo io e te.." e nel dirlo si avvicinò ancora e ancora mi sfiorò le labbra con le sue, portandosi dietro tutta la consapevolezza e il significato di quelle parole. Eravamo soli, eravamo io e lui, eravamo... noi.
Cazzo...
Provai a deglutire di nuovo, con scarsissimo risultato, data la gola completamente secca e a questo si aggiunse il battito cardiaco che arrivò a toccare punte esorbitanti, tanto che per un attimo temetti seriamente che potesse esplodermi dentro, per l'emozione.
"Fa quasi paura pensarlo." mormorai a pochi centimetri dalla sua bocca, perdendomi per un attimo nella profondità dei suoi occhi, lasciandomi cullare dalla morbidezza della sua risata e facendomi dolcemente avvolgere dal suo profumo familiare e piacevole
"Lo so... fa paura anche a me, ma... alla fine ci siamo riusciti.. tu sei qui, io sono qui e non c'è nessuna cosa al mondo che mi impedirà di dedicarmi completamente a te questa notte.. neanche se scoppiasse una rivoluzione o se Marc Jacobs decidesse di abbinare il blu con il marrone per questo inverno. Rimango qui con te." mi disse, portando anche l'altra mano sulla guancia e avvicinandomi così il viso, per un bacio intenso, che suggellava in maniera perfetta quelle parole perfette e rendeva il momento decisamente più perfetto.
Mi ritrovai finalmente a sorridergli e a pensare che sì, forse quella volta ce l'avremmo fatta e se qualcuno ci avesse interrotti... al diavolo, lo avrei ucciso personalmente. Sarei finito in carcere, ma... sarebbe stato per una giusta causa
"Bene... perché non ho nessuna voglia di lasciarti andare questa volta." specificai, riuscendo finalmente a muovere il corpo, e avvolgendogli la schiena con le braccia, riuscendo ad avvicinarlo di più, a stringerlo con più forza e avvertendo un calore decisamente più appagante.
"E allora non farlo.." mormorò con mezzo sorriso, prima di rifiondarsi sulle mie labbra e finalmente approfondire il contatto: ed eccola, la sua lingua che gentilmente si intrufolava nella mia bocca, si intrecciava con la mia e mi faceva sospirare. Era rassicurante scoprire come le cose, anche a distanza di tempo, non cambiassero affatto: il suo sapore era sempre lì, meraviglioso e intenso ed io mi ritrovai ad adorarlo come ogni volta. E come ogni volta credetti di essere sul punto di implodere, perché un'emozione tanto forte era decisamente troppo da sopportare. Eppure, non avrei permesso neanche a me stesso di rovinare quel momento: lo avevamo cercato troppo, lo avevamo sognato, lo avevamo desiderato entrambi e adesso era lì, pronto per noi, pronto semplicemente per essere vissuto. Ma la paura c'era ancora, almeno in parte, perché l'aver sognato per cinque notti di fila il corpo di Kurt e poi accorgermi di avercelo davvero così a portata di mano, un minimo dubbio di essere ancora immerso nel mondo dei sogni, rimaneva. Anche se il suo sapore e il calore della sua mano ancora ancorata sulla mia guancia, sembravano essere troppo reali per appartenere al mondo onirico. La conferma però la ebbi qualche istante dopo, quando un movimento particolarmente deciso, fece scontrare i nostri bacini, in un contatto meraviglioso e fin troppo reale. E sentire la sua erezione premere attraverso i jeans, fu come ricevere un pizzicotto sul braccio, un pizzicotto che mi fece capire di essere perfettamente sveglio.
Senza interrompere il bacio, che mano a mano diventava sempre più umido e appagante, ci ritrovammo a muoverci in sincrono, lui ad indietreggiare ed io a seguirlo, trascinato dalle sue mani e dal magnetismo del suo corpo caldo. Ma c'era qualcosa che sentivo di troppo, e che mi impediva di godere a pieno di quel calore tanto familiare e rassicurante.
Blaine.. i vestiti...
Staccai le labbra dalle sue, con uno schiocco particolarmente erotico - oddio, potrei morire anche ora, dopo un semplice bacio! - e mi fiondai quasi subito con le labbra sul suo collo niveo, portando contemporaneamente le mani sul primo bottone del suo gilet. Lo volevo nudo, completamente nudo e nel minor tempo possibile, solo che, se fossi stato troppo affrettato avrei fatto sicuramente una pessima figura. Anche se, dopo l'allegra scenetta nell'ascensore, avevo già detto addio alla mia dignità quindi non sarebbe cambiato molto se avessi mostrato un po' più di fretta in quel momento.
Goditi il momento, Blaine.. lui è lì con te e non ha intenzione di scappare...
Lo liberai del primo strato di vestiti, lasciando cadere il gilet sul pavimento e a stento mi accorsi del fatto che lui mi avesse sollevato la maglia e mi avesse fatto alzare le braccia per tirarla via: e in quel momento io ero già a torso nudo mentre lui era ancora praticamente vestito, la situazione non era affatto bilanciata. Ma non potei fare nulla, perché, quasi con disperazione, lui mi afferrò la nuca e fece nuovamente scontrare le nostre labbra in un bacio che, strano ma vero, fu ancora più intenso e passionale e fantastico. Da togliere decisamente il fiato e il poco autocontrollo rimasto. Al diavolo.. lui era lì e non sarebbe scappato, certo, ma io avevo aspettato fin troppo e quindi dovevo averlo, punto e basta. Ci sarebbero state altre occasioni per mettere in pratica la lentezza e la meraviglia della scoperta, che avevano fatto da padroni durante la prima volta. Sapevo di essere forse troppo fisico in quel momento, ma quando la passione parte così inarrestabile, non c'è davvero niente al mondo capace di fermarla. Avevamo di nuovo superato un limite, solo che quella volta, c'era decisamente una maglia di meno e più pelle a contatto e più voglia e più desiderio e più consapevolezza e perfino quel pizzico di paura che di certo non guastava, ma rendeva il tutto notevolmente più speciale.
E fu per questo che, spinto da quella nuova carica emotiva, mi ritrovai ad avanzare ancora, fino al bordo del letto e poi lo accompagnai, passandogli una mano dietro la schiena, fino a toccare delicatamente la trapunta per poi posizionarmi esattamente su di lui. E averlo sotto di me, disteso sul mio letto, completamente abbandonato e senza difese mi era decisamente mancato.
Feci scendere le mani verso i suoi fianchi, premurandomi di esercitare una leggera pressione con i polpastrelli, per sottolineare il fatto che bramassi il contatto, ma non mi limitai a quello, scesi più giù fino al bordo dei jeans e iniziai a trafficare con la chiusura, riuscendo quella volta ad aprila senza troppi problemi e a tirarli via in pochissimi movimenti. Almeno ora eravamo più o meno nella stessa situazione, io senza maglia e lui senza pantaloni, anche se.. la sua era decisamente più invitante. Non so come, mi ritrovai a muovermi tra le sue gambe, per sistemarmi meglio e urtai - volontariamente - la sua erezione con la gamba: quello che gli scappò dalle labbra fu uno dei più bei gemiti mai sentiti, che ebbe il potere di entrarmi dentro e di scuotermi e di farmi rabbrividire, tutto nello stesso istante. Alzai gli occhi, abbandonando il suo collo morbido, fino a ritrovare i suoi, appena socchiusi ma carichi di desiderio, un desiderio che chiedeva disperatamente di essere soddisfatto, un desiderio che era lo specchio del mio, un desiderio che lo rendeva inspiegabilmente e sorprendentemente più bello. Mi piegai sulle sue labbra e le catturai con le mie, accogliendo un suo sospiro lungo e tormentato e ritrovandomi a formulare un pensiero, che, non si sa come, mi scivolò morbidamente dalla bocca
"Ti voglio... ti voglio da impazzire.." sussurrai con il cuore in gola e il respiro accelerato, continuando ad accarezzargli le labbra con le mie, lento e inesorabile. Lui si lasciò scappare un piccolo lamento, dolcissimo e profondo, che mi accarezzò il viso e mi fece sorridere
"E allora prendimi." rispose in un leggero respiro intrinso di qualcosa molto simile all'urgenza. Per poco non scoppiai a piangere, perché non era possibile, non potevo credere di aver finalmente libero accesso al suo corpo e di aver ottenuto allo stesso tempo il permesso di... prendere le redini della situazione. Forse, per come stavo messo, non era il caso di esultare troppo, dato che dubitavo fortemente di poter garantire una prestazione quantomeno soddisfacente. In pratica, senza giri di parole, l'astinenza forzata di quelle settimane, poteva anche impedirmi di durare quanto avrei voluto. Avrei fatto una pessima figura e lui avrebbe giustamente riso di me.
Smettila di preoccuparti di queste cazzate. Kurt ti ha appena chiesto di... e tu tergiversi in questo modo? Ma allora vedi che sei seriamente un coglione?...
Avvertii tutto il sangue confluire verso il basso e pulsare quasi dolorosamente: i pantaloni stavano decisamente diventando troppo stretti ma volevo che fosse lui ad occuparsene, lui a far scivolare le mani fino al basso per sfilarmeli via, lui a fare la prossima mossa. Così mi limitai a baciarlo - ancora, e ancora, e ancora - perché non ne riuscivo a fare a meno e perché era l'unica cosa che mi impediva di impazzire, schiacciato da quella marea di sensazioni. Lui rispose al bacio, affondando una mano tra i miei ricci e bloccando l'altra su un fianco: il calore di quelle dita e la loro surreale delicatezza, mi fecero rabbrividire ancora e mi spinsi maggiormente, quasi inconsapevolmente verso di lui, e quella volta il gemito di protesta uscì dalla bocca di entrambi, sconvolgendo me e permettendo a lui di prendere finalmente coraggio e fare scendere la mano verso il bordo dei jeans e passare a sbottonali l'istante dopo. E fu come camminare in bilico sul filo di lana, trattenendo il fiato, mentre la sua mano si intrufolava curiosa oltre l'elastico dei miei boxer, lì dove la situazione diventava decisamente troppo instabile e pertanto pericolosa.
Oddio.. oddio.. oddio...
Non seppi come, riuscii a trattenere in parte il gemito spropositato che premeva per uscire, limitandomi ad un lungo lamento che partì dalla gola e che soppressi, infossando la faccia nell'incavo del suo collo. Bene, avevo detto di essere in una pessima condizione, in realtà, se possibile, stavo messo anche peggio e la sua mano - la sua morbidissima e caldissima e abilissima mano - non faceva che peggiorare il tutto. Eppure non riuscii a dirgli di smetterla, non riuscii a tirare fuori niente di più di un semplice lamento disperato, che forse lui afferrò come incentivo, perché strinse appena più forte attorno a me.
"Ku..r..t.." non credetti neppure che fosse mia quella voce, troppo sconvolta e distorta dal piacere o di essere riuscito a tirare fuori almeno qualche suono, seppure abbastanza privo di significato. Era un buffo e alquanto ridicolo tentativo di farlo smettere, di fargli capire che, se avesse continuato in quel modo, di Blaine Anderson sarebbe rimasto davvero poco. Ma era troppo piacevole, troppo caldo e fin troppo lento e calcolato per pensare seriamente di dire una cosa del genere. La verità era che volevo che continuasse, forse anche di più di quanto non volessi che smettesse di farlo. Ero un bipolare del cazzo e rendersene conto in un momento del genere, era davvero assurdo.
"Kurt... ra..rallenta... ti sup..plico.." implorai portando le labbra direttamente al suo orecchio, sperando che, così facendo il concetto arrivasse prima, e difatti, lui colse la disperazione della mia voce e rallentò notevolmente, fino quasi a fermarsi del tutto. Presi un profondo respiro, cercando di recuperare un pò di fiato e ragione persi strada facendo, e cercando di capire in che modo continuare, evitando il più possibile brutte figure. Prima di tutto mi sollevai appena, poggiando gli avambracci ai lati della sua testa e con un lungo sospiro estasiato, mi persi nella contemplazione del magnifico capolavoro che avevo nel mio letto: i capelli leggermente sconvolti, le labbra rosse e appena socchiuse, gli occhi cristallini e vigili e quel piccolo sorriso che si apriva in risposta al mio, che non mi ero neppure accorto di aver tirato fuori. Eppure c'era, e io e lui, da perfetti idioti, avevamo perfino trovato il momento giusto per sorriderci, nonostante l'urgenza della situazione. Ed era bellissimo poterlo osservare così da vicino, coglierne ogni sfaccettatura, ogni piccola sfumatura della pelle, ogni intreccio di colore nei suoi occhi azzurri ed io, che di perfetto probabilmente non avevo mai avuto nulla, potevo permettermi di amarlo e perfino di dimostrarglielo con i fatti, provando a rendere speciale anche quel momento, facendogli capire attraverso i gesti quanto profondo fosse il sentimento che provavo nei suoi confronti - dato che le parole faticavano ad uscire - esattamente come avevo provato a fare con la musica.
Così, riprendendomi da quell'attimo di smarrimento, gli lasciai un leggerissimo bacio sulle labbra, un bacio che sapeva di attesa, e di promessa, e di tutti quei ti amo detti ma non a parole, sospesi nell'aria e forse mai completamente afferrati. E lui mi sorrise ancora, sempre più bello e forse quello bastò per farmi capire che, in quella situazione, entrambi eravamo fragili ed esposti ed entrambi avevamo paura. Eppure, nonostante questo, eravamo pronti a lasciarci andare, volevamo vivere fino alla fine quel momento e godere di ogni sensazione, bella o incantevole o magica o indescrivibile che fosse stata.
Lasciandogli un altro bacio sul mento, mi tirai a sedere, liberandomi dei jeans ormai a metà e lui ne approfittò per sfilarsi la maglia, così da rimanere quasi completamente nudi; e fu soltanto un attimo, bastò guardarsi ancora negli occhi ed entrambi ci ritrovammo ad avanzare - lui con la schiena su, sorretto dai gomiti, ed io in ginocchio in mezzo alle sue gambe - e ad azzerare la distanza con un altro bacio passionale e profondo. Portai le mani sulle sue spalle e le feci lentamente scendere, con il palmo perfettamente aperto, lungo tutto il suo petto liscio e largo e sorprendentemente tonico, fino al bordo dei boxer che, senza indugio, spinsi via, grazie al suo aiuto, per poi portare le mani dietro la sua schiena e infine fermarle sul sedere; lui mi lasciò fare ma avvertii un leggera traccia di sorriso, stirargli le labbra nel momento esatto in cui lo strinsi tra le mani, beandomi della perfetta consistenza e chiedendomi come avessi potuto starvi lontano per così tanto tempo. E forse feci qualcosa che non si aspettava minimamente, perché non mi limitai a stringerlo o ad accarezzarlo, ma lo utilizzai per aiutarmi a tirare su tutto il suo corpo e a farlo sedere su di me, che nel frattempo avevo sistemato meglio le gambe. Quel movimento lo lasciò per qualche secondo confuso, tanto che abbandonò il nostro bacio per potermi guardare negli occhi
"Blaine..." mormorò. Gli afferrai entrambe le mani e me le portai addosso, fino a farle stringere attorno al mio collo, dopodiché, con una mano sulla schiena, lo spinsi più vicino a me, facendogli aderire il petto al mio e contemporaneamente gli catturai le labbra in un bacio, che di disperato aveva ancora qualche traccia, ma fu più che altro una rassicurazione per lui, un tentativo di fargli capire che, qualsiasi cosa avessi in mente di fare, poteva fidarsi, perché non mi sarei mai permesso di fargli del male né tanto meno di fare qualcosa che potesse infastidirlo. Avevo solo bisogno di.. sentirlo, sentirlo completamente, sentirlo come non avevo ancora fatto e come desideravo fare dal primo momento in cui la passione era scoppiata tra di noi. Poco dopo, staccandomi dalle sue labbra, gli accarezzai una spalla e gli sorrisi
"Stai tranquillo.. voglio solo provare a.. fare una cosa.." tentai di rassicurarlo con il tono più rilassato che riuscii a trovare, seppure mi risultasse particolarmente difficile vista la posizione così ravvicinata e soprattutto il fatto che la sua erezione fosse praticamente schiacciata sul mio stomaco. Eppure vederlo così smarrito mi aveva fatto sentire in dovere di dirgli qualcosa, di sforzarmi di farlo. E per fortuna, riuscii nel mio intento: lui annuì piano, non staccando gli occhi dai miei ed io ne approfittai per sorridergli ancora ed accarezzargli lentamente la schiena, appena tesa. Si rilassò all'istante: lo sentii sospirare e in poco più di un secondo, le sue labbra tornano sulle mie, la sua lingua riprese a danzare tra le mie labbra, spinta dal ritmo della passione e le sue mani affondarono morbidamente tra i miei ricci. La situazione perfetta in pratica e forse quello che avevo in mente di fare, non era così assurdo, dopotutto.
Ci furono altri baci, altre carezze, altri gemiti di piacere soffocati o meno da altri baci, o altra voglia appagata da altre carezze. Mai mi sarei stancato di toccare quella pelle così liscia e morbida e mai soprattutto ne avrei avuto abbastanza della sua voce, ridotta ad un soffio, distorta dal piacere e tormentata, così vicina ad ottenere ciò che davvero voleva, ma ancora troppo lontana per raggiungerlo davvero. Non seppi come, riuscii a trovare la forza per allontanare appena il suo corpo dal mio, per potermi liberare dell'ultimo strato di ingombro e finalmente... finalmente... eravamo solo noi, pelle contro pelle, completamente nudi, l'uno per l'altro. Rimanemmo qualche istante così, abbracciati, coccolati solo dal calore che irradiava il corpo dell'altro ed io fui davvero sul punto di piangere, perché non c'erano parole per esprimere quanto mi fosse mancato - non soltanto fisicamente - non c'erano parole per spiegare quanto potesse essere perfetto ai miei occhi ma soprattutto non c'erano parole per far capire quanto lo amassi e quanto volessi dirglielo in quel preciso istante. Ma non era giusto, non era il momento adatto, perché avrebbe potuto facilmente scambiarlo per un qualcosa sfuggito a causa dell'eccitazione e non potevo permettermelo. Lui non se lo meritava, lui doveva avere... quelle parole.. ma in un altro modo.
Kurt si sporse leggermente verso il comodino ed afferrò qualcosa, per poi tornare a schiacciarsi contro di me, tirandomi leggermente la testa indietro per poter approfondire meglio un altro lunghissimo bacio. Tentai in ogni modo di essere il più possibile delicato con lui durante i successivi minuti, mentre lo preparavo per bene. Ma non potei trattenermi dal tremare appena, mentre il suo viso si contraeva in una smorfia di dolore, anche se leggera, anche se era necessaria, anche se rimaneva ugualmente bellissimo.
Ma alla fine, non appena fu pronto e non appena lui stesso mi fece capire di volere andare avanti, con un sospiro, afferrai la bustina del preservativo e, con le mani che tremavano e il cervello che connetteva davvero poco e niente, provai ad aprirla, con scarso, scarsissimo risultato. Kurt allora me la sfilò dalle mani, delicatamente, poggiando nello stesso istante le labbra sulla mia guancia e respirando così vicino a me, da farmi quasi il solletico. Quel momento mi ricordò esattamente ciò che era successo a casa sua, due settimane prima, la sua paura, i suoi occhi terrorizzati, le sue mani che tremavano, esattamente come le mie. Eppure ci era riuscito, era andato avanti ed era stato.. incredibile. In quel momento invece, quello terrorizzato ero io, erano le mie le mani che tremavano e probabilmente se mi fossi guardato allo specchio avrei letto lo stesso tipo di terrore che quel giorno aveva attraversato i suoi occhi. In quel senso ci compensavamo, se uno era spaventato, l'altro si preoccupava di tranquillizzarlo, se uno sbagliava l'altro glielo faceva notare - anche se sempre con dolcezza - se uno si perdeva, l'altro lo riportava sulla strada corretta. E infatti così fu, anche in quel momento.
Kurt riuscì ad aprire la bustina e a tirare fuori il preservativo, per poi srotolarlo con una lentezza disumana lungo tutta la mia erezione - Dio... mio - facendomi gemere quasi disperato. Ero diventato troppo sensibile e al minimo tocco, sarei senza dubbio esploso. Ero ancora convinto di voler essere io a condurre? Ero ancora convinto di esserne capace?
Certo, a meno che...
Gli catturai le labbra in un gesto quasi famelico, e contemporaneamente lo sentii sollevarsi appena e posizionarsi, per poi scendere, lentamente ed inesorabilmente, fino alla fine. E quello fu il punto del non ritorno. Il lamento che mi scappò dalle labbra e che non riuscii a controllare, probabilmente arrivò forte e chiaro perfino alle orecchie di Artie Abrams al primo piano, ma sinceramente non mi interessava. Avevo trattenuto fin troppo a lungo, avevo soffocato fin troppe cose... ora basta. Mi sarei lasciato andare completamente a lui, nelle sue mani, perché era esattamente ciò che volevo disperatamente fare. E proprio per questo, dopo essere riuscito a recuperare un pò di ragione e perfino la vista che era ancora leggermente appannata, riaprii gli occhi e li puntai nei suoi, e lì capii che non fosse messo meglio di me. Un labbro era trattenuto tra i denti, le guance rosse e gli occhi... indescrivibili. Rimanemmo a guardarci per un lungo istante, sospesi e scossi, tremanti e ancora legati e quello si dimostrò esattamente ciò che avevo in mente. Quella posizione, l'averlo seduto su di me, attorno a me, così vicino da essere quasi surreale... era meraviglioso... era meraviglioso perché lo sentivo mio, più di quanto avessi mai fatto, era meraviglioso perché potevo contare ogni respiro che gli scuoteva il petto, ogni ansito che gli scivolava via dalle labbra, ogni più piccolo desiderio non espresso ma ugualmente comprensibile. E se quello non significava essere profondamente legati, allora mi chiesi cosa potessi fare ancora di più.
Sei perfetto, Kurt.. ogni cosa che fai o che dici... è perfetta... ed io ti amo, ti amo tanto...
In quel tumulto di emozioni e in quel precario equilibrio, riuscii a chiedergli di muoversi, perché volevo fosse lui a decidere tutto, tempi e ritmo e fu davvero bello vedere formarsi sul suo viso quella dolcissima smorfia di stupore che riuscii a stringermi lo stomaco e a farmi sorridere. Chi l'aveva stabilito che io se fossi stato l'attivo, avrei dovuto decidere anche il resto. Questo era il bello dello stare insieme, sperimentare, provare, desiderare completamente l'altro anche nelle forme più inaspettate. Ed io lo volevo così, perché era un modo nuovo di sentirlo - nuovo anche per lui a giudicare dalla sua espressione - e perché già così, stando semplicemente immobili, mi piaceva da impazzire. E alla fine, arrossendo appena sulle guance, mi sorrise ed avvicinò il viso per lasciarmi un tenero bacio sulle labbra e mormorare qualcosa simile al grazie, ma che si confuse in un respiro.
Sono io che dovrei ringraziare te, non il contrario...
Iniziò a muoversi, prima lentamente, semplicemente accennando un leggero movimento dei fianchi - e già solo quello, sarebbe stato capace di mandarmi fuori di testa - per poi aumentare leggermente, soprattutto l'angolazione e la profondità, ad ogni spinta. Ed io, ad ogni spinta, perdevo un pò di vita, un pò di dignità, un pò di quella lucidità che ancora mi teneva legato al mondo dei vivi. Ma alla fine, sarebbe stato inutile preoccuparsi o vergognarsi, perché non c'era niente di male, perché era bellissimo e perché eravamo io e lui, semplicemente Kurt e Blaine che, seduti al centro del letto, si stavano donando, si stavano esponendo reciprocamente, senza alcun limite né difesa. Sentirsi così avvolti, così... completi, e protetti.. in un certo senso faceva paura, perché era la prima volta che facevamo l'amore da quando avevo scoperto di amarlo così tanto. Forse prima, non coinvolgendo i sentimenti, per quanto fosse stato ugualmente speciale.. era stato più gestibile, ma adesso.. mi sentivo esplodere da ogni verso, non solo fisicamente. Per questo, troppo vicino al limite, da perdere quasi il contatto con la realtà, mi ritrovai a stringere la presa attorno alla sua mano e ad affondare il viso nell'incavo del suo collo, mentre lui continuava a muoversi inesorabilmente portandomi sempre più in prossimità del baratro. E forse sarebbe stato davvero un viaggio senza ritorno, forse sarebbe stato davvero complicato riprendersi, ma.. come sempre, qualsiasi cosa fosse successa, se ad affrontarla fossimo rimasti insieme, allora nessuno dei due si sarebbe fatto male ed entrambi avremmo ritrovato facilmente, il giusto posto nel mondo.

New York City. Ore 09.05 P.M. 21 Aprile 2012 (Sabato)

Circa mezz'ora dopo, mentre contemplavo il bellissimo viso rilassato del ragazzo che amavo, ero completamente un'altra persona. Mi sentivo bene, in pace con me stesso e con il mondo e quel peso che, da più di una settimana, mi opprimeva lo stomaco e mi faceva andare a dormire sempre agitato e scontroso, era magicamente sparito. E tutto per merito di Kurt, tutto per merito del suo essere speciale e unico e... incredibilmente mio. Ed era particolarmente rilassante vederlo giocherellare con le mie dita - ad intrecciarle con le due, accarezzarne i polpastrelli e disegnare cerchi immaginari sul palmo della mano - steso su di me, con il mento poggiato sul mio petto e le gambe intrecciate alle mie. Anche lui sembrava il ritratto del benessere con quei capelli sconvolti - ero stato io a ridurglieli così? - i muscoli distesi e il respiro regolare che si infrangeva sulla mia pelle, provocandomi un leggero ma piacevole solletico. Sarei rimasto tutta la vita e forse anche oltre ad osservarlo, e chissà... magari lui me l'avrebbe perfino lasciato fare. Qualche istante dopo, avvertendo un desiderio inspiegabile decidere per me, allungai una mano verso di lui e l'affondai morbidamente tra i suoi capelli, scompigliandoglieli ancora di più e ridacchiando di conseguenza. Lui sollevò gli occhi verso di me, facendomi mancare un paio di battiti, e mi sorrise - altri due battiti in meno.
"Grazie." mormorai recuperando un pò di quella voce che era andata via, insieme alla scia dell'orgasmo. Lui aggrottò la fronte
"Per cosa?" domandò. Mi strinsi nelle spalle
"Non lo so.. tu.. riesci a sorprendermi... sempre!" esclamai con un sorriso radioso, mentre il cuore mi batteva ad uno strano ritmo nel petto, quasi stesse ballando. Le labbra gli si piegarono in un sorriso dolce e le guance si colorarono appena
"Se è per questo.. lo fai anche tu." ribatté sollevando un sopracciglio, appena divertito
"Sì ma non è la stessa cosa. Tu... non puoi essere umano.. non puoi davvero!" borbottai scuotendo la testa e facendolo ridere - la sua risata... un migliaio di campanellini che suonano una melodia incredibilmente bella.
"A proposito di umano e non... pensa al povero Cooper... chissà cosa gli starà facendo passare Lea." fece lui ridacchiando, passandomi distrattamente un dito sul petto e facendomi rabbrividire al contatto
"Ben gli sta... è la giusta punizione per tutti i dispetti che mi fa. Ieri notte si è addormentato addosso a me, e quando mi sono risvegliato mi sono ritrovato la sua coda quasi interamente in bocca." raccontai con una smorfia e lui scoppiò a ridere di gusto, facendo vibrare entrambi in un movimento particolarmente piacevole
"L'influenza di Sebastian, immagino.." mormorò ancora ridacchiando
"Ovvio!" ci guardammo per un lungo istante, uno sguardo limpido e ricco per tutto quello che c'era stato poco prima, tutto quello che avevamo provato, dopodiché, quasi ci fossimo messi d'accordo, scoppiammo a ridere insieme come due idioti. E fu così bello, così distensivo e pacifico unire la mia risata alla sua, e constatare come, anche quelle, fossero destinate ad intrecciarsi armonicamente. Probabilmente, ripensandoci, in quel momento fu tutto un insieme di cose... l'aver appena fatto l'amore, l'avere il suo corpo ancora legato al mio, il sentirmi così leggero e libero, ma soprattutto il luccichio straordinario nei suoi occhi... tutto questo, all'improvviso, mi diedero la forza per parlare, dopo aver per troppo tempo taciuto.
"Kurt?"
"Mmm..?"
Ora o mai più...
"Ti amo!"
 
New York City. Ore 09.12 P.M. 21 Aprile 2012 (Sabato)

Due parole. Soltanto due parole. Quanto potere potevano mai avere due semplici parole? Un potere immenso a quanto pare, un potere inaspettato, un potere così intenso da scalfire perfino il cuore, da ribaltare lo stomaco e metterlo sottosopra, un potere... grande come il significato che custodivano. Perché prese singolarmente non valevano nulla, ma messe insieme.. Dio... erano.. Dio...
Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo... Ti amo...
Non c'è nessun libro al mondo, nessun manuale, nessun libretto di istruzioni che ti spiega cosa fare e come reagire in casi come quello. L'averlo immaginato sempre, l'aver ogni giorno desiderato con tutto me stesso di sentire parole così.. di quella portata, non mi aveva di certo preparato a dovere, non mi aveva affatto detto come dovermi comportare. Avrei dovuto dire qualcosa? Avrei dovuto gridare? Mi sarei dovuto alzare e mettermi a saltellare per tutto l'appartamento? Sarei dovuto scoppiare a piangere? Perché quello lo stavo già facendo, o meglio... ero davvero molto vicino a farlo davvero. E tutto per due semplicissime parole, neanche troppo grandi. Erano un ti e un amo... che messi insieme davano ti amo... che pronunciato da Blaine... faceva una bella differenza.
"Puoi... ri.. ripetere?" non so come riuscii a tirare fuori quei due suoni strozzati, senza collassare. Lui fece un profondo respiro, senza mai distogliere lo sguardo dal mio
"Ti amo!" ripeté e per la seconda volta fui colpito da una scarica in pieno petto che mi fece tremare e mancare il fiato. L'aveva detto di nuovo, quindi non me l'ero immaginato. Lui... aveva detto che mi amava. Blaine mi amava. E me lo aveva appena ripetuto.
"Kurt io... ti amo.. ti amo da impazzire, ti amo tanto da non riuscire a respirare, tanto da non dormirci la notte; ti amo dal primo momento in cui ho incrociato i tuoi occhi in quel bagno del pub; ti amo perché sei l'essere più speciale e perfetto del mondo; ti amo perché, nonostante questo, chissà per quale incomprensibile ragione, hai scelto di affidarti a me, facendomi entrare nella tua vita e dandomi modo di amarne ogni più piccola sfaccettatura; ti amo perché sei forte e fragile allo stesso tempo; ti amo perché mi hai permesso di credere ancora nell'amore, nonostante avessi giurato a me stesso di non farlo più; ti amo perché sei talmente tanto puro e limpido da farmi sentire allo stesso modo ogni volta che ti guardo; ti amo perché sento la necessità di proteggerti sempre e perché vorrei continuare a farlo, soprattutto quando sarai tropo fragile per farlo da solo; ti amo perché hai sempre avuto nelle tue mani la mia anima e il mio cuore e li hai trattati con estremo rispetto; ti amo perché... perché sei il mio dolce e bellissimo angelo e vorrei averti con me sempre, ogni istante della mia vita, per potertelo ripetere all'infinito." e non erano più soltanto due parole, adesso erano diventate decine e decine di parole, parole all'apparenza banali, parole che tutti conoscevano, parole... eppure io mi ero ritrovato a piangere senza controllo e a stringere la presa attorno al suo braccio perché avevo bisogno disperatamente di un appiglio altrimenti sarei annegato. Ma lui c'era, era lì, sotto di me, che mi guardava con i suoi occhi dorati, bellissimi e buoni ma soprattutto sinceri. Mai avrei potuto immaginare di provare un'emozione così forte, anche se.. con Blaine succedeva sempre così.. lui diceva che ero io a sorprenderlo, ma non si rendeva minimamente conto di quanto invece lui sorprendesse me, in ogni istante.

"Kurt... non farlo.. non piangere.. io.. mi dispiace... non.." balbettò qualcosa a disagio, accarezzandomi una guancia con la mano tremante e catturandomi un paio di lacrime che correvano indisturbate. Mi distruggeva vederlo così tormentato e preoccupato, e soltanto pensare che potesse anche lontanamente credere che quelle parole potessero avermi ferito...
No Blaine... No...
"Ti amo!" mi ritrovai a dire senza fiato, con il cuore che batteva frenetico nel petto. E sentii solo quello, nient'altro che l'eco del mio cuore, il battito sotto pelle, nelle vene, in testa. Fece quasi più effetto averlo detto, averlo finalmente espresso a voce, che averlo sentito. Forse perché non avevo ancora realizzato. Forse perché ancora non credevo di essere riuscito a confessarlo prima che a lui a me stesso. Non l'avevo mai detto a nessuno perché mai nessuno prima di Blaine era riuscito ad entrarmi nel cuore con la stessa intensità. Perché Blaine era il mio primo vero amore. E probabilmente anche l'unico che avrei mai amato nello stesso modo.
I suoi occhi si sgranarono, quasi quanto i miei e la sua mano interruppe una carezza sul mento e lì si fermò, tremante ma leggerissima
"C-cosa?"
"Ti amo anche io Blaine. Io ti amo con tutto il cuore e ti voglio nella mia vita perché sei la prima vera cosa bella che ho avuto l'onore di poter assaporare.. ti amo così tanto che a volte sento il cuore esplodermi nel petto e ti ringrazio per avermi fatto innamorare di te perché da quando ti conosco... la vita mi sorride, come non è mai successo e come non speravo più potesse succedere. Tu mi hai... ridato la speranza, tu.. sei la mia speranza. Ed io..." non riuscii più a continuare, per colpa delle lacrime e la vista appannata e la voce distorta dai singhiozzi. Ma ancora una volta erano lacrime che non facevano male, erano quasi liberatorie... Blaine mi aveva appena confessato di amarmi ed io avevo fatto lo stesso. Sentirsi così leggeri e così pieni di emozione era indescrivibile e non aveva prezzo. Sarei stato contento di piangere anche all'infinito per lui e per la gioia che mi regalava.
La sua mano tornò a posarsi, ancora leggermente tremante, sulla mia guancia, accarezzandomi lo zigomo con il pollice e per un momento rimasi seriamente abbagliato dal sorriso incredibile che mi regalò: era carico di emozione, quella volta sottolineata perfino dalle leggere lacrime che si intravedevano ai lati degli occhi, esprimeva tutta la meraviglia e la sorpresa, e soprattutto era chiaro che fosse sincero come non mai; e quella sincerità, a tratti perfino disarmante, ebbe il potere di scaldarmi il cuore e rendere Blaine ai miei occhi ancora più bello.
"Ok... Credo sia il caso che a questo punto uno dei due dica qualcosa, altrimenti rischio di morire in questo letto, seduta stante!" borbottò, con una leggera risata emozionata e le fossette che andavano a contornargli il magnifico viso. Ridacchiai anche io, asciugandomi le lacrime sulle guance e scivolando addosso a lui, per avvicinarmi meglio alle sue labbra ed accarezzargliele con un leggero e delicato tocco
"Se ti può consolare... Anche io mi sento morire in questo momento.." confessai a pochi centimetri dalla sua bocca, che si increspò in un nuovo sorriso meraviglioso. Fu lui ad avvicinarsi di nuovo e a bloccare le mie labbra con le sue
"E allora.. mi sa che conviene rassegnarci! Non c'è soluzione per questo problema!" esclamò divertito, facendomi ridere, ancora emozionato, con il cuore a mille e lo stomaco pieno di farfalle che facevano a gara a chi volasse più in alto.
Calmate le risate, rimanemmo per alcuni lunghi istanti a guardarci negli occhi senza dire nulla; io semplicemente mi persi in quell'universo fatto di oro e verde, senza mai sentirmi solo o spaventato, anzi... sentendomi perfettamente a mio agio e al sicuro, quasi fossi a casa mia. E d'altronde Blaine era davvero casa mia, lo era già diventato inconsciamente da parecchio, ma ormai ne avevo la prova inconfutabile.
Io lo amo... lui mi ama... ama me, ama questo essere imperfetto con la sua vita incasinata e la sua marea di problemi... ama proprio me, ed io non riesco ancora a capacitarmene...
Senza pensarci, feci scorrere l'indice in una linea immaginaria che partiva dall'attaccatura dei capelli sulla fronte e scendeva fin giù, passando per il naso, solcando a metà le labbra carnose e sorridenti, accarezzando il mento pronunciato, correndo lungo il collo, sul pomo di Adamo e fermandosi esattamente sul petto, all'altezza del cuore, che in quel momento scalpitò, in perfetta armonia con il mio
"Tu sei lì dentro... e farò tutto ciò che è in mio potere affinché tu ci rimanga per quanto più tempo possibile!" esclamò con decisione, affondando contemporaneamente una mano tra i miei capelli e avvicinando così ancora di più il mio viso al suo. E quello che mi disse ebbe il potere di farmi tremare ancora
"Anche per sempre?" domandai esitante, aprendo il palmo della mano e sistemandolo meglio sul petto
"Anche oltre, se me lo permetterai." mormorò in risposta piegando appena la testa di lato.
Per sempre... e anche oltre...
Quella volta il bacio fu una cosa voluta da entrambi, perché ci muovemmo l'uno verso l'altro e finimmo con il trovarci a metà strada in un dolce, passionale ed intenso bacio, che sapeva di tante cose belle ma soprattutto sapeva di amore. Del nostro amore.
"Dunque a scanso di equivoci... stiamo insieme io e te?" domandò divertito, con un filo di voce, mentre la punta del suo naso correva morbidamente lungo la mia guancia. Scoppiai a ridere di gusto, approfittandone per rubargli un altro bacio
"Sì, direi di sì!" confermai elettrizzato e con il cuore traboccante d'orgoglio. Il mio ragazzo... Blaine era il mio ragazzo ed io finalmente potevo esserne completamente fiero. Lui si lasciò scappare una mezza risata per poi leccarsi leggermente un labbro, con lentezza
"Bene... almeno ora so cosa rispondere, la prossima volta che qualcuno me lo chiederà." mormorò con tono leggero e divertito. Scoppiammo a ridere quasi nello stesso istante, come due bambini, come due ubriachi, come due sciocchi innamorati, come due che, finalmente, avevano trovato qualcosa di giusto per cui combattere, andare avanti e vivere. E il nostro amore ci avrebbe aiutati in quello, ci avrebbe protetti, guidati, fatti crescere e soprattutto ci avrebbe indissolubilmente legati... per sempre e anche oltre.
  
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