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Autore: Tilly_moonlight    28/11/2012    1 recensioni
Divisa tra due mondi opposti, quello della dolcezza e quello della passione, Natalie, diciassettenne un po' ribelle, si troverà di fronte ad una scelta che potrà cambiare se stessa e il rapporto con gli amici di sempre.
S e vi va di divertirvi ed emozionarvi con i protagonisti di questa storia entrate, che aspettate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero sdraiata sul letto e guardavo da circa venti minuti il soffitto bianco di camera mia. Avevo le cuffie alle orecchie e stavo ascoltando una canzone di Pink, canticchiando di tanto in tanto. Fuori pioveva a dirotto, ero sola in casa e non potevo nemmeno chiamare Louis per chiedergli di venirmi a fare compagnia. Non ci rivolgevamo la parola da una settimana.
 
Flashback:

-Che cazzo ci faceva Harry Styles sul vialetto di casa tua?- . Per poco non lanciai un urlo per colpa di quello stupido del mio migliore amico, che mi si era parato davanti all’improvviso, mentre stavo infilando le chiavi nella serratura del mio portone. –Lou! Cazzo mi hai fatto prendere un infarto!-, dissi poggiandomi una mano sul cuore, che batteva all’impazzata. –Non hai risposto alla mia domanda-, disse poggiandosi al mio portone e incrociando le braccia al petto con fare nervoso. –Mi ha riaccompagnata a casa visto che tu sei completamente sparito!- , sbottai cominciando ad innervosirmi anche io. Che voleva da me? Perché non provava a farsi un po’ i fatti suoi?
-Non pensavo volessi andartene dalla festa così presto. Evidentemente non vedevi l’ora di passare un po’ di tempo con lui!-. Sputò l’ultima parola come se avesse appena detto il peggiore degli insulti. Aveva toccato un tasto dolente e questo mi fece fremere di rabbia. Era raro che io e lui litigassimo, ma stavolta non ero in vena di scuse e perdoni. Mi avvicinai a lui con gli occhi stretti a due fessure e il respiro leggermente affannato. –Vuoi sapere perché me ne sono andata così presto da lì, Louis?- chiesi alterata. –Illuminami!- disse sarcastico allargando le braccia. –Quei coglioni che tu chiami amici stasera hanno messo in ridicolo me e Jane- a pronunciare quel nome quasi mi venne da piangere, perché l’avevo lasciata lì da sola ed ero scappata. –In che senso?- chiese con voce superficiale.
-Nel senso che su uno stupido proiettore hanno mostrato a tutti i presenti di quella fottuta festa io e lei che facevamo le cretine da piccole!- esclamai ormai in lacrime. – Tutti ci prendevano per il culo! È stato bruttissimo, Lou e io avevo bisogno di te e tu non c’eri!-. Mi guardava a bocca aperta e con lo sguardo dispiaciuto. Fece un passo verso di me, pronto ad abbracciarmi, ma io lo scansai. –Styles è stato l’unico che si è preoccupato per me e non mi interessa cosa pensi di lui. Se lo troverò per i corridoi o per strada non lo eviterò perché tu mi hai detto di farlo. Io non dipendo da te Louis- affermai convinta, asciugandomi le ultime lacrime. –Che cazzo dici! Io non voglio comandarti, io ci tengo a te ed è per questo che non voglio che tu passi del tempo con gente che ti usa soltanto!-. Lo sguardo dispiaciuto di poco prima era stato rimpiazzato di nuovo da quello arrabbiato con cui mi aveva accolta. Feci una risata amara a quell’affermazione. –Se tu ci avessi tenuto davvero a me mi avresti detto la verità, sin dall’inizio. Mi avresti detto che in realtà Styles è venuto più volte a trovarti, mi avresti detto che sei stato tu a non volerlo vedere e a farlo mandare via!-. Gli occhi del ragazzo si spalancarono e sulla sua faccia c’era un’ evidente espressione di stupore. –Già…Styles mi ha detto tutto- dissi con un finto sorriso sulle labbra. Tutto quello che riuscì a dire fu un sussurrato: “mi dispiace”. –Anche a me, credimi Lou. Ma ora sono troppo stanca per discutere ancora. Ne riparliamo un’altra volta-. Dissi voltandomi verso casa. Quando entrai e stavo per chiudere il portone lui mi chiamò. –Cosa?- chiesi atona. –Buona notte- sussurrò con sguardo basso e con le mani in tasca si avviò verso casa.
 
 
Non mi ero neanche accorta di essermi addormentata. A svegliarmi fu il suono del campanello. “Chi può essere con questa pioggia?”
Scesi le scale svogliatamente e andai ad aprire. Mi trovai davanti una testa bionda, due occhi azzurro cielo e un sorrisetto imbarazzato. –Niall!- esclamai stupita, stropicciandomi gli occhi ancora un po’ assonnata. –Ciao Nat!- mi salutò lui sollevando una mano, come fanno i bambini. Era incredibile la sua dolcezza! Gli feci segno di entrare ma poi mi accorsi che era inzuppato fradicio e lo bloccai mettendogli una mano sul petto. –Fermo lì!- esclamai correndo verso il piano di sopra. Afferrai un paio di asciugamani e le mie pantofole a forma di panda. Non poteva mica sporcare il pavimento! Quando scesi lo trovai intento a fissarsi attorno con aria spaesata, poi mi vide e mi volse un piccolo sorriso. Scoppiai a ridere e gli porsi le mie pantofole. Lui le guardò come se gli avessi appena mostrato una pistola. –Non metterò quei mostri ai piedi!- si lamentò afferrando gli asciugamani. –Levati le scarpe e metti queste, altrimenti puoi scordarti di entrare in questa casa!-. In quel momento mi sentivo tanto una mammina che sgridava il suo figlioletto e quel pensiero mi fece ridere di nuovo. Il biondo, che tremava di freddo, acconsentì e si tolse le scarpe. Con sguardo rassegnato indossò i miei piccoli panda, sotto il mio sguardo divertito. –Pff! Mi vanno pure stretti!-. in effetti era costretto a lasciare quasi mezzo piede fuori, il ché rese la scena ancora più comica. –Sei più buffo del mio gatto quando corre a casa per non bagnarsi!-.
Dopo che l’ebbi aiutato ad asciugarsi andammo nel salone e lui sprofondò nel mio divano. –Sembri stanco- constatai dalla sua espressione. –Lo sono- rispose strusciandosi gli occhi con le mani. –E posso sapere come mai hai deciso di farmi visita con questo tempo?- domandai sedendomi accanto a lui. –Vengo da casa di Tommo- disse con aria un po’ colpevole. Sbuffai e mi buttai un cuscino sulla faccia. –Non è come pensi. Non sono venuto qui per farti chissà quale predica sul perdona o roba varia. C’è un altro motivo leggermente più importante-. Puntò i suoi occhi celestiali su di me e mi fissò attentamente. –Se stai cercando di leggermi nel pensiero sappi che può farlo solo Edward Cullen-. Scoppiò a ridere ma poi si fece di nuovo serio e sospirò. –Non voglio leggeri nel pensiero Nat, ma vorrei tanto leggere in quello Louis in questo momento-. Lo guardai perplessa. Che voleva dire con quell’affermazione? –Eh?- chiesi dando piena dimostrazione della mia intelligenza. –Stavo dicendo che vengo da casa di Louis e se sono qui da te è perché quello che ho visto non mi è piaciuto-. Continuavo a non capire dove volesse arrivare il biondo. Ma perché non parlava chiaro? –Parli della sua bizzarra collezione di bretelle?-. sin da piccolo Louis collezionava delle stupide bretelle e tutti lo sapevano. –Mio Dio no! Uffa voi due siete tali e quali: pensate solo a scherzare e non mi prendete mai sul serio!-, si imbronciò il biondo. Quando metteva il broncio lo avrei strapazzato di baci. Era troppo tenero! –Nialler! Non fare così dai!- dissi e non resistendo lo abbracciai forte, trattenendo un’altra risata. Si lasciò abbracciare rimanendo impalato e arrossendo. –Ora dimmi cosa hai visto- dissi sorridendogli e scompigliandogli i capelli. –D’accordo. Allora…eravamo nella sua stanza e lui si è assentato un attimo per andare in bagno e proprio in quel momento gli arrivano dei messaggi- disse sgranando un po’ gli occhi. –E tu da buon impiccione quale sei, sei andato a sbirciare, giusto?-. Lui aggrottò le sopracciglia con sguardo offeso. –Non ho sbirciato! D’accordo l’ho fatto ma solo perché glie ne arriva uno ogni secondo e credevo che fosse qualcosa di urgente-, si giustificò. –E che dicevano quei messaggi?- chiesi, ormai curiosa e preoccupata allo stesso tempo. –Erano tutti dello stesso mittente: Tom Dawson-. Al sentire quel nome sgranai gli occhi e quasi volevo dire a Niall di non continuare. Tom Dawson era il più stronzo di tutta la scuola ed era meglio non avere niente a che fare con lui. Ogni volta che progettava qualche piano i suoi complici finivano nei guai e a lui la passava sempre liscia. Questo perché era nipote del preside e quindi non veniva mai nemmeno considerato come possibile colpevole. –Un messaggio diceva: “Vediamoci al parco centrale domani alle 18:00”. Poi tutti gli altri parlavano di un piano per fargliela pagare a non so chi. Credo che stiano tramando qualcosa Nat-. Fissavo un punto del pavimento ed ero indecisa sul da farsi. Purtroppo credevo di sapere chi era quella persona che doveva pagarla, ma non avrei detto niente a nessuno fino al giorno dopo, perché una cosa era certa: sarei andata al parco alle sei del pomeriggio e avrei scoperto cosa avevano in mente quei due. Dissi il piano a Niall e lui annui convinto. –Vieni tu a casa mia così non si insospettisce- aggiunse. –Okay…poi casa tua è più vicina al parco. Verrò per le cinque-.
Deciso il da farsi, accendemmo la televisione e Niall scelse di vedere un programma di cucina noiosissimo, con un cuoco che parlava francese. –Ma tu capisci quello che dice?- chiesi divertita. –Veramente no- disse scoppiando a ridere contagiandomi. –Hey che ne dici se invece di vedere questo grassone che cucina, andiamo nella mia di cucina e ci prepariamo qualcosa da mangiare?- proposi notando che ormai erano le sette. I miei sarebbero arrivati alle nove e io avevo troppa fame per aspettare fino a quell’ora. –Si! Ora che ci penso ho una gran fame!- “E quando mai biondo!”
 
-Sei davvero una pessima cuoca. Credo che mi verrà qualcosa stasera per quello che mi hai fatto mangiare!-. Gli diedi un buffetto sulla spalla divertita. La pasta che avevo cucinato non era affatto male, solo che, per qualche strano mistero, si era ammassata, diventando un pezzo unico.
-Io ora devo andare a prendere mia sorella a danza. Non fare tardi domani!- disse infilandosi il giubbino. –Non farò tardi, capo!- lo presi in giro tirandogli un pizzicotto e lui mi schiaffeggiò la mano. Risi di gusto e feci finta di massaggiarmi la mano colpita. Lo salutai abbracciandolo e stavolta lui ricambiò, anche se poco convinto.
Mentre stavo per risalire le scale il campanello bussò di nuovo. Rimasi perplessa a ritrovarmi di nuovo Niall davanti, poi mi colpì il viso due volte con qualcosa di soffice. –Le pantofole! Credevo che non ti piacessero invece te le volevi rubare!- lo presi in giro divertita. –Ha-ha. Ridammi le mie scarpe!-. recuperai le sue scarpe e glie le porsi sorridente. –Non verrò mai più a casa tua!- affermò infilandosi le sue scarpe. –Grazie!- dissi schioccandogli l’ennesimo bacio sulla guancia. –La finisci di baciarmi? Sono un uomo impegnato io!- si finse arrabbiato. –Come no! Scommetto che la fortunata si chiama Miss X e fa cognome Box!-. si portò una mano sulla bocca e esclamò: -La conosci allora!-. lo spinsi fuori al portone. –Va via biondo!-. Ci salutammo per la seconda volta e una volta in casa il mio umore scese sotto lo zero. Non vedevo l’ora di scoprire cosa aveva in mente quella testa bacata di Tom e perché voleva coinvolgere Louis.
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Shau a tutte!
Mi scuso per questo capitolo a dir poco inutile, ma serviva per il prossimo dove succederanno diverse cosette u_u. Detto questo vi chiedo di nuovo, per favore, di dirmi cosa ne pensate di questa storia. Anche due parole, ma vi giuro che mi servono per andare avanti! Un bacio a chi passerà di qui, Tilly <3


 
 
  
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