Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Malaglar    16/06/2007    14 recensioni
Ebbenesi, ragazzi, dopo averci pensato su 30 anni (per modo di dire), scrivo per la prima volta una fanfiction! I personaggi in questione sono il capitano Nemo ed Electra, un pò perchè mi ricordano il RoyAi di FMA, che rimane la mia coppia preferita.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Electra (Medina), Nemo (Eleusis Ra Alwar)
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao

Ciao! Questa è la prima fanfic che scrivo in vita mia! Per cui, cercate di non essere troppo esigenti eh! Beh, non credo comunque che per tale fanfic ci saranno recensioni, poiché ho notato che nuove fanfic su questo anime sono quasi del tutto assenti, ma comunque non rimane che farvi leggere il testo e augurarvi una buona lettura.

Come primo capitolo, ho voluto un po’ riraccontare ciò che Electra ha detto nell'episodio 22, riguardo al suo passato. Comunque, a voi le recensioni!

“La città…non esisteva più”

Ovunque andasse, incontrava i resti di coloro che adesso non c’erano più, mentre i corvi volavano nell’aria. Lei aveva paura, perché ancora non si capacitava di quello che era successo. Aveva ancora in mente l’immagine del braccio di suo fratello, mentre cadeva a terra, quel rumore orribile! Pianse: aveva paura di ciò che ancora le sarebbe potuto accadere, per cui si mise a correre, come per fuggire dalle terribili visioni che vedeva. In cuor suo si, voleva credere che fossero solo visioni, che fosse solo un incubo. Ma, purtroppo, presto si rese conto che non era così.

Stremata per la corsa e per il dolore, raggiunse il margine esterno di Thartessos, e si rannicchiò in un angolo, cadendo in un lungo sonno pieno di incubi.

Rimase lì per due giorni, paralizzata e impaurita, incapace di procurarsi cibo e acqua, di cui ora aveva paura: ormai aveva paura di tutto, qualunque cosa di quel luogo tenebroso le destava terrore, ma in particolar modo l’acqua, come se fosse capace di inghiottirla, come aveva fatto per i suoi genitori. Continuava a ripetersi “Tornerà tutto come prima” “Svegliati! Era solo un brutto sogno!”, ma tutte le volte che i suoi desideri sembravano realizzarsi, sentiva il funesto rumore dei corvi gracchianti, facendola ricadere nel terrore e nella confusione più totale.

Infine, incontrai i primi sopravvissuti…uno di quelli…eri tu…”

Dopo due notti di tormento, infine, un uomo grande, dai lineamenti austeri e dall’espressione fiera, ma gentile, le tese una mano, ricca di anelli, come simbolo di speranza e salvezza. Lei si chiedeva se anche quel segno fosse frutto della sua immaginazione, e all’inizio pensava che fossero solo delle visioni, illusioni della sua piccola mente terrorizzata. Ma infine, le parole uscirono dalla bocca dell’uomo, e risuonarono dolcemente nell’aria, risvegliandola dal suo incubo:

“Vieni con me” le disse. E lei, in un atto di tremendo sforzo, tese la sua piccola mano. Voleva piangere e stringersi a quel uomo, ma non aveva più la forza né per piangere, né per disperarsi.

Quegli interminabili momenti sembravano non avere mai fine, finché l’uomo non la sollevò dalla terra, strappandola via definitivamente dal suo incubo, portandola con se per mano, lontano da lì.

Ma subito lei si accasciò contro di lui, perché era troppo debole per camminare, per cui i tre uomini fecero una sosta per rifocillarsi e prendersi cura della ragazza. L’uomo che le porse la mano stavolta le diede del pane e dell’acqua: certo, non era molto, ma la ragazza era talmente affamata che non ci fece caso, e mangiò tutto, mentre fissava l’uomo che l’aveva salvata e lui a sua volta la fissava. Quei due sguardi s’incontravano per la seconda volta, e in lei nacque subito un profondo sentimento di gratitudine, tanto che quando quel uomo si girò a discutere con gli altri due sul da farsi, lei gli si avvicinò lentamente e, piano piano, adagiò la sua testa sul suo grembo, colta da un’improvvisa stanchezza. Lui non se ne accorse, ma quando decise di riprendere il cammino, nonostante facesse quasi buio, sentì il peso e il calore di lei, che dormiva appoggiata a lui. L’uomo sorrise alla visione di una tale graziosità e ne rimase quasi commosso, ma tuttavia un’ombra di tristezza occultò il suo sguardo, ricordando ciò che aveva fatto… sapeva che prima o poi, la ragazza avrebbe voluto sapere che cosa accadde quel giorno, e che lui lo volesse o no, lei lo avrebbe saputo, inevitabilmente. In quel momento si sentiva in colpa, mentre vedeva quell’esile ragazza che respirava lievemente, sentendosi colpevole della sua situazione, del fatto di essere stato artefice della morte di molta gente e, come molto probabilmente pensava, anche della morte dei suoi genitori. Per cui ordinò di accamparsi lì per quella notte, e che sarebbero partiti il giorno dopo.

Dopo aver messo un fagotto sotto la testa della ragazza per non farla stare scomoda, l’uomo aiutò gli altri due compagni a mettere su le tende, e quando finirono accesero un fuoco in mezzo alle tre tende. Di nuovo, la sua attenzione venne presa dalla ragazza, che se ne stava in posizione rannicchiata e tremante: quindi la prese e la sollevò da terra, portandola dentro la tenda più grande, fatta appositamente per lui. Nelle tende c’era abbastanza caldo, per cui non erano necessarie le coperte, ma comunque le stesero per terra, per rendere più confortevole il sonno. Lei però continuava a tremare, per cui l’uomo prese un’altra coperta e la mise sopra la ragazza. Lasciarono acceso il fuoco, e si misero tutti e tre a dormire. Però, nonostante fossero in due, lei continuava a tremare. Evidentemente era ancora scossa per gli avvenimenti, e la sua mente era offuscata da vaghe visioni.

Nel cuore della notte, lei si svegliò,. Subito vide lui dormiente, con la sua espressione fiera, ma adesso a lei pareva quasi diversa: in lui rivedeva una figura quasi paterna. Sentì il desiderio di stargli accanto, e di godere della sua vicinanza, in momenti così cupi. Così, lentamente, si avvicinò a lui, e appoggiò la sua testa sul suo petto e, finalmente, dormì. Anche lui, ad un tratto si svegliò, come se si fosse accorto del cambiamento: e infatti notò subito una piccola chioma dorata, e quelle due piccole braccia che lo avvolgevano. Ciò creò in lui tenerezza, e pose una mano sulla chioma della ragazza, accarezzandola.

E subito lei smise di tremare.

“Ero molto riconoscente…all’uomo che mi aveva salvata…”.

Bene ragazzi, questo primo capitolo è finito. Niente di che, ma spero in capitoli migliori di questo!

Ciao, e al prossimo aggiornamento!

P.S: commentate, commentate!
  
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