Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Malaglar    16/06/2007    0 recensioni
Ebbenesi, ragazzi, dopo averci pensato su 30 anni (per modo di dire), scrivo per la prima volta una fanfiction! I personaggi in questione sono il capitano Nemo ed Electra, un pò perchè mi ricordano il RoyAi di FMA, che rimane la mia coppia preferita.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Electra (Medina), Nemo (Eleusis Ra Alwar)
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Bene ragazzi, ci vediamo per la seconda volta in questa fic che ha preso una curvatura migliore, soprattutto verso la fine, per quanto riguarda il primo capitolo. Comunque, questo è il secondo capitolo, e spero che vi piaccia.
Note dell'autore: + o - vi posso dire che la traccia seguirà la cronologia dell'anime, però non verranno trattati altri personaggi, se non Nemo ed Electra, quindi invenzioni a tutto andare.


"Ero molto riconoscente... all'uomo che mi aveva aiutata..."

Quando si svegliò, la prima cosa che vide fu lui che la fissava, pensieroso. Lei cadde nel suo sguardo profondo e rimase quasi ipnotizzata da quegli occhi scuri. Poi lui sorrise e parlò:
"Come ti chiami, giovanotta?" le disse sorridendo.
"Medina" disse, ma non uscì alcun suono.
"Medina, hai detto?" a quanto pareva quell'uomo sembrava essere più erudito di quanto non sembrasse.
La ragazza annui.
"Io mi chiamo Eleusis, ma ormai non sono più degno di questo nome che ho rinnegato, e per tale motivo, non merito alcun nome, se non quello di Nemo, che come tu ben saprai, vuol dire 'nessuno'. Per ora posso dirti solo questo" e le porse dell'acqua. Un'ombra sembrò oscurare la faccia dell'uomo.
"Va meglio adesso?" domandò lui dolcemente.
Lei voleva rispondergli di si, ma i momenti passati a urlare e a piangere gli avevano fatto perdere quasi la voce, così si limitò semplicemente ad annuire, anche se non era l'esatta verità: anche se era giovane, i suoi genitori le avevano insegnato ad essere meno d'intralcio possibile, per cui se ci fosse stato bisogno di mentire per essere meno di peso, avrebbe mentito senza esitazioni. Ma quell'uomo le sembrava quasi impossibile da ingannare e in quei primi momenti di dialogo si sentiva un po’ a disagio, oltre che un po’ imbarazzata. Ma imbarazzata per cosa? Se lo domandava anche lei in quel momento, eppure era chiaro fin dall'inizio: anche lei, fosse stata al posto suo, pensò, non si sarebbe comportata molto diversamente, e avrebbe dato aiuto a coloro che ne avevano davvero bisogno. Un comportamento del tutto normale, in fondo. Però, data la situazione e il fatto di essere lei l'oggetto della loro preoccupazione, non sapeva come comportarsi .
"E' il momento di andare... dobbiamo riuscire ad abbandonare queste lande desolate, prima che i viveri scarseggino" e ordinò agli altri di smontare l'accampamento.
La ragazza, che voleva essere in qualche modo utile a qualcosa, si avvicinò a Nemo e cercò di attirare la sua attenzione. Lui capì all'istante le intenzioni della fanciulla
"No, non ti preoccupare, al resto pensiamo noi. Adesso, pensa solo a riprenderti". Così lei se ne stette in disparte, mentre li osservava.
Sfecero in fretta il campo, e quindi partirono presto. Nemo si presentò di nuovo da lei e le tese per l'ennesima volta la mano.
"Vieni"
Questa volta lei fu più sicura e afferrò senza indugi quella mano che tanto bene le aveva portato.
Camminarono a lungo per i campi, e per la prima volta, dopo sette giorni di tenebre, spuntò il sole.
Il paesaggio si trasformò: avevano ormai oltrepassato le aspre cime che circondavano Thartessos, e si avviavano verso verdi pianure e boschi incontaminati. Il grigiore del cielo non se ne era ancora andato, ma tuttavia appariva più rado e meno compatto. Lei procedeva sempre accompagnata da lui, e ogni tanto rimaneva incantata a fissarlo. Adesso doveva fare ciò che le aveva detto lui: preoccuparsi solo di riprendersi. L'unica cosa da fare, perciò, era andare avanti, e guardare ciò che si aveva. E lei, per quanto le rimaneva, vedeva lui, e lui soltanto. Andarono avanti così fino a che, nel tardo pomeriggio, non raggiunsero l'oceano, mentre il sole splendeva lontano all'orizzonte.

"...e quando, col tempo, quel sentimento si trasformò e divenne amore... ne fui felice..."


Bene, questo è il secondo capitolo, un po’ più tranquillo del primo, spero vi sia piaciuto!
Al prossimo aggiornamento!



  
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