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Autore: VAleMPIRE    28/11/2012    1 recensioni
Questo è l'unico romanzo che sia mai riuscita a finire. Ne inizio molti , ma raramente l' "ispirazione", la voglia e la costanza mi assistono a lungo...
In poche parole , è la storia di un pittore tormentato che finalmente trova in una sola persona la sua musa e, per la prima volta, l'amore.
Ma poi...non posso dirvi altro!
Dal momento che l'ho già scritta tutta ( circa 3 anni fa ho anche partecipato ad un concorso per provare a pubblicarlo nelle librerie ), non tarderò ad aggiornare, se ci sarà anche un solo lettore interessato.
Spero vi piaccia e commentiate sinceramente! Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTESIMO

 

- L'hai trovata? - domandò Meredith arrivando anche lei sopra.
- Ho visto la prima stanza sulla destra, ma c'è un letto matrimoniale, quindi credo sia quella dei suoi genitori.- rispose Harry.
- Sei sicuro che Janet non fosse sposata?
- Non le ho mai visto la fede al dito.
- Però forse potrebbe esserci qualche risposta anche in questa stanza.- disse Meredith entrandovi.
- Forse, ma io voglio vedere la stanza di Janet.- rispose Harry andando verso l'ultima porta in fondo al corridoio.
La aprì: era semilluminata, con pareti color ocra, un letto sulla destra con una coperta merlettata. Immediatamente la sua vista gli fu attirata da un diario sopra il comodino.
La sua naturale discrezione gli disse di non aprirlo. “Ma dal momento in cui mi ha dato la chiave...”- pensò - ...magari ho il diritto di leggere il suo diario, forse qui dentro ci sono le risposte che cerco...” 
Meredith, intanto, “esplorava” la stanza da letto dei signori Crossworth: era spaziosa, con arredo antico, tende e tappeti preziosi...
- Come ho potuto convincermi ad entrare... - disse tra sé e sé Meredith - Mi sento una ladra...
Harry smise di essere indeciso: scostò le tende di raso bianco dalla finestra e prese il diario per leggerlo. Andò subito all'ultima pagina per sapere quando per l'ultima volta Janet vi avesse scritto: la data era il 21 Novembre 1995, esattamente quattro anni prima. “Incredibile”, pensò. Così iniziò a leggere la pagina.

“Oggi ho deciso che dirò tutto a papà e mamma, anche se so che non capiranno. Devo dare una svolta alla mia vita, non posso continuare a restare chiusa qui dentro. Mi sembra di non riuscire a respirare! Comincio ad odiare ogni singolo metro quadro di questa casa, mi sento schiacciata tra le mura...Quando sapranno che voglio andarmene so già come reagiranno, ma io devo uscire: fuori c'è un mondo migliore. Lo psichiatra arriverà domani a prenderli e, anche se a malincuore, dovrò dirgli addio. Così forse potrò esercitare anche al di fuori di questa prigione la mia passione: la pittura.
- Anche lei dipingeva!- esclamò stupito Harry - Allora per questo ci teneva così tanto al mio futuro da pittore!
La pagina si concludeva lì, dopo quelle poche ma schiette righe. Ad Harry era chiaro: Janet era vittima della malattia mentale dei suoi genitori che la costringevano a stare chiusa in casa. Poi lo raggiunse la sorella.
- Ma non mi è ancora chiaro come è morta!- disse a Meredith dopo averle fatto leggere il diario.
- Forse l'hanno uccisa i suoi genitori quando ha tentato di scappare.- suppose la donna rabbrividendo - Magari proprio qui!- continuò guardandosi intorno con terrore.
- Sarebbe terribile, ma è probabile. Infatti il suo fantasma non è più in questa casa perché con la morte si è finalmente liberata dalla prigionia!
- Ma se la sua anima è libera, allora il suo corpo... - esclamò tremando Meredith.
- Sarà ancora qui, da qualche parte.- ipotizzò tristemente Harry.- Ma non voglio scoprire dove...
Meredith visse durante quel dialogo puro terrore, immaginò come sarebbe potuto avvenire l'omicidio, le vennero alla mente immagini raccapriccianti: Janet che fuggiva da una stanza all'altra, i suoi che la inseguivano armati, sangue...
- Basta!- sbottò improvvisamente in preda al panico.
- Tranquilla, adesso andiamo.- la rassicurò Harry comprendendo di aver coinvolto abbastanza sua sorella in quella storia.
Dette quelle parole, decise di uscire dalla stanza e, non appena anche fuori dalla casa,ebbe l'impressione di essersi tolto un peso: finalmente sapeva, quasi certamente, cosa era successo a Janet. Prima di andare a casa, restò seduto in giardino con Meredith su una panchina.
- Sono certo che Meredith mi ha dato la chiave per liberarla.- sospirò Harry volgendo lo sguardo verso il cielo.
- Come? - domandò la sorella che era soprappensiero.
- Voglio dire che, dopo la morte, Janet si è liberata ed è potuta uscire dalla casa anche se il suo corpo è rimasto in casa. Però non era ancora potuta andare in cielo perché non si era fatta luce sulla sua scomparsa, perciò ha chiesto aiuto a me dandomi la chiave in modo che potessi leggere il suo diario - rispose con convinzione Harry - Ora capisco perché non mi parlava mai dei suoi genitori e non voleva che entrassi a casa sua... - continuò - E capisco anche l'avvertimento di Owen... - proseguì a bassa voce senza che la sorella lo sentisse.
- E i suoi genitori che fine avranno fatto? - si chiese Meredith, ormai addentrata nella vicenda dopo la spiegazione persuasiva di Harry.
- Saranno scappati, magari pentiti dell'omicidio e poi hanno fatto credere che la figlia è scomparsa. Tempo fa ho parlato di questo caso con un certo Mattew, che abita qui vicino: mi ha detto che i signori Crossworth hanno lasciato questa casa dopo la scomparsa di Janet. Poi però ha anche detto che probabilmente, seppur anziani, saranno ancora vivi e decisi a ritrovare la figlia. Una copertura, insomma...
- Certo, non potremo mica raccontarlo ai giornali, anche se risolveremo un fatto di cronaca chiuso da anni...
- Non possiamo dire di aver incontrato il fantasma di Janet e di avere avuto da lei la chiave grazie alla quale abbiamo avuto delle risposte, ci prenderebbero per pazzi ... La mia reputazione è già abbastanza discutibile. In fondo quello che mi importa è di essere riuscito a dimostrare che Janet non era una mia immaginazione.
- Ma per essere libera di andare in cielo, come dici tu, la verità sulla sua scomparsa non si dovrà sapere? O basta che la sappiamo solo noi due? - domandò perplessa Meredith.
- Non saprei, io spero che basti. D'altronde mi ha detto addio, chissà ... sarà già da qualche parte lassù.- esclamò Harry guardando di nuovo il cielo.
Rimase qualche secondo a fissare le nuvole e fra queste immaginò il volto angelico di Janet, sorprendentemente sereno. Meredith guardò a sua volta.
- La ami ancora?- chiese al fratello all'improvviso.
Harry non rispose e si alzò sospirando.
- Andiamo? - disse guardando il suo orologio da polso - Si è fatto tardi, è quasi l'una. Non pensavo fosse passato tutto questo tempo...
Meredith comprese che doveva provare ancora qualcosa per Janet, così preferì tacere e insieme al fratello si incamminò verso il cancello per uscire. Ma poi Harry...

   
 
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