Ciao a tutti,
sono
puntuale? Mi sembra
di sì.
Eccoci a una
settimana
con un nuovo capitolo.
So come deve
andare la
storia (a grandi linee) il problema è che a volte delle
notizie o delle scene
mi portano via e mi ritrovo a non riuscire a fare tutto quello che
volevo.
Pazienza,
questo
capitolo è importante per una cosa sola: si amplia la nota
inquietante che fa
presagire qualcosa di ben più grosso di quanto si sia
intuito sinora.
Detto questo
ringrazio
chi ha recensito i capitoli precedenti e chi ha inserito questa storia
tra le
seguite, ricordate, preferite e chi solamente legge e spero apprezzi.
Bando alle
ciance, vi
lascio e auguro… BUONA LETTURA.
---ooOoo---
“Bella,
svegliati! Abbiamo di nuovo il problema al sistema informatico a
Boston!”.
Era un qualcosa
di incredibile. Nel momento che la principessa si rilassava,
ecco che spuntava una nuova crisi da qualche parte per farla nuovamente
irritare. Sia mai che potesse passare una giornata serena.
“Cosa
hanno detto? Cosa sta succedendo?” chiese la ragazza
concitata.
“E’
come se ci fosse un cartone animato in sovraimpressione su tutti i
video degli uffici della compagnia” spiegò Jake,
gettandosi stanco sul divano,
accanto alla ragazza.
Lei
aggrottò la fronte non capendo a cosa si riferiva.
“Spiegale
bene la situazione Jacob!” ordinò Emmett sbuffando.
“C’è
un’immagine che viene ripetuta all’infinito, come
un disco
interrotto. Ci sono uno scudo e una lancia che cozzano tra loro in
continuazione” spiegò il finto amministratore
delegato.
Isabella era
sempre più perplessa.
“Ma i
sistemi funzionano?” chiese.
“E’
questa la cosa strana” intervenne Emmett “tutti i
comandi, i
programmi e i sistemi funzionano normalmente. Il problema è
che puoi solo
ridurre l’immagine di questi due che combattono, per
lavorare, altrimenti non
riesci a vedere nulla sullo schermo.
Sembra quasi
uno scherzo di Halloween”.
“Com’è
questo disegno?”. Isabella diventava sempre più
curiosa e se la
situazione non fosse stata così seria, anche divertita.
“C’è
uno scudo stile Re Artù con al centro un simbolo come il due
romano e una lancia di quelle tipo preistoriche, dove sulla punta
c’è disegnato
un pianeta saturno con i suoi anelli.
Questa lancia
continua a cozzare contro lo scudo, così” rispose
Jacob
accompagnandosi con le mani per mimare l’azione
“Almeno questo è quello che mi
hanno spiegato”.
“Sono
stanca di questi attacchi. Cosa dicono gli esperti?”.
Isabella
cominciò a perdere la pazienza. Possibile che fossero
così vulnerabili? Una
società che vantava un patrimonio di milioni di dollari, con
investimenti in
quasi ogni campo industriale e non, e non riuscivano a proteggere un
dannato
computer? Inconcepibile.
Suo padre
avrebbe già fatto fuoco e fiamme in questo contesto e lei si
sentì coperta da questo nuovo ruolo ed iniziò a
dare ordini.
“Attaccati
di nuovo al telefono, Jacob, e se questa sera il problema
non sarà rientrato, sarai tu a volare a Boston con il jet,
entro domani
mattina. Voglio nome e cognome e scheda di ogni persona che abbiamo
assunto
come esperto e voglio il capo della divisione informatica entro
un’ora al mio
telefono oppure le sue dimissioni.
Andate anche a
scovare il responsabile di ogni corso di informatica in
ogni università degli Stati Uniti e portatemi i nomi dei
più intelligenti e
promettenti geni dei computer. Voglio i migliori”. Isabella
terminò il suo
elenco con uno sguardo duro che non ammetteva repliche e i due ragazzi
annuirono solamente.
“La
mia assistente si farà aiutare dalle segretarie del piano.
Entro
dopo domani avrai la tua lista. Probabilmente lì dentro ci
sarà anche l’hacker
che vuole fotterci” rispose Emmett prima di uscire per
telefonare a sua volta.
“Bella”
provò a parlare cauto il ragazzo rimasto nella stanza
“Sai
benissimo che non eravamo preparati a questo genere di cose. A volte
violano
anche i sistemi del pentagono, credi che sia così difficile
entrare nei
nostri?”.
“Se a
te va bene arrendersi non è un mio problema. Puoi sempre
licenziarti. Io devo difendere quello che mio padre ha costruito e per
Dio ci
riuscirò. Il fatto che violino pentagono o congresso o nasa
non è un mio
problema. NON DEVONO VIOLARE I NOSTRI SISTEMI. Abbiamo i fondi per
pagare i
migliori per difenderci e lo faremo”.
Ormai era quasi
una furia. Il sonnellino pomeridiano era sfumato con i
suoi benefici e le ultime rivelazioni sulla sua vita privata avevano
fatto
scattare i nervi della ragazza.
In quel momento
squillò il cellulare di Jacob e lui rispose
immediatamente.
“Ho
capito... benissimo... okay, grazie”. Il dialogo fu
frammentario e
sconclusionato ma Isabella intuì che il problema fosse
misteriosamente
rientrato. Era snervante, non poteva rimanere nel bilico con l'ansia di
un
nuovo attacco.
“Fammi
indovinare, tutto normale. Non ci sono più problemi tranne
qualche file criptato che è stato messo in quarantena, ma i
sistemi funzionano
tutti e non ci sono state perdite di dati” azzardò
la ragazza e Jake annuì ad
ogni affermazione, controllando con la coda dell'occhio di non aver
inserito il
viva voce per sbaglio.
“In
effetti è proprio così... cosa hai intenzione di
fare?” rilanciò
Jacob guardando curioso la ragazza. Toccava a lei decidere ed era ora
di agire.
“Esattamente
quello che ho già detto. Voglio avere una panoramica
completa sui nostri sistemi e quanto facciamo per proteggerci. Mi
serviranno
anche le schede che ti ho chiesto, Emmett. Preferisco giocare
d'anticipo, tanto
capiterà ancora e voglio essere un pochino più
preparata di adesso” rispose
Isabella.
“Sei
cresciuta, Bella. Charlie sarebbe stato orgoglioso di te”
mormorò
Emmett, abbracciando con affetto la sua storica amica.
Quando, poco
dopo, Reneesme bussò alla porta di Isabella, i tre ragazzi
stavano tranquillamente parlando del tempo. Erano amici ma nessuno di
loro era
pronto a chiacchierare su qualche cosa di più personale che
stava velocemente
cambiando in questi giorni passati in una lontana valle californiana.
Jacob accolse
la moretta con una occhiata vorace e un sorriso
splendente.
“Isabella...
oh! Ci siete anche voi... scusate se vi ho disturbato”.
“Entra,
Reneesme. Non ti preoccupare, ci eravamo riuniti per dividerci
i compiti durante la vendemmia. Ho paura di non sapermela cavare in
questo
caso” rispose la bostoniana.
“Non
preoccuparti per domani. Neanche loro saranno tanto
efficienti”.
La moretta non fu molto gentile con i ragazzi, ma fece ridere Isabella,
facendole dimenticare i problemi della sua azienda.
In un'altra
stanza della villa Cullen, Edward faceva scoperte
interessanti su suo zio Phil.
Soddisfatto,
lanciò la stampa dei file ed uscì chiudendo la
porta alle
sue spalle.
Chissà
quanto valeva per Isabella il foglio che aveva tra le mani. Un
bacio come quello scambiato in cantina non sarebbe stato affatto male.
“Ci
troviamo in cortile? Renée ci sta aspettando con
Esme” annunciò Reneesme
uscendo dalla camera di Isabella.
“Aspetta!
Vengo con te” disse Jacob, scattando con un gesto degno di un
centometrista
alle olimpiadi e facendo ridere sia Emmett che il suo capo in gonnella.
“Dici
che
ce lo siamo perso?” chiese l'avvocato non appena la porta si
chiuse.
“Più
o meno
nello stesso modo in cui abbiamo perso te con Rosalie”
ribatté Isabella.
“No.
Io
sono più perso di lui. Rose è stupenda e... no,
niente”. Emmett si bloccò
stringendo le spalle e a Isabella sembrò più
piccolo e indifeso che mai. Lui?
L'avvocato rampante di Boston, il suo amico, colui che l'aveva sempre
protetta
ed aiutata sembrava davvero indifeso contro quei sentimenti.
Probabilmente
neanche lui sapeva cosa stava provando ma di sicuro era qualche cosa di
forte.
“Forza,
scendi e raggiungi gli altri. Io aspetto la telefonata di Boston poi
arrivo”.
In questo modo, Isabella, pose fine al dialogo e tolse l'amico dal
palese
imbarazzo nel quale si era calato volontariamente.
Ci volle
quasi un'ora prima che Isabella terminasse i suoi colloqui con Boston,
stava
quasi pentendosi di essere volata dall'altra parte del paese.
Sembrava
che tutto il suo impero si stesse sgretolando solo perché
non era presente a
controllare. Che sciocchezze, si ripeteva ogni volta che le veniva in
mente
questo pensiero.
Doveva
anche potersi riposare ogni tanto e questa doveva essere una breve
vacanza
travestita da investimento.
In
più aveva
scoperto una cosa sconvolgente che riguardava la sua vita e non aveva
intenzione di far finta di nulla e rivolgere la sua attenzione solo al
lavoro.
Suo padre lo diceva sempre che occorreva dosare le forze per poter
vivere
davvero e lei aveva cercato di ubbidire.
Pertanto,
sospirò abbastanza soddisfatta dei progressi che stavano
facendo i suoi
collaboratori a Boston. I tre tecnici assunti come consulenti cercavano
di
arginare il problema ed avevano messo in sicurezza diversi dati
fondamentali.
Jane, la
segretaria di Emmett, aveva iniziato la sua ricerca certosina per le
università, aiutata dalle altre sette impiegate che
componevano l'ufficio
legale ed amministrativo delle Industrie Explosion.
Quando
raggiunse gli altri nella corte della tenuta, erano stati raggiunti
anche da
Carlisle che guardava torvo gli ospiti.
“Signorina
Swan, pensavo che foste tornata in albergo”
commentò appena la ragazza li
raggiunse.
“Oh,
no.
Isabella non ha ancora finito di raccontare la sua vita ed io sono
molto
curiosa di sapere cosa ha fatto in questi anni”
replicò Renée senza che
qualcun'altro potesse tacciare il padrone di casa di maleducazione.
Isabella
sorrise allo scambio con Renée e si avvicinò a
lei per chiacchierare ancora.
Aveva scoperto diverse cose e le sembrava di doverne sapere altrettante.
“Isabella,
puoi venire con me? Vorrei farti vedere le vigne
laggiù” la intercettò Edward,
indicando l'inizio delle piante, vicino al viale di querce.
La frase
doveva essere il più naturale possibile per non attirare
attenzione, cosa che
puntualmente accadde, visti i risolini di Alice e Rosalie e le occhiate
maliziose di Jacob e Emmett.
La
principessa di Boston, sbuffò irritata ma, visto il
fascicolo di fogli che
Edward teneva in mano, ricacciò indietro la frase sarcastica
che le era salita
alle labbra e semplicemente annuì seguendo il ragazzo.
“Sei
riuscita a riposare?” chiese Edward, cercando di non
affrontare subito il
discorso più pressante.
“Non
molto,
Em e Jake mi hanno disturbata come se fossero dei bambini piccoli in
fase di
dispetti. Comunque non sono stanca, ho evitato il sole più
forte, quindi...”
lasciò in sospeso la frase lasciando intendere che si era
goduta la siesta in
ogni caso.
Meglio non
divulgare i problemi della sede centrale.
“E
tu? Hai
trovato qualcosa di interessante?”.
Stavano
passeggiando tranquilli, verso il primo filare della vigna, riparato
dietro le
querce che fiancheggiavano il sentiero offrendo una bella ombra alla
calura del
pomeriggio inoltrato.
Edward
guardò Isabella negli occhi e fece un sorrisino soddisfatto.
Lui trovava sempre
qualcosa. Lo sapevano bene le persone che negli anni lo avevano
sottovalutato e
adesso anche la proprietaria delle Industrie Explosion di Boston, stava
facendo
lo stesso errore.
“Diciamo
che scoprire dove sei nata è un bel mistero”
rispose il ragazzo facendo
aumentare la curiosità della ragazza.
“In
che
senso, scusa?” mormorò Isabella.
Il rosso
aveva iniziato di nuovo a passeggiare verso le vigne, agitando
lentamente i
fogli che aveva in mano.
“Insomma!
Parla chiaro, Edward!” ordinò infine.
Non era
sicuramente una buona giornata per urtarle i nervi già
scossi di suo.
“Okay,
scusa” rispose il ragazzo, appoggiandosi a un masso accanto a
un tronco “Adesso
ti faccio vedere quello che ho trovato” e mise sotto il naso
di Isabella tre
fogli pressoché identici.
Erano
certificati di nascita. In tutti era citato il suo nome per intero:
Isabella
Marie ma il resto
era diverso.
“Cosa
sono
esattamente?” chiese la ragazza confusa.
“I
tuoi
certificati di nascita. Questo è di Denver, come avevi
detto... ecco, vedi qui?
Padre Charlie Swan e madre Elisabeth Swan” le
mostrò il primo foglio.
Una bambina
di tre chili e trecentoventi grammi nasceva il 13 settembre 1984 alle
04:15.
Isabella
accarezzò il foglio in bianco e nero, i nomi dei suoi
genitori e sorrise mesta,
poi focalizzò l'attenzione sul secondo foglio.
“Qui
invece
dice che sei nata a Boston, sempre il 13 settembre 1984 alle ore
quattro e
quindici del mattino, eri tre chili e trecentoventi grammi. Quello che
cambia è
il nome di tuo padre. Qui risulta Phil Drew padre e Elisabeth Swan
madre.
Considerando
che Elisabeth non ti ha partorito, direi che questo certificato sembra
inventato di sana pianta” spiegò Edward indicando
i vari nomi.
Perplessa
per la varietà delle notizie che leggeva, puntò
l'attenzione sul terzo
documento.
Isabella
Marie, nata il 13 settembre 1984 alle ore quattro e quindici del
mattino, tre
chili e trecentoventi grammi di peso, figlia di Renée e Phil
Drew. La bambina
aveva visto la luce a Savannah.
Possibile
che fosse nata in tre posti diversi? Nello stesso momento?
Era lei?
Guardò
Edward quasi spaventata ma lui le restituì uno sguardo
limpido e rassicurante.
“Isabella,
non c'è nulla di cui preoccuparsi” disse
azzardando una leggera carezza sul
braccio.
“Qui
dice
che sono nata in tre posti diversi alla stessa ora dello stesso giorno
da
genitori diversi! Mi sto preoccupando! Perché questi
documenti non sono usciti
prima?”.
“Isabella,
questi documenti sono dei falsi! È impossibile che tu sia
nata in tre ospedali
diversi” rispose Edward come se le cose che diceva fossero
ovvie.
“Edward,
dove li hai trovati?” chiese riconsegnando i fogli al ragazzo.
“Mi
sono
collegato a una banca dati che conosco e da lì sono risalito
ai certificati”
rispose facendo spallucce come se fosse nulla.
“Credi
che
sia stato Phil a falsificarli? E poi, perché
tre?”. Isabella era sempre
perplessa.
“Penso
che
lo zio volesse fare una prova prima di emettere l'originale. Purtroppo
per lui,
gli altri due sono rimasti nelle maglie del sistema”.
“Sei
bravo”
commentò Isabella guardando Edward con occhi nuovi.
Quel
ragazzo nascondeva qualcosa. Non era solo un bel viso sopra un bel
corpo...
c'era qualche cosa di più e questo la stimolava molto
più che la conquista
della villa Cullen.
In quel
momento, Isabella capì di aver variato il suo obbiettivo.
Edward era
decisamente più desiderabile.
“Questo
cosa ti fa venire in mente?” chiese infine la ragazza.
Doveva
chiarire e capire cosa significava tutta questa costruzione di
documenti.
“Non
so,
farsi passare per tuo padre non ha molto senso. In fin dei conti sei
ampiamente
maggiorenne e nessuno potrebbe pretendere parte del tuo
patrimonio” allargò le
braccia in risposta.
“Esatto,
è
tutto vincolato e a mio nome” confermò Isabella.
Calò
un
silenzio pesante tra i due, finché Edward intervenne con un
commento che fece
scorrere un brivido di paura lungo la schiena.
“Se
ti
capitasse qualcosa?”.
“Su
questo
devo parlare con Emmett. Ho fatto testamento ma diversi anni fa,
onestamente
non ricordo i termini attuali...” Isabella non
riuscì a finire la frase che un
singhiozzo strozzato proruppe dalla sua gola.
Adesso
aveva paura.
Sapeva che
poteva essere un bersaglio, visto il suo patrimonio personale, eppure
negli
ultimi anni aveva tenuto un profilo basso e non si sentiva minacciata
ad angolo
di strada. Che succedeva lì, in California?
Sembrava
incredibile quanto fosse stravolto il suo mondo in questo momento.
Stava
tremando quando sentì due braccia muscolose avvolgerla
delicatamente e il suo
viso appoggiarsi a un petto tonico. Edward l'aveva abbracciata e lei si
sentì
al sicuro in quel momento, come se nessuno potesse toccarla.
“Schhh...
va tutto bene. Non ti succederà nulla, non lo
permetterò. Credimi, Isabella”
mormorò Edward carezzandole la schiena.
Isabella
ispirò a fondo il profumo del ragazzo prima di sollevare il
viso e staccarsi da
lui.
Era una
Swan, era combattiva e non aveva paura di un uomo impazzito che
vaneggiava di
patrie potestà.
Sorrise a
Edward “Grazie. Adesso torniamo indietro, prima che gli altri
si preoccupino” e
voltandosi, ricominciò a camminare verso la villa sotto lo
sguardo perplesso ed
ammirato del giovane.
Quella
ragazza era davvero una forza. Dopo un attimo di paura si era ripresa
alla
grande ed ora camminava impettita e ondeggiante nei jeans di marca che
le
avvolgevano il sedere alto e sodo.
Edward
sospirò sorridendo. Anche in quel momento Isabella non
perdeva il suo fascino
pericoloso. Sì, era decisamente una donna pericolosa per
lui, una ragazza
affascinante che avrebbe potuto anche irretirlo come nessuna era mai
riuscita a
fare.
---ooOoo---
Angolino mio:
prima di
tutto, grazie a Marco per il suo
suggerimento-desiderio di far uscire le palle a questa Isabella. In
effetti
doveva scatenarsi un pochino visto i rischi che corre la sua azienda e
sebbene
sia a Sonoma per una acquisizione, la tenuta dei Cullen non
è più importante
delle Industrie Explosion.
La seconda
parte di questo capitolo riguarda una
visione più ampia della questione. Non
c’è Phil ma aleggia il suo fantasma e fa
paura.
Un appunto:
Bella ha intuito che Edward nasconde
più di quello che mostra e lui si sente attratto da lei.
Forse le priorità
cambieranno.
Non mi resta
che salutarvi, ringraziarvi per
l’attenzione e
Alla prossima
Baciotti