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Autore: gaccia    29/11/2012    7 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao a tutti,

sono puntuale? Mi sembra di sì.

Eccoci a una settimana con un nuovo capitolo.

So come deve andare la storia (a grandi linee) il problema è che a volte delle notizie o delle scene mi portano via e mi ritrovo a non riuscire a fare tutto quello che volevo.

Pazienza, questo capitolo è importante per una cosa sola: si amplia la nota inquietante che fa presagire qualcosa di ben più grosso di quanto si sia intuito sinora.

Detto questo ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti e chi ha inserito questa storia tra le seguite, ricordate, preferite e chi solamente legge e spero apprezzi.

Bando alle ciance, vi lascio e auguro… BUONA LETTURA.

 

---ooOoo---

 

“Bella, svegliati! Abbiamo di nuovo il problema al sistema informatico a Boston!”.

 

Era un qualcosa di incredibile. Nel momento che la principessa si rilassava, ecco che spuntava una nuova crisi da qualche parte per farla nuovamente irritare. Sia mai che potesse passare una giornata serena.

“Cosa hanno detto? Cosa sta succedendo?” chiese la ragazza concitata.

“E’ come se ci fosse un cartone animato in sovraimpressione su tutti i video degli uffici della compagnia” spiegò Jake, gettandosi stanco sul divano, accanto alla ragazza.

Lei aggrottò la fronte non capendo a cosa si riferiva.

“Spiegale bene la situazione Jacob!” ordinò Emmett sbuffando.

“C’è un’immagine che viene ripetuta all’infinito, come un disco interrotto. Ci sono uno scudo e una lancia che cozzano tra loro in continuazione” spiegò il finto amministratore delegato.

 

Isabella era sempre più perplessa.

“Ma i sistemi funzionano?” chiese.

“E’ questa la cosa strana” intervenne Emmett “tutti i comandi, i programmi e i sistemi funzionano normalmente. Il problema è che puoi solo ridurre l’immagine di questi due che combattono, per lavorare, altrimenti non riesci a vedere nulla sullo schermo.

Sembra quasi uno scherzo di Halloween”.

“Com’è questo disegno?”. Isabella diventava sempre più curiosa e se la situazione non fosse stata così seria, anche divertita.

“C’è uno scudo stile Re Artù con al centro un simbolo come il due romano e una lancia di quelle tipo preistoriche, dove sulla punta c’è disegnato un pianeta saturno con i suoi anelli.

Questa lancia continua a cozzare contro lo scudo, così” rispose Jacob accompagnandosi con le mani per mimare l’azione “Almeno questo è quello che mi hanno spiegato”.

 

“Sono stanca di questi attacchi. Cosa dicono gli esperti?”. Isabella cominciò a perdere la pazienza. Possibile che fossero così vulnerabili? Una società che vantava un patrimonio di milioni di dollari, con investimenti in quasi ogni campo industriale e non, e non riuscivano a proteggere un dannato computer? Inconcepibile.

Suo padre avrebbe già fatto fuoco e fiamme in questo contesto e lei si sentì coperta da questo nuovo ruolo ed iniziò a dare ordini.

“Attaccati di nuovo al telefono, Jacob, e se questa sera il problema non sarà rientrato, sarai tu a volare a Boston con il jet, entro domani mattina. Voglio nome e cognome e scheda di ogni persona che abbiamo assunto come esperto e voglio il capo della divisione informatica entro un’ora al mio telefono oppure le sue dimissioni.

Andate anche a scovare il responsabile di ogni corso di informatica in ogni università degli Stati Uniti e portatemi i nomi dei più intelligenti e promettenti geni dei computer. Voglio i migliori”. Isabella terminò il suo elenco con uno sguardo duro che non ammetteva repliche e i due ragazzi annuirono solamente.

 

“La mia assistente si farà aiutare dalle segretarie del piano. Entro dopo domani avrai la tua lista. Probabilmente lì dentro ci sarà anche l’hacker che vuole fotterci” rispose Emmett prima di uscire per telefonare a sua volta.

“Bella” provò a parlare cauto il ragazzo rimasto nella stanza “Sai benissimo che non eravamo preparati a questo genere di cose. A volte violano anche i sistemi del pentagono, credi che sia così difficile entrare nei nostri?”.

“Se a te va bene arrendersi non è un mio problema. Puoi sempre licenziarti. Io devo difendere quello che mio padre ha costruito e per Dio ci riuscirò. Il fatto che violino pentagono o congresso o nasa non è un mio problema. NON DEVONO VIOLARE I NOSTRI SISTEMI. Abbiamo i fondi per pagare i migliori per difenderci e lo faremo”.

Ormai era quasi una furia. Il sonnellino pomeridiano era sfumato con i suoi benefici e le ultime rivelazioni sulla sua vita privata avevano fatto scattare i nervi della ragazza.

 

In quel momento squillò il cellulare di Jacob e lui rispose immediatamente.

“Ho capito... benissimo... okay, grazie”. Il dialogo fu frammentario e sconclusionato ma Isabella intuì che il problema fosse misteriosamente rientrato. Era snervante, non poteva rimanere nel bilico con l'ansia di un nuovo attacco.

“Fammi indovinare, tutto normale. Non ci sono più problemi tranne qualche file criptato che è stato messo in quarantena, ma i sistemi funzionano tutti e non ci sono state perdite di dati” azzardò la ragazza e Jake annuì ad ogni affermazione, controllando con la coda dell'occhio di non aver inserito il viva voce per sbaglio.

“In effetti è proprio così... cosa hai intenzione di fare?” rilanciò Jacob guardando curioso la ragazza. Toccava a lei decidere ed era ora di agire.

 

“Esattamente quello che ho già detto. Voglio avere una panoramica completa sui nostri sistemi e quanto facciamo per proteggerci. Mi serviranno anche le schede che ti ho chiesto, Emmett. Preferisco giocare d'anticipo, tanto capiterà ancora e voglio essere un pochino più preparata di adesso” rispose Isabella.

“Sei cresciuta, Bella. Charlie sarebbe stato orgoglioso di te” mormorò Emmett, abbracciando con affetto la sua storica amica.

 

Quando, poco dopo, Reneesme bussò alla porta di Isabella, i tre ragazzi stavano tranquillamente parlando del tempo. Erano amici ma nessuno di loro era pronto a chiacchierare su qualche cosa di più personale che stava velocemente cambiando in questi giorni passati in una lontana valle californiana.

Jacob accolse la moretta con una occhiata vorace e un sorriso splendente.

“Isabella... oh! Ci siete anche voi... scusate se vi ho disturbato”.

“Entra, Reneesme. Non ti preoccupare, ci eravamo riuniti per dividerci i compiti durante la vendemmia. Ho paura di non sapermela cavare in questo caso” rispose la bostoniana.

“Non preoccuparti per domani. Neanche loro saranno tanto efficienti”. La moretta non fu molto gentile con i ragazzi, ma fece ridere Isabella, facendole dimenticare i problemi della sua azienda.

 

In un'altra stanza della villa Cullen, Edward faceva scoperte interessanti su suo zio Phil.

Soddisfatto, lanciò la stampa dei file ed uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

Chissà quanto valeva per Isabella il foglio che aveva tra le mani. Un bacio come quello scambiato in cantina non sarebbe stato affatto male.

 

“Ci troviamo in cortile? Renée ci sta aspettando con Esme” annunciò Reneesme uscendo dalla camera di Isabella.

“Aspetta! Vengo con te” disse Jacob, scattando con un gesto degno di un centometrista alle olimpiadi e facendo ridere sia Emmett che il suo capo in gonnella.

“Dici che ce lo siamo perso?” chiese l'avvocato non appena la porta si chiuse.

“Più o meno nello stesso modo in cui abbiamo perso te con Rosalie” ribatté Isabella.

“No. Io sono più perso di lui. Rose è stupenda e... no, niente”. Emmett si bloccò stringendo le spalle e a Isabella sembrò più piccolo e indifeso che mai. Lui? L'avvocato rampante di Boston, il suo amico, colui che l'aveva sempre protetta ed aiutata sembrava davvero indifeso contro quei sentimenti. Probabilmente neanche lui sapeva cosa stava provando ma di sicuro era qualche cosa di forte.

“Forza, scendi e raggiungi gli altri. Io aspetto la telefonata di Boston poi arrivo”. In questo modo, Isabella, pose fine al dialogo e tolse l'amico dal palese imbarazzo nel quale si era calato volontariamente.

 

Ci volle quasi un'ora prima che Isabella terminasse i suoi colloqui con Boston, stava quasi pentendosi di essere volata dall'altra parte del paese.

Sembrava che tutto il suo impero si stesse sgretolando solo perché non era presente a controllare. Che sciocchezze, si ripeteva ogni volta che le veniva in mente questo pensiero.

Doveva anche potersi riposare ogni tanto e questa doveva essere una breve vacanza travestita da investimento.

In più aveva scoperto una cosa sconvolgente che riguardava la sua vita e non aveva intenzione di far finta di nulla e rivolgere la sua attenzione solo al lavoro. Suo padre lo diceva sempre che occorreva dosare le forze per poter vivere davvero e lei aveva cercato di ubbidire.

Pertanto, sospirò abbastanza soddisfatta dei progressi che stavano facendo i suoi collaboratori a Boston. I tre tecnici assunti come consulenti cercavano di arginare il problema ed avevano messo in sicurezza diversi dati fondamentali.

Jane, la segretaria di Emmett, aveva iniziato la sua ricerca certosina per le università, aiutata dalle altre sette impiegate che componevano l'ufficio legale ed amministrativo delle Industrie Explosion.

 

Quando raggiunse gli altri nella corte della tenuta, erano stati raggiunti anche da Carlisle che guardava torvo gli ospiti.

“Signorina Swan, pensavo che foste tornata in albergo” commentò appena la ragazza li raggiunse.

“Oh, no. Isabella non ha ancora finito di raccontare la sua vita ed io sono molto curiosa di sapere cosa ha fatto in questi anni” replicò Renée senza che qualcun'altro potesse tacciare il padrone di casa di maleducazione.

Isabella sorrise allo scambio con Renée e si avvicinò a lei per chiacchierare ancora. Aveva scoperto diverse cose e le sembrava di doverne sapere altrettante.

 

“Isabella, puoi venire con me? Vorrei farti vedere le vigne laggiù” la intercettò Edward, indicando l'inizio delle piante, vicino al viale di querce.

La frase doveva essere il più naturale possibile per non attirare attenzione, cosa che puntualmente accadde, visti i risolini di Alice e Rosalie e le occhiate maliziose di Jacob e Emmett.

La principessa di Boston, sbuffò irritata ma, visto il fascicolo di fogli che Edward teneva in mano, ricacciò indietro la frase sarcastica che le era salita alle labbra e semplicemente annuì seguendo il ragazzo.

 

“Sei riuscita a riposare?” chiese Edward, cercando di non affrontare subito il discorso più pressante.

“Non molto, Em e Jake mi hanno disturbata come se fossero dei bambini piccoli in fase di dispetti. Comunque non sono stanca, ho evitato il sole più forte, quindi...” lasciò in sospeso la frase lasciando intendere che si era goduta la siesta in ogni caso.

Meglio non divulgare i problemi della sede centrale.

“E tu? Hai trovato qualcosa di interessante?”.

Stavano passeggiando tranquilli, verso il primo filare della vigna, riparato dietro le querce che fiancheggiavano il sentiero offrendo una bella ombra alla calura del pomeriggio inoltrato.

 

Edward guardò Isabella negli occhi e fece un sorrisino soddisfatto. Lui trovava sempre qualcosa. Lo sapevano bene le persone che negli anni lo avevano sottovalutato e adesso anche la proprietaria delle Industrie Explosion di Boston, stava facendo lo stesso errore.

“Diciamo che scoprire dove sei nata è un bel mistero” rispose il ragazzo facendo aumentare la curiosità della ragazza.

“In che senso, scusa?” mormorò Isabella.

Il rosso aveva iniziato di nuovo a passeggiare verso le vigne, agitando lentamente i fogli che aveva in mano.

“Insomma! Parla chiaro, Edward!” ordinò infine.

Non era sicuramente una buona giornata per urtarle i nervi già scossi di suo.

 

“Okay, scusa” rispose il ragazzo, appoggiandosi a un masso accanto a un tronco “Adesso ti faccio vedere quello che ho trovato” e mise sotto il naso di Isabella tre fogli pressoché identici.

Erano certificati di nascita. In tutti era citato il suo nome per intero: Isabella Marie  ma il resto era diverso.

“Cosa sono esattamente?” chiese la ragazza confusa.

“I tuoi certificati di nascita. Questo è di Denver, come avevi detto... ecco, vedi qui? Padre Charlie Swan e madre Elisabeth Swan” le mostrò il primo foglio.

Una bambina di tre chili e trecentoventi grammi nasceva il 13 settembre 1984 alle 04:15.

Isabella accarezzò il foglio in bianco e nero, i nomi dei suoi genitori e sorrise mesta, poi focalizzò l'attenzione sul secondo foglio.

 

“Qui invece dice che sei nata a Boston, sempre il 13 settembre 1984 alle ore quattro e quindici del mattino, eri tre chili e trecentoventi grammi. Quello che cambia è il nome di tuo padre. Qui risulta Phil Drew padre e Elisabeth Swan madre.

Considerando che Elisabeth non ti ha partorito, direi che questo certificato sembra inventato di sana pianta” spiegò Edward indicando i vari nomi.

Perplessa per la varietà delle notizie che leggeva, puntò l'attenzione sul terzo documento.

 

Isabella Marie, nata il 13 settembre 1984 alle ore quattro e quindici del mattino, tre chili e trecentoventi grammi di peso, figlia di Renée e Phil Drew. La bambina aveva visto la luce a Savannah.

Possibile che fosse nata in tre posti diversi? Nello stesso momento?

Era lei?

Guardò Edward quasi spaventata ma lui le restituì uno sguardo limpido e rassicurante.

“Isabella, non c'è nulla di cui preoccuparsi” disse azzardando una leggera carezza sul braccio.

“Qui dice che sono nata in tre posti diversi alla stessa ora dello stesso giorno da genitori diversi! Mi sto preoccupando! Perché questi documenti non sono usciti prima?”.

“Isabella, questi documenti sono dei falsi! È impossibile che tu sia nata in tre ospedali diversi” rispose Edward come se le cose che diceva fossero ovvie.

 

“Edward, dove li hai trovati?” chiese riconsegnando i fogli al ragazzo.

“Mi sono collegato a una banca dati che conosco e da lì sono risalito ai certificati” rispose facendo spallucce come se fosse nulla.

“Credi che sia stato Phil a falsificarli? E poi, perché tre?”. Isabella era sempre perplessa.

“Penso che lo zio volesse fare una prova prima di emettere l'originale. Purtroppo per lui, gli altri due sono rimasti nelle maglie del sistema”.

“Sei bravo” commentò Isabella guardando Edward con occhi nuovi.

Quel ragazzo nascondeva qualcosa. Non era solo un bel viso sopra un bel corpo... c'era qualche cosa di più e questo la stimolava molto più che la conquista della villa Cullen.

 

In quel momento, Isabella capì di aver variato il suo obbiettivo.

Edward era decisamente più desiderabile.

 

“Questo cosa ti fa venire in mente?” chiese infine la ragazza.

Doveva chiarire e capire cosa significava tutta questa costruzione di documenti.

“Non so, farsi passare per tuo padre non ha molto senso. In fin dei conti sei ampiamente maggiorenne e nessuno potrebbe pretendere parte del tuo patrimonio” allargò le braccia in risposta.

“Esatto, è tutto vincolato e a mio nome” confermò Isabella.

Calò un silenzio pesante tra i due, finché Edward intervenne con un commento che fece scorrere un brivido di paura lungo la schiena.

“Se ti capitasse qualcosa?”.

 

“Su questo devo parlare con Emmett. Ho fatto testamento ma diversi anni fa, onestamente non ricordo i termini attuali...” Isabella non riuscì a finire la frase che un singhiozzo strozzato proruppe dalla sua gola.

Adesso aveva paura.

Sapeva che poteva essere un bersaglio, visto il suo patrimonio personale, eppure negli ultimi anni aveva tenuto un profilo basso e non si sentiva minacciata ad angolo di strada. Che succedeva lì, in California?

Sembrava incredibile quanto fosse stravolto il suo mondo in questo momento.

 

Stava tremando quando sentì due braccia muscolose avvolgerla delicatamente e il suo viso appoggiarsi a un petto tonico. Edward l'aveva abbracciata e lei si sentì al sicuro in quel momento, come se nessuno potesse toccarla.

“Schhh... va tutto bene. Non ti succederà nulla, non lo permetterò. Credimi, Isabella” mormorò Edward carezzandole la schiena.

 

Isabella ispirò a fondo il profumo del ragazzo prima di sollevare il viso e staccarsi da lui.

Era una Swan, era combattiva e non aveva paura di un uomo impazzito che vaneggiava di patrie potestà.

Sorrise a Edward “Grazie. Adesso torniamo indietro, prima che gli altri si preoccupino” e voltandosi, ricominciò a camminare verso la villa sotto lo sguardo perplesso ed ammirato del giovane.

Quella ragazza era davvero una forza. Dopo un attimo di paura si era ripresa alla grande ed ora camminava impettita e ondeggiante nei jeans di marca che le avvolgevano il sedere alto e sodo.

Edward sospirò sorridendo. Anche in quel momento Isabella non perdeva il suo fascino pericoloso. Sì, era decisamente una donna pericolosa per lui, una ragazza affascinante che avrebbe potuto anche irretirlo come nessuna era mai riuscita a fare.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

prima di tutto, grazie a Marco per il suo suggerimento-desiderio di far uscire le palle a questa Isabella. In effetti doveva scatenarsi un pochino visto i rischi che corre la sua azienda e sebbene sia a Sonoma per una acquisizione, la tenuta dei Cullen non è più importante delle Industrie Explosion.

La seconda parte di questo capitolo riguarda una visione più ampia della questione. Non c’è Phil ma aleggia il suo fantasma e fa paura.

Un appunto: Bella ha intuito che Edward nasconde più di quello che mostra e lui si sente attratto da lei. Forse le priorità cambieranno.

 

Non mi resta che salutarvi, ringraziarvi per l’attenzione e

Alla prossima

Baciotti

  
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