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Autore: KrisJay    29/11/2012    6 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The Camp Of Love - Capitolo13

*toc toc* c’è nessuno?
Sì, sono tornata tra voi!
Il motivo per cui ho tardato ad aggiornare questa volta non è stato il solito blocco dello scrittore, o la mancanza di ispirazione. Ho avuto alcuni problemi familiari che mi hanno colpita molto, e che di conseguenza mi hanno fatto passare la voglia di scrivere. Adesso però si è tutto sistemato, diciamo così, e ho ripreso a scrivere con calma … pensate che ho quasi ultimato questa storia! Mi manca un capitolo da scrivere e poi metterò la parola ‘fine’ anche qui °-°
Quindi, gli aggiornamenti per ‘The campo f love’ saranno più o meno puntuali, conto di aggiornare una volta a settimana :D
Bene, e adesso vi lascio leggere. Però, prima voglio dirvi un paio di cose: questo capitolo è quello più importante, e devo scusarmi con voi se vi sembrerà un po’ strano. C’è una ‘situazione’ che io non ho mai provato, e su cui ho dovuto fare delle ricerche per scriverla al meglio … se non ci ho preso, o se fa schifo, mi scuso con tutte voi °-°
E, per ultimo, vi lascio un paio di link che potrebbero tornarvi utili: sono il mio profilo Facebook, per chi volesse aggiungermi tra gli amici, e quello del gruppo delle mie storie! L’ho fondato da poco, ed è ancora vuoto XD ma se volete entrare a farne parte basta che mi mandiate la richiesta ed io lo farò subito :) ecco a voi Little Talks.
Bene, adesso vado che le note sono abbastanza lunghe stavolta XD vi ringrazio per avermi aspettato – ancora una volta XD – e … buona lettura!
Alla prossima :*

 
 
 

The camp of love

 
 

Capitolo tredici – Oltre al danno, la dichiarazione… dichiarazione?
 

02/08/2010
 

«Avete fatto sesso?! Ma mi prendi per il culo o stai dicendo la verità?» l’esclamazione sorpresa di Alice giunge fino al mio povero orecchio, rischiando quasi di rompermi il timpano.
«Alice, non urlare! Potrebbe sentirti qualcuno!» la sgrido.
«Tranquilla, non mi sente nessuno … sono in auto, da sola, quindi posso urlare quanto mi pare e piace!» dice, compiaciuta di quel fatto.
«Sei in auto? E dov’è che stai andando?» domando, e dopo che l’ho fatto mi viene in mente un’altra cosa. «E che ci fai in piedi a quest’ora?»
A Napa sono passate da poco le sette del mattino: nel Maine siamo tre ore avanti, e alcune volte mi dimentico del fuso orario. Mi chiedo cosa stia facendo quella pazza di mia cognata in giro a quest’ora …
«Devo andare in agenzia, ho un po’ di lavoro da sbrigare … ma non provare a cambiare discorso! Tu e il tuo spasimante avete fatto sesso e me lo racconti solo adesso?! Sei pessima, cognata, davvero pessima!»
Sbuffo. «Alice, non mi piace mettere i manifesti sulla mia vita sessuale! Mi conosci, pensavo che lo avevi capito da sola …»
«Sì, lo so … ma sono la tua confidente! E tu sei la mia, o mi sbaglio?»
«Purtroppo sì, lo sei …» rabbrividisco al ricordo di come Alice, appena tornata dalla luna di miele, mi ha raccontato per filo e per segno la maratona di sesso sfrenato che ha avuto con mio fratello.
Non è bello sentire le prestazioni di Jasper, per niente! Mi ha bloccato la crescita! Beh, quella in realtà si è bloccata già da tempo, adesso che ci penso …
«Ecco, quindi raccontami tutto! È bravo a letto?» domanda Alice, interrompendo così i miei pensieri.
«Ma che cazzo di domande fai? Fatti gli affaracci tuoi!» squittisco, sentendo le guance andare a fuoco.
«Oh Bella, ti imbarazzi per così poco? Non oso immaginare quando ti sei trovata davanti a Edward, allora!» scoppia a ridere, ed io mi arrabbio.
Come osa?!
«Alice, piantala subito! E sì, è bravo a letto, più di Jasper!» esclamo.
Dall’altra parte della cornetta non sento più niente. Forse Alice è morta. Oh, madonna mia! Ho ucciso mia cognata! E adesso chi glielo dice a Jasper? E a Rosalie? E ai signori Brandon, piuttosto! Quelli mi uccidono!
Okay, mantieni la calma …
«Che ne sai tu di com’è tuo fratello a letto?» bisbiglia – finalmente! – lei, ed io sospiro di sollievo. Non ho ucciso nessuno, evvai!
«Ricordo i … tuoi discorsi interessanti sulla tua luna di miele. Purtroppo.» le spiego. Mi appoggio contro la corteccia di un albero, mi sono stufata di camminare senza una meta.
«Ah già, è vero, ti ho raccontato tutto! Quindi Edward è super dotato … se è davvero così ti invidio, cognatina!» dice, entusiasta.
Arrossisco di nuovo, e devo persino schiarirmi la gola per evitare di strozzarmi con la mia stessa saliva. «Mi avvalgo della facoltà di non replicare a questa affermazione, Alice. E adesso scusami, ma devo proprio andare … sai com’è, la vita di campeggio …»
«Certo, Bella, certo … usa i preservativi, mi raccomando! Non voglio vedere tuo padre incazzato se ritorni a casa incinta, e neanche tuo fratello se è per questo …»
«Alice, smettila! Pensa per te, piuttosto!»
«Lo farò, non preoccuparti. Ci sentiamo più tardi, tesoro.»
«Certo, certo.»
Chiudo la telefonata, e resto per qualche secondo ad osservare lo schermo oscurato del telefonino prima di riposarlo nella tasca degli short. Un sorriso mi aleggia sulle labbra, mentre ripenso alle parole di Alice.

“Se è davvero così ti invidio, cognatina!”, ha detto. Beh, cara Alice, io non te lo dirò mai – mi vergogno troppo per farlo! -, ma … ma invidiami pure quanto vuoi. Io Edward non me lo faccio scappare di certo, e non solo perché il sesso con lui è spettacolare … ma perché sento che è la persona giusta per me.
Non sono ancora sicura dei sentimenti che provo per lui, ma so che gli voglio molto bene e che è qualcosa che non ho mai provato veramente in tutta la mia vita. È intenso. Non so se è amore, o qualcosa che gli va molto vicino … ma so che è qualcosa per cui vale la pena trascorrere insieme queste ultime settimane di vacanza prima di tornare alle nostre vite di sempre, e di affrontare una relazione a distanza.
Questa storia della relazione a distanza mi preoccupa un po’, ad essere sincera. Non ne ho mai affrontata una, e non so come ci si deve comportare in una simile circostanza … non so neanche se avrò la pazienza necessaria per sopportare la distanza che ci separerà dalla metà di agosto in avanti! Però so che ce la devo mettere tutta per farla funzionare … devo farlo per noi due.
Io non voglio perderlo, per nessuna ragione al mondo.
Con questi pensieri che continuano a girarmi in testa, mi stacco dall’albero e riprendo il mio vagabondare per il campo. Oggi sono tutti impegnati in uno pseudo torneo di scherma – dannata Odette ed i suoi tornei! -, ma io me ne sono andata quasi subito. Mi annoiava terribilmente.
Ho avuto anche paura che facessero partecipare anche me, lo ammetto. Mi è bastato e avanzato il torneo dell’altro giorno, e non sarei stata molto entusiasta se avrei dovuto prendere parte anche a questo.
Ho ancora i segni della mia ‘impresa titanica’: il livido sul mio zigomo da viola è diventato di un orrendo color verde marcio, non sono riuscita a coprirlo neanche con il correttore. Mi fa schifo solo guardarlo, e non capisco come faccia Edward a vedere la mia faccia senza schifarsi anche lui.

Perché lui ti ama!, mi suggerisce la mia vocina/cervello/coscienza.
Già, lui mi ama.
Ormai ripenso sempre più spesso a quelle due misere parole che Edward mi ha detto un paio di sere fa, anche se credo che non si sia reso conto di averlo fatto.
Dopo aver fatto di nuovo sesso, presi com’eravamo in una nuova performance di coccole innocenti, sarebbe stata l’occasione perfetta per chiedergli cosa intendeva con quelle parole … ma non l’ho fatto.
Questo perché sono una codarda, e perché ho avuto paura di sentire di nuovo quell’‘Amore’ uscire dalle sue labbra perfette. E poi, come vi ho detto poco fa, non so bene cosa provo io nei suoi confronti … ho temuto di offenderlo, se dopo avermi confessato il suo amore per me gli avessi detto quelle cose.
Che figura ci avrei fatto?
Per fortuna mi sono trattenuta, e ho preferito evitare una spiacevole situazione. Se riuscissi a capire meglio la portata dei miei sentimenti verso di lui, potrei anche evitarmi tutte queste ed inutili seghe mentali e confessarglieli direttamente! Almeno così saremmo tutti e due contenti.
«Bella! Bella! Aspettami!» sento la voce di Angela che mi chiama, e voltandomi la vedo che sta correndo verso di me. Ha un sorriso enorme sulle labbra e gli occhiali di traverso, e penso che non si sia accorta di quest’ultimo particolare.
«Ehi, Ang! Che succede?» chiedo, e per la prima volta uso il nomignolo che ho scoperto piacergli particolarmente.
Angela non ama, come dire, i diminutivi troppo femminili e troppo carini del suo nome, come Angie, Angelina e via dicendo: lei, per tutti, è Ang. Una volta mi sono sbagliata e l’ho chiamata Angie, e mi è quasi saltata addosso come una pazza, con tanto di unghie scoperte come i gatti.
Ci ho ripensato due volte prima di chiamarla di nuovo in questo modo.
Angela mi raggiunge e si raddrizza gli occhiali, scrollando le spalle. «Niente! Ho abbandonato anche io quel torneo, non mi piaceva … tra poco arrivano anche Edward e Ben.»
«Ah, perfetto!» le sorrido, almeno non resterò da sola per chissà quanto tempo.
«Sì, ho detto loro di aspettarci in mensa … chissà, forse è avanzato qualcosa dalla colazione.» mormora, prendendomi sottobraccio.
«Hai di nuovo fame? Ma … abbiamo fatto colazione poco fa!»
«Quasi due ore fa, per essere precisi. E poi ho un metabolismo veloce, brucio tutto subito. Devo assolutamente mettere qualcosa sotto i denti!»
Una ventina di minuti dopo, più o meno, io e Angela siamo sedute sui gradini del portico, fuori dalla mensa; io sto bevendo un cappuccino, lei invece sta facendo fuori il terzo cornetto.
«Sei un pozzo senza fondo!» esclamo, guardandola dare un morso enorme al cornetto.
«Ho fame, non posso farci niente!» ribatte lei, e a malapena riesco a capire cosa mi ha detto: ha la bocca talmente piena che mi stupisco che non sputi niente mentre parla.
«Lo vedo che hai fame.» rido tra me e me, e prendo un altro sorso dal bicchierone di carta che ho in mano.
«Ah, eccole qui, le nostre donne!» esclama Ben, che sta venendo verso di noi insieme a Edward.
Non appena incrocio il suo sguardo, un sorriso timido si forma sulle mie labbra e viene subito ricambiato dal suo, quello sghembo, il mio preferito. Sembrerà una cosa strana, ma in questa piccola manciata di minuti in cui siamo stati separati mi è mancato.
Sono sulla buona strada per capire cos’è che provo veramente per lui, se ho capito che mi da fastidio non averlo accanto per poco tempo … un’altra cosa da aggiungere alla lista.
«Ciao ragazzi!» li saluta Angela, sempre con il boccone in bocca. Ma come fa a parlare? Io avrei già rinunciato da tempo a farlo!
«Sempre a mangiare, eh, moglie?» la sfotte Ben, arruffandole i capelli una volta che si è avvicinato a noi.
«Taci, marito!» Angela gli da una manata sul petto e poi, come se niente fosse, gli manda un bacio volante.
Sorrido, davanti a quella scena, prima di venire interrotta dal mio ragazzo che mi si inginocchia davanti, posando le mani sulle mie cosce scoperte.
Ogni momento è buono per lui per palparmi, ammettiamolo!
«Ciao, piccola.» Edward mi saluta, sorridendomi nel modo che mi piace tanto. Glielo mangerei quel sorriso per quanto è bello!
«Ciao, piccolo … oddio, non è che sei così piccolo!» rido, e se non la smetto di parlare rischio di fare un'altra delle mie figure di merda.
«Già, in confronto a te sono un gigante!» mi prende in giro e si sporge verso il mio viso per baciarmi dolcemente le labbra. «Che fate di bello sole solette?»
«Vi stavamo aspettando, e intanto Angela si è ingozzata come un maiale!»
«Dovresti farlo anche tu, sai? Sei un pochino magra, per i miei gusti …» mi fa notare Edward, strizzandomi un fianco.
«Non è vero, non sono così magra! Sei tu che … mi stai facendo fare un sacco di ginnastica ultimamente!» meglio non specificare il tipo di ginnastica che facciamo insieme, anche se so che ha capito perfettamente a cosa mi sto riferendo.
Edward annuisce, dando conferma alle mie parole. «Uh, è vero … ma visto che non ho intenzione di smettere di ‘fare ginnastica’ con te, vado a prenderti qualcosa da mangiare. Cos’è che preferisci?»
Alzo gli occhi al cielo: è inutile cercare di protestare se si è messo in testa una cosa. «Quello che vuoi, hai libera scelta.»
«Benissimo, torno subito.» mi bacia di nuovo le labbra e si alza, salendo i gradini del portico. «Ben, prendi qualcosa anche tu?»
«Certo, aspetta che ti accompagno …»
I due si allontanano così come sono arrivati, e ci lasciano di nuovo sole. Bevo ancora del cappuccino e mi volto verso Angela, che mi sta guardando con un sorriso furbo sulle labbra e che cerca malamente di coprire con il suo bicchiere di caffè.
«Che c’è?» le chiedo, con un sopracciglio che si inarca verso l’alto.
Lei scuote le spalle e fa la vaga, ma non le riesce molto bene. «Niente, niente …» dice, voltando lo sguardo. «Tu e Edward siete davvero carini insieme!» esclama alla fine, e volta di poco la testa per guardarmi e per sorridermi maliziosamente.
«Quanto sei scema! Ma grazie.» mi viene da ridere guardandola in faccia, quindi abbasso lo sguardo per non sembrare maleducata.
«Ah! Brutta stronza, sparisci!» torno a voltarmi quando sento Angela sbraitare contro qualcosa, e vedo che sta agitando le mani per scacciare via un insetto … dai colori, si direbbe una vespa.
«Ang, non fare così! Se la provochi ti punge!» esclamo, alzandomi in piedi con uno scatto a dir poco fulmineo: ho la fobia per quegli esseri di merda, per me dovrebbero morire tutte, nessuna esclusa! Ogni volta che ne vedo una, quando sono in mezzo alle mie viti, scappo via per paura che mi possa pungere.
«No, Bella, se stai ferma ti punge! E con le punture di vespa non si scherza, questi sono esseri maledetti!» ringhia, alzandosi in piedi come me e guardandosi attorno, come un cane. «È andata via? Bene!»
«Sì, sembra di s … AHIA!» sono costretta a smettere di parlare quando sento un pizzicotto terribile sul collo.
Porto la mano sul punto che mi fa male, e nel farlo sento che qualcosa va via. Oh, merda! Quella vespa di merda ha scelto me come cavia della giornata! Ah, ma me la pagherà, eccome se me la pagherà!
«Bastarda! Stronza! Ah, brucia!» mi lamento, e sento che la pelle comincia a gonfiarsi nel punto in cui quella merdosa vespa ha colpito.
«Oddio, non dirmi che ti ha punto! Fa vedere!» Angela mi si avvicina e mi scosta i capelli dal collo, e fa la stessa cosa con la mia mano. «Guarda qua, si sta gonfiando! Dobbiamo metterci una crema a base di cortisone, e subito!» detto questo, comincia ad armeggiare con il suo inseparabile marsupio.
Non ho mai fatto caso a quello che contiene, ma adesso vedo che è pieno di … creme e scatole di medicinali.
«Ma hai svaligiato una farmacia?» chiedo, facendo una smorfia quando provo a toccare quella strana bolla che ho sul collo. Mi schiarisco la gola, sentendo che c’è qualcosa che mi da fastidio.
«Più o meno … ma è tutta roba utile, non si sa mai cosa può accadere no?» dopo aver recuperato quello che cercava, torna a guardarmi e lo fa in modo quasi preoccupato. «Non sei allergica alle punture di insetti, vero?»
«No, non penso … perché?» sono costretta a schiarirmi di nuovo la gola, c’è qualcosa che non va.
«Perché se lo sei, una semplice crema non basta.»
Scuoto la testa. «No, ti assicuro che non è questo il caso …»
E tutto succede non appena finisco di parlare.
Il respiro comincia a mancarmi da un secondo all’altro e la cosa mi spaventa un sacco. Provo a tossire e a cercare di respirare più forte per risolvere la situazione, ma non ci riesco … è come se ci fosse qualcosa in gola che mi impedisce di farlo bene. Rantolo peggio di un cane che si sta strozzando. Barcollo, e mi appoggio alla ringhiera di legno per evitare di cadere a terra.
Comincio a preoccuparmi, non mi è mai successa prima una cosa simile.
«Ecco, vedi? È questo che intendevo!» esclama Angela, allarmata. «Non restare in piedi, siediti … BEN! EDWARD!» urla subito dopo.
«Angela, che … oh, Dio! Ma che è successo?» Ben è tornato fuori e, come ha visto la situazione, si è precipitato da noi. Nonostante le lacrime agli occhi, che mi offuscano un po’ la vista, riesco a scorgere il suo sguardo terrorizzato. «Che cos’ha Bella?»
«È stata punta da una vespa, credo che stia avendo una reazione allergica …» la voce della mia amica è tremolante e spaventata. «Su Bella, su, non avere paura …»
Come diavolo faccio a non avere paura?! Per colpa di quella stronza mi sta venendo chissà che cosa! Vorrei vedere te al posto mio, che cosa faresti?
Tossisco di nuovo, e come per le altre volte ottengo come risultato un bel niente. Mi sembra di stare peggio, invece … oh, mamma, vi prego non ditemi che sto morendo! Sto morendo, vero? No, non rispondetemi per favore!
«Bella, ehi, piccola! Stai tranquilla, ok?» ci ha raggiunti anche Edward adesso, e forse è l’unica persona che voglio veramente accanto in questo momento. Incrocio il suo sguardo e anche se è spaventato quasi come quello degli altri due, mi sembra anche fiducioso e tranquillo. «Stai tranquilla, e vedrai che andrà tutto bene. Ben ha appena chiamato un ambulanza, sarà qui a momenti …»
Cerco di annuire, anche se non sono così sicura di averlo fatto veramente. Edward prende la mia mano nella sua e la stringe, mentre mi sostiene la schiena con un braccio. «Sono qui, va bene? Non ti lascio sola, resto con te.»
Sapere che lui è accanto a me mi aiuta moltissimo. Non può fare nulla per risolvere la situazione, ma almeno mi da un po’ di forza.
 

***

 
Alla fine Angela aveva ragione: ho avuto davvero una reazione allergica per colpa di quella stronza puntura di vespa. Uno shock anafilattico con i fiocchi ed i controfiocchi! Non pensavo proprio di essere sensibile al veleno di quegli insetti rompiballe, ma a quanto pare è così. Non ero mai stata punta da un insetto prima d’ora, e non mi è mai saltato per la testa di fare delle prove allergiche per sapere se ero o meno allergica a qualcosa.
Se lo sapevo prima, avremmo evitato tutta questa spiacevole vicenda … o forse sarebbe accaduta ugualmente.
Mah, vallo a sapere!
Dopo essere stata portata urgentemente al pronto soccorso, mi hanno soccorsa – gran bel gioco di parole! – e mi hanno somministrato una cura a base di cortisone, che ha risolto in gran parte la crisi respiratoria e che mi ha anche leggermente gonfiato. Sembro più grassa di dieci chili, a giudicare dall’aspetto delle mie mani, ma è una cosa passeggera e un classico effetto collaterale del farmaco, quindi non mi preoccupo più di tanto.
Il medico che mi ha sotto cura mi ha anche avvertito che mi terranno l’intera giornata sotto osservazione, per evitare una eventuale ricaduta, e forse resterò in ospedale anche per la notte. Io odio gli ospedali, però questa volta non posso proprio evitare di andare via: devo fare la brava, e aspettare che si risolva tutto quanto.
Ho pensato di annoiarmi, stesa sul letto a non fare praticamente niente, ma alla fine ho risolto questo problema … anzi, lo ha risolto la cura al posto mio. Ho riposato praticamente tutto il giorno, entrando di tanto in tanto in una specie di dormiveglia che mi ha lasciata rimbambita e confusa ogni volta che tornavo ad aprire gli occhi.
Il mix di farmaci, che mi stanno ancora somministrando tra l’altro, mi ha stesa letteralmente. Sembra una specie di sedativo per gli elefanti! Almeno adesso so che c’è qualcosa che mi fa stare zitta e buona … ma è meglio che mi tenga questa novità per me.
Qualcuno potrebbe approfittarsene.
Mi risveglio dopo l’ennesimo pisolino della giornata. Ho la testa leggermente pesante e gli occhi che bruciano, per non parlare della gola secca. Se proverei a parlare in questo momento, uscirebbe solo un suono gracchiante da strega. Roba spaventosa, senza contare che la notte di Halloween è ancora lontana: qualcuno potrebbe anche pensare che mi sono preparata in largo anticipo.
Volto la testa mentre mi gratto distrattamente un occhio, e cerco con quell’altro la presenza di una misera bottiglietta d’acqua che possa alleviare il fastidio che sento all’interno della mia bocca. Ne trovo una posizionata sul comodino accanto al letto, e faccio per allungare un braccio per afferrarla … ma qualcuno lo fa prima di me.
Confusa più di prima, cerco di capire a chi appartiene la mano … e scopro che il proprietario è Edward. A beh, dovevo aspettarmi che ci fosse anche lui, qui con me: è venuto in ospedale insieme ad Angela e Ben, e non mi ha mollato un secondo da quando mi hanno sistemata in questa minuscola stanzetta. Gli altri sono tornati al campo, ma lui è voluto restare qui a farmi compagnia.
«Non ti sforzare, ti aiuto io.» mormora, ma abbastanza forte in modo che io possa udirlo. Beh, io lo sento chiaro e conciso, non sono mica diventata sorda!
«Va bene …» gracchio. Visto, che vi avevo detto prima? Voce da strega!
Edward, dopo aver riempito un bicchiere con l’acqua, mi aiuta a mettermi in posizione semiseduta e mi passa il bicchiere. Mentre bevo l’acqua a piccoli sorsi, i miei occhi si posano sulle mie dita che stringono il bicchiere di carta. Mi sembrano tanti piccoli salsicciotti … spero che il gonfiore passi in fretta.
«Come ti senti?» mi domanda dopo che ho finito di bere e gli ho restituito il bicchiere.
«Bene … rimbambita, ma bene.» borbotto, strofinandomi il viso con le mani e appoggiando la schiena contro i cuscini.
«Hai dormito tutto il giorno, è normale. L’infermiera prima mi ha detto che ti tratterranno anche per la notte, piccola …» Edward mi accarezza dolcemente i capelli e mi sorride altrettanto dolcemente. Gli verranno le carie un giorno o l’altro, se continua così … o forse verranno a me.
Sbuffo, scocciata. «Non sono nella posizione adatta per dire di no, giusto?»
Ridacchia. «No, direi proprio di no. Queste ore passeranno in fretta, vedrai … neanche te ne accorgi, secondo me.»
«Ci credo poco.» mi volto su di un fianco, in modo così da stare con il viso di fronte al suo, e appoggio nuovamente la testa sui cuscini. Facendo così, strofino il collo contro la federa e sento che la puntura comincia a farmi male. Dalle mie labbra fuoriesce un gemito di dolore, che non sfugge a Edward.
«Che succede?» chiede subito, preoccupato.
«Niente, è la bolla … brucia un po’.»
«Non servo io per dirti che è normale, vero?» Edward si sporge sul letto e si avvicina con il viso al mio, facendo strofinare tra di loro i nostri nasi. Quando fa così è troppo dolce. Ho il serio dubbio che le carie verranno a me, per la troppa dolcezza che mette in ogni suo gesto rivolto alla sottoscritta.
Scuoto la testa, divertita, e mi godo tutte le coccole che mi fa. Edward mi bacia il naso, le guance, la fronte, l’attaccatura delle sopracciglia … insomma, bacia ogni parte del mio viso e riserva per ultimo quello sulle mie labbra, quello che bramo di più. Il contatto però dura poco, cosa che non mi piace per niente.
«Perché hai smesso?» chiedo, scocciata.
«Perché devi riposare, e per i baci c’è sempre tempo.» mi risponde lui, con fare da saputello.
«Ho riposato abbastanza, per oggi … avvicinati, per favore!» lo supplico, e alzo le braccia verso di lui, cercando di afferrarlo per le spalle.
«Bella, attenta alla flebo!» esclama, indicando l’ago della flebo che ho sul dorso della mano.
«Ci sto attenta, ma tu vieni qui!» dico risoluta, e vedendo che non cederò tanto presto Edward mi accontenta.
Ci scambiamo un altro bacio, dolce e delicato quanto il primo ma di diversa durata. Quando ci separiamo abbiamo entrambi le guance arrossate ed il respiro corto … quest’ultimo ormai è diventato una parte di me, visto che è tutto il giorno che me lo porto dietro.
«Grazie.» gli dico, sorridendo.
«E di che, scusa? Adoro baciarti, l’ho fatto con piacere!»
Comincio a ridere e anche lui lo fa, posando per qualche istante la sua fronte contro la mia. Ad interrompere questo momento così tranquillo e tenero è un ‘bip’, che riconosco provenire dal mio cellulare. Il mio cellulare?!
«Dov’è il mio cellulare?» chiedo, guardandomi attorno. Lo sguardo si sposta sul comodino, ma di quel piccolo ammasso di ferraglia non c’è traccia … dove lo hanno nascosto?
«Ce l’ho io, Bella.» Edward viene in mio soccorso, e dalla tasca dei jeans fa uscire fuori il mio cellulare. «Mi sono occupato delle chiamate che hai ricevuto … ah, più tardi dovrebbe chiamarti la tua famiglia.» mi informa, porgendomi l’apparecchio.
«La mia famiglia?» chiedo, prendendo il telefono dalle sue mani. «Non sapranno mica di quello che è successo, vero?»
«Lo sanno, invece, li ha avvertiti Seth. Ho passato più di mezz’ora a convincere tua nonna ed i tuoi genitori che sei fuori pericolo, erano spaventati a morte!» alza gli occhi al cielo, ricordando molto probabilmente quelle telefonate, prima di tornare a guardarmi. «Tua nonna sa che stiamo insieme, o sbaglio?»
Annuisco in fretta, e arrossisco. Merda, mi sono dimenticata di raccontarglielo! «Ho sbagliato a dirglielo?»
«No no, va bene! Mi ha solo preso alla sprovvista, ecco perché sono rimasto sorpreso! I tuoi invece non lo sanno ancora … come mai?»
Inarco un sopracciglio verso l’alto. «Mio padre è un poliziotto. Ho voluto evitare che facesse indagini e rapporti sul tuo conto per vedere che sei un bravo ragazzo, e che non ti stai approfittando di me …»
«Ah! Hai fatto bene, allora. Una cosa per volta …» mormora, poggiando i gomiti sul materasso e prendendo una mia mano tra le sue.
La stringe forte, la accarezza e poi la bacia una, due, tre volte prima di portarsela alla guancia. Comincio ad accarezzargliela delicatamente mentre lui, con gli occhi fissi nei miei, comincia a piangere.
Oddio, e adesso perché lo fa? Mi fa preoccupare e spaventare, questa sua reazione. E quei lacrimoni che scendono sul suo viso non mi piacciono per niente.
«Tesoro, che succede?» sussurro, mentre una lacrima raggiunge le mie dita.
Edward asciuga subito quelle prime gocce, e scuote energicamente la testa. «Niente, niente.»
«Non può essere ‘niente’, se ti fa piangere …» gli faccio notare, preoccupata. «Edward, ti prego, parlami. Che c’è che non va?»
Lui torna a guardarmi, con gli occhi lucidi e con lo sguardo triste. «È che … ho avuto paura quando ti ho visto … stare male, prima.» mormora, abbassando gli occhi.
All’improvviso non so cosa dire, troppo spaesata e presa in contropiede per rispondere prontamente. Ha avuto paura, cosa più che comprensibile … anche io ne ho avuta tanta, ho creduto di morire, cavolo!
«Ne ho avuta anch’io, tesoro … ma è andato tutto bene. Adesso sto meglio.»
«E se invece non fosse successo?» esclama ad un tratto, tornando con gli occhi fissi nei miei. «Ci sono persone che muoiono tutti i giorni per questi incidenti, Bella. E se fosse accaduto anche a te? Se non ce l’avessi fatta … che avrei fatto io?» nuove lacrime escono dai suoi occhi, scendendo lungo le sue guance, e mi sento così male a vederlo così che comincio a piangere anche io.
«Ma non è successo, Edward, non è successo … io sto bene, guardami! Sono solo un po’ acciaccata, ma sto bene. Perché dici così?»
«Perché per un attimo ho provato ad immaginare la mia vita senza di te, e non ci sono riuscito. Credo che, adesso che ti ho conosciuta, non posso proprio pensare di riuscire a vivere senza averti al mio fianco … e credo di essermi innamorato di te, Bella.» mormora, senza smettere di guardarmi negli occhi.
Non so che dire. Ho smesso persino di respirare, le sue parole mi hanno lasciata … senza parole, per l’appunto!
Si è innamorato di me. Edward si è innamorato di me. Dovrei essere la ragazza più felice di questo mondo, adesso, ma chissà per quale oscuro motivo non lo sono.
Non sono felice perché io, a differenza sua, non so se sono innamorata di lui. So di provare qualcosa di forte per lui, ma non so se è amore. Non mi sono mai innamorata, quindi non so riconoscere questo sentimento così bello, complicato e potente allo stesso tempo.
«Sei … sei innamorato di me?» mentre lo domando, una lacrima mi scende sulla guancia, e Edward la asciuga prontamente con le sue dita.
Annuisce. «Credo di averlo capito solo adesso, ma forse mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho baciata.» torna di nuovo con il viso accanto al mio, e poggia la fronte contro la mia. «Credo di amarti, Isabella Swan … anzi, no, io so di amarti! E sono sicuro che non amerò nessun’altra nel modo in cui amo te. Ti amo.»
Oh, merda!
«Io … io non so se ti amo, Edward …» dico, chiudendo gli occhi per evitare il suo sguardo. «Non so se ti amo … non lo so, non sono così esperta di sentimenti …» il mio è un piccolo tentativo di fargli capire come stanno le cose. Spero che non lo prenda come un rifiuto perché il mio non è affatto un rifiuto! E non voglio perderlo proprio adesso che sento di essermi affezionata così tanto a lui.
«Non ti agitare, piccola, va bene così. Non devi dirmelo adesso anche tu …» mormora, baciandomi la testa. «Posso aspettare.»
Annuisco, stringendo forte la presa sulle sue spalle, e lo faccio con così tanta convinzione che sento bruciare la mano in cui c’è l’ago della flebo. Riapro gli occhi, scontrandomi con i suoi, verdi e ancora lucidi per le lacrime che ha versato poco fa.
«Io non so se ti amo … ma so di volerti bene, e che c’è qualcosa di forte dentro di me che non ho mai provato prima in vita mia. Non so se è amore, ma credo che sia qualcosa che ci va molto vicino.»
Edward sorride, carezzandomi la guancia con il pollice. «E a me basta quello che mi hai appena detto. Davvero, mi basta. Per il resto, se è vero amore, posso aspettare tutto il tempo che vuoi.»
Ricambio il suo sorriso, e lo abbraccio forte, seppellendo il viso nella sua spalla.
Non mi sarei mai aspettata una cosa simile, oggi. Edward mi ama, e mi esce una lacrima mentre ci ripenso. Mi ama, è sicuro dei suoi sentimenti ed io non posso che essere felice di questo …
Un po’ mi dispiace, però, che non possa ancora ricambiare a pieno questo amore. A lui sembra non interessare, ma per me è importante. Devo capire se lo amo o no, e voglio mettercela davvero tutta per scoprirlo.

Spero che possa capirlo in tempo, prima che queste ultime settimane di vacanza finiscano e prima di essere costretti a separarci per tornare alle nostre vite di sempre.
   
 
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