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Autore: Cialy    17/06/2007    5 recensioni
“Ci siamo un po’ allontanati, ultimamente, non ti sembra?”
“Rispetto a quando andavamo a letto insieme?”
[spoiler del capitolo 342 del manga]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asuma Sarutobi, Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Woah! Prima fic pubblicata su Naruto! *_*
Ci ho provato così tante volte, che mi sembrava ormai impossibile raggiungere questo traguardo. E invece ce l'ho fatta! Già solo questo mi rende felice (se poi mi fate sapere che ne pensate, lo sarò ancora di più =D ).

Ho scoperto la passione per questa coppia poco tempo fa, ma mi ci sono rapidamente fissata *_* Amo Asuma, la sua barbetta e le sue sigarette, ecco! *_*

 

Attenzione: La fic contiene spoiler del capitolo 342 del volume 38.

 

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono frutto di fantasia e non li utilizzo certo a scopo di lucro (ma solo perché sono bellissimi!).

 

 

 

 

Falsi Cuori

 

 

Si inganni il mondo con la mostra del sorriso:

un viso falso per nascondere i segreti di un falso cuore.

 

Macbeth – William Shakespeare

 

 

 

 

“Sempre in ritardo, eh Kakashi?”

Lo spiazzale era illuminato dalla luna e la figura di Asuma, seduto sul muretto di delimitazione, sembrava poco più di un’ombra minacciosa.

Kakashi avanzò verso di lui, con un sorriso sghembo sotto la maschera.

“Sai com’è… gli obblighi di un jonin.”

Il sorriso si allargò tanto da creare una piccola increspatura sulla stoffa. Asuma gli rivolse la sua solita occhiata di rimprovero e cacciò fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette. Ne prese una, fermandola tra le labbra, e poi, per un attimo, la fiamma dell’accendino illuminò il suo viso. Era chiaramente un’espressione preoccupata quella che Kakashi vi scorse.

“Allora? Cosa dovevi dirmi?” indagò, fermandosi poco distante da lui e poggiando la schiena al medesimo muretto.

Asuma sospirò, sollevando la testa verso il cielo scuro. “Ci siamo un po’ allontanati, ultimamente, non ti sembra?”

“Rispetto a quando andavamo a letto insieme?”

Emise uno sbuffo divertito. “Cretino. Sto parlando sul serio…”

Kakashi abbandonò finalmente quel sorriso giocoso e scrollò le spalle. “Naruto ha bisogno del mio pieno appoggio.”

Asuma annuì. “Già. Sembra proprio che, tra Akatsuki, Orochimaru e Sasuke, arriveranno tempi bui per Konoha.”

Continuò a guardare il cielo, mentre l’uomo accanto a lui emetteva un mugugno di assenso.

Espirò il fumo. “Ci saranno sacrifici da fare…”

“Asuma. Cosa vuoi dirmi?”

La voce di Kakashi aveva assunto quel tono basso e confidenziale che gli riservava tanto tempo prima, quando erano soli. Si voltò a guardarlo, sentendo un languore di familiarità diffondersi nello stomaco, ma non riuscì ad incontrare il suo sguardo. Riabbassò il proprio per osservare la cenere della sigaretta che teneva tra le dita cadere al suolo e poi il rosso della brace sparire gradualmente, mentre la spegneva sulla pietra accanto a sé. Scese dal muretto con un balzo, inspirò aria e avanzò di qualche passo verso Kakashi.

“Kurenai è incinta,” disse.

E poi il silenzio. Nessun movimento intorno a loro, né prodotto da loro.

L’occhio scoperto di Kakashi restò fisso nei suoi, senza alcuna variazione, fino a che non si socchiuse per il sorriso nato sulle sue labbra, uno dei tanti che non avevano sapore.

Asuma sapeva riconoscerli, anche al buio; sorrisi troppo diversi da quelli che un tempo gli illuminavano il viso, quando ancora glielo lasciava vedere.

“Congratulazioni, papà!”

E il suo tono scherzoso lo gelò, come se mille aghi di ghiaccio lo avessero trafitto. Così si mosse istintivamente, alla ricerca di calore. Sollevò un braccio e lo fece scivolare attorno alle spalle di Kakashi, attirandoselo contro.

Stava diventando tutto improvvisamente pericoloso, ma la familiarità del gesto, compiuto tante altre volte, anni e anni prima, gli dava sicurezza, calore, ed era ciò di cui più aveva bisogno.

Kakashi lasciò scivolare le dita sulla sua maglietta e vi si aggrappò.

“Che stai facendo?” mormorò.

“Niente,” fu la risposta.

Ma era un niente triste, saturo di nostalgia e dolore e mancanza. E amore. Quell’amore che aveva provato ad ignorare, a cancellare, a uccidere, che, a dispetto di tutto, resisteva, sgusciando fuori all’improvviso insieme ad insistenti fitte allo stomaco.

Asuma avvolse Kakashi anche con l’altro braccio, la distanza tra loro diminuì e le fitte allo stomaco furono avvertite da entrambi.

“Certe cose non si dimenticano, nonostante tutto,” gli sussurrò all’orecchio, per poi sfiorargli la tempia con le labbra.

Kakashi deglutì e abbandonò la presa sulla maglietta di Asuma. Lo spinse leggermente e si divincolò dal suo abbraccio, indietreggiando per mettere al più presto dello spazio tra loro.

“Vedrai che invece ce la farai,” disse, e sul suo viso era ricomparso uno di quei sorrisi.

“E adesso devo proprio andare. Allenare quel ragazzo è terribilmente sfiancante…” concluse, ostentando noncuranza.

Asuma lo guardò e semplicemente annuì, sentendosi troppo impotente per fare altro. Sollevò una mano in segno di saluto.

“Ci vediamo, allora.”

“Sì, ci vediamo.”

Il tempo di finire la frase e Kakashi non c’era già più.

Asuma prese un’altra sigaretta e, per qualche secondo, la fiamma dell’accendino brillò ancora una volta nell’oscurità, mostrando una punta di malinconia nel suo sguardo.

L’attimo dopo, lo spiazzale era nuovamente vuoto e desolato e nemmeno la luna, ora coperta da nuvole, lo illuminava più.

 

 

  
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