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Autore: Lui_LucyHP    30/11/2012    9 recensioni
Alla fine della Guerra contro Voldemort, le vittime sono molte.
Harry, nel tentativo di tornare a Grimmauld Place con una Passaporta, si troverà invece in un'altra dimensione, dove le cose sono andate diversamente.
James, Lily e gli altri sono tutti vivi, ma combattono una guerra che dura più di vent'anni, perché lì, Voldemort, non è mai caduto la notte del 31 Ottobre 1981, ed è più forte che mai.
Harry si troverà di nuovo ad essere l'unico in grado di sconfiggere il Mago Oscuro.
Ci riuscirà? Come sarà il suo rapporto con i genitori che non ha mai conosciuto?
E quello con tutti gli amici che aveva, ma che lì non l'hanno mai conosciuto?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Quando Harry si svegliò, erano da poco passate le dodici. Nonostante avesse dormito solo due ore, si sentiva mentalmente riposato; il suo corpo, invece, avrebbe avuto bisogno di qualche giorno per riprendersi del tutto. Mise al collo il sacchetto di Mokessino e lo nascose sotto la felpa, controllando che non si vedesse nulla. Alle dodici e trenta in punto, Andromeda bussò alla porta e Harry la seguì nella sala da pranzo al piano terra, dove c'era un singolo tavolo circolare, preparato per cinque persone.
«Spero non ti dispiaccia, Barry, ma siamo solo in cinque, contando anche mia figlia e un suo amico, ad alloggiare qui.».
«Nessun problema» fece Harry, felice vedere qualcun altro che aveva conosciuto nella  sua realtà. Anche se non era la Ninfadora Tonks che ricordava lui, era felice di incontrare un altro viso familiare. Dopo qualche minuto, nel camino della sala comparvero alte fiamme verdi e due persone ne uscirono, spazzolando via la polvere dai mantelli. Harry dovette faticare parecchio per impedirsi di correre ad abbracciare l'uomo che era uscito dal camino assieme a Tonks: Remus Lupin. L'ultimo ricordo che aveva di lui era la sua morte, avvenuta uno dei primi giorni di battaglia a Hogwarts. Dopo quel giorno,
Tonks si era trasformata: non aveva quasi più parlato, si era limitata a combattere senza sosta fino a quando, stremata, era morta.
«Sedetevi» disse il signor Tonks, prima di presentare Harry ai due arrivati.
Durante il pranzo fu tempestato di domande, in particolare da parte di Tonks, il cui colore di capelli cambiava ad ogni boccone. Harry raccontò la storia che ormai aveva imparato a ripetere, arricchendola di qualche particolare, per cercare di renderla più convincente. Ancora dubitava che Silente si fosse bevuto quello che si era inventato, anche perché, una volta tornato da Hogsmeade, avrebbe scoperto che non era più nel suo ufficio. La cosa avrebbe sollevato sicuramente qualche sospetto: una persona non aveva alcun motivo per lasciare un posto sicuro, a meno che non avesse qualcosa da nascondere. E questo era proprio il caso di Harry.
Tonks parve accettare abbastanza facilmente la sua storia, mostrandosi davvero dispiaciuta per la sorte dei suoi genitori. Remus invece, continuava a lanciargli occhiate sospettose, ma rimase in silenzio, come se la sua mente fosse da tutt'altra parte.
«Andromeda, posso chiederti se hai un Gufo da prestarmi?» chiese Harry, in un attimo di pausa tra la prima e la seconda portata. «Vorrei abbonarmi alla Gazzetta del Profeta».
«Ma certo! Ti presto Goul molto volentieri» rispose la donna. «Anche se dovrai attendere questa sera, perché al momento è fuori per una consegna».
«Va benissimo, grazie infinite».
Alla fine del pranzo, Harry ringraziò Andromeda, che aveva preparato ogni piatto, ed entrò nella via di Diagon Alley, pronto per i suoi acquisti.
Harry notò qualcosa che la mattina gli era sfuggito: tra le poche persone che passeggiavano per la via, due coppie si aggiravano furtive, con una mano nascosta nel mantello e uno sguardo attento, pronto a cogliere ogni cosa.
Non potevano essere Mangiamorte, perché avevano il volto scoperto. Per mantenere segrete le loro identità, in modo da infiltrarsi senza problemi nella comunità magica, i seguaci di Voldemort erano sempre incappucciati.
Forse sono Auror di guardia, pensò Harry, frenando l'istinto di portare la mano alla bacchetta. Dopo solo poche ore lì, aveva sentito più di una volta la storia del passato attacco dei Mangiamorte che aveva quasi raso al suolo la via, provocando anche la morte di molte persone. Probabilmente, dopo l'accaduto, il Ministero aveva  aumentato la sicurezza dei luoghi più frequentati, come Diagon Alley.
Passò davanti all'Emporio del Gufo e si fermò a guardare la vetrina. Al momento non aveva i soldi per comperare un animale, ma poteva farsi un'idea sul prezzo, per capire quanti Galeoni avrebbe dovuto mettere da parte.
In vetrina c'erano numerosi gufi e civette, tutti con un colore tra il marrone scuro e il beige, tranne una, che dormiva con la testa sotto l'ala. Era candida come la neve, e ad Harry, era molto familiare.
«Edvige!» esclamò, senza curarsi delle occhiate che gli lanciò un gruppo di maghi e streghe che passava in quel momento. Guardò il prezzo sul cartellino legato alla gabbia: sedici Galeoni, che comprendevano anche un sacchetto di mangime.
Il prezzo era alto per le sue tasche, ma dopo averla vista da sola e in vetrina, decise che l'avrebbe comprata. Tra qualche mese, forse, ma l'avrebbe fatto.
Superò il negozio ed entrò nella bottega di Madama McClan, dove comprò due completi da mago, per cinque Galeoni e otto Falci.
Non gli rimanevano più molti soldi, quindi rimandò gli altri acquisti alle settimane successive. Per i libri non aveva problemi: avrebbe lavorato al Ghirigoro, poteva vedere tutti i titoli che erano disponibili e comprarne qualcuno, un po' alla volta.
Rientrò al Paiolo Magico prima del previsto. Andromeda era seduta dietro al bancone, intenta a chiacchierare con Remus. Quando lo vide, gli sorrise con fare materno.
«Oh, Barry, il gufo è tornato. Stasera potrà portare la tua lettera alla sede del Profeta».
«Grazie, Andromeda. Quando scendo per cena, porterò anche il messaggio». 
Salì le scale ed entrò nella sua stanza. Mise gli abiti nell'armadio, assieme alla borsa con tutti i suoi averi. Se all'esterno il mobile era pulito e integro, all'interno era l'esatto opposto: i rivestimenti interni erano strappati e avevano vari segni di bruciature; due dei cassetti erano senza maniglia e su una delle tre ante si trovava uno specchio a figura intera, rotto in più punti. Poco sotto il ferro arrugginito su cui si trovavano tre piccoli appendini, era attaccato un mazzo di stelle alpine, che serviva a profumare l'ambiente. I fiori però non riuscivano a coprire del tutto la puzza di bruciato e di stantio che proveniva dall'armadio. Decise di lasciarlo aperto, per far circolare l'aria che entrava dalle finestre; l'ultima cosa che voleva, era che i suoi abiti puzzassero di vecchio e di muffa. Dopo aver sistemato tutto, pensò di scendere al bar per bere qualcosa, ma fu attirato alla finestra da una serie di urla spaventate. Guardò in basso, verso la via principale, che però era invisibile. Eppure le persone che si trovavano lì, stavano davvero urlando. Poi, tra tutte le grida, sentì distintamente un incantesimo.
«Avada Kedavra!»
Poco dopo, Andromeda fece irruzione nella sua camera, con la bacchetta in mano e l'aria preoccupata.
«C'è un attacco dei Mangiamorte! Pensare che ce n'è uno anche a Hogsmeade... Non uscire dalla camera per nessun motivo!» disse, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Harry non perse nemmeno un attimo. Estrasse il Mantello dell'Invisibilità dalla borsa e lo indossò: nessuno poteva vederlo e, per lui, era un ottimo vantaggio.
Uscì dalla camera e velocemente raggiunse Diagon Alley, dove regnava il caos.
Una decina di figure vestite di nero e incappucciate, erano impegnate a combattere contro gli Auror di guardia, che erano in netto svantaggio. Uno di quelli che aveva visto quando era uscito per comperare gli abiti, giaceva a terra, morto. I pochi passanti presenti avevano trovato rifugio nei negozi e osservavano la scena dalle vetrine, visibilmente scossi e spaventati.
Dove sono Andromeda e gli altri? Si chiese Harry, guardandosi intorno. A combattere i Mangiamorte erano solo i tre Auror; eppure, quando gli aveva detto di rimanere in camera, la donna aveva la bacchetta in mano.
Nascosto alla vista, passò per alcune vie laterali e giunse alle spalle dei Mangiamorte. Sapeva che non era corretto attaccare alle spalle, ma i seguaci di Voldemort erano i primi a combattere slealmente e non si sarebbero fatti alcuno scrupolo a colpire. Per sicurezza, si mise all'inizio di un vicolo, pronto a correre via, nel caso in cui qualcuno avesse iniziato ad avvicinarsi dalla sua parte.
«Stupeficium» disse, puntando la bacchetta verso la schiena del Mangiamorte più vicino a lui, che cadde a terra svenuto. Nessuno vi fece troppo caso, forse troppo concentrati a combattere, così Harry continuò.
«Stupeficium» ripeté, colpendone un altro.
Dopo aver steso altri due Mangiamorte, stava quasi per cantare vittoria. Dal nulla però, comparvero all'improvviso un'altra decina di Mangiamorte e lo stesso Voldemort. Gli Auror erano sempre in netto svantaggio, ma poco dopo comparvero Andromeda, Tonks, Remus, Malocchio Moody, Kingsley, Sirius e due uomini che Harry non conosceva. Harry osservò il suo padrino con un nodo alla gola. Non lo vedeva da così tanto e lo aveva avuto accanto per troppo poco tempo. Di tutte le morti che aveva vissuto, quella di Sirius era senza dubbio la peggiore, perché era stata anche colpa sua. Se avesse ascoltato Hermione, o meglio, se si fosse impegnato maggiormente nelle lezioni di Occlumanzia, non sarebbe mai andato al Ministero quella sera, e Sirius non sarebbe caduto oltre il Velo.
Il combattimento tra i Mangiamorte, gli Auror e gli altri, che Harry sospettava appartenere all'Ordine della Fenice, ricominciò. Voldemort non era ancora intervenuto, ma osservava lo scontro, come se fosse in attesa di qualcosa.
Harry sapeva di dover tornare subito al Paiolo Magico, anche perché non poteva continuare a colpire i Mangiamorte come prima; lui sicuramente lo avrebbe notato. Il suo istinto però gli diceva di restare, che qualcosa di grosso stava per accadere.
Lo scontro proseguì e, mente lo seguiva attentamente, Harry capì quello che stava facendo Voldemort: non aspettava qualcosa, ma osservava attentamente uno dei suoi Mangiamorte. Seguendo il suo sguardo, fissò anche lui la figura incappucciata che tanto interessava al mago. Dopo qualche minuto di osservazione, ad Harry fu chiaro cosa volesse Voldemort. Il Mangiamorte che osservava, infatti, anche se lanciava incantesimi contro gli Auror e i membri dell'Ordine, non colpiva mai a morte, né con maledizioni davvero pericolose. Anche Andromeda, Sirius e gli altri, non lo colpivano mai direttamente. Era chiaro che, chiunque fosse quella persona, era una spia di Silente. Una spia che era stata scoperta e, sicuramente, avrebbe pagato con la vita quel tradimento. Uno degli incantesimi lanciati da Kingsley passò vicino al volto del Mangiamorte, a cui cadde il cappuccio dalla testa. Nonostante l'uomo fosse di spalle, Harry lo riconobbe immediatamente: gli unticci capelli neri, lunghi fino alle spalle erano inconfondibili.
Doveva molto a Severus Piton, anche se non era riuscito a fare niente per sdebitarsi. Non aveva nemmeno potuto ringraziarlo, dato che era già morto quando aveva scoperto la verità. La logica gli diceva di non fare nulla, anzi, di tornare nella sua camera al Paiolo Magico, dove sarebbe dovuto stare fin dall'inizio. Ma l'idea che forse avrebbe potuto fare qualcosa per lui lo teneva inchiodato lì, a pochi passi dalla morte. Se avesse aiutato questo Piton, avrebbe restituito il favore che gli aveva fatto quello che aveva conosciuto lui.
Un'idea gli balenò in mente, un'idea folle quasi quanto quella che aveva usato Hermione per farli uscire vivi dalla Gringott. Non era certo che avrebbe funzionato, dato che non aveva mai dovuto fare una cosa simile prima. Era quasi tentato di lasciar perdere, quando vide Voldemort alzare la bacchetta e puntarla alla schiena dell'uomo.
Senza pensarci due volte, alzò anche lui la sua e si concentrò con tutte le sue forze.
«Accio» disse, mentre tendeva il braccio sinistro avanti, quasi parallelo al destro che reggeva la bacchetta. Piton si sollevò di pochi centimetri da terra e, prima che qualcuno potesse capire cosa stava succedendo, fu attirato nel vicolo.
Non appena la mano di Harry trovò la schiena dell'uomo, si Smaterializzò. Comparve nella Stamberga Strillante, assieme a Piton, visibilmente spaventato.
«Ma che diavolo...» fece l'uomo, guardandosi attorno.
«Percorra il tunnel che inizia di fianco a quella cassa messa di traverso» disse Harry, rimanendo ben nascosto sotto al Mantello dell'Invisibilità. «Sbucherà davanti al Platano Picchiatore; sarà dentro ai confini di Hogwarts, al sicuro».
Piton fissò per un attimo l'ingresso del tunnel, poi si girò.
«Chi sei? E perché mi hai portato qui?» disse, fissando il vuoto, con la bacchetta alzata.
«Voldemort voleva ucciderla, lo sapeva?» chiese Harry, ignorando di proposito la prima domanda che gli era stata rivolta.
«Sì, lo avevo già capito da qualche giorno. Non va affatto bene; ora non abbiamo più alcuna spia utile».
«È ancora vivo. Sono certo che troverà un altro modo per rendersi utile. Arrivederci, forse» disse Harry, prima di Smaterializzarsi.
Uscì dal vicolo cieco in cui era comparso e raggiunse in fretta l'ingresso del Paiolo Magico. Non era stato via molto, ma poteva essere successo di tutto. Se Andromeda o qualcun altro lo avesse cercato in camera, non lo avrebbe trovato e si sarebbe trovato  certamente nei guai. Entrò nel locale, che era vuoto, e corse per le scale, fino a raggiungere la sua camera.
Chiuse la porta giusto in tempo. Dal corridoio arrivò la voce ansiosa di Andromeda.
«Portatelo su, presto! Dobbiamo metterlo a letto, la camera quattro andrà bene».
«Mamma, i feriti più lievi sono giù. Abbiamo chiamato Ross, arriverà tra poco a sistemarli» disse la voce di Tonks. «Io torno giù, cercherò di fare...»
Le parole seguenti furono coperte da un rumore di qualcosa che si strappava e poi un tonfo.
«Dora, per Merlino, fai attenzione!»
«Dannato Salazar! Da quando ci sono queste tende in corridoio?»     
«Da quando siamo arrivati qui quattro anni fa, cara».
Harry sentì Tonks alzarsi e borbottare qualcosa contro le tende omicide, per poi scendere al piano di sotto. Il ragazzo non perse occasione e aprì la porta.
Vide due uomini trasportare un terzo, incosciente, nella stanza accanto alla sua, mentre Andromeda teneva la porta aperta.
«Barry! Vedo che mi hai dato retta e sei rimasto in camera, bene. I Mangiamorte se ne sono andati, apparentemente non miravano a noi. Giù ci sono alcuni feriti lievi, dovrai aspettare ancora un po' per scendere, se non ti dispiace».
«Non preoccuparti, scenderò per l'ora di cena» disse Harry, prima di richiudere la porta.

 

***

Albus Silente era appena ritornato dallo strano attacco che c'era stato a Hogsmeade.
Il fatto che lo lasciava più perplesso, era che Voldemort, appena lo aveva visto, si era Smaterializzato, con un'espressione soddisfatta sul volto.
Da quel momento, i Mangiamorte avevano cominciato a scagliare incantesimi senza preoccuparsi di chi o che cosa colpissero. Era evidente, almeno per lui, che stavano facendo tutto quello solo per far perdere tempo. Tempo che, evidentemente serviva al loro padrone per fare qualcos'altro. Ma cosa?
Salì le scale di pietra che portavano al suo ufficio e sciolse l'incantesimo che aveva lanciato alla porta, per impedire a Barry di uscire. Quando vi entrò, però, scoprì che non c'era più nessuno dentro, eccetto la sua Fenice.
L'incantesimo sulla porta non era stato toccato e nemmeno l'accesso al camino, anch'esso bloccato. Come aveva fatto il ragazzo ad uscire?
Controllò una per una le alte finestre che davano sul parco, ma nessuna era stata toccata.
A causa di Voldemort, aveva aumentato la protezione della scuola e c'era bisogno di un'autorizzazione sua e del Ministro della Magia anche per creare una Passaporta che portasse a Hogwarts.
Eppure il ragazzo dice di essere arrivato qui con una Passaporta, pensò, ricordando i particolari dell'incontro che aveva fatto qualche ora prima.
Un forte bussare alla porta, lo riscosse dai suoi pensieri.
«Avanti!» disse, accomodandosi sulla poltrona dietro la scrivania.
Severus Piton fece il suo ingresso nell'ufficio, con la lunga veste nera completamente ricoperta di polvere e strappata in alcuni punti.
«Severus! Che cosa è successo?» chiese, preoccupato nel vedersi davanti il professore di Pozioni in quelle condizioni.
«Voldemort ha deciso di attaccare Diagon Alley» cominciò a spiegare Severus. «Circa un'ora fa ha mandato alcuni Mangiamorte, che poi ha raggiunto assieme ad altri, compreso me».
«Non è la prima volta che partecipi ad uno scontro come Mangiamorte» disse Silente, per cercare di rassicurarlo. Piton, infatti, sembrava molto preoccupato.
«Questa volta era diverso, era per me. Ha capito che facevo la spia, voleva uccidermi».
Silente comprese in quel momento il significato dell'attacco a Hogsmeade. Il solo scopo dei Mangiamorte al villaggio, era quello di tenerlo lontano dal castello, dove sarebbe stato subito avvisato del fatto. Non lo volevano a Diagon Alley perché sapevano che avrebbe cercato in tutti i modi di difendere Severus.
«Come hai fatto a tornare qui?» chiese, ben consapevole che, se Voldemort programmava la morte di qualcuno, era impossibile sfuggirgli.
Severus scosse il capo. «Un ragazzo, non l'ho visto perché era invisibile. Ha usato l'incantesimo di Appello per attirarmi da lui, poi ci siamo Smaterializzati. Siamo comparsi nella Stamberga Strillante, dove sono strisciato fuori attraverso il tunnel».
«Un ragazzo hai detto? Non l'hai proprio visto?»
«No, credo fosse nascosto da un Mantello dell'Invisibilità, come quello di James Potter. Quando mi ha preso la spalla, ho sentito che la mano era coperta da qualcosa» spiegò Severus. «Ora come faremo? Non abbiamo più una spia, non potremo più cercare di anticipare le sue mosse, perché non sapremo quali sono».
«Non preoccuparti, Severus. Sono felice che tu sia ancora vivo, la tua perdita sarebbe stata terribile, per tutti noi».
«C'è anche un'altra questione. Chiunque fosse il ragazzo, sapeva che ero dalla tua parte e ha fatto in modo che tornassi a Hogwarts» notò Severus.
«Direi che è strano, molto strano. Puoi andare ora Severus, grazie».
Silente osservò il professore uscire dallo studio, poi si girò verso Fanny. Non aveva dimenticato affatto la questione del ragazzo che era riuscito a scappare, e aveva un sospetto. La Fenice ricambiava lo sguardo con due occhi luminosi e vivaci; sembrava quasi che lo stesse prendendo in giro.
«Fanny, non è che per caso tu centri qualcosa?»
Come risposta, emise un breve e acuto fischio, prima girarsi e mostrare la coda al suo padrone, evidentemente seccata per l'insinuazione.
«Credo che lo prenderò per un sì».          

 

***

Andromeda congedò anche l'ultimo dei feriti, poi chiuse la porta e la sigillò con un incantesimo. Non poteva tenere lontano i Mangiamorte, ma sarebbe stato un piccolo ostacolo in più sul loro cammino, se avessero tentato di entrare al Paiolo Magico. Prese cinque Burrobirre da dietro il bancone del bar e andò a sedersi al tavolo insieme alle quattro persone rimaste.
«Grazie, Andromeda» dissero Sirius e Remus in coro.
«Grazie, Meda» mormorò Ross, una ragazza dai corti capelli biondi che lavorava al San Mungo.
«Ma figuratevi, ne abbiamo bisogno tutti».
«Un altro attacco a Diagon Alley» commentò Ross, tra un sorso e l'altro. «Quattro anni dopo quello che ha quasi distrutto tutto».
«Già, ma questa volta avevamo le persone giuste al posto giusto» disse Andromeda. «È per quello che io, Ted e Dora siamo qui. Teniamo d'occhio la via e, in caso di bisogno, le camere al piano superiore possono ospitare i feriti».
Rimasero qualche minuto in silenzio, a sorseggiare le Burrobirre, ognuno immerso nei propri pensieri.
«Secondo voi Piton è stato scoperto?» chiese Ted, tornando dal piano superiore dove avevano portato Fabian Prewett, che aveva riportato ferite più gravi rispetto agli altri.
«Io ho paura di sì» rispose Ross. «Non c'ero, ma da quello che mi hanno raccontato Sirius e Remus, Voldemort se n'è andato quasi subito dopo che Severus è stato portato via. Mi sembra chiaro che, qualsiasi cosa volesse, riguardava lui».
Remus annuì con convinzione. «Per noi questo è un bel guaio però».
Andromeda era perfettamente d'accordo con lui. Severus Piton era una preziosa spia da quasi vent'anni, che aveva fatto molto per l'Ordine. Grazie a lui erano informati in anticipo di quasi tutti i piani di Voldemort, avevano anticipato le sue mosse e rovinato i suoi piani molte volte. Ora avrebbero avuto ancora più difficoltà nel contrastarlo.
«Il problema non è solo questo però» intervenne Sirius, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare. «Severus conosce quasi tutte le identità dei Mangiamorte e potrebbe rivelarle al Ministro della Magia. Quante persone rischierebbero il posto al Ministero, dato che molti di loro sono infiltrati là dentro? Sfrutteranno ogni occasione possibile per farlo fuori».
«Solo a Hogwarts sarà veramente al sicuro» concordò Andromeda.
«Sono certa che Silente convocherà presto una riunione, anche perché dovremo capire chi è stato a portarlo via dalla battaglia» disse Ross, alzandosi. «Grazie per la Burrobirra, ma ora devo andare al San Mungo, ho il turno di notte. Magari passo domani mattina per la colazione».  
Dopo qualche ora, anche Sirius salutò e se ne andò.
«Io devo andare da Silente, mi ha scritto prima dicendo che voleva parlarmi prima di cena» disse Ted, prima di prendere una manciata di Polvere Volante e sparire nel camino.
«Io vado a preparare la tavola per la cena. Vieni con me, Remus?» chiese Tonks, arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo dall'uomo.
Remus annuì e seguì la ragazza oltre la porta dietro al bancone. Andromeda prese le bottiglie di Burrobirra, ormai vuote, e le gettò nella spazzatura.
Stava per andare in cucina a preparare da mangiare, quando la porta del locale si aprì.
Sapevo che quell'incantesimo non avrebbe fatto molto, pensò.
«Buonasera, Andromeda» disse una fredda voce di donna. Un brivido le percorse la schiena, perché conosceva benissimo quella voce. Prese la bacchetta e si girò, pronta ad ogni evenienza, a fissare i gelidi occhi azzurri di sua sorella Narcissa.

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Ciao a tutti!
Aggiorno con ben due giorni di anticipo; sono piacevolmente avanti sulla tabella di marcia che mi ero fatta!! ^__^
Spero che il terzo capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato. Come sempre, fatemi notare se ci sono errori di qualsiasi tipo! Il quarto capitolo, arriverà entro martedì sera.
Un grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha letto in silenzio. Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite(9), le seguite(24) e le ricordate(1). Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo! ^__^
Baci,
Lucy
              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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