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Autore: Ukki    30/11/2012    4 recensioni
Shirou Fubuki, il mite albino con un sorriso dolce perennemente stampato sul viso...
Terumi Afuro, il biondino incapace di fidarsi delle persone e di accettare i propri sentimenti...
Atsuya Fubuki, un fratello iperprotettivo con cui non è facile avere a che fare, ma con un cuore più grande di quel che sembra...
Shinobu Takanashi, un personaggio che nella serie animata appare solo per un battito di ciglia... le andrà bene essere così sottovalutata?
Questo non è un racconto d'avventura, non è un fantasy e neanche un giallo: è solo la storia di quattro ragazzi coinvolti in situazioni più grandi di loro.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Sue/Shinobu
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gli interni erano bui come al solito, sulle pareti malamente dipinte di nero spiccavano macchie di muffa e umidità, l'intonaco scrostato si mescolava alla polvere sul pavimento lurido.

Ad Afuro non dava più noia quella miseria, era l'unico posto a cui poteva pensare come a una casa.

- Afuro, K vuole vederti – lo informò un ragazzo con una cicatrice a forma di spicchio di luna sulla fronte.

Il biondo annuì.

- Sì, lo so. Grazie Tadashi -

Il ragazzo sparì velocemente come era comparso.

Il corridoio che portava alla stanza di K era in condizioni migliori degli altri, ma era anche il più inquietante.

Nonostante, o forse proprio per quel salto di qualità Afuro aveva sempre l'impressione che quelli fossero gli ultimi passi che muoveva.

Raggiunse l'imponente portone laccato di nero e bussò titubante con il batacchio di ottone, un anello che pendeva dalle fauci semichiuse di una figura dai lineamenti demoniaci. Niente sarebbe stato più adatto.

- Entra pure, Afuro-chan – gli rispose una voce dall'interno.

Se i corridoi erano male illuminati, in quella stanza l'oscurità era pressoché completa, l'unica fonte di luce era la fiamma tremolante di una candela.

- Siediti pure -

Il biondo prese posto su una sedia sfondata, lo sguardo fisso sulle lenti nere che celavano gli occhi dell'uomo davanti a lui.

Alla luce danzante del fuoco i lineamenti di K apparivano più spigolosi e austeri, simili a quelli di un demone appena uscito dall'aldilà.

- Come va con il tuo lavoro? - esordì il misterioso personaggio incrociando le dita sotto il mento.

- Sto sondando il territorio – rispose Afuro con una scrollata di spalle.

K annuì con infinita lentezza.

- Hai già incontrato il soggetto? -

- Probabilmente -

- E cosa te ne pare? -

Il ragazzo indugiò un po' prima di rispondere, la fronte leggermente corrugata in un cipiglio pensieroso.

- Non potrei ancora esprimermi con certezza, ho bisogno di altro tempo – disse infine.

K annuì di nuovo, ma questa volta sotto le lenti scintillò una luce maligna.

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Quella mattina si era presentata vestita di nebbia.

I rumori giungevano ovattati e ogni figura non era altro che una sagoma abbozzata. Neanche una macchina attraversava le strade invisibili, pareva che il mondo intero fosse caduto in letargo.

Shirou non riusciva a vedere a un palmo dal naso, se non avesse conosciuto il percorso a memoria sarebbe sicuramente andato a sbattere più di una volta contro un lampione.

Il cortile della scuola era ancora deserto, a nessuno sarebbe mai saltato in mente di arrivare in anticipo con un tempo simile.

A nessuno tranne un certo biondino.

- Buongiorno - lo salutò Shirou cordialmente.

Lui si tolse una cuffietta dell'MP3.

- Ciao -

L'albino non poté fare a meno di notare un cerotto sulla sua guancia destra. Afuro seguì la traiettoria del suo sguardo e realizzò cosa stava fissando.

- Sono scivolato ieri sera mentre tornavo a casa - giustificò, sbrigativo.

Shirou annuì senza convinzione.

- Com'è andato il primo giorno? - chiese per cambiare discorso.

- Così così, non è molto facile ambientarsi -

- Ci sarebbe anche chi ha provato ad aiutarti, biondino -

Kiyama varcò il cancello con passo quasi marziale.

- Kiyama, non essere...- iniziò Shirou, ma Afuro lo interruppe.

- Scusa, rosso, non volevo offendere quella dolce anima del tuo fidanzatino -

Gli occhi di Kiyama lampeggiarono d'ira.

- Ma come ti permetti!? -

Stava già alzando il pugno per colpire quando l'albino gli bloccò il polso.

- Adesso basta. Tutti e due. Vi state comportando da bambini - disse con tono fermo.

Il rosso abbassò il braccio e Afuro distolse lo sguardo.

- Kiyama, chiedigli scusa per esserti rivolto a lui in questo modo - aggiunse il ragazzo.

- Ma è stato lui a... -

Lo sguardo eloquente di Shirou fece tacere Kiyama.

- Va bene. Scusami se ho urlato - sospirò il rosso.

Afuro annuì, ma non aveva bisogno che l'albino gli facesse presente che ora era arrivato il suo turno.

- Sì, a me dispiace di essere stato tanto scorbutico con il tuo... ehm... amico - indugiò un attimo sull'ultima parola. Stava per dire "fidanzato", ma avrebbe solo peggiorato le cose.

Cercò l'approvazione negli occhi di Shirou e quando la trovò sorrise appena.

- Scusate ragazzi, ora devo andare, a presto! - esclamò Kiyama quando scorse Midorikawa comparire all'orizzonte.

- Ma sul serio quei due sono solo amici? - chiese Afuro malizioso.

Shirou non rispose, continuava a fissare il suo cerotto con sguardo assente.

- Fubuki? - lo richiamò scuotendogli la spalla.

Il ragazzo si riscosse e sbatté un paio di volte le palpebre.

- Scusami, mi sono distratto, stavi dicendo? -

- Fubuki, smettila. Ho detto che sono scivolato e per quel che ti riguarda è così. Non voglio che tu ficchi il naso nelle questioni che mi riguardano, siamo intesi? -

Shirou arrossì.

- Mi dispiace, sono preoccupato per te, tutto qui - spiegò mestamente.

- Sono un imbranato, cose che capitano e con cui convivi. Ti preoccupi ogni volta che uno inciampa e rotola per terra? - chiese Afuro sarcastico.

- No, mi preoccupo quando a uno accade qualcosa di terribile e mente dicendo che è scivolato o altre sciocchezze del genere. Abbi la sincerità di dire che non ne vuoi parlare e io ti lascio in pace - ribatté fermo l'albino.

Afuro lo fissò attonito per qualche secondo, stupito da quel lato deciso del carattere del mite, dolce Shirou Fubuki.

- Bene, non ne voglio parlare - disse altezzoso, mentre la nebbia iniziava a diradarsi.

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Nella stanza avvolta dall'oscurità persino la candela si era spenta.

- Mr K, come mai ha affidato questa missione proprio ad Afuro? -

A parlare era stata una ragazza dai capelli rosati. Non si poteva fare a meno di notare la stizza nel suo tono.

- Non ti preoccupare, Takanashi-kun, arriverà anche il tuo momento. Il lavoro che ti ho assegnato è di fondamentale importanza per la nostra missione - la tranquillizzò l'uomo sorridendo dietro le lenti scure.

Il viso di Takanashi si illuminò.

Era l'unica ragazza dell'agenzia, e ne andava molto fiera. Sapeva di avere più fegato della maggior parte degli altri membri, ma da lei ci si aspettava il doppio dello sforzo.

Non era disposta a rimanere in ombra a non far niente mentre Afuro interpretava la parte del protagonista in una missione del genere. Lui aveva sempre tutti i privilegi perché era il preferito del capo, e questo lei, che si era conquistata la sua reputazione solo con le proprie forze, non riusciva a sopportarlo.

Odiava davvero quel ragazzo.

- E poi, questa è una sorta di prova per Afuro-chan - mormorò K quando Takanashi fu uscita dalla stanza col suo solito fare impettito.

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Atsuya non riusciva proprio a concentrarsi quella mattina, poco importava che la professoressa lo avesse ripreso già due volte perché era disattento.

Aveva Shirou per la testa, era preoccupato per lui.

Dopo la morte dei loro genitori si era preso la responsabilità di proteggere il suo fragile gemello, e a volte lo faceva con una precisione quasi maniacale.

Sapeva di essere pesante, sapeva di trattarlo come una bambola di porcellana, ma non poteva farci niente: quando non lo vedeva rientrare, impazziva.

Da parte sua, Shirou non gli aveva mai dato nessun tipo di problema: aveva capito in fretta che se si comportava in modo sconsiderato rischiava di mandarlo al manicomio e si era regolato di conseguenza.

E allora perché il giorno prima era tornato così tardi nonostante la sua telefonata?

Aveva detto di essersi trattenuto a parlare con degli amici, ma quali amici? Probabilmente quei ragazzi che conosceva sin dalle elementari, quel tizio fissato con il calcio e quello con i capelli a forma di porcospino.

Il primo non lo preoccupava, principalmente per il suo quoziente intellettivo, il secondo invece lo preoccupava eccome. Chiamava Shirou per nome, non per cognome, e poi ad Atsuya non piaceva affatto il modo in cui lo guardava, il modo in cui gli parlava, il modo in cui lo toccava (cosa che in realtà aveva fatto pochissime volte).

Insomma, quel porcospino antropomorfa doveva solo augurarsi di non ritrovarsi mai da solo con lui in un vicolo buio, o lo avrebbe ammazzato.

D'improvviso il ragazzo si chiese il perché di tanto odio nei confronti di chi orbitava intorno al fratello.

Era geloso, forse?

No che non era geloso, era solo... iperprotettivo. Ma non significava forse gelosia voler eliminare chiunque ricevesse le attenzioni di Shirou?

Atsuya sospirò, dicendo addio a tutto il suo orgoglio. Sì, era geloso.

Geloso ma non incestuoso, di questo era sicuro, e la prova ce l'aveva seduta accanto.

- Fubuki-kun, stai bene? -

Fissò quei bei capelli rosa pesca acconciati in modo tanto surreale.

- Sì, non preoccuparti, Takanashi-kun -

Angolo dell'autrice-che-oggi-finalmente-è-ispirata:
Ciao!
Come avrete notato stavolta il capitolo è più lungo, grazie ispirazione, grazie!
Ispirazione: Va bene, ma dovrai pagarmi profumatamente U.U
Ok, lasciamo perdere la mia ispirazione, qui entra in gioco un altro personaggio, la nostra Takanashi! (non scordatevi di lei, la rincontreremo)
Takanashi: Vorrei anche vedere! Sono troppo importante per apparire in un solo capitolo!
Sì, va bene Takanashi-kun, va bene.
Ora vado, grazie a tutti voi che recensite e seguite la mia storia! ♥
Baci
Kouri 

  
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