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Autore: xisthemoment    30/11/2012    11 recensioni
Sindrome di Stoccolma, indica una condizione
psicologica in cui la persona vittima di un sequestro
può manifestare sentimenti positivi
(talvolta fino all'innamoramento)
nei confronti del proprio sequestratore.
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Londra, 13 ottobre 2009, ore 7.00 am
Correva, Kaleigh, correva, doveva correre più veloce.
Per scappare, scappare da lui, anche se, più cercava di aumentare il passo, più la stanchezza saliva, il ragazzo si avvicinava e un modo per salvarsi ancora non si trovava.
FF SCRITTA A QUATTRO MANI CON Fri For Your Dreams E CON L'AIUTO DI Michelle
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IV



Vicino Suttun, 20 novembre 2009, 8.00 a. m.

 
Sophia si toccò la guancia dove, la sera prima, Harry le aveva dato un violento schiaffo. All’improvvisò sentì delle voci proveniente dall’esterno della casa, trasalì spaventa, erano le voci di Harry e Zayn.
Si alzò dalla sua brandina e si avvicinò alla finestra, le gambe tremanti.
Era stata premiata pochi giorni prima e poteva finalmente girare per la stanza senza che la catena la bloccasse.
Guardò  fuori e notò che i due ragazzi stavano salendo in macchina.
Tirò un sospiro di sollievo perché per un po’ non avrebbe dovuto vivere nella paura. Anche se, un pochino, le sarebbe mancata la voce calma di Harry.
Si avvicinò all’armadio che aveva conquistato dopo aver ubbidito al suo padrone e iniziò a scrutare quei pochi vestiti che c’erano al suo interno, voleva trovare qualcosa che sarebbe piaciuto al riccio.
Gli uccellini, che si erano appostati sul ramo proprio di fronte alla sua piccolissima finestra, incominciarono a cinguettare, attirando la sua attenzione.
Sophia li osservò invidiosa; avrebbe voluto anche lei essere libera come lo erano loro.
Una rabbia la pervase e iniziò ad urlare e a tirare calci e pugni alle pareti.


Kaleigh si svegliò a causa di un rumore.
La schiena le faceva male per via di tutte quelle notti passate a dormire su quel freddo e sporco pavimento dello scantinato, avrebbe voluto così tanto usare quella brandina che era proprio qualche metro di fronte a lei, ma la catena che portava al polso le impediva di fare più di qualche passo.
Guardò alla sua sinistra e vide i vestiti che doveva indossare quel giorno, notò con disappunto che le avevano propinato quella maglietta, la maglietta di Annabeth.
Si ricordava ancora di quando quei due l’avevano costretta a lavare i vestiti insanguinati che Annabeth indossava il giorno in cui aveva cercato di proteggerla.
Kaleigh avrebbe voluto ribellarsi, avrebbe voluto non indossare quella maglietta ma sapeva che se non l’avesse fatto, Zayn l’avrebbe di sicuro punita.
Una lacrima solitaria scivolò sulla sua guancia ma lei se l’asciugò rapidamente.
Doveva essere forte.
In quel momento un rumore ovattato riempì lo scantinato, la rossa alzò la testa di scatto. Si domandò se i due fossero già tornati.
Protese l’orecchio verso l’altro, cercando di sentire il più possibile.
E allo strano rumore si aggiunsero anche delle grida femminili.
Non era sola.
Da quello che sentì la ragazza stava piangendo.
Kaleigh incominciò ad urlare.



Sophia non aveva più forze, le nocche le bruciavano dai troppi pugni tirati alle pareti e le gambe le dolevano per i tropi calci.
Cadde in ginocchio, esausta.
Si diede della stupida da sola, a cosa era servito se non a farle sprecare energie?
Si sdraiò sul pavimento fatto di assi di legno, stava per addormentarsi quando la voce di una ragazza che urlava le arrivò alle orecchie.
La bionda si tirò su disorientata ed iniziò a guardarsi intorno.
Si chiese più volte se stesse diventando pazza, ma alla fine si convinse del contrario, la voce che sentiva era reale.
Con le poche forze rimaste rispose alle grida.
Si alzò in piedi e si avvicinò alla porta, poggiò la mano sulla maniglia ed essa si aprì.
Spalancò gli occhi stupita, da quando la avevano slegata ci aveva provato un bel po’ di volte, ma la porta era sempre stata chiusa.
Esultò, felice, ed uscì dalla stanza.
Le si parò davanti un piccolo corridoio che portava a delle scale, corse fino ad esse e si fiondò giu.
Scese fino a trovarsi davanti ad un altro corridoio, questo aveva cinque porte in tutto, le superò non osando guardare dentro e si ritrovò in un vecchio soggiorno.
La porta di casa era a pochissimi metri da lei, quando la voce stanca di una ragazza fermò la sua corsa.
Sophia senza pensarci troppo seguì la voce, lasciando perdere la possibilità, così vicina, di fuga.
-Stò arrivando- urlò seguendo le urla della ragazza.
-Aiutami ti prego, sono qui- rispose supplicante la voce.
Sophia corse a perdifiato, ad ogni suo passo quella voce diventava sempre più forte.
La bionda si fermò davanti ad una porta, da lì proveniva quella voce.
Tentò d’aprirla ma sfortunatamente era chiusa.
-oh grazie al cielo- mormorava Kaleigh.
-non si apre, è chiusa a chiave- urlò Sophia, dispiaciuta.
-e cercala questa maledetta chiave! Io voglio andarmene da qui- ululò Kaleigh, sconfortata.
Sophia corse nel salotto e iniziò a rovistare dappertutto, stando attenta a non lasciare tracce.
Purtroppo la chiave non era in quella stanza.
Si lanciò verso il corridoio e aprì la prima stanza che le si parò davanti.
Entrò ansiosamente e rimase esterrefatta alla vista di quello che c’era all’interno.
Un’intera parete era tappezzata di foto sparpagliate di ragazze sorridenti, bionde e rosse, Sophia notò tra di esse anche una sua foto.
Sulla parete adiacente, invece, su una bacheca di sughero c’erano una quindicina di polaroid tutte una di fianco all’altra, quattordici di esse avevano disegnata sopra una grossa X rossa.
Sotto, sulla parte bianca della polaroid erano scritti dei nomi e delle date disposte in ordine cronologico.
Sarah, Emma, Michelle, Jennifer, Francesca, Elizabeth, Nicole, Vanessa, Alison, Martha, Emily, Zoe, Hope, Annabeth, Kaleigh e poi c’era un post-it giallo con su scritto ‘fare foto a Sophia’.
La bionda si allontanò, arretrando, spaventata.
Sbatté contro la porta e, non pensandoci due volte, la aprì e sgusciò fuori.
Si ritrovò di nuovo in corridoio, corse verso il salotto e verso la porta dove si trovava la stanza dove era rinchiusa l’altra ragazza.
-ho scoperto una cosa bruttissima- le urlò una volta trovatasi davanti alla porta.
-hai la chiave?- le chiese Kaleigh.
-non l’ho trovata, ma ho scoperto una cosa orribile- continuò la bionda.
-Non hai trovato la chiave?- urlò disperata la rossa.
-non è che hai i capelli rossi vero?- chiese in trance, Sophia.
-si, ma cosa c’entra questo? Dov’è la chiave?- le rispose, confusa,  Kaleigh.
-prima di noi due, c’erano quattordici ragazze, sono tutte morte- Sophia incominciò a piangere.
-questo non mi aiuta se non hai trovato la chiave- urlò Kaleigh.
-si, ora torno a cercar…-
-Ferma, torna dov’eri prima, stanno tornando- bisbigliò la rossa.
Sophia, spaventata, corse per il salotto, diretta alle scale, sperando di non essere scoperta.




L'angolo di Nicole, Francesca e Michelle

Alloooora, ci scusiamo per il ritardo ma con la scuola è un pò difficile riuscire a trovarsi tutte insieme.
Speriamo davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, abbiamo cercato di farlo più lungo e questo è quello che è venuto fuori.
Un bacio,
YAYYY
   
 
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