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Autore: Perfectly Imperfect    30/11/2012    6 recensioni
-e perché non te ne ritorni lassù?- feci segno col mento, mossa molto sbagliata in quanto mi fece avvicinare la bocca di più a lui. Eravamo vicinissimi. Avevo le spalle al muro, non potevo scansarmi ero bloccata dal suo braccio appoggiato al muro. Non potevo farci niente, o non volevo..
-beh, adesso ho te angelo, perché dovrei tornare lì?!- disse sorridendo e avvicinandosi di più a me. Era molto bravo a confondermi non aveva ancora risposto alla mia domanda.
-ti prego non farmi ridere.- cercai di essere il più seria e menefreghista possibile, ma le mie labbra che tremavano e fremevano per colpa della vicinanza mi tradirono.
Ci fu silenzio.
-cosa vuoi da me? Chi sei?- gli chiesi per l’ennesima volta. Mi guardò, poi portò la testa all’indietro e mi rispose:
-sono un angelo caduto.-
Genere: Romantico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciau bellezze :3
inanzitutto grazie alle 3 recensioni e alle 200 e passa visualizzazioni, grazie grazie grazie (asdfghjkl)
e un grazie maggiore a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate 
bene, questo capitolo è mooolto più lungo dell altro e mi farebbe piacere se lasciaste
una recensione: sia positiva che negativa per vedere se andare avanti o fermarmi
bene, vi lascio alla storia:*



Don’t have to be scared at all,
oh my love
.
 


L’orribile suono della campanella segnò l’inizio del secondo semestre. Ricominciare la scuola era sempre un trauma, ma ormai mancavano solo altri due anni e sarebbe finito tutto.
Dopo ore stressanti finalmente era arrivata l’ora di pranzo che puntualmente trascorrevo con la mia migliore amica Jessica. Ci conoscevamo da una vita, eravamo come sorelle e l’adoravo.
-Hey Liz, oggi vieni con me a scuola guida?-mi chiese mentre si ingozzava con un tramezzino al tonno.
Mi chiamo Charlize Harris, si nome peggiore di questo mio padre e mia madre potevano inventarlo. Lo odio. Così mi faccio chiamare da tutti o quasi Liz.
-se non mi trattengo troppo nel scrivere l’articolo per il blog della scuola, credo di si-dissi, lei fece una smorfia
-sono contenta di aver abbandonato quel corso il professor Parnell mi inquieta..-rabbrividì
-già il suo modo di insegnare non è uno dei migliori-ridacchiai.
L’ennesimo suono della campanella interruppe la nostra conversazione.
-allora a dopo, sai che avere un’ auto tutta nostra è uno dei nostri più grandi sogni quindi non deludermi-mi avertì
Ridacchiai –cercherò di esseci Jess!- sorrisi
-lo spero, ci conto-ammiccò salutandomi, ricambiai.
 
Entrai nella classe che stranamente era già piena e mi sedetti nel primo banchetto libero al secondo banco vicino alla finestra. Beh, almeno era rimasto un posto abbastanza decente, anche se sedevo da sola ma non potevo lamentarmi.
Ops, avevo parlato troppo presto. Ad un certo punto sbucò dalla porta un ragazzo alto e con un fisico mozzafiato, capelli biondo scuro, occhi color miele e fare da duro.
Il ‘tipo’ in un primo momento si guardò intorno e vide, a mio malgrado, che l’unico posto disponibile era quello vicino al mio. Così si avvicinò.
-è libero?-chiese aspettandosi un si come risposta.
-ehm, si certo.-a malincuore spostai la mia borsa dalla sedia e cedetti il posto al ‘nuovo arrivato’. Non l’avevo mai visto nella scuola strano, uno come lui non credo passi inosservato.
Quando il professor Parnell entrò in classe l’atmosfera chiassosa di inizio lezione si tramutò in silenzio.
Il professor Parnell era un uomo atletico sulla cinquantina, indossava sempre tuta e scarpe da ginnastica, era un insegnante di ginnastica ma erano due anni che insegnava al corso di biologia.
-bene ragazzi..-incominciò –come ben sapete sono il professor Parnell e sarò il vostro insegnante di biologia, poiché la scuola non ha i soldi per pagarne uno vero.- si sentirono delle risatine di sottofondo. –fa ridere ma è la pura verità.- aggiunse.
In effetti la ‘Ontario Secondary School’ stava cadendo in pezzi, però non era tanto male. Per fortuna nel bagno delle ragazze c’era almeno un bagno funzionante, non era lo stesso per quello dei maschi, ma aveva una bella palestra molto curata forse perché risalente all’ultimo decennio.
Il professor Parnell fece l’appello e scoprii che il mio nuovo compagno di banco si chiamava Justin Bieber. Mai sentito prima. Parnell era occupato a ricopiare l’elenco e vari appunti sul registro, erano passati circa dieci minuti e tra me e il mio nuovo compagno di banco neanche una parola. Non potevamo non parlare per tutto il resto dell’anno, così decisi di attaccare bottone.
Gli porsi la mano-piacere Charlize Harris, ma chiamami Liz lo preferisco.- accennai un sorriso imbarazzato.
-lo sapevo già.-sentenziò senza ricambiarmi. Ritirai la mano.
 Come lo sapeva? Riflettei un po. Ah giusto l’appello, che stupida.
-ah, certo scusa..-
-comunque chiamami Justin, dico sul serio. Chiamami..- disse ammiccando, mi stava ancora prendendo in giro, sperai. cercai di cambiare argomento
- beh non ti ho mai visto da queste parti, sei nuovo?-chiesi
-diciamo di si.-rispose svelto. 
–prima in che scuola andavi?-okay, sembrava gli stessi facendo un interrogatorio ma dovevo pur conoscere il mio compagno di banco, no?
-non andavo in nessuna scuola.-accennò un sorriso, ma sembrava serio.
-come?-ero perplessa. Non era andato in nessuna scuola? Come era possibile? Credo che i ragazzi almeno fino a 16 anni dovessero frequentarla obbligatoriamente. Ci pensai su, mi stava prendendo in giro, di nuovo.
-mi stai prendendo in giro, giusto?-
-no, perché dovrei?-rimasi ancora più perplessa e lui sembrava divertito dalla mia reazione.
-non è possibile!-sentenziai, ma la nostra conversazione fu interrotta dal rumore del professor Parnel che batteva la bacchetta sulla cattedra e dalla sua voce:
-sesso sesso sesso.- dichiarò.
Si sentirono alcuni gemiti dagli ultimi banchi e la classe ridacchiò all’unisono.
-beh, ragazzi se vi siete iscritti ad un corso di biologia sapevate bene degli argomenti che vanno trattati e uno di questi è il ‘sesso’-fece le virgolette con le dita –però, prima di arrivarci sapete tutti bene che c’è bisogno di un corteggiamento e oggi parleremo di questo.- tirò su le maniche della tuta e si aggiustò il fischietto.
-bene per la prossima volta, incominciate in classe, stenderete una lista di cose che piacciono, fanno e riguardanti il vostro parthner.. intendo compagno di banco.-il professor Parnell ci studiò un po’, poi ci fece spostare nel banco un maschio e una femmina. Beh, in questo ero già avvantaggiata.
Adesso dovevamo solo iniziare ad analizzarci. Strappai un foglio dal quaderno e ci scrissi sopra ‘lista’.
-bene, cosa ti piace fare nel tempo libero?-gli domandai, con la penna in mano pronta a scrivere qualcosa di interessante.
-non ho tempo libero.-
Ehm, wow. Okay mi stava prendendo per il culo. Ma molto elegantemente e questo mi faceva impazzire. Aveva sempre quell’espressione di superiorità e sarcasmo e che un po’ mi spaventava. Che nervoso.
-senti..-cercai di essere gentile –sono sicura che prenderemo un voto per questo compito quindi mi fai il piacere?-
-quale piacere?-
O era deficiente o mi stava ancora prendendo in giro. Lo guardai torva.
-okay va bene va bene. Tempo libero..-ci pensò un po’ –beh, mi piace suonare-
Oh, non l’avrei mai detto non sembrava un ragazzo a cui piacessero queste tipo di cose, mi stupii. In realtà piaceva anche a me.
-e quale tipo di strumento?-
-chitarra.-lo scrissi sul foglio.
–amo suonare ma mi piace anche la fotografia.-scrissi fotografia.
-aspetta, non ho finito-mi avvisò per poi continuare –ne ho una bella collezione di una ragazza impacciata che scrive nel blog della scuola di tanto in tanto, che crede sia giusto mangiare biologico e che rabbrividisce al pensiero di dover scegliere fra tre università americani quali: Stanford, Yale e un’altra che inizia per H.. giusto?-
Lo fissai sbalordita. Aveva azzeccato in pieno. Aveva fatto la mia descrizione esatta, rabbrividii. Come faceva a saperlo, di certo non aveva potuto tirare a indovinare.
-alla fine non andrai in nessuna delle tre, credimi.-
-dovrei?-chiesi senza pensarci
-sono sicuro che hai degli ottimi voti, ma le snobbi perché le consideri lo stereotipo del successo, è il tuo terzo difetto.- ridacchiò.
Mi spaventava sempre di più. –e quale sarebbe il secondo?- feci una pausa –e il primo?-
-secondo: ti fidi troppo delle persone, ma solo di quelle sbagliate, mentre il primo è tieni la vita al guinzaglio.-
-sarebbe?-
-hai paura di quello che non puoi controllare.-
Mi venne la pelle d’oca. In circostanze normali mi sarei alzata e mi sarei andata a lamentare col prof Parnell, ma non in questo caso. Non volevo dargliela vinta. Non tenevo la vita al guinzaglio. No, affatto. –come fai a sapere tutto di me?- chiesi.
-io non so tutto.- sbottò –non so se dormi nuda.. lo fai?-
-sei l’ultima persona a cui lo direi.-
-sei mai stata da uno psicologo o qualcosa del genere?-mi chiese
-no.-  mentii.
In realtà ci ero stata, non regolarmente ma ci ero stata.
-perché non mi fai domande normali?-cercai di prendere le redini della conversazione
-quelle potrei indovinarle.-
Mi dava sui nervi il fatto che sapesse tutto di me tirando ad indovinare, ero così per così dire..un libro aperto a tutti?
-vivi da sola?-finalmente mi aveva fatto una domanda abbastanza normale.
Mi bloccai un attimo -con mio padre.- risposi
-e tua madre?-chiese
-è morta. È stata uccisa.-
-mi dispiace, deve essere dura.- sembrava serio.
Suonò la campanella e Justin si diresse velocemente verso l’uscita.
-aspetta!- gli urlai contro
-che c’è?-
-io non so niente di te, come faccio per il compito?-
-chiamami, questo è il mio numero.-disse mentre prendeva una bic nera dalla tasca e componeva i numeri sulla mia mano.
-non penserai davvero che io ti chiami?!-gli feci osservare
-allora vuoi prendere una F al compito?-
-no.-risposi
-allora chiamami-disse per poi sparire.
Avevo dieci cifre sulla mano, che non avrei mai chiamato. Se credeva che lo avessi fatto era solo un povero illuso.
Mi vibrò il telefono, era Jess. Risposi.


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5 recensioni per il secondo capitolo
(PARTE DELLA STORIA E' ISPIRATA DAL LIBRO DI Becca Fitzpatrick: "Il bacio dell'Angelo caduto".)

..continua..

  
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