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Autore: Fenrir_23    01/12/2012    7 recensioni
Sasuke e Itachi sono due fratelli con un legame particolare, fin da piccoli attaccati in modo morboso l'uno all'altro. Scopriranno di provare un sentimento "scomodo" e difficile da accettare, ma così forte da non poter essere ignorato ...
“Davvero provi qualcosa per me?” Chiese il minore, dimenticando la vergogna, solo impaziente di sapere. “Veramente te ne sei andato perché avevi paura dei tuoi sentimenti?”
“Sasuke …”
“Rispondimi, Itachi!”
(ITASASU)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Sasuke aveva ricominciato a frequentare Karate due settimane dopo il ritorno a scuola, fortunatamente in modo meno traumatico rispetto a quest’ultimo – merito della discrezione dei suoi compagni di corso – anche se poi era uscito dalla palestra con i muscoli completamente indolenziti, perché era stato molto tempo senza allenarsi, e l’allenamento di quella sera gli era risultato particolarmente duro. Ora si trovava seduto alle tribune della sua palestra, dove si stava svolgendo la prima gara del periodo primaverile – estivo. Non se l’era sentita di prendervi parte, però aveva voluto esserci lo stesso per guardare Itachi. Si sporse un po’ in avanti con il busto, e notò che lui si stava riscaldando in vista della competizione, che sarebbe iniziata entro pochi minuti. Gli sarebbe piaciuto avvicinarsi, ma non voleva disturbare suo fratello, in quel momento. Quando lui si girò verso le tribune, guardando in alto per cercarlo, Sasuke abbassò subito il capo, sentendosi in imbarazzo all’idea di essere colto mentre lo stava osservando. Passarono dei minuti, e il minore si sporse un po’, per vedere cosa stava accadendo sul tatami di gara. Itachi era già salito, e tutta l’attenzione era puntata su di lui. Nessuno lo eguagliava in abilità, era sicuramente il migliore di tutta Kyoto. Anche Sasuke spesso si sentiva elogiare, ma aveva la netta impressione che nessuno lo paragonasse al fratello.
Continuò ad osservare Itachi mentre lui si preparava ad eseguire il Kata che gli avevano richiesto. Suo fratello iniziò con un movimento lento, quasi impercettibile, poi esplose in una serie di mosse rapide e potenti. Quello che colpiva di più, in Itachi, era che, nonostante la velocità dei suoi movimenti, essi rimanevano puliti, limpidi, precisi e allo stesso tempo carichi di forza. Aveva un equilibrio perfetto, i pugni erano portati all’altezza giusta, così come i calci. Non c’era nessun movimento che Itachi non fosse in grado di eseguire in modo armonico e potente allo stesso tempo.
Quando l’Uchiha terminò la sua esecuzione – nel punto preciso in cui aveva iniziato – delineato da una “X” – ansimava per la fatica. Si rilassò, rimanendo però fermo, in attesa che i giudici passassero a dargli una valutazione. I voti furono massimi, tanto che Itachi apparve già decretato come vincitore, ma Sasuke non se ne stupì. Ormai era abituato. 
Il minore degli Uchiha discese dalle tribune, dirigendosi verso gli spogliatoi. Li vi trovò Itachi, che si stava rinfrescando il viso con un po' d'acqua, dopo lo sforzo considerevole.
Il fratello più grande lo saluto con un sorriso appena accennato.
“Otouto …”
Sasuke non rispose con particolare entusiasmo, ma Itachi non se ne stupì, poiché in quegli ultimi mesi si era abituato a vederlo così. Era un pensiero terribile, eppure vero.
Sasuke non era mai stato un tipo solare ed espansivo, ma da quando era successa quella cosa con Orochimaru, lui aveva perso l’entusiasmo per ogni cosa. Aveva fatto il primo passo per uscirne solo due settimane prima, ma era troppo presto per vedere i risultati.
Itachi chiamò Sasuke a sé con un gesto della mano, per dargli un colpetto sulla fronte non appena lui si fu avvicinato. Avrebbe voluto toccarlo, e magari baciarlo, ma non potevano permettersi una cosa del genere in quel posto.
Il maggiore andò a sedersi su una panchina per togliersi il Kimono e rimettersi la tuta con il simbolo della federazione sportiva di cui faceva parte, e non poté evitare di intenerirsi nel notare il modo in cui Sasuke lo seguiva, come un’ombra. Improvvisamente sentì l’impulso di volerlo rendere felice in qualche modo, soddisfacendo un suo desiderio, per questo senza pensarci troppo gli promise che, quel pomeriggio, sarebbero andati insieme al gattile più vicino, per adottare un micio.
Sasuke lo guardò di traverso, credendo per un attimo che Itachi cercasse di prenderlo in giro. Aveva provato ad accennare a quel desiderio qualche giorno prima, pensando davvero che gli sarebbe piaciuto adottare un gatto – erano animali che gli erano sempre piaciuti – ma con tutti i problemi che avevano, non aveva osato insistere.
“Guarda che poi dovremo occuparci di quella bestiola per anni.” Lo avvertì Sasuke, sapendo che Itachi non aveva mai palesato troppo interesse per gli animali.
Lui annuì, calmo. “Lo so … lo so.”
Sasuke andò a sedersi accanto al fratello, rimanendo per un po’ immerso nei propri pensieri. Lui il gatto lo voleva, ma non gli piaceva il modo leggero con cui Itachi stava affrontando la questione. Gli animali non erano oggetti ma creature, delle quali prendersi cura quotidianamente.
“La mamma cosa dirà?” Chiese, ad un certo punto.
Il maggiore rispose con un’alzata di spalle, facendogli intendere che non c’erano problemi. “A lei i gatti piacciono, non avrà nulla in contrario.”
“E le spese di mantenimento?” Continuò Sasuke, ancora un po’ scettico.
“Otouto … è un gatto, non una tigre.” Gli fece presente Itachi.
 
 
 
Quello stesso pomeriggio, Sasuke si trovò a dover scegliere il gatto che gli avrebbe fatto compagnia per gli anni successivi.
“Venite, per di qui.” La volontaria che li aveva accolti era una donna gentile, bassa e un po’ in sovrappeso, che a Sasuke aveva fatto subito simpatia. Li accompagnò in uno stanzino, dove molti gatti, di varie età, se ne stavano seduti a sonnecchiare sul tappeto impolverato o sul vecchio divano. Altri giocavano fra loro, mentre alcuni erano rinchiusi nelle loro gabbiette. La donna gli stava spiegando che li liberavano a turni. Aveva un che di maniacale, nel modo di parlare riguardo quelle bestiole, che la faceva risultare fin troppo ossessiva, nonostante si capisse che le amava veramente.
“Se non potete permettervi di avere problemi in casa, vi conviene prendere un cucciolo.” Spiegò la volontaria, andando subito al punto. “Troppe sono le persone che si fanno intenerire da gatti particolarmente debilitati e poi li riportano qui dopo una settimana, perché per i loro vari impegni non sono in grado di prendersene cura, o perché gli animali creano problemi, non riuscendo ad adattarsi al nuovo ambiente.”
Sasuke annuì, iniziando a passare in rassegna le diverse gabbie, e scrutando gli animali che invece gironzolavano liberi.
Lanciò un’occhiata veloce al fratello, e gli sembrò che lui fosse un po’ infastidito da tutto il disordine, ma soprattutto dall’odore sgradevole che, nonostante gli sforzi dei volontari per tenere tutto pulito, permeava la stanza.
Ad un certo punto Sasuke si soffermò ad osservare un piccolo gatto che si agitava nella sua gabbia. Era completamente nero, salvo una macchia bianca che gli contornava l’occhio sinistro, e una più piccola sulla zampa anteriore, sempre sinistra, che sembrava quasi una calza. Aveva un orecchio mozzato, al quale mancava la punta, come se qualcuno gliel’avesse tagliata, e la coda, all’estremità, era tutta rovinata.
“Ti piace questo?” Gli domandò la signora, sorridendo gentile. “è l’unico sopravvissuto di una cucciolata di tre gattini che abbiamo trovato settimana scorsa.”Spiegò.
Sasuke decise di procedere e guardare anche gli altri gatti, ma alla fine la scelta ricadde su quello che l’aveva colpito all’inizio, il cucciolo con un orecchio mozzo.
La volontaria accompagnò i due fratelli in ufficio per sistemare le pratiche per l’adozione, informandoli che sarebbero potuti tornare fra tre giorni per prendersi il gatto.
Sasuke e Itachi non si soffermarono oltre, e lasciarono quel posto, diretti verso casa. Per quel giorno non avevano particolari impegni, perché poi sarebbe stata domenica, e volevano approfittare dell’assenza di Mikoto per rimanere un po’ da soli e potersi concedere certi tipi di attenzioni.
Itachi si sentì meschino ad approfittare così dell’assenza della madre, per amare Sasuke in un modo che, tra fratelli, non era concesso, ma si disse che ormai non poteva più concedersi dubbi a riguardo. La fase dei complessi e delle paranoie l’aveva superata, e per il bene di Sasuke non doveva tornare a farsi problemi. E poi quelli erano gli unici momenti che avevano per dedicarsi attenzioni che, in circostanze normali, non potevano permettersi.
 
 
 
Mikoto ripose il cellulare nella tasca del cappotto invernale che indossava, sorridendo appena. L’aveva chiamata Sasuke per avvertirla che, fra tre giorni, si sarebbe trovata in casa un cucciolo di gatto. All’inizio si era un po’ irritata perché Itachi e Sasuke avevano fatto tutto senza dirle niente, ma poi aveva lasciato correre perché in fondo si erano almeno presi la briga di avvisarla, invece di farle trovare il micio direttamente a casa.
Si lasciò sfuggire un mezzo sospiro, preferendo riflettere sul fatto che, se finalmente Itachi riusciva a far uscire di casa Sasuke per più di un’ora, le cose stavano veramente migliorando.
Quel giorno era uscita prima dal lavoro e si era fermata a fare la spesa, ma non aveva avvisato i due figli, perché voleva far loro una sorpresa, arrivando a casa presto e cucinando i loro piatti preferiti.
Finì di pagare i prodotti che aveva acquistato, e dopo aver  caricato la spesa in macchina si avviò verso casa con il sorriso stampato sulle labbra. Quel giorno si sentiva particolarmente di buon umore.
Quando aprì la porta di casa, si stupì di non trovare nessuno ad accoglierla, ma immaginando che Itachi e Sasuke fossero impegnati nello studio – quindi non era il caso di disturbarli – o fuori di casa, preferì non chiamarli. Si avviò invece – dopo essersi tolta le scarpe e il cappotto ed averli lasciati all’ingresso – verso il piano superiore, spalancando la porta della camera di Sasuke, per controllare se i suoi figli fossero lì.
Non seppe nemmeno lei cosa la trattenne dall’avere un vero e proprio infarto in quel preciso istante, e si disse diverse volte che, la scena che aveva davanti agli occhi, doveva per forza essere frutto della sua immaginazione. Sperò di risvegliarsi da un sogno in quell’istante, ma in fondo sapeva di essere sveglia e che quella era sicuramente la realtà. Solo, semplicemente non poteva credere ai suoi occhi, non voleva crederci.
Sasuke era sdraiato sul letto, con sopra Itachi che, nell’istante in cui Mikoto aveva aperto la porta, si era affrettato a staccare le sue labbra da quelle del fratellino. Il minore aveva la maglietta sollevata fin sopra il petto che – Mikoto si sentì ancora peggio nell’istante in cui lo notò – era pieno di segni rossi, evidentemente appena lasciati dal più grande. E aveva i pantaloni slacciati.
Nessuno ebbe il coraggio di muoversi per diverso tempo, erano semplicemente tutti troppo sgomenti per avere il coraggio di farlo.
Mikoto ebbe la netta sensazione di sentirsi male davvero, e dovette appoggiarsi allo stipite della porta per rimanere in piedi, mentre le gambe le tremavano in modo incontrollabile. Non poteva veramente credere a quello che stava vedendo in quel momento, non poteva pensare di non essere stata pazza ad avere dei sospetti su loro due. Si era sempre data della stupida, quando si era ritrovata a pensare che i suoi figli erano fin troppo intimi, ma avrebbe preferito continuare a considerarsi tale.
Li guardò nuovamente, e non si stupì quando Sasuke, dopo essersi sistemato, le sfrecciò accanto, correndo via.
Allora cercò lo sguardo di Itachi, sentendosi invadere da una rabbia immensa, mista a dispiacere, sconforto, incredulità e sentimenti che non ricordava di avere mai provato in vita sua. Lui però non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, e Mikoto sentì di essere sul punto di avere una crisi, non sapeva nemmeno lei di che tipo. Doveva solo mantenere la calma, altrimenti sarebbe accaduta una vera e propria tragedia.
Si avvicinò di più al figlio maggiore, chiedendogli di guardarla negli occhi e smetterla di comportarsi da vigliacco, ma quando lui non obbedì, lo colpì con uno schiaffo violentissimo sul viso, al quale ne seguì subito un altro, ancora più violento. Non ricordava di aver mai toccato i suoi figli in quel modo, ma anche non riconoscendosi non riuscì a sentirsi in colpa per quel comportamento. Capì di essere sul punto di esplodere in lacrime per la disperazione, ma si affrettò a non darlo a vedere.
Quando aveva saputo di Orochimaru, si era convinta che quello sarebbe stato lo shock più grande che avrebbe subito nel resto della sua vita ma, questa scoperta, se possibile, andava oltre. Per quanto si fosse sempre considerata una donna di mentalità aperta, si rese conto solo in quel momento che fra il dire di accettare una determinata cosa, e l’accettarla per davvero, c’era una bella differenza. Una diversità colossale.
In questo caso erano i suoi figli ad essersi toccati in un modo che fra fratelli non era concesso, ed era lei a dover fare i conti con la gravità di quello che avevano fatto. Era incesto, omosessuale, oltretutto, e per un attimo si sentì prendere dal panico all’idea che si potesse trattare di una violenza o di un ricatto da parte del più grande. Sasuke era consenziente? Per un attimo sperò di no, così da poter credere che almeno uno dei suoi figli fosse sano, ma si vergognò subito di quel pensiero orribile.
“Itachi … “ Lo chiamò, con voce rotta, ma non ebbe il coraggio di chiedergli altro.
“Io e Sasuke siamo d’accordo, se è questo che vuoi sapere.” Spiegò lui, dopo diversi minuti di silenzio.
Mikoto provò una rabbia immensa verso il figlio più grande, senza sapere nemmeno il perché, di preciso.
“Non ti credevo così!” Gli urlò contro, accusandolo. ”Sasuke è ancora piccolo e, alla sua età,  i sentimenti che si provano possono essere facilmente confusi!” Continuò la donna. “Tu sei il maggiore, avresti dovuto spiegargli che è sbagliato fare certe cose col proprio fratello … invece l’hai assecondato, approfittandone.”
Mikoto si sentì in colpa nel parlare in quel modo così accusatorio a suo figlio, ma non riuscì a fermarsi.
“Vuoi rovinargli la vita? È questo che vuoi fare?”
La donna non seppe che cosa pensare, quando, incrociando lo sguardo di Itachi, scoprì che lui aveva gli occhi lucidi, come se stesse per piangere. Ne rimase particolarmente colpita, ma non ebbe il tempo di dire qualcosa, perché lui scattò in piedi all’improvviso, con talmente tanta grinta che Mikoto, per un attimo, temette che potesse reagire in modo violento.
Non poteva immaginare di aver colpito Itachi proprio nel segno, riportando a galla le paure con le quali lui si era sempre ritrovato a dover fare i conti.
“Tu … non sai niente!” La accusò il figlio, sentendosi sul punto di esplodere. Era sempre stato conscio del rischio di essere scoperti, ma ora non poteva perdonarsi per essersi fatto talmente trasportare da non aver nemmeno sentito che sua madre era arrivata a casa prima del solito orario. Avrebbe dovuto almeno chiudere la porta a chiave, invece era stato così sprovveduto da non potersi perdonare. E poi non sopportava di sentirsi rivolgere quelle accuse, perché aveva sempre sperato che, in fondo, sua madre fosse diversa dalle altre persone, e che si sarebbe sforzata di comprenderli. Dentro di sé sapeva che, in ogni caso, una reazione di rabbia come quella di Mikoto era inevitabile, all’inizio, ma in quel momento era troppo scosso, per rendersene conto.
“Sei nostra madre … ma ci giudichi come tutti gli altri, cercando di imporci la tua morale!”
Continuò ad urlare contro, non riconoscendosi. Non era da lui perdere il controllo in quel modo. “Anche tu ti limiti a giudicare … senza cercare di capire come stanno le cose realmente.”
Mikoto si rese conto solo in quel momento che alcune lacrime stavano iniziando a scorrerle lungo le guance, bagnandole il viso.
“Io so solo che è una cosa malata amare il proprio fratello, e che oltretutto siete due ragazzi!” Gli rispose, afferrandolo per un braccio. “Anche se io dovessi accettare la cosa, con il tempo, voi dovreste continuare a nascondervi e a soffrire, perché a questo mondo è impensabile che due fratelli possano amarsi ed essere felici!”
Itachi si rese conto che dietro le parole di Mikoto già trapelava della vera preoccupazione per loro, più che rabbia, ma non riuscì a calmarsi solo con quello.
“Credi che io non ci abbia pensato?”
Le domandò, imponendosi un tono di voce più calmo, per evitare di spaventare Sasuke che li stava sicuramente ascoltando.
“Ho fatto di tutto per impormi di smetterla di amare mio fratello, ma quando mi sono reso conto che lui soffriva perché lo respingevo, non ho più potuto trattenermi!”
Il maggiore iniziò a camminare per la stanza, nel tentativo di darsi una calmata.
“Prima soffrivamo entrambi … ora invece stiamo bene, non importa se ci dobbiamo nascondere.”
Itachi si sentì gelare il sangue quando sua madre gli ordinò, senza mezzi termini, di andarsene immediatamente da quella casa, e quasi non volle credere alle sue parole. Perché li stava trattando in quel modo? Come se li condannasse sul serio. Si sentì immensamente tradito da lei.
“Io amo Sasuke.” Le disse, calcando per bene su quel concetto. “ E se credi di poter allontanarmi da lui, hai capito male.”
L’Uchiha non riconobbe sua madre, quando lei tirò fuori dal portafoglio dei soldi, obbligandolo a prenderli.
Nemmeno Mikoto, in realtà, riusciva a capire il perché di quella reazione, in fondo sentiva il desiderio di provare ad avere un dialogo con i figli e cercare di capirli, ma era semplicemente troppo scossa, per cercare di correggere il proprio comportamento. Per ora voleva solo assecondare l’impulso di allontanarli, giusto o sbagliato che fosse.
“Itachi, per questa notte dormi fuori di casa.” Gli ordinò, con tono autoritario. Lui cercò di ribattere, ma capì che sarebbe stato meglio non farlo; non era il caso di peggiorare le cose. E comprese che avevano tutti bisogno di riflettere solamente con se stessi, parlare mentre erano così agitati sarebbe stato solamente controproducente.
“Fammi almeno salutare Sasuke, starà male e …”
La risposta della donna fu gelida. “No, lo vedrai domani mattina quando parleremo.”
Uscirono entrambi dalla stanza, ma lì incontrarono proprio il più piccolo fra i due fratelli.
“Non puoi obbligare Itachi ad andarsene!” Protestò, mettendo da parte la vergogna nel farsi vedere da sua madre dopo essere stato colto in un momento del genere.
Mikoto si asciugò delle lacrime, cercando di imporsi una certa severità.
“Sono io vostra madre, e decido io cos’è meglio per voi.”
Sasuke aprì la bocca per accusarla, colto da un impulso di nervosismo – anche se gli faceva un effetto strano andare conto sua madre, alla quale aveva sempre voluto bene – ma incrociò lo sguardo di Itachi, così rassicurante da calmarlo.
“Tornerò domani mattina Sasuke, ed allora parleremo con calma.” Gli promise il maggiore.
Il più piccolo voltò le spalle ad entrambi, tornando nella stanza di Itachi e chiudendosi in essa.
Mikoto, seppur tentennante, s’impose di fare quello che si era prefissata, ed accompagnò Itachi alla porta. Non si salutarono nemmeno.
Lei rimase sull’uscio di casa per diversi minuti, e dopo essere rientrata, andò a sedersi sulla prima sedia che le capito a tiro, esplodendo in un pianto che era riuscita a mala pena a trattenere fino a quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente, come avete potuto leggere, questo è un capitolo di fuoco XD questa sarà la saga finale, e in qualche modo doveva lasciare un segno, no? Comunque penso che sia anche la più importante della fiction, perché affronta l’incesto in modo diretto.
Piccola precisazione:
Nelle discipline sportive il tatami è usato come materasso su cui cadere, di colore verde o rosso viene disposto anche per delimitare le aree di gara durante le competizioni agonistiche.
Kata (giapponese 型o 形, traducibile con formamodelloesempio) nelle arti marziali indica, sotto il profilo tecnico, una serie di movimenti preordinati e codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche di combattimento evidenziandone i principi e le opportunità di esecuzione.
Ho preso tutta da Wikipedia XD
E infine, i gattili esistono, non mi sono inventata il termine XD
Comunque, tralasciando queste cose, spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatevi sentire!
Ultima cosa: per chi ama l’Uchihacest, ieri ho pubblicato una One Shot, datele un’occhiata! (Mi faccio pubblicità spietata XD)
Alla prossima, con il capitolo 21!
   
 
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