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Autore: CathLan    01/12/2012    13 recensioni
Liam e Niall si sono già incontrati, ma non in una vita passata, no, proprio in questa, eppure sembrano non ricordare.
Dal 14° cap.-Niall era bello, perfino coperto di farina senza inibizioni sul tavolo della mia cucina. Ogni cosa di lui mi gridava di non perderlo, di afferrare la vita e viverla al suo fianco, anche se per poco.
L'amore non è per forza una quercia centenaria sopravvissuta a perturbazioni e terremoti, l'amore è anche semplice, come una bolla di sapone che bagnata dai raggi solari prende colori splendenti. L'amore può durare anni, come può semplicemente durare mesi o anche giorni, l'importante non è quanto, ma come. Puoi amare fino allo stremo anche solo per secondi, innamorandoti del sorriso di una commessa al supermercato o degli occhi di un signore seduto da solo su una panchina. L'importante non è quanto.-
{Accenni di Larry Stylinson}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. Speciale Larry
 

Se precipitando saprò con infinita certezza 
che alla fine del burrone ci saranno
le tue braccia a raccogliermi
la caduta mi sembrerà meno logorante.

 

 






Avevo stupidamente pensato che sradicarlo dalla mia mente e sotterrarlo nelle profondità del nulla mi avrebbe aiutato a salvarmi.
Ero sinceramente convinto che ci sarei riuscito, che sarei stato capace di sopravvivere alla perdita come aveva fatto Liam. Ma mi ero sbagliato. 
Io non avevo Zayn, non avevo qualcuno a cui sottrarre la linfa vitale. Ero solo e disperato nel mio amore non corrisposto. Uscirne mi era quasi impossibile.
Strinsi gli occhi e mi resi conto di vederci appannato. Mi dissi che doveva essere la stanchezza dovuta a tutto il lavoro che stavo accomulando e sbattei le palpebre un paio di volte.
Quando finalmente la vista tornò normale ricominciai a camminare, stringendomi nelle spalle.
Avevo freddo e la pioggia che mi entrava nel colletto della felpa non mi aiutava affatto a mantenere il mio calore corporeo.
Una ragazza intenta a ridere vivacemente al telefono mi venne addosso, si scusò con il labiale e proseguì, senza calcolarmi. Dopo qualche istante però tornò indietro, mi si parò di fronte bloccandomi il passaggio e sorridendo mi chiese se fossi davvero io.
«Sei davvero davvero Harry Styles?» domandò con tanto d’occhi, noncurante del fatto che nessuno di noi due avesse con sé un ombrello col quale ripararsi.
Annuii e le sorrisi, sentendomi lievemente imbarazzato. Non ero ancora abituato a tutta la fama, a tutto quel vociferare sulla mia vita, su cosa facessi o cosa mangiassi. In quel periodo pensavo non mi ci sarei mai abituato. Quell’anno continuavo a sbagliarmi.
«Mi fai un autografo?» Spalancò la borsetta in pelle e ne tirò fuori un blocchetto per gli appunti e una biro nera. «Mi chiamo Megan.»
Senza fiatare, col solito sorriso cordiale e finto a piegarmi le labbra screpolate le feci una dedica sul foglietto, aggiungendoci accanto un cuore. «Ecco fatto.»
La ragazza, che doveva avere sui vent’anni, fissò ammaliata il mio autografo e quasi non ci credesse lo sfiorò con le dita affusolate. «Mi dici come finirà la serie?» mi chiese, senza staccare gli occhi dall’inchiostro.
Risi. Era sempre la solita domanda. Mancavano solo sette puntate alla fine della serie televisiva, ma le fan sembravano non poter aspettare. «Non posso anticipare nulla, mi dispiace.»
Corrucciò le labbra sporche di rossetto e sbuffò sconsolata. «Non mi puoi dire nemmeno se sceglierai Colin o Daniel?»
«No, mi dispiace.»
Non insisté come solitamente facevano tutte le altre e sorridendomi un’ultima volta se ne andò, ringraziandomi per l’autografo ormai mezzo sbavato dalla pioggia. 
Io la salutai e ricominciai a camminare, più infreddolito e malinconico di prima.
La mia carriera di attore era iniziata per caso, quando un pomeriggio un uomo che poi scoprii essere un famoso regista, mi aveva adocchiato ad un concorso per modelli e mi aveva chiesto se mi interessasse diventare il protagonista di un nuovo telefilm a tematiche omosessuali. Avevo accettato perché in quel modo speravo che avvicinarmi a Louis sarebbe stato più facile.
Naturalmente i miei calcoli risultarono completamente errati e di punto in bianco le nostre vite si separarono.
In un primo periodo ne fui disperato, ma poi mi dissi che continuando su quella strada avrei potuto ricominciare da capo, magari trovare l’amore che tanto avevo agognato e così lasciai perdere e non lo cercai più.
Sapevo soltanto che aveva chiesto a Eleanor di sposarlo e che era entrato in una compagnia teatrale famosa in Europa e America.
«Harreh!» quella voce l’avrei riconosciuta fra mille. Quell’assurdo modo di chiamarmi riusciva a risvegliare in me talmente tanti sentimenti contrastanti da farmi crollare la terra sotto ai piedi.
Mi voltai verso destra e accanto al marciapiede trovai Louis, seduto alla guida di una fantastica Audi nera. «Louis» mormorai, con la gola secca e i polmoni in fiamme.
«Ti stai prendendo tutta la pioggia! Sali, ti do un passaggio.»
Avrei voluto dirgli che no, non faceva niente, ma come ogni volta la voglia di stare con lui, di sfiorargli per caso un ginocchio e seppellire i polmoni nel suo profumo, fu più forte di qualsiasi principio e mi spinse ad aprire la portiera e sedermi al posto del passeggero.
Come avevo intuito l’odore forte del suo corpo lievemente abbronzato mi pervase, lanciandomi addosso tanto di quel rammarico da mozzarmi il fiato. Strinsi gli occhi e mi voltai dall’altra parte, sperando che non guardarlo mi avrebbe aiutato a precipitare meno velocemente.
«Dove stai?» Ingranò la prima e sfrecciammo sulla strada superando i limiti di velocità.
«Notthing Hill, in quella zona» la gola era in fiamme, così come il cuore. In quel momento volevo soltanto perdere la percezione di tutti i sensi.
Sospirò e svoltò a destra, sgommando lievemente sull’asfalto bagnato. «La serie tv è quasi finita, giusto?» domandò.
Fuori dal finestrino la città mi sfrecciava accanto coperta da una lieve patina biancastra. «Già, manca poco.»
«Chi sceglierai? Io sinceramente preferisco Colin.»
«Segui il telefilm?»
«Non reciti male.»
Il cuore si sgretolò. Mi vennero in mente tanti di quei momenti non condivisi con lui, magari mentre seduto sul divano, abbracciato a Eleanor, mi guardava recitare una stupida parte che non mi apparteneva per niente. «Ho sentito che tu sei entrato in una compagnia teatrale», cambiai discorso.
«Sì, ultimamente sto molto in Francia» nel suo tono alto non potei fare a meno di notare la nota orgogliosa.
La mente corse ovunque, per cercare una risposta che non risultasse banale o troppo studiata, ma non riuscii a trovare nulla. Rimasi in silenzio ad ascoltare il suono disarmonico dei miei battiti cardiaci.
«Harry?»
Sbattei le palpebre e per la prima volta da quando ero salito in auto mi voltai dalla sua parte.
Fu la mossa più stupida di tutta la mia vita. Presi a precipitare sgretolandomi come una vecchia porcellana che picchia ripetute volte contro il pavimento.
I suoi occhi, celesti come un cielo estivo, motivo di gran parte del mio innamoramento, erano fissi nei miei ormai stanchi di guardare. La sua bocca rossa, la base della mia perdizione, mi gridava silenziosamente di sfiorarla, di baciarla. Il mio Louis era lì e non era affatto mio. Questo pensiero mi trafisse come una spada che traccia una ferita ben precisa tra costola e costola.
«Sì?»
Le sue labbra si distesero verso le orecchie, mandandomi ancora più giù. «Siamo arrivati.»
Mi accorsi sono in quel momento delle sue mani posate sulle ginocchia, del motore spento, della vettura ferma proprio di fronte al mio palazzo. L’idea che conoscesse l’esatta collocazione di casa mia non destò alcun dubbio al mio cervello in tilt.
«Grazie per il passaggio» mormorai.
Sapevo che se fossi sceso da quella macchina senza toccarlo un’ultima volta me ne sarei pentito per sempre, lo sapevo come sapevo che dovessi morire un giorno.
Aprii la portiera e portai un piede sulla strada, sbilanciandomi. Ero già pronto a dirgli addio, ad abbandonare ogni mia ultima speranza. Ma lui non era d’accordo, mi afferrò per un avambraccio e sussurrò il mio nome.
Il calore che quel contatto sprigionava era come il fuoco di un piccolo sole. Mi stava scottando la pelle, sembrava volermi marchiare. Ed io non volevo un altro ricordo a cui affidarmi per convincermi che cadere era l’unica soluzione. «Cosa Louis?» sputai tra i denti muovendo il braccio per farmi lasciare. Le lacrime a pungermi fastidiosamente gli occhi, ferme sulle ciglia come gocce di rugiada.
«Parlavi di me in quell’intervista? La persona che ami ancora, che non hai ancora dimenticato sono io?» chiese disperato, stringendo la presa.
Era un dolore acceso, un qualcosa che mai avrei dimenticato. Louis era il mio più grande fallimento, la sconfitta più bruciante che mi fosse stata inflitta. «Vuoi sapere una cosa?» ruotai il capo e navigai nel suo sguardo acquoso. «Ho cercato in tutti i modi di dimenticarti. Ho creduto che seppellirti sotto metri di terra come aveva fatto Liam con Niall mi avrebbe permesso di risalire, che decidere di non pensare più al tuo corpo, al tuo profumo, alla tua risata o ai tuoi occhi sarebbe stata la mossa più audace di tutta la mia fottuta vita, ma anche la migliore. E in qualche modo ce la stavo facendo, man mano che precipitavo dirigendomi sempre più vicino alla fine pezzi di te si separavano dal mio corpo rendendomi libero. Louis, ci stavo riuscendo, mancava davvero poco e poi ti avrei per sempre dimenticato, ma ora tu sei qui, la mano che notte dopo notte mi ha accarezzato facendomi credere in un mondo migliore è stretta attorno al mio polso e non so davvero come farò ora, perché l’idea di precipitare ancora più in basso mi distrugge. Ho paura che poi la salita sarebbe troppo dura anche per me, ho paura di dover rimanere giù fino alla fine dei miei giorni. Non so più cosa fare, mi stai inghiottendo.»
Abbassai le palpebre sulle iridi verdi e aggrottai le sopracciglia per frenare il pianto isterico che dentro mi stava già inondando.
Le sue dita si allontanarono, lasciandomi al gelo di una solitudine con cui ormai avevo imparato a convivere. «Mi dispiace.»
Annuii e mi voltai, riaprendo gli occhi. «E Lou» faceva così male, un dolore così atroce che non auguro a nessuno.
«Sì?»
«Auguri per il fidanzamento.» Scesi dall’auto e corsi verso il mio portone, riparandomi dalla pioggia con le braccia e la felpa.




A casa, sentendomi molto più stanco del solito, mi provai la febbre. Sotto l’ascella il termometro salì a vista d’occhio e si fermò solo quando raggiunse i trentanove e mezzo.
Lo tolsi e lo riposi nella custodia in plastica. «Che palle» sbraitai al vento, accarezzando la schiena morbida del nuovo arrivato. Un gatto persiano dagli staordinari occhi celesti. Questo miagolò e mi si strusciò addosso dolcemente.
Sorrisi e mi alzai dal divano, andando in cucina per recuperare un bicchiere con dell’acqua fresca. Dopodiché presi una bustina di aspirina in polvere e ce la buttai dentro, mischiando il tutto con un cucchiaio.
Bevvi tutto d’un fiato disgustato dal sapore aspro e poi decisi che infilarmi nel letto per dormire un po’, siccome il mattino dopo sarei comunque dovuto dirigermi al lavoro, era una buona idea.
Mandando all’aria tutti i miei piani, fermando la mia corsa verso la mia amata camera da letto, il campanello suonò.
Pensando potesse essere qualcuno del lavoro fui sinceramente tentato di non andare ad aprire, ma poi l’insistenza con il quale lo sconosciuto pigiava sul mio nome fuori dalla porta mi convinse. 
Prendendo in braccio Boo, che continuava a venirmi in mezzo ai piedi rischiando di essere spiaccicato, mi diressi verso la porta e senza nemmeno chiedere chi fosse aprii.
Fu una sorpresa dolorosa. Mai mi sarei immaginato potesse arrivare a tanto.
«Louis.»
I suoi occhi celesti mi squadrarono ansiosi. «Harry», quasi la voce gli mancò.
Il mio nome masticato dalla sua bocca come fosse una caramella alla ciliegia e poi sputato dalle sue labbra senza ritegno mi faceva sentire meno solo. In qualche modo il sapere che il mio nome bagnato dalla sua saliva avesse ancora così tanto effetto su entrambi arrestava per qualche istante la mia caduta rovinosa.
«Hai bisogno di qualcosa?» gli chiesi, non sapendo cosa fare.
Lui era lì, il mio grande ed unico amore era sulla soglia di casa mia, una casa che aveva visto meno volte me che la mia donna delle pulizie.
Il suo volto femminile si contrasse e poi le sue labbra si spalancarono, rilasciando nell’aria la mia salvezza. «Sono venuto qui un’infinità di volte, sono arrivato a sfiorare con i polpastrelli il tuo campanello in talmente tante occasioni che conosce più lui il mio tocco che la tua pelle bianca, eppure proprio come anni fa mi è accaduto con te non sono mai riuscito a spingermi oltre, a varcare quella soglia che ci ha permesso di dividerci e perderci come anime sconosciute di uno stesso corpo. E mi dispiace davvero di aver letto quell’intervista solo tre giorni fa, di averti fatto aspettare così tanto. Harry, non sai quanto mi abbia mandato a fondo il sapere che per quattro anni tu non hai fatto altro che pensare a me. Pensavo di averti perso ormai, di non avere più alcuna chance, credevo che la tua relazione con quel presentatore fosse reale, che finalmente fossi riuscito a lasciarmi andare e invece.. sai Harry ti ho pensato ogni singolo secondo di ogni fottuto giorno e se è vero che l’amore esiste, allora l’amore dobbiamo essere per forza noi, che non ci siamo mai persi.»
Mi mancò il respiro, dentro di me divenne tutto un fermento. Cercai di convincermi che la febbre mi stesse facendo delirare, che Louis in realtà non mi avesse appena rivelato i suoi sentimenti, ma quando le sue dita mi sfiorarono una guancia per scacciare le lacrime e la pelle prese a scottare sotto al suo tocco mi fu tutto tremendamente chiaro.
Lui era lì ed era lì per me, mi stava raccogliendo fermando il mio incessante cadere. E si stava riattaccando, pezzo dopo pezzo, al mio corpo.
Potevo finalmente smettere di precipitare e trovare un mio posto saldo nel mondo, proprio accanto a lui. Così come avevano fatto Zayn e Liam.
E chissà, magari anche Niall.



Notizia dell’ultimo minuto!
Il protagonista del telefilm più seguito dell’anno Harry Styles e l’attore di teatro Louis Tomlinson sono stati avvistati mentre si scambiavano tenere effusioni in un ristorante di Mullingar.
“E’ una storia che ha faticato molto a trovare uno sviluppo, ma finalmente possiamo essere felici insieme”, ha dichiarato Harry sorridendo alla telecamera.
Quanti poveri giovani cuori avranno spezzato queste due stelle emergenti? [..]
«Avete letto il giornale?» chiese Zayn, morsicando la brioche al cioccolato che Liam gli stava amorevolmente porgendo. 
Louis alzò gli occhi al cielo e rise, incantandomi. «Non me ne frega proprio niente dei cuori delle ragazzine» borbottò col suo solito modo acido da prima donna. 
«L’importante è che i nostri siano intatti» dissi, accarezzando con le dita il dorso della mano morbida di Lou. «Il resto non conta.»


 
*Commenti finali*

Omioddio non ci posso credere ç^ç
E’ finito tutto. Finalmente anche i Larry si sono decisi a sistemare tutto quanto e possono finalmente stare insieme per sempre <3
Sono così tremendamente felice che mi sto commuovendo *sigh sigh*
No, seriamente, questo capitolo è veramente l’essenza di loro due e spero che possiate cogliore anche voi quanto il loro amore sia infinitamente reale e forte. Più di qualsiasi altra cosa.
Ed ora, siccome siamo alla fine, colgo l’occasione per ringraziare tutte le care anime che mi hanno seguita in questa fantastica avventura.
Ringrazio tutti quanti dal profondo del cuore, senza di voi niente sarebbe stato possibile, dunque fatevi pure un applauso! *clap clap*
Un bacio grande grande!
Vi adoro *^*
La vostra CathLan.

  
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