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Autore: _Havoc_    01/12/2012    2 recensioni
Questa Ballata è in realtà la storia di come una coppia ha trasformato il suo sogno d'amore impossibile in una realtà tangibile.
«What would you say if I told you that I'm to blame?
And what would you do if I had to deny your name?
Where would you go if I told you I loved you and then walked away?»
Prostitute, Guns n' Roses.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dj Ashba , Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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THE BALLAD OF TEMPERANCE AND DJ
Capitolo tredicesimo
What would you do if I have to deny your name?


Penny era partita per Chicago e stavolta da sola, cosa che ovviamente l’aveva resa ancora più felice.
Per lei si preannunciava quindi un viaggio tranquillo all’insegna della vera musica… ma si sa: se Penny non c’è, le persone si annoiano. Infatti, mentre Stinson era andato a rompere le scatole in studio di registrazione, Lauren, la madre delle ragazze, aveva deciso di comprare delle riviste scandalistiche per ammazzare il pomeriggio. Temp invece, come al solito, era da DJ e i due se la stavano spassando alla grande: la passione era scoppiata nella casa del chitarrista quando ad un certo punto il telefono squillò.
«Questi telefoni andrebbero spenti almeno quando siamo insieme in momenti come questi!» protestò il moro stringendola a sé.
«Dai, lasciami andare che è mamma!»
«Come fai a sapere che è tua madre?» domandò.
«Dalla suoneria…»
«E io che suoneria ho?» chiese curioso.
«The Ballad of Death… pronto mamma!» esclamò la ragazza.
La bionda fu costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio, altrimenti avrebbe rischiato di rimanere sorda per tutta la vita. Persino il chitarrista accanto a lei riuscì a capire perfettamente ciò che stava dicendo la madre.
«Ma cosa urli guarda che ti sento!» tentò di protestare la biondina.
«Vieni immediatamente a casa! Ovunque tu sia!» strillò la madre prima di attaccarle la cornetta in faccia.
«Questa mamme…» commentò Temp.
«Ripensandoci… non credo di volerla più incontrare!» commentò DJ ridendo.
I due si rivestirono velocemente, montarono in macchina e si lasciarono a qualche traversa prima della casa della ragazza.
«Buona fortuna!» esclamò DJ baciandola.
«Grazie, ne avrò sicuramente bisogno…» disse scendendo di macchina.
Appena la ragazza entrò in casa si accorse dell’aria pesante che regnava.
La madre camminava in su e in giù per il salotto mentre il padre (ritornato appositamente dal lavoro per l’emergenza) picchiettava le dita sul tavolo.
«Finalmente! Vieni qui Temperance!» strillò la madre out of control.
La biondina si avvicinò titubante e lanciò un’occhiata alle riviste sul tavolo.
«Spiegami chi è lui!!» iniziò il padre indicando DJ nella rivista.
«Un chitarrista…» rispose veloce.
«E sai quanti anni ha?» chiese la madre.
«Mi sembra giovane…» la buttò lì.
«Giovane?! Ho fatto delle ricerche e ‘sto maniaco ha 40 anni suonati!»
«Sul serio? Non si direbbe!» rispose poco convinta. Tutti la guardarono male. «Scusate ma non ho capito cosa c’entro io con lui!»
La madre iniziò a rovistare convulsamente sul tavolo alla ricerca della rivista e della pagina giusta poi, una volta trovato ciò che cercava, la indicò alla figlia. Nella pagina c’erano Temperance e DJ che si baciavano e poco più sotto, una foto della sorella svenuta per terra con accanto Stinson e Stradlin che cercavano di rianimarla, nello sfondo c’era un Fortus sconvolto. Tutte e due le foto riportavano il logo Kat Benzova.
‘Quella dannata, ma non poteva trovarsi un hobby migliore?’
Poi, come se tutte quelle foto non fossero abbastanza sconvolgenti, la madre pensò bene di indicare il vestito della ragazza.
«Ti abbiamo insegnato ad andare a giro vestita così?» chiese.
«Era Halloween!» protestò Temp.
«Hai oltrepassato il limite Temperance! Andare a giro vestita in questo modo, baciarti con un quarantenne con tanto di foto ma soprattutto andare a Las Vegas quando a me avevate detto di essere andate da amici in città!»
«Sei in punizione!» tuonò il padre «Niente telefono, niente pc, tutti i giorni troveremo il modo di accompagnarti a scuola, ti verremo a prendere e soprattutto non uscirai più da sola di casa!»
Temperance fece per rispondere ma ci rinunciò dopo aver ricevuto l’ennesima occhiataccia dai genitori.
«Eri con lui vero?» chiese la madre.
«No! Ero da Claire.» mentì spudoratamente la ragazza.
Gli occhi della donna si fecero due fessure:
«Fila in camera!» disse accompagnando la frase con il gesto, molto teatrale, delle mani.
La ragazza obbedì, non prima però di aver lasciato al padre il suo telefono, prontamente svuotato da tutti i messaggi con un magheggio che i ‘vecchietti’ non notarono.
Si precipitò in camera e iniziò a sperare che la sorella arrivasse il più presto possibile, certa però che anche a lei non sarebbe mancato nulla.
Se non altro avrebbe avuto una spalla su cui piangere.



Nel frattempo a Chicago.
Penny, dopo il colloquio brillantemente sostenuto, si stava godendo in santa pace un caffè in un bar con una magnifica vista sul lago Michigan, quando riconobbe un uomo qualche tavolo più in là.
Sorrise educatamente e salutò con la mano. In tutta risposta l’uomo si guardo intorno, si buttò ancora più giù il berretto sugli occhi e si immerse in una finta lettura del giornale. La ragazza, decisa a non demordere finì il suo caffè, pagò, e si avvicinò.
«Salve!» esclamò. L’uomo la guardò con aria torva. «Non ti ricordi di me?» chiese Penny.
«No.»
«Ero alla festa di Halloween dei Guns n’ Roses…»
«Sei quella che è svenuta?» chiese secco.
«Sì.» rispose arrossendo lievemente.
‘Possibile che di tutta quella festa si ricordi solo che sono svenuta?’ si domandò ‘Eppure siamo stati tanto insieme!’
L’uomo fece cenno di accomodarsi e poi chiamò il cameriere.
«Grazie, ma ho già bevuto.» lo anticipò la ragazza «Come va?»
«Bene. Te?»
«Non potrebbe andarmi meglio: mi hanno appena offerto un contratto come neurologa all’ospedale!»
«Mi fa piacere!» rispose Izzy «Abiti qui?» chiese dubbioso.
«Ancora no, devo sempre laurearmi e poi cercherò casa!»
La mora abbassò o sguardo sotto il tavolino da cui provenivano strani rumori.
«Ciao!» disse salutando il cane. «È tuo?» chiese al chitarrista.
«Sì.»
«E come si chiama?» domandò mentre accarezzata la testa dell’animale.
«Snafu.»
La ragazza sbarrò gli occhi preoccupata se il nome riprendesse il carattere della bestia. Stava per fare un’altra domanda quando il suo telefono squillò.
«Scusami…» borbottò lei intenta a cercare il telefono.
«Fai pure!» disse Izzy dopo una sorsata al suo caffè.
«Mamma! Sì, il colloquio è andato bene! Cosa è successo? Oh mio Dio! Farò il prima possibile. Ciao.» Penny era sbiancata di colpo e aveva composto un altro numero di telefono. «Scusami ancora, è un’emergenza!» disse rivolta a Izzy «Tommy! Sì, io tutto bene. Ascolta: dì a DJ di non preoccuparsi se Temp non risponde al telefono. Li hanno scoperti! Tommy, era il cameriere a tossire, non fare il geloso! Sono al bar. A un qualsiasi bar, Tommy, non mi pare il caso di stare a sindacalizzare su queste cose vista la drammaticità della situazione! Sì, va bene ma te avverti DJ mi raccomando!!»
«E così sarei un cameriere… credevo un chitarrista…» la buttò lì Izzy una volta che la ragazza riagganciò.
«Scusa… è geloso! Anche tu tossisci nei momenti meno opportuni!» si giustificò lei.
Incredibile ma riuscì a strappare un sorriso all’uomo. Penny guardò l’orologio e decise che era il momento di cercare un taxi per andare all’aeroporto.
«Ora devo andare… Devo cercare un taxi… Mi ha fatto molto piacere rincontrarti!»
Izzy finì il caffè, si alzò e disse:
«Ti accompagno io.»
«Ma no, non ti voglio scomodare!»
«Se avessi altro da fare non te l’avrei detto.»
I due andarono via dal bar e si diressero alla macchina del chitarrista, sistemarono il cane e partirono. Se fosse stato per loro, e in particolare per Izzy, il silenzio avrebbe regnato sovrano e invece la radio di sottofondo e il cane che abbaiava di tanto in tanto accompagnarono i due per tutto il tragitto.
Arrivati a destinazione, Izzy la accompagnò dentro, le fece un po’ di compagnia e poi si congedò con un:
«Qui c’è il mio numero di telefono,» disse estraendo un biglietto da visita dalla tasca interna della giacca «se hai bisogno dammi un colpo di telefono.»
«Grazie mille, sei molto gentile, allora… ciao!» esclamò la ragazza afferrando il biglietto e allontanandosi.
Izzy rispose con un gesto della mano e la guardò andare via, chiedendosi se l’avrebbe veramente mai rivista o se, visti i precedenti, le sarebbe successo qualcosa di bizzarro che l’avrebbe fatta morire prima.
   
 
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