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Autore: LessWrong    01/12/2012    4 recensioni
Petunia ha sposato un biochimico, ed Harry è cresciuto leggendo scienza e fantascienza. Poi è arrivata la lettera di Hogwarts, che ha rivelato un mondo di nuove possibilità interessanti da sfruttare. E nuovi amici, come Hermione, la professoressa McGonagall e il professor Quirrell.
NOTA DEL TRADUTTORE:
Lo schema di traduzione della Salani porta spesso a espressioni imprecise o cacofoniche. Per questo, la traduzione di questa fanfiction segue lo schema di traduzione del Bartezzaghi.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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J. K. Rowling ti sta fissando. Riesci a sentire i suoi occhi su di te? Sta leggendo la tua mente con i suoi raggi Rowling.
"Ha solo undici anni, Hermione."
"Anche tu."
"Io non conto."

Il Negozio Moke era piccolo e caratteristico (qualcuno potrebbe anche dire carino), sistemato dietro una bancarella di ortaggi che si trovava dietro un negozio di guanti magici che era in una stretta traversa di Diagon Alley. Purtroppo, il negoziante non era una vecchia decrepita e avvizzita, ma una giovane donna nervosa che indossava abiti gialli sbiaditi. Proprio ora aveva in mano un Super Mokeschino QX31, i cui punti forti erano un Bordo Allargante e un Incantesimo di Estensione Non Rilevabile: poteva effettivamente contenere oggetti di grandi dimensioni, anche se il volume totale era ancora limitato.

Harry aveva insistito per venire qui subito, come prima cosa - aveva insistito più che poteva senza rendere sospettosa la professoressa McGonagall. Aveva qualcosa che doveva mettere nel sacchetto il prima possibile. Non era la borsa di Galeoni che la professoressa McGonagall gli aveva permesso di ritirare da Gringott. Erano tutti gli altri Galeoni che si era infilato di nascosto in tasca dopo essere caduto in un mucchio di monete d'oro. Era stato un vero incidente, ma Harry non era mai stato il tipo da scartare un'opportunità... anche se in realtà era stato più un impulso del momento. Da allora, Harry portava goffamente la borsa dei Galeoni vicino alla tasca dei pantaloni, in modo che qualsiasi tintinnio sembrasse venire dal posto giusto.

Questo lasciava ancora la questione di come poter mettere le altre monete nel sacchetto senza essere scoperto. Le monete d'oro potevano essere sue, ma erano comunque rubate (auto-rubate?)

Harry alzò lo sguardo dal Super Mokeschino QX31 al bancone di fronte a lui. "Posso provarlo per un po'? Per verificare che funzioni in maniera, diciamo, affidabile?" Spalancò gli occhi in un'espressione di infantile, giocosa innocenza.

Com'era prevedibile, dopo aver ripetuto dieci volte le azioni di mettere la borsa di monete nel sacchetto, infilare dentro la mano, sussurrare "borsa dell'oro" e tirarla fuori, la professoressa McGonagall si allontanò di un passo e iniziò a esaminare alcuni degli altri oggetti del negozio, e il negoziante si voltò a guardare.

Harry fece cadere nel mokeschino la borsa dell'oro con la mano sinistra. La mano destra uscì dalla tasca stringendo alcune monete d'oro, si infilò nel mokeschino, lasciò cadere i Galeoni, e (con un sussurro di "borsa dell'oro"), recuperò la borsa originale. Poi la borsa tornò nella sua mano sinistra, per essere rimessa nel mokeschino, e la mano destra di Harry  tornò in tasca...

La professoressa McGonagall si voltò una volta per guardarlo, ma Harry riuscì a evitare di bloccarsi o battere ciglio, e lei non sembrava accorgersi di nulla. Anche se non si poteva essere sicuri, con gli adulti che hanno il senso dell'umorismo. Ci vollero tre iterazioni per concludere l'operazione, ed Harry concluse di essere riuscito a rubarsi circa trenta Galeoni.

Harry allungò la mano, si asciugò un po' di sudore dalla fronte ed espirò. "Vorrei questo, per favore."

Quindici galeoni dopo (a quanto pare, il doppio del prezzo della bacchetta di un mago) e con un Super Mokeschino QX31 in più, Harry e la professoressa McGonagall si fecero strada fuori dalla porta. La porta formò una mano e li salutò mentre se ne andavano, estrudendo un braccio in un modo che diede a Harry un po' di nausea.

E poi, sfortunatamente...

"Sei davvero Harry Potter?" sussurrò il vecchio, con una lacrima enorme che gli scivolava lungo la guancia. "Non mi diresti una bugia, vero? Solo che ho sentito dire che non sei veramente sopravvissuto all'Anatema che Uccide, ed è per questo che nessuno ha più sentito parlare di te."

... pareva che l'incantesimo di camuffamento della professoressa McGonagall non fosse completamente efficace contro i praticanti magici più esperti.

La professoressa McGonagall mise una mano sulla spalla di Harry e lo tirò verso il vicolo più vicino subito dopo aver sentito "Harry Potter?" Il vecchio li aveva seguiti, ma almeno sembrava che nessun altro aveva sentito.

Harry considerò la domanda. Era davvero Harry Potter? "So solo quello che mi hanno detto gli altri" disse Harry. "Non mi posso ricordare di essere nato". Si sfiorò la fronte con la mano. "E' tutta la vita che ho questa cicatrice, ed è tutta la vita che mi è stato detto che mi chiamo Harry Potter. Ma," disse Harry pensieroso, "se c'è già un motivo sufficiente a ipotizzare un complotto, non c'è ragione per non trovare un altro orfano e condizionarlo a credere di essere Harry Potter."

La professoressa McGonagall si coprì il viso con la mano, esasperata. "Assomiglia quasi esattamente a suo padre James l'anno in cui era entrato a Hogwarts. E posso attestare, sulla sola base della personalità, che lei è parente del Flagello di Grifondoro."

"Anche la professoressa potrebbe far parte del complotto." osservò Harry.

"No" balbettò il vecchio. "Ha ragione. Hai gli occhi di tua madre."

"Hmm," Harry indicò il vecchio. "Immagino che anche lei potrebbe far parte del complotto."

"Basta, signor Potter."

Il vecchio alzò una mano come per toccare Harry, ma poi la lasciò ricadere. "Sono contento che tu sia vivo" mormorò. "Grazie, Harry Potter. Grazie per quello che hai fatto... ti lascerò in pace adesso."

E se ne andò lentamente appoggiandosi al bastone, fuori dal vicolo e lungo la strada principale di Diagon Alley.

La professoressa si guardò intorno, la sua espressione tesa e cupa. Automaticamente, anche Harry si guardò intorno. Ma il vicolo sembrava completamente deserto, e dall'incrocio che conduceva a Diagon Alley si potevano vedere solo passanti che camminavano in fretta.

Infine, la professoressa McGonagall sembrò rilassarsi. "Non si è comportato molto bene" disse a bassa voce. "So che non è abituato a tutto questo, signor Potter, ma queste persone si preoccupano per lei. Per favore, sia gentile con loro."

Harry si guardò le scarpe. "Non dovrebbero", disse con una punta di amarezza. "Preoccuparsi per me, voglio dire."

"Lei li ha salvati da Chi-Ben-Sappiamo" disse la professoressa McGonagall. "Come potrebbero non preoccuparsene?"

Harry guardò l'espressione severa della strega sotto il cappello a punta, e sospirò. "Suppongo che non ci sia alcuna possibilità che, se dico errore fondamentale dell'attribuzione, lei abbia idea di cosa vuol dire."

"No", disse la professoressa con il suo preciso accento scozzese, "ma per favore mi spieghi, signor Potter, se vuol essere così gentile."

"Beh ..." Disse Harry, cercando di immaginare come descrivere quel piccolo particolare della scienza dei babbani. "Immaginiamo che una persona arrivi al lavoro e veda il suo collega dare un calcio alla scrivania. Verrebbe da pensare, che persona irascibile deve essere. Ma mentre si dirigeva al lavoro, qualcuno gli ha dato uno spintone, l'ha sbattuto contro un muro e poi gli ha urlato contro. Chiunque si sarebbe arrabbiato per quello. Quando guardiamo gli altri vediamo tratti di personalità che spiegano il loro comportamento, ma quando guardiamo noi stessi vediamo circostanze che spiegano il nostro comportamento.  La storia di ogni persona ha un senso, per quella stessa persona, ma noi non vediamo le storie delle altre persone. Possiamo solo vedere quelle persone in una determinata situazione, e non vediamo come sarebbero state in una situazione diversa. Quindi l'errore fondamentale dell'attribuzione è che spieghiamo con tratti permanenti e durevoli quello che verrebbe spiegato meglio dalle circostanze e dal contesto."

C'erano alcuni eleganti esperimenti che lo confermavano, ma Harry non aveva intenzione di spiegarli in dettaglio.

Le sopracciglia della strega si sollevarono sotto la tesa del suo cappello. "Credo di capire..." disse lentamente la professoressa McGonagall. "Ma cosa ha a che fare con lei?"

Harry diede un calcio al muro di mattoni del vicolo, abbastanza forte per farsi male al piede. "La gente pensa che io li abbia salvati da Chi-Ben-Sappiamo perché sono una specie di grande guerriero della Luce."

"Quello con il potere di sconfiggere il Signore Oscuro..." mormorò la strega, con una strana ironia nella sua voce.

"Sì" disse Harry, mentre il fastidio e la frustrazione crescevano dentro lui, "come se avessi distrutto il Signore Oscuro perché ho una sorta di tratto permanente che mi rende un Distruttore-Di-Signori-Oscuri. Ma in quel momento avevo un anno e tre mesi. Non so cosa sia successo, ma suppongo che avesse qualcosa a che fare, come si suol dire, con le circostanze ambientali. E certamente niente a che vedere con la mia personalità. Alla gente non importa niente di me, non prestano neppure attenzione a me, vogliono stringere la mano a una cattiva spiegazione". Harry fece una pausa, e guardò la McGonagall. "Lei lo sa cosa è successo veramente?"

"Ho formulato un'idea..." disse la professoressa McGonagall. "Dopo aver incontrato lei, voglio dire."

"Davvero?"

"Lei ha trionfato sul Signore Oscuro peché è più terribile di lui, ed è sopravvissuto all'Anatema che Uccide perché è più terribile della morte."

"Ha. Ha. Ha." Harry diede un altro calcio al muro.

La professoressa McGonagall ridacchiò. "Adesso andiamo da Madama Malkin. Temo che i suoi vestiti babbani possano attirare l'attenzione."

Lungo la strada incontrarono altri due sostenitori di Harry Potter, il Distruttore-Di-Signori-Oscuri.

Il negozio "Toghe di Madama Malkin" aveva una facciata veramente noiosa, con normali mattoni rossi e finestre di vetro che mostravano semplici abiti neri all'interno. Non c'erano vesti che brillavano o si trasformavano, o ruotavano, o irradiavano raggi strani che sembravano passare attraverso la vostra camicia per farvi il solletico. Solo toghe nere, che era tutto ciò che si poteva vedere dalla finestra. La porta era spalancata, come per pubblicizzare che non c'erano segreti e nulla da nascondere.

"Starò fuori per qualche minuto, mentre prenderanno le misure per i suoi abiti" disse la professoressa McGonagall. "Le sta bene, signor Potter?"

Harry annuì. Odiava con tutto il cuore andare a comprare vestiti, e non poteva biasimare la strega per sentirsi allo stesso modo.

La bacchetta della professoressa McGonagall le uscì dalla manica e diede un colpetto alla testa di Harry. "Siccome dovrà essere ben visibile ai sensi di Madama Malkin, rimuoverò il Camuffamento."

"Uh..." Disse Harry. Questo lo preoccupava un po', non era ancora abituato a quell'affare di 'Harry Potter'.

"Sono andata a Hogwarts con Madama Malkin", disse la McGonagall. "Anche allora, era una delle persone più composte che conoscessi. Non farebbe una piega nemmeno se Chi-Ben-Sappiamo entrasse nel negozio." La McGonagall ricordava, con molta approvazione. "Madama Malkin non le darà fastidio, e non permetterà ad alcun'altra persona di infastidirla."

"Dove sta andando?" chiese Harry. "Nel caso in cui, diciamo, accada qualcosa."

La McGonagall diede un'occhiata severa a Harry. "Vado ," disse, indicando un edificio dall'altra parte della strada, che mostrava il cartello di un barilotto di legno, "e acquisterò una bevanda alcolica, di cui ho un disperato bisogno. Lei dovrà farsi misurare per i suoi abiti, nient'altro. Tornerò a controllare fra poco, e mi aspetto di trovare il negozio di Madama Malkin ancora in piedi e assolutamente non in fiamme."

Madama Malkin era una vecchia arzilla che non disse una parola su Harry quando vide la cicatrice sulla fronte, e lanciò un'occhiata tagliente a un'assistente quando quella ragazza sembrava sul punto di dire qualcosa. Madama Malkin estrasse un set di pezzi di stoffa animati, che si contorcevano, che apparentemente servivano per prendere le misure, e si mise al lavoro esaminando il mezzo della sua arte.

Accanto a Harry, un ragazzino pallido con un viso appuntito e capelli straordinariamente biondo-bianchi sembrava impegnato con le fasi finali di un processo simile. Una dele due assistenti della Malkin stava esaminando quel bambino e la veste a scacchiera che indossava; di tanto in tanto toccava un angolo della veste con la sua bacchetta e la veste si allentava o si stringeva.

"Ciao" disse il bambino. "Anche tu vai a Hogwarts?"

Harry prevedeva dove potesse andare a parare quella conversazione, e decise in una frazione di secondo di frustrazione che quando era troppo, era troppo.

"Santo cielo" sussurrò Harry, "non può essere." Lasciò che i suoi occhi si spalancano. "Come... come ti chiami?"

"Draco Malfoy" disse Draco Malfoy, leggermente perplesso.

"Allora sei proprio tu! Draco Malfoy! Non... non ho mai pensato che sarei stato così onorato!"
Harry avrebbe voluto farsi venire le lacrime dagli occhi. A questo punto, gli altri di solito si mettevano a piangere.

"Oh" disse Draco, con un tono un po' confuso. Poi tese le labbra in un sorriso compiaciuto. "E' bello incontrare qualcuno che conosce il suo posto."

Una delle assistenti, quella a cui era sembrato di riconoscere Harry, soffocò una risata.

"Sono lieto di incontrarti, Draco Malfoy. Sono impossibilmente felice. E frequentare Hogwarts proprio nel tuo stesso anno! Mi manda il cuore in deliquio."

Oops. Questa ultima parte poteva suonare un po' strana, come se stesse flirtando con Draco o qualcosa del genere.

"E io sono lieto di apprendere che sarò trattato con il rispetto dovuto alla famiglia Malfoy," l'altro bambino rispose, accompagnato da un sorriso come quello che il più alto dei re potrebbe elargire sull'ultimo dei suoi sudditi, se tale suddito era onesto, anche se povero.

Eh... Accidenti, Harry aveva difficoltà con la battuta successiva. Però, tutti volevano stringere la mano di Harry Potter, così...
"Quando sarò stato vestito, potresti degnarti di stringermi la mano? Sarebbe l'evento più emozionante di oggi! Anzi, di questo mese! Anzi, della mia vita intera!"

Il bambino dai capelli biondo-bianchi lo fulminò con un'occhiata. "E tu che cosa hai fatto per i Malfoy per aver diritto a tale favore?"

Oh sì, sono ansioso di provare questa routine con la prossima persona che vuole stringermi la mano. Harry chinò il capo. "No, no, ho capito. Mi dispiace per la domanda. Sarei onorato di pulirti gli stivali, piuttosto."

"Infatti" sbottò l'altro bambino. Il suo volto severo si era alleggerito un po'. "Dimmi, in quale Casa pensi di essere destinato? Io sono diretto alla Casa di Serpeverde, ovviamente, come mio padre Lucius prima di me. E per te, direi Casa di Tassofrasso, o forse Elfo Domestico."

Harry sorrise timidamente. "La professoressa McGonagall mi ritiene la persona più Corvonero che abbia mai visto o di cui abbia mai sentito parlare, tanto che Corinna stessa mi direbbe di uscire di più, qualunque cosa significhi, e che io finirò certamente nella Casa di Corvonero, se il cappello non griderà troppo forte perché il resto di noi possa capire le parole, chiuse virgolette."

"Wow," disse Draco Malfoy, in tono leggermente impressionato. Il ragazzino emise un sospiro malinconico. "La tua adulazione è stata grandiosa. Staresti bene anche alla Casa di Serpeverde. Di solito è solo mio padre a ottenere questo tipo di servilismo. Spero che i Serpeverde inizino a essere servili con me, ora che sono a Hogwarts... credo che questo sia un buon segno, allora."

Harry tossì. "A dire il vero, mi dispiace, non ho idea di chi tu sia veramente."

"Oh, andiamo!" disse il ragazzino con una feroce delusione. "Perché hai fatto così, allora?" Draco spalancò gli occhi con sospetto improvviso. "E come fai a non riconoscere i Malfoy? E cosa sono quei vestiti che indossi? I tuoi genitori sono babbani?"

"Due dei miei genitori sono morti," disse Harry. Il suo cuore ebbe una fitta. Quando la metteva in quel modo... "I miei altri due genitori sono babbani, e sono quelli che mi hanno cresciuto."

"Cosa?" disse Draco. "Tu chi sei?"

"Harry Potter, piacere di conoscerti."

"Harry Potter?" Draco rimase a bocca aperta. "Quell'Harry -" e il ragazzo tacque bruscamente.

Ci fu un breve silenzio.

Poi, con entusiasmo brillante, "Harry Potter? Quell'Harry Potter? Accidenti, ho sempre desiderato conoscerti!"

L'assistente che lavorava su Draco emise un suono come se stesse soffocando, ma continuò il suo lavoro, sollevando le braccia di Draco per rimuovere con attenzione la veste a scacchi.

"Chiudi il becco," suggerì Harry.

"Posso avere il tuo autografo? No, aspetta, prima voglio una foto con te!"

"Chiudi il becco, chiudi il becco, chiudi il becco!"

"Sono così felice di conoscerti!"

"Prendi fuoco e muori."

"Ma tu sei Harry Potter, il glorioso salvatore del mondo dei maghi! L'eroe di tutti, Harry Potter! Ho sempre voluto essere come te da grande così potrò -!"

Draco si interruppe a metà frase, il suo viso congelato in un orrore assoluto.

Alto, capelli bianchi, freddamente elegante in abiti neri di altissima qualità. Una mano teneva un bastone dal manico d'argento che assumeva il carattere di un arma mortale solo per essere in quella mano. I suoi occhi osservavano la stanza con l'indifferenza di un boia, un uomo per cui uccidere non era doloroso, né deliziosamente proibito, ma solo un' attività di routine come respirare.

Questo era l'uomo che, proprio in quel momento, era entrato attraverso la porta aperta.

"Draco," disse l'uomo, con tono basso e molto arrabbiato, "che cosa stai dicendo?"

In una frazione di secondo di panico, Harry formulò un piano di salvataggio.

"Lucius Malfoy!" ansimò Harry Potter. "Quel Lucius Malfoy?"

Una delle assistenti della Malkin dovette girarsi dall'altra parte e guardare il muro.

Occhi freddamente assassini lo fissavano. "Harry Potter."

"Sono molto, molto onorato di incontrarla!"

Gli occhi scuri si spalancarono, con un'espressione di sorpresa scioccata a sostituire la minaccia mortale.

"Suo figlio mi ha detto tutto di lei," disse Harry, quasi senza sapere cosa stesse uscendo dalla sua bocca, ma limitandosi a parlare il più velocemente possibile. "Ma io sapevo tutto di lei anche prima! Tutti sanno tutto di lei, il grande Lucius Malfoy! Il più onorato esponente di tutta la Casa di Serpeverde! Ho pensato di entrare nella Casa di Serpeverde solo perché ho sentito che lei da bambino era lì..."

"Che cosa sta dicendo, signor Potter?" una voce femminile urlò dall'esterno del negozio, e un secondo dopo la professoressa McGonagall irruppe dentro.

C'era un tale orrore sul suo viso, che la bocca di Harry si aprì automaticamente e poi ammutolì.

"Professoressa McGonagall!" gridò Draco. "E' davvero lei? Ho sentito parlare di lei da mio padre, così ho pensato di entrare nella Casa di Grifondoro..."

"Cosa? "Urlarono in perfetto sincronismo Lucius Malfoy e la professoressa McGonagall, in piedi fianco a fianco. Girarono la testa a guardarsi l'un l'altra, poi si ritrassero come se stessero eseguendo una danza sincronizzata.

Lucius afferrò Draco e lo trascinò fuori dal negozio. E poi ci fu silenzio.

Nella mano sinistra della professoressa McGonagall c'era un piccolo bicchiere di vetro, inclinato su un lato per la fretta, che ora gocciolava del liquido nella piccola pozza di vino rosso che era apparsa sul pavimento.

La professoressa McGonagall avanzò nel negozio finché fu di fronte a Madama Malkin.

"Madama Malkin" disse la professoressa, con calma. "Che cos'è successo qui?"

Madama Malkin la guardò in silenzio per quattro secondi e poi scoppiò a ridere. Cadde contro il muro, faticando a respirare dalle risate. Questo scatenò due delle sue assistenti, una delle quali cadde a carponi sul pavimento, ridendo istericamente.

La professoressa McGonagall si voltò lentamente a guardare Harry, con un'espressione gelida. "L'ho lasciata da solo per sei minuti, signor Potter, sei minuti di orologio."

"Stavo solo scherzando" protestò Harry, mentre i suoni delle risate isteriche proseguvano nelle vicinanze.

"Draco Malfoy ha detto di fronte a suo padre che voleva finire in Grifondoro! Scherzare non è sufficiente per una cosa del genere!" La professoressa McGonagall si fermò per riprendere fiato. "Quale parte di 'si faccia prendere le misure' può essere fraintesa come 'la prego di lanciare un Incantesimo Confundus sull'intero universo'?"

"Era in un contesto situazionale in cui tali azioni avevano un senso interno -"

"No. Non me lo spieghi. Non voglio sapere cosa è successo qui dentro, mai. Qualunque potere oscuro abiti dentro di lei, è contagioso, e io non voglio finire come il povero Draco Malfoy, la povera Madama Malkin e le sue due povere assistenti."

Harry sospirò. Era chiaro che la professoressa McGonagall non era in vena di ascoltare spiegazioni ragionevoli. Guardò Madama Malkin, che stava ancora ansimando contro il muro, le due assistenti, che ora erano entrambe cadute in ginocchio, e infine, il proprio corpo ancora avvolto dai nastri misuratori.

"Non hanno ancora finito di prendermi le misure" disse Harry gentilmente. "Perché non torna a bere un altro bicchiere?"
  
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