The
Wrong
Il
buio
incombeva sulle strade di Los Angeles.
Angel
e
Faith si trovavano in uno dei vicoli malfamati della città,
isolati e poco
abitati. Per le tracce che avevano seguito, la strana creatura doveva
trovarsi
in quella zona. Avevano letto molto su quest’ultimo, un
demone proveniente
dalla dimensione di Quortoth,
e sapevano di dover puntare a una sorta di corno dietro la
“schiena” per ucciderlo.
La cacciatrice camminava al fianco del vampiro, stando sempre attenta e
guardandosi alle spalle di tanto in tanto. Sembrava piuttosto tesa e
per un
motivo o per l’altro non riusciva ad abbassare la guardia
neanche quando gli
era vicino.
“Ci sono problemi?” in quelle parole, rivolte a
Faith, c’era un accenno di
preoccupazione. Forse la ragazza non era pronta a uscire di casa e ad
imbattersi nuovamente in vampiri e demoni.
“Sì, io…” in silenzio, si
arrestò. Si voltò a guardare alla sua destra, poi
alla sinistra. Aveva sentito un rumore, molto simile a uno scalpiccio,
ma più
leggero… o forse si era semplicemente impressionata. Il
fatto di essere nervosa
non la aiutava granché.
“Sto bene” concluse in fretta, senza guardare il
vampiro. Si stava concentrando
su rumori, passi e respiri, anche quello inutile di Angel…
sentiva tutto,
percepiva ogni cosa. Era un tutt’uno con
l’atmosfera circostante e non riusciva
a tornare in sé. D’altro canto faceva bene ad
essere attenta, poiché qualcuno
stava davvero arrivando…
Tre
vampiri
apparsero alle loro spalle e presero ad attaccarli. Probabilmente erano
solo leccaculo
del demonio nascosto nell’ombra: si poteva scorgere la sagoma
enorme, alta
almeno due metri e probabilmente pesantissima del mostro.
Quando uscì alla luce dei deboli fari della strada, si
poterono notare anche le
scaglie bluastre sulla pelle e il corno color perla sulla schiena
inarcata. Gli
occhi completamente neri parvero squadrarli dall’alto in
basso e il demone non
attese molto prima di iniziare ad attaccare.
Inizialmente li osservava combattere, lottare contro quei tre, i quali
non
erano altro che una scusa per tenerli occupati.
Angel e Faith capirono all’istante che si trattava di vampiri
piuttosto forti,
magari addestrati proprio a difendere quella creatura. Lui
cominciò ad
attaccarli con tutte le sue forze ed esperienza, calci o pugni, non gli
importava. Sempre più forte, con più
agilità possibile, tentava di metterli al
tappeto. La ragazza fece lo stesso.
*
* *
Quando
ebbero finito con i tre, puntarono subito al demone che intanto aveva
preso a
scagliargli contro massi e pali della luce. Mentre Faith lo distraeva,
usando
solo la tecnica corpo a corpo per attaccarlo, Angel si
avvicinò al corno dietro
la schiena, pronto a distruggerlo con un colpo secco. In
realtà non fu molto
difficile.
Il demone cadde a terra paralizzato, qualche altro taglio e sarebbe
sicuramente
morto. La cacciatrice continuò a colpirlo ancora, senza
sosta. Sentiva il corpo
freddo sotto le sue mani ma non voleva fermarsi. La sensazione di
godimento era
troppo alta.
Faith
non se
ne accorgeva, ma stava prendendo quella lotta come personale: si stava
sfogando.
E le piaceva colpirlo con tutto l’odio e il risentimento che
portava dentro, le
dava piacere.
Il vampiro con
l’anima se ne accorse subito,
osservando la cacciatrice lottare. Riusciva a percepire
un’aura di nervosismo,
di tensione… la paura stessa. La donna non combatteva contro
quel mostro, ma lottava
contro i suoi stessi pensieri, le sue ansie, contro tutte le domande
che si
poneva.
“Faith calmati!” la frase fu pronunciata in modo
brusco, distaccato. Non stava
uccidendo perché fosse giusto, ma solo perché
provava piacere nel farlo. Un punto
debole della ragazza, la perdita completa dell’autocontrollo.
Si
distaccò solo
quando Angel la prese per i fianchi e la allontanò.
Perché
non era riuscita a
fermarsi, nonostante il demone fosse morto?
*
* *
Si poggiò al muro, prendendo fiato.
Angel portò lo sguardo al corpo annientato, poi di nuovo
alla donna.
“Perdi il
controllo delle tue azioni.
Probabilmente neanche te ne rendi conto…”
“Che
cosa ho
sbagliato?” scosse la testa contrariata, tentando di capire.
“Faith, redenzione è anche il controllo dei propri
istinti” si trovava di
fronte a lei, abbassò lo sguardo e lo rialzò
nuovamente “Cerca di…
controllarti, ok?” disse con un insolito tono premuroso.
Rimasero
per
qualche secondo a fissarsi.
‘Vorrei
baciarti’.
“Hm… sono esausta. Stranamente, sono
esausta” disse stiracchiandosi e tendendo
le braccia verso l’alto “possiamo tornare, boss?”.
Angel portò l’ascia sulla spalla destra.
Camminando verso il condotto delle
fogne, dove vi era la scorciatoia, entrambi tornarono a casa. E i
pensieri
della ragazza restarono invariati per tutto il tragitto.